Una “black comedy” in piena regola, figlia legittima del trend di fine millennio inaugurato dall’inarrivabile (per i suoi epigoni) Quentin Tarantino. Di film con morti, sangue e feriti trattati come allegra carne da macello ne abbiamo visti ormai a bizzeffe e non sarà certo questo VERY BAD THINGS a sconvolgerci. Oltretutto l'idea ricorda molto da vicino il superiore PICCOLI OMICIDI TRA AMICI nonché il quasi contemporaneo OMICIDI OCCASIONALI. Peter Berg insomma non aggiunge niente di nuovo e anzi riprende Cameron Diaz da un'altra recente pellicola puntata sulla...Leggi tutto ferocia inaspettata e progressiva all’interno di un gruppo di amici: UNA CENA QUASI PERFETTA. La figura di Christian Slater è invece quella già messa da lui in scena con SCHEGGE DI FOLLIA. Puro riciclo di idee abbondantemente sfruttate in precedenza, in pratica; però, tutto sommato, il film funziona e ha un suo ritmo. È ben recitato, violento al punto giusto da colpire la morale comune americana ossessionata come Cameron Diaz dall'idea del matrimonio perfetto, in cui la forma è infinitamente più importante della sostanza. Certo si ha la sensazione di una vacuità di fondo un po' irritante, di un gioco al massacro raccontato tanto per stupire superficialmente; resta un divertissement fine a se stesso, che non ha certo la forza dirompente di un Tarantino e quindi non si giustifica come un PULP FICTION, altrettanto vuoto ma almeno stilisticamente perfetto e originalissimo. Qui in fondo, per chi al genere è avvezzo, molti sviluppi sono altamente prevedibili ed esiste una ripetitività a lungo andare stancante. Però Slater è molto bravo e in parte, i suoi amici reggono bene il gioco. Deludenti le musiche di Stewart Copeland.
Parte con i toni tipici di una commedia (il solito addio al celibato) ma ben presto vira verso la violenza a causa dell'innaspettato decesso di una prostituta. Da quel momento in poi sarà un crescendo ininterrotto di sangue. Discreto e ben interpretato, non riesce però a colpire come vorrebbe. Un giocattolino ben confezionato ma che sotto la patina realizzativa non ha molto contenuto ne molte sorprese. Vedibile.
Cameron Diaz in un ruolo piuttosto "scorretto". Molti punti in comune (da un punto di vista prettamente "morale") con Ore 11.14. Pur trattandosi di una commedia la visione del film (dal primo omicidio casuale della prostituta) mette addosso una certa inquietudine ed un certo malessere, accentuato dalle inattese sequenze gore, in netto contrasto con il clima ironico, di fatto vero fulcro del film.
Peccato solo per lo stile esagitato e frenetico dei dialoghi, tipico di un certo cinema americano. Comunque è molto ben recitato e girato...
Film che ha il suo punto di forza nella "virata" improvvisa (con conseguente cambiamento di tono) che prende ad un certo punto della vicenda: diventa un'interessante black comedy che però mantiene toni troppo "patinati" (forse per risultare accettabile alla maggior parte del pubblico) e non graffia fino in fondo. Bravi gli attori, specie Slater e Cameron Diaz.
Divertente commedia nera con un crescendo inesorabile di cattiveria e sangue, con un finale esemplare. Ben scritta e diretta con polso robusto da Berg, si segnala per un'ottima costruzione della storia, per i personaggi ottimamente delineati e interpretati da un gruppo d'attori in grande spolvero. Menzione d'onore per una Diaz superba, per un Christian Slater di inarrivabile cattiveria e un Daniel Stern in un insolito ruolo drammatico. Da riscoprire.
MEMORABILE: Il party e la sua conclusione imprevista; la resa dei conti finale tra la Diaz e Slater.
Film strambo in costante bilico sul baratro del nonsense, senza mai però caderci. Anzi, con la sua continua escalation di crudeltà, cinismo e violenza, dimostra di avere le idee ben chiare: non c'è scampo per nessuno, tutti sono "sbagliati", sono sconfitti, nel nome del perbenismo e delle sicurezze acquisite, demoliti inesorabilmente da un destino crudele (che ti sei andato a cercare). Usare la violenza per coprire la violenza non servirà. Cameron Diaz splendida macchina da guerra con un solo obiettivo: salire all'altare, costi quel che costi.
Godibilissima commedia macabra con un cast affiatatissimo e una storia che scorre via veloce e divertente: tesa, imprevedibile, catastrofica ma sempre supportata da un ottima ironia. Slater e la Diaz i migliori ma mi son piaciuti moltissimo anche Stern e Leland Orser (sorpresa) come i più schizzati del gruppo. Meglio del solito Jerremy Piven. Da segnalare la presenza della bellissima pornostar Kobè Tai (è lei la prostituta).
MEMORABILE: L'Omicidio di una stupenda Kobè Tai; l'incidente nel parcheggio del ristorante.
