Film di un certo impegno economico che vede impegnato un cast di buoni attori internazionali, la prova dei quali risulta comunque abbastanza sottotono. Un gruppo di amici di varie nazionalità usa ritrovarsi in un bar di Parigi, decidono di farlo almeno una volta all'anno: il 24 agosto; manco a farlo apposta scoppia la Seconda Guerra Mondiale per cui si ritrovano divisi e impossibilitati (ovviamente) a tener fede alla promessa (ma qualcuno ci prova). Nel giorno della liberazione si ritroveranno i superstiti. Un po' noioso ma potabile.
Rispetto a tanti altri film dell'epoca e del genere è diretto con un certo piglio. Curata la fotografia, luci molto belle e cast internazionale. Ridicolo Hamilton come partigiano, ma ci può stare. Finale bello. Onesto lavoro di Lenzi, che è un bravo e versatile professionista.
Se credete di trovare uno di quei maccheroni-kombat osannati da Tarantino sbagliate di grosso. La coproduzione internazionale garantisce un livello realizzativo piuttosto alto. Purtroppo le fasi di combattimento, per quanto ben confezionate, mancano di pathos ed intensità. Colpiscono di più le (tante) scene prettamente drammatiche, grazie anche al melanconico commento sonoro di Ortolani, ma non è questo il campo in cui Lenzi sa esprimersi al meglio. Molto toccante la reunion finale. Da notare un Peppard appena prima della nuova consacrazione con l'A-team.
Più che una pellicola di genere italiana, sembra, dal cast, un vero e proprio kolossal americano bellico; dopotutto il George Peppard pre-A-team era abituato a ruoli di questo tipo. Un po' di confusione, storie che s'intreecciano l'una con le altre e un finale comune: la liberazione di Parigi dai nazisti. Poteva essere una pellicola migliore, ma ha i suoi momenti toccanti. Discrete le scene d'azione, sempre simpatico Franco Fantasia, che affianca Peppard in una difficile sortita contro i nazisti. George Hamilton impeccabile soldato inglese.
Un pessimo film di guerra; solo qualche scena di carri armati si salva. Trama come al solito confusa. Con il cast a disposizione, Lenzi avrebbe sicuramente potuto far meglio. Ridicolo il super abbronzato Hamilton nei panni del partigiano francese. Come al solito inventate le livree dei mezzi e ridicoli i modellini degli aerei utilizzati.
Il secondo conflitto mondiale visto attraverso gli occhi di quattro amici appartenenti a quattro nazioni differenti coinvolte nel conflitto. Il cast di buon livello è ben diretto dal bravo Lenzi, che non sfigura in una produzione internazionale ben supportata oltretutto da un budget adeguato. Interessante e ben curato nella scenografia e con una valida sceneggiatura. Finale toccante.
Il buon Lenzi dirige con la mano sinistra e svogliatamente una pellicola sulla guerra che difficilmente resterà impressa negli annali. Rimane tutto superficiale, soprattutto la psicologia dei personaggi e quel poco di sentimentalismo spiccio che li anima e che dovrebbe essere la spina dorsale della sceneggiatura. Anche le scene di combattimento non sembrano trasmettere alcun pathos e la compagine di attori appare sottotono e svogliata. La guerra vera è vincere la noia per arrivare alla fine.
Discreto film di guerra che unisce alle scene d'azione e ai combattimenti una parte che mette in evidenza come i rapporti umani, di amicizia e sentimentali, vengano soverchiati da eventi dove le bandiere non sono solo simboli di appartenenza e di storia, ma diventano uniformi da temere e combattere. Discreto in entrambi i casi, ma la parte dei rapporti personali è senz'altro il lato più interessante, anche se soffre di un certo manicheismo, senza approfondimenti di nessun tipo e con soluzioni che mirano a non rimanere in sospeso.
Tra alti e bassi, in ogni genere, Umberto Lenzi sapeva sempre lasciare il segno; nel film di guerra, in particolare, si trovava più a suo agio (spesso lo citava come il suo genere preferito). Un gruppo di amici, appartenenti a diverse nazionalità, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si ritroveranno, loro malgrado, gli uni contro gli altri. Ben dirette le scene di battaglia; in particolare l'attacco a Dunkerque anticiperà, di gran lunga, quanto messo in scena da Christopher Nolan nel suo Dunkirk.
Anche se il meglio di sé lo ha dato in ambito giallo/thriller e poliziesco, Lenzi sapeva cavarsela anche nei film di guerra (vedi Il grande attacco di poco precedente). Qui può contare su di un budget abbastanza consistente (e le sequenze belliche ne traggono giovamento) e su una storia che dopo un avvio piuttosto fiacco diventa sempre più coinvolgente, arrivando anche a commuovere nel finale. Nell'interessante cast spiccano soprattutto Peppard, Wanamaker e il comparto femminile; discreto Buchholz, sprecato Cassel, improbabile Hamilton, buone le musiche di Ortolani.
Cast di serie A e storia complessa per quesato film bellico nel quale Umberto Lenzi dimostra la sua abituale capacità di scrivere storie interessanti e di dirigerle con gusto e con grandi capacità tecniche. Le ricostruzioni sono realizzate con grande cura e i vari camei di attori celebri sono ben orchestrati, in particolare quello di Capucine nel ruolo di una franco-americana.
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Selezionato da Quentin Tarantino per il sesto QT Film Festival(2005) ad Austin in Texas.Il film è stato presentato nella sezione Italian Epic War Night.La particolarità dell'evento sta nel fatto che tutte le pellicole proposte dal regista vengono direttamente dalla sua collezione privata.
E' secondo nella graduatoria dei 5 film bellici italiani preferiti da Quentin Tarantino.
Ecco la graduatoria completa:
1) Attentato ai tre grandi(Umberto Lenzi) 2) Contro 4 bandiere(Umberto Lenzi) 3) La legione dei dannati(Umberto Lenzi) 4) Commandos(Armando Crispino) 5) 5 per l'inferno(Gianfranco Parolini)
Come si vede Umberto Lenzi occupa le prime 3 posizioni
(fonte Stracult speciale del 27/10/2009)
Probabilmente l'intento era quello di riecheggiare nel titolo il ben più professionale Sotto dieci bandiere (1960) di Duilio Coletti, regista bellico di ben altra caratura e capacità rispetto a Lenzi (almeno in questo genere specifico).
Purtroppo il film che citi, non sono mai riuscito a vederlo, quindi cercherò di procurarmelo al piu' presto! Lenzi è un buon regista (di serie B si intende) di film d'azione, per il resto lo ritengo mediocre nel sviluppare le trame.
DiscussioneZender • 10/06/21 07:25 Capo scrivano - 48345 interventi
Scrive Nick 52 nel commento (ma il posto giusto è questo): Voglio sottolineare una scopiazzatura cinematografica da un altro film, il precedente Dalle Ardenne all'inferno (1967): è la scena in cui la macchina entra nell'area del quartier generale tedesco (equipaggio Frederick Stafford ed Adolfo Celi ed altri) sparando all'impazzata, finendo nel lago e con gli uomini che escono dall'auto con tute subacquee e respiratori ed entrano da un condotto nel Castello.