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MMJ Davinotti jr
Anno: 2023
Genere: corto/mediometraggio (colore)
Regia: Dario Argento, Younuts
Note: Aka "Cult".
APPROFONDIMENTI: Tutto ciò che è Dario Argento (la lista)
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L'IMPRESSIONE DI MMJ
Simpatico omaggio al cinema argentiano che può fregiarsi della presenza del Maestro in qualità di co-regista (insieme ai due Younuts!, da sempre specializzati nella realizzazione di videoclip musicali) e di attore, conferma l’importanza iconica di Dario Argento nel panorama horror di casa nostra (e non solo). Protagonisti sono Salmo (Maurizio Pisciottu) e Noyz Narcos (Emanuele Frasca), due rapper che qui sfruttano il brevissimo cortometraggio (sei minuti più tre di titoli di coda) per lanciare il loro nuovo album, nel quale collaborano.
L’ambientazione è più argentiana che mai, con la villa di Vigna Murata a Roma, già teatro di moltissimi...Leggi tutto film, che funge nell’occasione da draculesca abitazione di Argento. Li accoglie sulla porta il classico maggiordomo mefistofelico (Pandolfo), che fa loro strada conducendoli in un grande atrio dove, appoggiato accanto a una libreria, è appoggiato l’inconfondibile pupazzo di PROFONDO ROSSO, primo di una serie di riferimenti e memorabilia che ovviamente non possono che stuzzicare la memoria degli amanti del grande immaginario argentiano. Presente in sala anche una giovane bionda in déshabillé (Tramontano) che, osservando i due ospiti, sghignazza senza dire nulla.
Pochi istanti ed entra in scena Argento, spiegando come si trovi a suo agio nella propria magione e come per il suo ultimo film manchi soltanto… l’ultima scena. Vogliamo immaginare cosa accadrà? Uno dei trade mark del cinema di Argento è l’utilizzo dello splatter e non ci verrà risparmiato, con effetti speciali sorprendentemente pregevoli e una progressiva immersione nell’universo del regista attraverso bambole appese e oggetti che tutti riconosciamo immediatamente come suoi. Un concentrato, quindi, dei topoi legati a uno dei più grandi autori del campo, condito da qualche traccia di elementare ironia e una presenza di Argento che, anche per questo, si fa quasi hitchcockiana.
Naturalmente in sei minuti non troppo si può dire e il tutto resta relegato a semplice divertissement, gradevole ma inevitabilmente fine a se stesso. Curioso che, nel video chiamato a promuovere il lavoro di due musicisti, la “colonna sonora” (firmata da Aeph, Carmine Iuvone e Verano) si senta in fondo poco rispetto a come di norma viene utilizzata nei film di Argento. Al di là di un tema ovviamente ispirato a note che richiamano le meravigliose partiture dei Goblin (aggiornate ai tempi e “sintetizzate”), nei momenti più crudeli si apre a passaggi più “rumoristici” che tradiscono un po’ lo spirito del Maestro. Buona la fotografia, recitazione più da ritrovo tra vecchi amici che da film. Intanto si spera sempre che quel “Alla prossima” pronunciato da Argento prima dei titoli di coda si traduca in qualche nuovo capolavoro (non) annunciato.
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L’ambientazione è più argentiana che mai, con la villa di Vigna Murata a Roma, già teatro di moltissimi...Leggi tutto film, che funge nell’occasione da draculesca abitazione di Argento. Li accoglie sulla porta il classico maggiordomo mefistofelico (Pandolfo), che fa loro strada conducendoli in un grande atrio dove, appoggiato accanto a una libreria, è appoggiato l’inconfondibile pupazzo di PROFONDO ROSSO, primo di una serie di riferimenti e memorabilia che ovviamente non possono che stuzzicare la memoria degli amanti del grande immaginario argentiano. Presente in sala anche una giovane bionda in déshabillé (Tramontano) che, osservando i due ospiti, sghignazza senza dire nulla.
Pochi istanti ed entra in scena Argento, spiegando come si trovi a suo agio nella propria magione e come per il suo ultimo film manchi soltanto… l’ultima scena. Vogliamo immaginare cosa accadrà? Uno dei trade mark del cinema di Argento è l’utilizzo dello splatter e non ci verrà risparmiato, con effetti speciali sorprendentemente pregevoli e una progressiva immersione nell’universo del regista attraverso bambole appese e oggetti che tutti riconosciamo immediatamente come suoi. Un concentrato, quindi, dei topoi legati a uno dei più grandi autori del campo, condito da qualche traccia di elementare ironia e una presenza di Argento che, anche per questo, si fa quasi hitchcockiana.
