Der fan

Sociopatia portami via, voglio una stella (musicale) tutta mia. Non gli ha detto bene a Le Bon di non aver incrociato questa qui scendendo dal palco. Polarizzazione dell'idolatria adolescenziale fanatica, che abiura svenevolezze da giornalino Cioè e s'accasa ad algide atmosfere che il compatriota Haneke s'occuperà di sviscerare per bene in seguito. Gli ultimi 20' passano dall'andamento lento all'alelai alelai bum bum, anticipando certe sparate future di Ferreri. Da rimarcare la musica: elektro pop alla Kraftwerk che ben s'adatta alle immagini.

Un film asettico e apatico come la vita della sua protagonista, che non cede nei facili trabocchetti di genere ma che, tra umori romantico/morbosi (e labbra a forma di cuore) nasconde, inaspettato, un violento e macabro cambio di rotta. Désirée Nosbusch, figura dai forti connotati estetici ottantiani, è acerba quanto diabolica. Bella la soundtrack.

Cult tedesco per certi versi sorprendente. La trama, molto esile, segue la protagonista adolescente assecondare la sua ossessione per una credibilissima popstar ottantiana, tra lettere e sospiri; due primi atti piuttosto simili per ritmo e contenuti - a tratti noiosi -, e un'ultima angosciante mezz'ora che "scagiona" l'intera narrazione, manifestando latenze prima (quasi) insondabili. Opera che mostra pochissimo e sfugge alle definizioni di genere, e che nasconde dietro una morbida fotografia e dei plasticosi tormentoni pop il germe di un'ossessione già perversa.