Una specie di black comedy sotto adrenalina. Tutto è spinto al massimo, dalle situazioni alla recitazione degli attori (Diaz e Slater insopportabili già dopo 15 minuti), ma grattando sotto la superficie resta pochino; era il momento del pulp a tutti i costi e purtroppo si vede. Esagerato.
Riuscita commedia nera che sferza i sogni di normalità della classe media americana (quello del matrimonio su tutti) e lo fa con grande cattiveria e scorettezza e con una dose massiccia e inaspettata di violenza. Cast ben assortito con una Cameron che spicca sugli altri. Un discreto intrattenimento che però potrebbere lasciare basiti alcuni spettatori.
Black comedy niente male con la pellicola che da solare e divertente (parte come una commedia Americana con il più classico dei plot: l'addio al celibato) degenera sempre più nel violento arrivando anche a sequenze abbastanza fortine. Cast piuttosto di grido che alla fine si rivela abbastanza consono al tipo di film.
Esagitato, violento, trascinante ed irresistibile spaccato della middle-class statunitense in cui un gruppo di amici la combina davvero grossa durante l'addio al celibato di uno di loro a Las Vegas. Da questa premessa il regista Peter Berg cava una gemma post-tarantiniana di autentico divetimento condita da situazioni al limite dell'assurdo in cui spicca la strepitosa prova di Christian Slater (e forse la sua migliore) nel ruolo del vero e proprio deus ex machina dell'intera sporca faccenda. Da guardare senza riserve. Titolo fu mai più azzeccato...
Festa di addio al celibato si trasforma in una reazione a catena di crimini e misfatti, svelando l'altra faccia del sogno di ogni bravo ragazzo americano, o forse ancora di più l'altra faccia di ogni bravo ragazzo americano! Nerissima e acre commedia, con un finale sorprendente. Ottima Cameron Diaz.
Quel che è certo è che non capita tutti i giorni di trovarsi dinanzi ad un film così singolare. Sospinto dalle numerose (e fondate, a posteriori) voci che relegavano Una notte da leoni a pseudo-remake non dichiarato del film in questione, ho dovuto assolutamente cimentarmi, sicuro di trovarmi dinnanzi ad un'altra buona commedia; quel che era decisamente meno sicuro era il fatto di rimanere amareggiato. Con una rapidità improvvisa e con decise sterzate, il circo diviene dramma, assemendo concretamente la forma del tragicomico. Come un Pierrot. ***
Commedia nera più del nero che vorrebbe graffiare e scioccare ma in realtà spesso è solo composta di urla, litigi e assurde soluzioni per problemi di tutti i giorni. All'inizio la cosa funziona e la suspense di metà film è davvero palpabile; poi però subentra una certa ripetitività e il gioco viene tirato avanti pure troppo. Incredibilmente in forma Slater, più una brava (stranamente) Diaz; gli altri seguono a ruota rivelandosi punto forte del film e motivo principale per resistere fino al cattivissimo finale.
Assolutamente eccessivo nella sua parabola di dannazione e degradazione, grottesco nella rappresentazione, sopra le righe nelle recitazioni enfatiche ed esagitate, il film ha tuttavia il merito di avvincere, contando sulla predisposizione cinica dello spettatore a contemplare con soddisfazione le altrui disgrazie, soprattutto quando non può scattare - nei confronti dei repulsivi e meschini personaggi - alcun sentimento di immedesimazione o compassione. Il finale merita qualche considerazione in più.
I primi due omicidi si prendono tutto il tempo necessario per disorientare lo spettatore, che non capisce a che tipo di film stia assistendo, ma già dagli acquisti al market per ovviare alle malefatte non si hanno dubbi su ciò che arriverà. La velocità aumenta in modo esponenziale, così pure le vittime. Se tutti, come credo, hanno fatto il tifo per Slater (almeno fino a un certo punto), allora la cosa fa riflettere e ci si chiede di che pasta sia fatto l'uomo. E la donna di che pasta è fatta? Non certo casalinga.
Miscuglio ben congegnato di macabro e grottesco che all'inizio intriga ma che alla fine rende tutto cinico, surreale e un po' pesante, con situazioni ai limiti del plausibile e quasi sempre sopra le righe. Lo si potrebbe titolare, con licenza grammaticale, "Cose molto eccessive". Interessanti i risvolti psicologici del diverso modo di reagire e percepire la stessa situazione da parte dei vari personaggi. ***
Ovvero come trasformare un addio al celibato in una grottesca serie di avvenimenti spaventosamente crudeli. Il vortice di violenza a cui assistiamo è veramente qualcosa di incredibile, considerando il clima festoso e goliardico dei primi 15 minuti. Un film che non risparmia nessuno e in cui si fa fatica (o meglio in cui riesce impossibile) salvare qualcuno. Bravi tutti gli attori. Da non perdere.
