Pare che Pietrangeli morì durante le riprese mentre girava le ultime scene quindi l'intervento sul film di Zurlini è dovuto solo al doppiaggio e ad altre scelte di non grandissima importanza. Certo che la prima parte a mio avviso ha sicuramente qualcosa in più di una seconda che cala di ritmo tergiversando inutilmente su cose oramai già espresse dalla pellicola senza regalarci nulla di particolare. Certo è inferiore agli altri film di Pietrangeli che ho visionato, ma certi tocchi del regista si notano. Audace, per l'epoca.
Il difetto principale è la perfezione, visto che per una volta, in una relazione extraconiugale, logica e passione vanno a braccetto e l'epilogo è sincero e non lascia adito a dubbi. Visto oggi fa specie, dal momento che ora è la pazzia la reazione più comune, ma sorprende ancor più che la protagonista, senza far nulla di strano (resta solo coerente alla sua educazione e al suo altruismo) riesca ad ammaliare perfino una turista teenager nel corso del film. Coi metodi più semplici l'evoluzione va più lontano. Leroy stavolta è un personaggio negativo.
MEMORABILE: La pista da ballo notturna sulle note di "Prendi, prendi", la cover di Gianni Morandi, per me migliore dell'originale "Bend me, shape me" degli Amen Corner.
Alla sua ultima regia, Pietrangeli dimostra ancora la sua indiscutibile maestria tecnica: alcune costruzioni delle inquadrature e certi campi lunghi di indubbio fascino hanno un loro perché. Andando però oltre la forma, la sostanza è davvero povera: non si viene coinvolti nella solita storia d'adulterio vista e rivista in cui addirittura si cade in cliché (non manca la mano stretta nel lenzuolo durante l’amplesso) e in qualche momento di barboso chiacchiericcio. L'argomento viene trattato in maniera troppo languida e melensa.
Iniziato da Pietrangeli, terminato da Zurlini, ma al di sotto degli standard (alti) per entrambi. Triangolo borghese: la moglie amante, prima recalcitrante poi ossessionata e infine coi sensi di colpa. Del trio forse Leroy delude meno; inespressivi sia la Gaubert che Buchholz. In fin dei conti è Ingrid (la poco nota Colette Descombes), lesbica non corrisposta, il personaggio scritto con un minimo di originalità. Fanno la loro figura abbagliante Caprera e la Costa Smeralda, appena rigenerata dall'Aga Khan.
Antonio Pietrangeli HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàDusso • 12/09/13 20:06 Archivista in seconda - 1830 interventi
Il film che la Gaubert vede al cinema è un episodio (quello diretto da Mauro Bolognini) del film Le Fate. Grazie a Panza per i fotogrammi.
DiscussioneDusso • 14/09/13 17:40 Archivista in seconda - 1830 interventi
Motorship ebbe a dire: Comunque ho appena letto che Pietrangeli morì proprio durante le riprese di questo film annegato nelle acque presso la località laziale di Gaeta.