Chrysalis - Film (2007)

Non c'è storia, i francesi hanno un elevato senso del cinema e dell'esuberazione formale. Sono, come si dice, assai avanti. Ma davanti all'avvenirismo e all'action sci-fi mancano regolarmente di misura narrativa. Come già in Eden log, la tavola è imbandita da pantagrueliche portate fotografiche tutte tinte livide rasenti il b/n e cupe cromie, strepitosi movimenti di mdp ed eccelso montaggio e notevole regia. Ma quanto è chiamato a stregare in primis, cioé fabula/potenziale narrativo, è contumace, e tanta raffinatezza finisce col rivelarsi un grandissimo spreco di stile e talento. Peccato.

In una Parigi prossima ventura, poliziotti indagano su un criminale misteriosamente legato alle attività di una clinica specializzata in interventi ad alta tecnologia. Leclercq esordisce nel lungometraggio con una sf cyberpunk di grande eleganza figurativa, impreziosita da interni di geometrico rigore e da una fascinosa fotografia metallica, purtroppo penalizzato da una sceneggiatura più modaiola che avvincente. Ad assicurare il buon pallinaggio, oltre lo stile, la bella prova del protagonista, un "duro" di palpabile, umana fragilità.

In un futuro non lontano (e naturalmente poco rassicurante) è ambientato questo buon thriller, che mette sul tavolo un soggetto e una sceneggiatura di discreta validità. Buona anche la regia di Leclerq, che è piacevole e sciolta, curata anche se un po' fredda, e risente magari di un certo sapore accademico. Se riuscirà a metterci più pathos, e ad essere più sanguigno, il tipo è da tenere d'occhio in futuro.

Dare un giudizio sul film è difficile perché, se da un lato lo si può classificare come un buon polar anche se piuttosto contorto, dall'altro è innegabile che costituisca un esercizio di stile perfettamente riuscito dalla prima sequenza all'ultima. Personalmente l'ho trovato una lezione di regia davvero notevole non tanto per l'uso degli effetti - ogni film eredita gli studi di altri - ma per lo stile narrativo, le inquadrature, il montaggio, la fotografia che pare un'evoluzione molto interiorizzata di 36 o Nemico pubblico. Ottimo fonico.

Pur se ambientato in una Parigi del futuro (ma non così in là nel tempo) un film in cui è possibile riconoscere le caratteristiche del polar francese. L'atmosfera in particolare, esaltata dalla bella fotografia e la figura del protagonista maschile, poliziotto solitario e cupo, ben interpretato da Albert Dupontel che non sfigura accanto a ben più celebri colleghi del recente passato. Il limite del film è quello di una storia che parla di macchine che modificano la memoria in modo un po' confuso mescolando poco omogeneamente due vicende.