il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

COZZILLA vs. GODZILLA
differenze tra le due versioni
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338407 commenti | 63973 titoli | 25367 Location | 12581 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: El Alamein (Deserto di Gloria) (1957)
  • Luogo del film: La sede del comando della Compagnia della quale fa parte Marchi (Tinti) nel giugno 1940
  • Luogo reale: Piazza Roma 14, Sambuci, Roma
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  • Film: Il buco in testa (2020)
  • Luogo del film: La via dove Fabio (Di Leva) tenta di baciare Maria (Saponangelo)
  • Luogo reale: Via Marittima, Torre del Greco, Napoli
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • María Teresa Orsini

    María Teresa Orsini

  • Altiero Di Giovanni

    Altiero Di Giovanni

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Erfonsing.
Di solito gli slasher non hanno una vera e propria trama, solo ammazzamenti. Anche il primo Halloween, in fondo, per quanto inarrivabile sotto molti aspetti, proprio in quanto capistipite del genere aveva una trama basica. Questo ultimo capitolo vorrebbe, in realtà, proporre qualcosa di nuovo, di diverso e di profondo; ma non ci riesce per colpa di una sceneggiatura raffazzonata e di una regia fuori fuoco: gli attori non sono male, ma sono sprecati nella confusione di una storia non chiara. Finale non coerente. Insomma, da evitare anche se si sono visti i precedenti.
Commento di: B. Legnani
Imbarazzante esito di una vicenda produttiva complessa. La Lamarr interpreta Genoveffa di Brabante, Giuseppina Bonaparte e Elena di Troia, in tre episodi che, nella narrazione, vanno a sostituire le rappresentazioni teatrali che sono inserite in una sorta di cornice narrativa, assai pretestuosa. Né il girato dei tre episodi è meglio. Inizialmente ci sono belle location, ma poi tutto decade nella cartapesta, nei brutti fondali, nei modellini. Si cerca il drammatico e si trova il grottesco (si veda l'esordio nel film di Napoleone). Troppe cose sanno di "vecchio", stantio...
Commento di: Herrkinski
Un uomo scopre che la moglie ha assoldato un killer per ucciderlo, ma quando sia lei che l'assassino vengono ritrovati morti, l'indagine prende una piega inaspettata. Thriller novantiano che gode della mano del bravo Trenchard-Smith in regia; rispetto ad altri straight-to-video, infatti, ha una buona confezione e un ritmo spigliato, con vari twist offerti da uno script fin troppo arzigogolato ma che quantomeno cerca di trovare una sua strada, rispetto alla miriade di più banali lavori similari di quegli anni. Buona anche la parte finale, discretamente tesa; non male.
Commento di: Cerveza
L’impiegato di una clinica psichiatrica riceve da un pazzo morente la custodia (o la proprietà?) di una casa di campagna che cela al suo interno 210.000 sterline. Bypassando le stramberie legali relative alla proprietà e le strategie tra il criptico e il maldestro di chi vuole appropriarsi del malloppo, tentiamo di concentrarci sul povero erede in bilico tra la possessione dalla casa stregata e un più prosaico gaslighting orchestrato alle sue spalle. Ritmi lenti, rigidità british e toni cupi, ma riemerge ovunque la sopracitata sensazione di confusa imprecisione.
Commento di: Paulaster
Tre ragazze inglesi vanno in Grecia per divertirsi. Prima parte piuttosto realistica nel descrivere le dinamiche del “fare festa” e le protagoniste, rumorose, sono alla pari dei colleghi maschi. Nel seguito la componente sessuale si barcamena tra l’aver subìto violenza e l’esperienza non idilliaca e l’argomento resta sospeso fino alla fine. Se si fosse voluto dare un monito sarebbe occorso più chiarezza o mostrare più a fondo che basta subire l’atteggiamento sbagliato per rovinare uno dei momenti iconici della vita.
Commento di: Apoffaldin
Lo schermo usato per il tiro al bersaglio, caos perenne, "canne", rane e motorini in sala: benvenuti al cinema "Universale", mr Hyde della cultura cinefila fiorentina, con la sua "banda di disintegrati" in libera uscita ma un po' anche dottor Jekyll, perché fra i primi a programmare cicli di film sui grandi registi. Film corale per necessità, lo è anche troppo, con gli interpreti secondari più in palla dei protagonisti. Piacevole come una lager d'inizio anni Settanta quando, con l'arrivo dei giovani, la barista dovette obbedire al comandamento "-A+B", "meno amari più birre".