Naturalmente in sei minuti non troppo si può dire e il tutto resta relegato a semplice divertissement, gradevole ma inevitabilmente fine a se stesso. Curioso che, nel video chiamato a promuovere il lavoro di due musicisti, la “colonna sonora” (firmata da Aeph, Carmine Iuvone e Verano) si senta in fondo poco rispetto a come di norma viene utilizzata nei film di Argento. Al di là di un tema ovviamente ispirato a note che richiamano le meravigliose partiture dei Goblin (aggiornate ai tempi e “sintetizzate”), nei momenti più crudeli si apre a passaggi più “rumoristici” che tradiscono un po’ lo spirito del Maestro. Buona la fotografia, recitazione più da ritrovo tra vecchi amici che da film. Intanto si spera sempre che quel “Alla prossima” pronunciato da Argento prima dei titoli di coda si traduca in qualche nuovo capolavoro (non) annunciato.
Chiudi TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/02/24 DAL BENEMERITO OCCHIANDRE POI DAVINOTTATO IL GIORNO 10/10/24
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Clicca sul nome dei commentatori per leggere la loro dissertazione ( vale mezzo pallino)
- Grande esempio di cinema:
Occhiandre, Ira72, Lucius - Quello che si dice un buon film:
Marcel MJ Davinotti jr. - Non male, dopotutto:
Cotola - Mediocre, ma con un suo perché:
Caesars
Un cortometraggio che in 9 minuti condensa numerose citazioni, suoni, musiche argentiane, declinandole sapientemente su temi, stile e ritmi odierni, senza mancare di incisività e divertimento. La tensione e persino il panico emergono in fretta e, in questi casi, si sa già come va a finire. Dario Argento questa volta recita una parte che rende onore alla sua fama, in un contesto scenografico e con presenze che richiamano un po' The Rocky horror picture show. Il genere può essere anche definito musicale per la presenza di Salmo e Noyz Narcos.
MEMORABILE: La statuetta del Davide; Le espressioni di Dario Argento; La battuta finale.
Simpatico cortometraggio firmato da YouNuts e, soprattutto, da Dario Argento. Chiaro l'intento, riuscito, di omaggiare un nome che ha dato tantissimo al cinema di genere, nonché quello di divertirsi (e sembra che Argento lo abbia fatto eccome) e di divertire, riuscendo a centrare il bersaglio. La durata si attesta sui 6 minuti: il resto sono titoli di coda. Buona la confezione e generosi e gustosi gli effetti splatter. Però rattrista un po' che sia il miglior lavoro, da molto tempo a questa parte, del regista romano.
Ancora una volta l'oramai ex grande Maestro Argento dirige un film che non funziona. Il nostro è co-regista, co-soggettista e interprete di questo filmetto (i cui titoli di coda occupano circa il 30% del metraggio) il cui risultato finale non riesce a soddisfare la voglia di chi lo ha amato, di vedere un'altra sua opera degna del suo talento. Tutto è abbastanza scontato e il film è discretamente mal recitato. L'unica cosa che piacerà all'appassionato è la presenza del famigerato manichino di Profondo rosso. Decisamente troppo poco.
E cult lo è veramente, questo corto condensatissimo di tutto ciò a cui il Maestro aveva abituato gli spettatori in tanti anni di capolavori indiscutibili (di cui alcuni un po' meno riusciti, comunque dallo stile sempre inconfondibile). Un concentrato 2.0 ironico, splatter, iconico, in cui Salmo e Narcos diverranno parti, ahimè, attive dell'epilogo argentiano. In pochi minuti si potranno ammirare oggetti di scena sinistri, ricordare vecchie citazioni, ascoltare brani dal sapore inconfondibile. Il tutto girato nella spettrale villa in cui il regista accoglie gli ignari ospiti.
Riuscitissimo corto che al pari di Le due bamboline rosse condensa in pochi minuti l'essenza del cinema argentiano fatto di sangue, psicologia, arte in una ministoria del brivido. Ad accogliere gli spettatori (e non solo loro) in una villa da brividi, il padrone di casa, lo stesso Argento, che con la sua solita ironia arbitra una partita in cui si vive o si muore. Elegante e gotico allo stesso tempo e ricco di riferimenti al cinema del maestro.
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