Dobermann - Film (1997)

Pessimo film con interpretazioni poco convincenti (la Bellucci qui è veramente scandalosa, nel senso negativo del termine). Esclusa qualche scena ben confezionata (il poliziotto a cui viene infilata una bomba nel casco è veramente pregevole) rimane pochissimo, di questa pellicola. Io la paragono ad un fumettone piuttosto noioso.

I personaggi sono caricaturali al massimo (su tutti la muta Bellucci, il poliziotto, il travestito e il "prete"). Tutto è spinto all'eccesso ma, se preso nel modo giusto, ci si diverte non poco a seguire le vicende di questa banda di sciroccati (il gorillone amico dei cuccioli è il più simpatico), braccati da un poliziotto quasi più fuori di testa di loro. Non ha pretese, se non quella di scioccare con dialoghi e immagini (colpito all'inguine, o la scena in auto con faccia sull'asfalto). Godibile.

Ben confezionato, forse di budget limitato, ma divertentissimo e di grande azione degnissima di molti altri film più importanti e "gettonati". I personaggi, anche se fumettistici, sono davvero riusciti: il prete è geniale ed il "cocainomane perso" un grande. Per la Bellucci è stata fatta la scelta giusta, mostrare la sua "sfavillante carrozzeria" ma farla tacere. La pellicola scorre veloce e sa affascinare, c'è molto "Tarantino a basso costo" soprattuto nella oceanica dose di violenza, quasi divertente.

Violentissimo thriller/noir francese nel quale predomina l'azione a discapito di una struttura narrativa superficiale ed una caratterizzazione degli interpreti quasi fumettistica. Al di là del debole contenuto, la macchina da presa esegue movimenti adrenalinici, s'impenna, corre, scatta sui visi, sulle azioni, sulle espressioni: che sono di angoscia, di paura, di gioia e di morte. La Bellucci è al massimo della forma e -pur in un ruolo cattivello- mantiene inalterato il suo (innato) sex appeal. Bravi gli altri attori, su tutti Vincent Cassel.

Opera prima di un regista proveniente dal mondo degli spot pubblicitari che trasferisce nel film un'estetica tipica del videogame e del fumetto, fatta di montaggio frenetico, immagini forti e ricche di violenza lasciando da parte i contenuti a favore della forma. Il tutto se talora fa decisamente presa sullo spettatore, più spesso annoia in quanto privo di originalità anche per le grosse lacune recitative di parte del cast.

Non male. Sicuramente grottesco in alcuni frangenti (l'interpretazione del prete-killer fanatico religioso, il Golia con la maschera da porcellino...). Violenza a fiumi, ben delineato il personaggio dell'ispettore cocainomane che come crudeltà non è inferiore ai criminali (la granata dentro il casco del poliziotto). La Bellucci muta offre una delle migliori interpretazioni della carriera.

Dopo un inizio di sospensione e spiazzante il film comincia a carburare e a divertire parecchio con azione, adrenalina, violenza e situazioni totalmente pazze e assurde. Nel complesso un action/noir appetibile con gli ottimi Cassel e Karyo, una bella Bellucci (muta) e tanti personaggi pazzi di contorno.

Senza capo né coda, martellante come il peggior videoclip e con personaggi talmente stupidi e feroci che è impossibile stabilire un qualsiasi contatto con lo spettatore. Se Kounen (regista) e Joel Hussin (sceneggiatore disegnatore del fumetto originale) volevano scioccare ci sono riusciti, ma non si capisce per dire cosa. Forse che la violenza è insita nella natura umana e che non esistono buoni o cattivi? Avrebbero dovuto studiarsi meglio Il mucchio selvaggio. Volete un grande action-noir? Rifatevi la bocca con A better tomorrow.

Sembra un quadro di un impressionista-horror: misera la sceneggiatura, ma con personaggi portati volutamente all'eccesso, come d'altronde è all'eccesso tutta la violenza rappresentata in questo film. L'efficace ritratto di protagonisti e comprimari è la chiave di successo di questo film, dove i cattivi fanno i cattivi e i buoni fanno i cattivi, splendidamente interpretati dalla coppia Cassel-Karyo. Ritmo frenetico e regia da spot pubblicitario; con un po' di pelo sullo stomaco si guarda più che volentieri.

Una vita da cani da rapina, trascorsa a raccattar ossi, seppellirli e spezzare quelli degli avversari. E che registi cani, tutti baubau e quasi alcun morso, se non le azzannate degli aspetti più esteriori del tarantinismo. E il Ciappi del postmodernariato più puerilmente kitsch. A momenti d'alta statura (le rapine, la sparatoria in discoteca, il colpo di genio di una Bellucci azzittita) segue la cilecca di altri che imporrebbero gavettoni col muriatico agli autori (più o meno tutto il resto, che va dal cosìcosì al maperfavore!). Dalla pacchia al pacchiano. Colpo di grazia, un doppiaggio ancor più sopra le già spezzettate righe del film.

Puro e semplice cinema francese di stampo noir: violento, torbido, sadico oltremisura. Ma la violenza non è solo fisica; è anche verbale ed è in quasi tutte le azioni. Politicamente scorretto, sceneggiatura e regia pigiano troppo l'acceleratore sul pedale del grottesco e della caricatura. Avessero mantenuto una certa sobrietà su alcune situazioni il film ne avrebbe guadagnato. Interpretazioni non memorabili; si salva solo Karyo nei panni del cattivissimo ispettore Cristini.

Esordio alla regia di un videoclippettaro con una tarantinata d'oltralpe di modesto interesse, tirata a lucido come era lecito attendersi ma meno divertente del previsto, soprattutto per colpa di una sceneggiatura che accumula personaggi bizzarri e situazioni survoltate ma si dimostra pigra nella stesura dei dialoghi. Poco da salvare, comunque non abbastanza per farne il cult che aspirava ad essere: gli occhi azzurro ghiaccio di Cassel, la faccia incarognita di Karyo, la bellezza esplosiva di Bellucci in un personaggio provvidenzialmente muto, qualche maschera da rapina.

Tratto da un fumetto (e si vede), diretto da un ex pubblicitario esordiente (e si vede); tamarrissimo euro cinema che scopiazza certo action americano già sotto l'influsso, tra gli altri, di un certo signor Tarantino; funambolico e sopra le righe, violento come un cartone animato, popolato da macchiette fastidiose e con un irritante sberleffo ai Cahiers du cinéma di considerevole trivialità. Però, se preso per il verso giusto, è anche divertente; e forse questo può anche bastare, in fin dei conti, anche al netto di qualche ideuzza qua e là. La Bellucci (qui muta) mai così sexy.