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Non si pensi a un film politico che immagina strategie di guerra, confronti mediatici, satira sul governo... Per tutto questo c'è LA SECONDA GUERRA CIVILE AMERICANA, piccolo gioiello misconosciuto di Joe Dante di gran lunga superiore. Qui la secessione voluta da Texas e California resta sullo sfondo, un contesto bellico utile come pretesto per muovere i protagonisti...Leggi tutto all'interno di sequenze cariche di tensione, violenza, agguati, scontri a fuoco... Il focus è invece sul mestiere di reporter di guerra, con in prima linea Lee (Dunst), da tempo affermata nel campo, e Jessie (Spaeny), giovanissima fotografa che sogna di seguire le orme della prima implorandola di portarla con lei nella prossima missione: andare a Washington per intervistare Il Presidente barricato nella Casa Bianca!

Con loro una coppia di giornalisti: il giovane Joel (Moura) e l'anziano e grosso Sammy (McKinley Henderson), coi quali le due viaggiano in auto attraverso lande deserte apocalittiche alternate a distese d'erba che nasondono prevedibili insidie. Ed è la prevedibilità il difetto maggiore del film, a cominciare da un finale che chiunque può facimente immaginare già dopo la prima mezz'ora e che immancabilmente giunge esattamente come ci si poteva attendere giungesse.

Non che a tratti non si respiri ottimo cinema o che in più di un'occasione la tensione non salga a dovere, ma le lunghe fasi che congiungono le poche scene davvero palpitanti lasciano altamente a desiderare, stipate di retorica, frasi a buon mercato, situazioni che sanno di riempitivo popolate da facce da duri che si fatica ad accettare (a cominciare da una Dunst che “con l'elmetto” proprio non ce la si vede); e anche quando finalmente si entra nell'azione, il continuo spuntare delle due fotogiornaliste nei momenti più improbabili spezzando la concitazione con il click e lo stop-frame (il più delle volte in bianco e nero a imitazione della foto d'autore) pare quasi anacronistico, quando non goffo.

Insomma, le due figure centrali coltivano un rapporto maestra-allieva difficile da digerire, con botta e risposta in cui la Dunst (ottima attrice, non è questo il punto) cerca di caricare il più possibile lo sguardo di chi ha vissuto sulla propria pelle un mestiere durissimo. Alla fin fine il meglio viene immancabilmente dalla guerra combattuta in prima linea, con una colonna sonora poderosa, ragionata, densa di brani anche celebri che ad alto volume rimbalzano in un sonoro da cardiopalma, di quelli moderni che fanno capire quanto l'interazione tra musica e immagini spiani spesso il terreno a un risultato d'eccellenza. Ai forti scontri a fuoco, poi, si aggiungono talvolta validi squarci poetici (la sognante corsa tra gli alberi con l'auto di notte), fasi in cui chi tiene in mano un'arma può sparare quando meno te lo aspetti lasciandoti di sasso. Peccato che tutto il meglio si sfaldi tra altre fasi molto più insignificanti e una sterile provocatorietà che si esaurisce in qualche trovata ad effetto e un'ultima parte che è semplicemente una buona resa di scene già viste infinite volte altrove.

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L'idea di base attorno alla quale tutto ruota è quella di utilizzare la location veneziana per ospitare una cupa vicenda di sangue di matrice thriller che esalti il fascino oscuro della città. Si imbastisce così una facile storia che si agganci alle grandi proteste dei veneziani contro l'entrata delle gigantesche navi da crociera nel bacino di San Marco e vi si mette al centro un gruppo di giovani turisti spagnoli contro i quali il killer di tuno prevedibilmente si accanirà. Si sfruttano i mascheramenti tipici del carnevale per nascondere l'identità...Leggi tutto di quest'ultimo e si comincia.

Due ragazzi (Illoro e Bang) e tre ragazze (García Jonsson, Alonso e Blanco), di quelli che scherzano continuamente tra loro in modo irritante svelandone il disincanto e una primitiva ansia di divertirsi, prendono alloggio in un hotel dopo aver incontrato, nel tragitto in motoscafo-taxi fino a lì, un buffo personaggio in maschera che cita il "Rigoletto" e tanto disturba da farsi piantare in mezzo alla laguna dal tassista (Lo Verso), stanco delle sue molestie al gruppo. Inizialmente sembra che il divertimento possa proseguire senza intoppi, ma poi uno dei giovani, durante una festa in un palazzo alla quale i nostri accedono azzeccando la parola d'ordine abbozzata lì per lì ("Rigoletto"), scompare nel nulla e entra sulla scena l'immancabile commissario di turno (De Razza) prima che pure la coppia di fidanzati interna ai cinque faccia la stessa fine.

