Un vero film d'autore (diretto, scritto e interpretato da Allen Baron), sperimentale e seminale per molto cinema a venire. Il protagonista attraverserà una New York livida (mai vista ripresa così bene) inondata di umana sporcizia, si muoverà stanco e silente e quando tenterà di alzare la testa verrà sprofondato in una palude di eterna solitudine. Straziante e senza speranza. Da brividi la voce narrante di Stander che scandisce il nome del protagonista: "Baby Boy Frankie Bono".
Nerissimo film d'autore, percorso da un narratore che conosce bene i pensieri del killer Frankie Bono, ma allo stesso tempo ne anticipa azioni e reazioni. Opera di un regista acclamato all'epoca come novello Welles, ma che fu ignorato dalla grande distribuzione. Deprimente e depresso, Frankie è un uomo solo, che non adora la compagnia e nell'unica occasione in cui si apre agli altri, ne resta scottato. Notevoli le riprese di una grigia New York e del piovoso e sconsolato finale. Un piccolo classico da riscoprire.
MEMORABILE: "Rememberin', other christmas, when you really wished for something".
Il film altro non è che la dettagliata cronaca di un assassinio commissionato per far fuori un boss malavitoso a NY. La voce narrante è la voce interiore del sicario che si misura con le sue paure, i tentennamenti, le aperture verso la vita che, invece, si profilano come deleterie per il suo malvagio progetto. Colpisce la descrizione di una solitudine senza scampo di un uomo, il cui passato problematico di bambino dimenticato ha il peso di un macigno. A tratti ricorda le atmosfere di Scorsese per il linguaggio moderno.
MEMORABILE: Il ritmo monotono ma implacabile del film, a suon di jazz.
Un film piccolo nella durata (75 minuti scarsi) e nella messa in scena (è una produzione indipendente), ma non banale nei contenuti. La solitudine d'un killer professionista che deve eseguire l'ennesimo contratto, ma ecco affiorare improvvisamente non solo i ricordi di un'infanzia difficile, ma anche l'illusione di poter cambiare vita. A fronte di una voce narrante a tratti fastidiosamente colloquiale, abbiamo le riprese di una livida New York, che a dispetto dell'atmosfera natalizia non presenta nulla di festoso, e un rigore stilistico e un'amarezza degni di Melville. Da recuperare.
Giunto a New York per un contratto, un killer professionista passeggia per le strade illuminate dalle luci degli addobbi natalizi. E' un uomo diffidente, indurito da una infanzia difficile, ma meno misantropo di quanto vorrebbe far credere... Film indipendente racchiuso nell'ambito di una manciata di ore, scandito dalla voce narrante dello stesso omicida e dalle dissonanze jazz della ost, ricorda a tratti i film del primo Scorsese anche per la somiglianza del protagonista con il giovane De Niro. Molto bello l'epilogo in cui il b/n cittadino lascia il posto al grigio della campagna.
Estemporaneo gioiellino noir esistenzialista del poi (quasi esclusivamente) televisivo Allen Baron, capace di identificare, nella parabola di questo complessato killer cresciuto in orfanotrofio, una universale traiettoria da reietto, il cui percorso dal buio alla luce (e ritorno) è insieme disadorno e infinitamente doloroso. Tutti gli stringati e minimali aspetti del film (l'ambientazione nel grigiore natalizio di una New York livida e ostile, il voice over che è voce di dentro) concorrono a un'opera organica, essenziale, dal fatalismo assoluto e pervasivo. Silenziosa esplosione.
MEMORABILE: Il grande e grosso Larry Tucker nella sua tana in cui alleva topi; L'incipit.
Un film ascrivibile al genere neo-noir che però mantiene ancora integro il cordone ombelicale con i grandi capolavori del passato soprattutto nella fotografia sporca e nel ritmo compassato (ma mai lento). Baron descrive le giornate del protagonista utilizzando quasi esclusivamente la voce fuori campo che ne amplifica la solitudine esistenziale, sottolineata da una sceneggiatura ricercata, con uno stile a metà fra Fante e Garcia Marquez, che costituisce il vero plusvalore del film. La produzione indipendente concede pochi denari che vengono spesi nel migliore dei modi. Molto bello!
MEMORABILE: La sceneggiatura, soprattutto nel testo della voce fuori campo.
Allen Baron fa tutto lui: sceneggiatura, regia, attore protagonista. Il risultato è uno dei migliori noir della storia del cinema, che si fa facilmente perdonare alcune carenze tecniche dovute alla mancanza di denaro. C'è da dire che Baron si muove molto bene nella livida New York che ritrae, perché vi era nato e cresciuto. Il suo personaggio è un debole e perdente sin dall'inizio, sbaglia e tentenna, il ricordo dell'infanzia trascorsa in orfanatrofio lo condanna a una solitudine da cui il destino non lo farà mai allontanare. "Blast of silence", colpo di silenzio, è titolo perfetto.
MEMORABILE: L'inizio e la fine: il protagonista uscito dal buio e ritornato nel buio.
Frank Bono, un sicario solitario e ostile, si appresta a far fuori un boss mafioso in una New York che sta per festeggiare il Natale, ma il suo freddo progetto calcolato e previsto nei particolari vacilla quando incontra una vecchia amica che gli scatena l'aspirazione a un diverso modo di vivere. Un film che punta tutto sul sovrapporsi delle contorsioni e dei ricordi del misantropo protagonista, al grigiore di una metropoli nebbiosa e senza gioia che accentua il disagio di una personalità spigolosa e incompiuta, interpretata con convinzione da Baron per un film forte ed essenziale.
La trama è minimale e tipica del genere: un killer deve onorare un contratto, ma dovrà risolvere alcuni contrattempi. Detta così, la storia assomiglia a mille altre e in parte lo è. Ma a differenziarla però ci sono gli aspetti esistenzialisti del sicario, incarnati dalla sua voce fuori campo che ci informa anche dei suoi pensieri e dei suoi dubbi. Il tutto scandito da ritmi che alternano accelerazioni e rallentamenti e che si rivelano pienamente efficaci. Molto bello e riuscito il finale. Piccola perla da recuperare.
Un sicario, in trasferta lavorativa a New York nel periodo natalizio, troverà il tempo e l'occasione per rievocare il passato e riflettere sul grigiore del presente. Lo sfondo festivo, tra luci e canti, inquadra con antitetico fascino un solido noir intimista, realizzato con pochi mezzi ma valorizzato al massimo dall'attenta regia e dall'efficacissima fotografia, tra cupi silenzi e tristi comprimari. Chi non stravede per il genere dovrà tollerare certi classici luoghi comuni (i datati interventi della voce narrante, la colonna sonora jazz), ma apprezzerà in ogni caso la forma. Buono.
MEMORABILE: Le camminate per le strade di New York con luci natalizie in background; Lo squallidissimo appartamento, con ratti domestici, di Big Ralph; Il finale.
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Il regista Allen Baron propose a Peter Falk, che era un suo amico, il ruolo di protagonista, senza compenso perché non poteva permetterselo. Falk declinò l'invito quando fu scritturato nel cast del film Sindacato assassini.