Genere black comedy con una spruzzata di pulp e una bella presa in giro del sogno borghese del matrimonio perfetto. Parte bene con un twist inaspettato ma credibile e personaggi che funzionano. Perde giri a metà strada per eccessiva logorrea e per alcuni passaggi forzati, ma si riprende e offre un bel finale grottesco, compresa la scena finale memorabile della famigliola non proprio modello che la Diaz si ritrova per le mani. Come regia è altalenante e non azzecca tutte le sfumature possibili, ma dopo la proiezione ci si alza comunque sodisfatti. ***
Inizio porcellonesco con il solito addio al celibato a base di sesso+alcool+coca (ma queste cose succedono davvero? e se si, anche qui da noi?). Poi la prima svolta, quando ci scappa la morta e gli amici si accordano per nascondere lo sporco sotto il tappeto, e qui la commedia vira sul nero acido, diventa divertente e cattiva. Ma è la seconda svolta, quella che avviene verso la fine e vede protagonista la dolce sposina, che rende il film originale e pregevole, nonostante i suoi limiti: un urlo in cui sberleffo e angoscia si prendono a braccetto
MEMORABILE: La reazione di Cameron Diaz quando viene informata di quanto sta accadendo
A sostegno della teoria secondo cui il matrimonio è la tomba dell'amore, Berg (anche sceneggiatore) imbastisce un racconto paradossale a suon di incidenti, omicidi, occultamenti di cadaveri e dialoghi non sempre taglienti come vorrebbero essere ma sovente spassosi. Quando si pensa che più in là non ci si possa spingere, qualcosa di ancora più folle accade, con buona pace della verosimiglianza. In verità i personaggi sono così antipatici che ci si diverte un mondo a vederli soccombere a un destino infausto. Buono il cast, con Slater scatenato.
MEMORABILE: L'orgia di sangue in albergo; La stressantissima famiglia di Daniel Stern; Slater impazzisce del tutto al matrimonio; Il finale comico e cattivissimo.
Un addio al celibato con eccesso di "aiutini" degenera tragicamente e il gruppo dei festeggianti si troverà stretto in decisioni sempre più drastiche (ma la futura sposa non sa niente e vuole il matrimonio a tutti i costi). Lo stravolgimento del clima, da goliardico a penalmente perseguibile, innesca la miccia per una commedia grottesca che, più che colpire l'apparato e gli usi borghesi, si diverte ad alternare aspettative e isterismi prematrimoniali con la cruda realtà di fatti e misfatti. Una buona prova corale (su tutti spicca la Diaz).
MEMORABILE: La composizione dei cadaveri/puzzle; La difesa del minivan; Il funerale; Il recupero delle fedi; Il tragicomico finale.
C'è tanto di Tarantino, tra enorme spargimento di sangue e dialoghi serrati, e c'è anche una goccia di Un tranquillo weekend di paura in questo film splendidamente grottesco, con un ritmo frenetico e tante situazioni al limite dell'assurdo, che verso il finale si tingono per certi aspetti anche di thriller. Ma la componente commedia ha la meglio, tanto che in alcune parti si ride pure. Mattatore totale Christian Slater, la cui prova sopra le righe è perfetta per la pellicola. Merita una visione perché intrattiene e nel mentre critica certi costumi della società moderna. Buono.
Divertente commedia nera che non risparmia colpi bassi allo spettatore in una cornice pulp debitrice del primo Tarantino: Berg non è Quentin ma il film mantiene ciò che promette, il cast è in forma (su tutti uno Slater in costante delirio di onnipotenza e la sposina Diaz disposta a passare sui cadaveri pur di arrivare all'altare) e la chiusa finale è di rara crudeltà. Forse un po' troppo urlato e l'escalation di violenza può risultare programmatica, ma produrlo oggi a Hollywood, nell'epoca del politically correct a tutti i costi, sarebbe veramente arduo.
Durante un addio al celibato avviene che una prostituta muore accidentalmente. Soggetto in pieno periodo cinematografico “pulp” che annovera alcuni snodi come punto di forza. Per i dialoghi si cerca di emulare lo stile tarantiniano ma il livello ironico è scarso e mancano del tutto le frasi ad effetto. La Diaz non sembra adatta al ruolo nevrotico e Slater ricalca un personaggio già visto nella sua carriera; gli altri membri del cast non incidono. L’ultima parte spinge ulteriormente le situazioni scorrette senza provocare sorprese.
MEMORABILE: Il gancio in testa; I corpi accostati nei sacchi; L'investimento; L’attaccapanni in faccia.
Ciò che dai primi minuti può sembrare un precursore di Una notte da leoni, considerate anche le lievi premesse umoristiche, è in realtà uno spietato thriller sull'autodegradazione del medio-borghese, che pur di salvare le apparenze in società tende a squallidi compromessi con i propri simili e con la propria coscienza. Violenza psicologica e fisica unite in un gioco al massacro davvero estremo, in cui non si salva neanche un solo partecipante. Finale angosciante e imbarazzante al tempo stesso, che paradossalmente renderà giustizia all'intero assetto. Per pochi iniziati al genere.
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