Insomma, succede quello che tutti ci si aspetta, mentre qualche indizio lo suggerisce l'insistere dei cittadini sulla lotta all'ingresso delle grandi navi in bacino. Il killer conciato da giullare uccide non solo di notte ma pure di giorno, quando di fronte a frotte di turisti sgozza allegramente le sue vittime tra l'ilarità generale: sono tutti convinti che siano effetti speciali per compiacere il folto pubblico non pagante (difficile da credere, ma tant'è...)! Qualche altro elemento dà vaga sostanza alla pista thriller, ma è evidente come tutto sia assolutamente subordinato alle riprese tra calli, campi e ponti, con una discreta resa (al di là di una fotografia discutibile) di luoghi che intelligentemente evitano quelli troppo inflazionati (piazza San Marco si vede solo di sfuggita) per dare visibilità a scorci suggestivi.

Visivamente, insomma, il lavoro di De la Iglesia (meno sconclusionato e “impazzito” del previsto) ha il suo perché, ma tralascia quasi completamente di poggiare su una sceneggiatura minimamente credibile o qualitativamente accettabile, con dialoghi che sembrano quasi improvvisati e un movente abbozzato sbrigativamente. La frenesia dell'azione si traduce in una sovreccitazione generale che non per questo garantisce scorrevolezza; solo una velocizzazione spesso risibile che rischia in più occasioni di generare confusione. Il sangue non manca ma nemmeno abbonda, considerato il genere, la creatività nei delitti è la grande assente e quindi, in presenza di un quadro complessivamente di rozza ingenuità, è difficile premiare il film, non certo aiutato dalle interpretazioni. Ci si contenti in definitiva di scoprire bui anfratti veneziani e singolari architetture mai troppo glorificate di una città unica al mondo. Il resto è anonimo contorno, a cominciare dalle musiche...

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Amiche da una vita, Jane (Ladd) e Mandy (Armstrong), separate dalla distanza, si ritrovano in occasione del compleanno della seconda. E' Kelly (Booth), la figlia di Mandy, ad aver avuto l'idea di riunire mamma con quella che lei ha sempre chiamato "zia" in virtù di un legame davvero forte che lega due donne.

Jane è vedova da qualche anno, Mandy ha qualche problema non ben specificato con il suo Will (Moses), che al contrario pare ancora inamoratissimo di lei. Cosa turba Mandy? Un amante? No, è piuttosto la sensazione di un rapporto ormai incrinato per...Leggi tutto una routine inaccettabile, una sensazione di disagio che fatica ogni giorno a nascondere e che confessa a Jane, una volta avendola lì con lei "a disposizione". Mandy, che cade dalle nuvole, cerca di capire cosa stia succedendo, ma che tra Mandy e Will le cose non vadano è evidente. La rottura è a un passo e Jane non sa bene come comportarsi: vorrebbe che non si separasse, vorrebbe farle capire che forse è solo un momento di passaggio, ma sa che non può essere lei a stabilire quello che vuole la sua “migliore amica” (così sempre si definiscono le due, anche in pubblico).

Kelly, adolescente legatissima ai genitori, non può che assistere addolorata al frantumarsi della loro relazione e Jane, invitatata a rimanere qualche giorno dall'amica, pensa a quel punto di tornare a casa. Qualcosa invece succede, e cambia a sorpresa le carte in tavola; qualcosa di intuibile leggendo il titolo (anche italiano, che è una corretta traduzione letterale dell'originale). D'altra parte non è certo l'originalità, la carta migliore che il film ha da giocarsi. Ciò su cui invece si lavora discretamente è la complessità dei sentimenti di Mandy e l'impostazione del suo rapporto con Jane. Anche grazie a due attrici che riescono a lasciar trasparire una certa autenticità nell'interpretazione, la costruzione della storia è affontata con maturità, e se anche i mezzi produttivi non sono dei migliori - fotografia piatta, quasi esclusivamente interni - la sceneggiatura, unita alla solida regia di Waris Hussein, permette di seguire bene la vicenda mettendo una discreta curiosità per i suoi sviluppi.

C'è di mezzo anche il boydfriend di Kelly, che suona in un gruppo rock e che Jane va a registrare col mangiacassette sul palco (i telefonini non erano ancora diffusi), ma tutta l'attenzione resta sulle due amiche. Insomma, considerato che di film per la televisione si tratta, si può dire che rispetti le aspettative di chi cerca un dramma sentimentale senza grandi ambizioni, che resta nell'ambito della normalità preoccupandosi di dare quanto più possibile spessore alle due protagoniste, con l'ex Charlie's angel Cheryl Ladd (che sostituì la diva Farrah Fawcett) in scena con l'habitué di PERRY MASON William R. Moses. Si fa luce soprattutto sulle titubanze e lo spaesamento di chi si ritrova in una situazione del tutto inattesa e deve decidere come gestirla.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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