Strade notturne deserte ove imperversa una violenza teppistica. Appartamenti in cui si ricongiungono lontani affetti dalle derive incestuose. Solitudine, rabbia, decadenza, psicosi, allegorie cristologiche. Il primo 35mm di Fragasso abbraccia il cinema d’autore – dramma esistenziale, dialoghi da Kammerspiel, fotografia e musiche atmosferiche – salvo uscirne con raptus di sangue e sesso che prefigurano il suo futuro nel B-movie. Il vacillante Piovanelli si anima dopo la rasatura, la Fani è sempre persuasiva in ruoli torbidi e la Stoppi riesuma una sorta di Iris; viscido e dannunziano Aumont.
MEMORABILE: Gli inquietanti giovani con ray-ban e walkman; il taglio del dito; la macchina nera e la folle corsa notturna di Piovanelli.
Un incontro tra due mondi differenti, uno sacro e impegnato, l'altro profano e paranoico legato alla tossicodipendenza, è quello che si profila su un inquietante paesaggio notturno surreale, minaccioso e violento da cui difendere la fragilità di due esseri umani in simbiosi incestuosa. Si legge la simbologia di un microcosmo moderno e urbano in decadenza morale e di un altro intimo e affettivo che suo malgrado si corromperà nel confronto con la controparte negativa, la quale influenzerà irreversibilmente anche il protagonista integerrimo.
MEMORABILE: I teppisti notturni minacciosi e violenti che gravitano intorno ai protagonisti.
Indubbio è il merito di prevedere ciò che dopo dieci anni sarebbe stata la più perfetta normalità e cioè la vita che non conta più nulla; tanto che si ammazza senza ragione e nell'indifferenza più totale di chi vede e molte azioni abbiette vengono perpetrate perfino da chi appartiene alle istituzioni religiose (non c'è solo la pedofilia!), anche se qui per lo meno quel passo decisivo viene giustificato dall'alta poesia dannunziana. Il film è però molto lento e claustrofobico, con pochi acuti. La Fani come sempre è disinibita anche se appesantita; bella la musica.
MEMORABILE: L'espressione da Gesù Cristo del ragazzo nell'ultima scena; L'aggressione al pittore cieco.
Torbide relazioni, viscidi condominiali, giovani cinici che scoltano musica e non si curano di ciò che accade attorno, un'oscura macchina misteriosa che si aggira per la città compiendo omicidi verso i writer e i travestiti del luogo; questi sono gli elementi disturbanti, talvolta onirici, che Fragasso mette in scena per il suo primissimo film. Ma se la sceneggiatura offre spunti interessanti, la messa in scena è sciatta, gli attori poco convincenti (soprattutto il protagonista), la regia scadente e così i momenti che dovrebbero essere tragici risultano risibili.
Notevole opera prima ufficiale di Fragasso, che si muove in territori quasi autoriali, lontani dai lidi trash di tanta sua produzione successiva: mentre fuori impazza la follia, tra omicidi misteriosi consumati in mezzo a cinica indifferenza, in casa una riunione familiare sfocia in un teso dramma tra incesto e tossicodipendenza. Nel cast Piovanelli non convince pienamente, la Fani offre una sofferta prova di spessore e Marconi, Aumont e Stoppi paiono all'altezza della situazione. Al contempo suggestiva e inquietante la bella - e poco "turistica" - ambientazione romana notturna.
MEMORABILE: L'auto misteriosa che insegue Piovanelli; Il rapporto tra Piovanelli e Fani.
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