il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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338735 commenti | 64052 titoli | 25391 Location | 12595 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Sissi a Ischia (1958)
  • Luogo del film: Il belvedere dove i turisti arrivati in pullman si precipitano a fotografare
  • Luogo reale: Piazza Pietro Paolo Iacono, Serrara Fontana, Napoli
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  • Film: Il Principe di Roma (2022)
  • Luogo del film: L'abitazione di Aristide (Lione), l'uomo al quale Bartolomeo (Giallini) aveva affidato la riscossion
  • Luogo reale: Via Magalotti 7, Orvieto, Terni
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Rosa Ferraiolo

    Rosa Ferraiolo

  • Cesara Buonamici

    Cesara Buonamici

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Striscia
Il film non è niente male, con un De Luigi in palla e una Littizzetto anche troppo nella parte (anche se meno odiosa rispetto a certe sue performance televisive). La regia indovinata e puntuale, contorno di categoria, con un grande Storti, forse il personaggio più divertente, un odiosissimo Citran e Besentini azzeccato nella parte del grillo parlante Stucchi. Efficace il miscuglio composto dalle ambientazioni torinesi littizzettiane e milanesi deluigine. A far paragoni ci si fa sempre male.
Commento di: B. Legnani
“Bagnino Lover” (*!): oggi impossibile, perché scorretto verso i gay, ha qualche trovatina, grazie a Chiari e alla Zocchi (spettacolare la Spina). “I promessi sposi” (**!): niente male, con Bonucci esilarante (“Teatro è Moloch! ”) e grandi piccoli sguardi fra Franco e Ciccio. “Dirittura morale” (**): grandi Carotenuto e Gizzi (azzeccata la Buccella), si sorride assai. “Luna di miele” (*!): Qua e là simpatico, ma troppo ripetitivo. “La natura vergine” (**): grazioso sketch Vianello-Mondaini, impossibile in tv (anzi: curioso che la censura lo abbia passato). Decoroso: la media dice **.
Commento di: Herrkinski
Un esperto di effetti speciali si mette nei guai quando dà un passaggio a una donna che ha rubato soldi alla mafia. Co-produzione tra Stati Uniti e Filippine girata in Indonesia che punta tutto sull'azione e sulla presenza di tre star della serie B, anche se la Blair in realtà non ha tantissimo spazio ed esce di scena a metà film; Mitchum Jr. fa il suo e l'ineffabile Mitchell è il solito villain a tutto tondo. Inseguimenti, sparatorie ed esplosioni a go-go, con qualche trovata buffa che scatena la risata - forse non voluta - e una confezione poveristica tipica dei prodotti filippini.
Commento di: Siska80
Aspirante tenore ottiene il successo grazie a una donna di cui si innamora, ma non sarà tutto rose e fiori. Ovviamente, per rimpolpare una vicenda striminzita pare logico inserire le solite traversie sentimentali; purtroppo, però, non ci si ferma qui e per allungare ulteriormente il brodo il regista pensa bene di inserire scene folkloristiche fini a sé stesse che non fanno gran presa sullo spettatore. Ma si chiude un occhio giusto perché si ha opportunità di ascoltare la possente voce di un Lanza a suo agio anche nei panni dell'attore e che da solo vale la visione. Non male, però.
Commento di: Daidae
Più che discreto thriller all'americana. Non eccelso nei lati violenti, né in quelli erotici in cui non si è voluto troppo spingere (vediamo un seno scoperto di sfuggita e alcune pose molto provocanti). La trama è volendo anche banale, ma arrivare al vero colpevole è difficile. Buona la scelta del cast, su tutti un ispirato Eric Roberts affiancato da R. Lee Ermey (il mitico sergente maggiore Hartman), leggermente irreale il finale. Film da riscoprire.
Commento di: Giùan
La riuscita scelta "identitaria" del film sta tutta nella anticonvenzionale decisione di fare dei due protagonisti migranti, non dei "clandestini" del mondo (senza patria né famiglia) ma dei giovani sognatori che con l'avventatezza e il desiderio sconfinati, tipici dell'età, partono per una generica quanto voluta terra promessa. Non convince invece appieno (per quanto congruente all'operazione) certo registro favolistico (vien a mente Pinocchio) o da realismo magico del racconto, sentiero narrativo su cui Garrone da anni insiste.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Alle prese con una storia (dal romanzo omonimo di Domenico Starnone) che affronta i drammi dell'animo umano in modo maturo e profondo, Daniele Luchetti gira un film che si concede qualche eccesso evitabile (i frequenti, tragici sogni ad occhi aperti del protagonista, ad esempio) ma che trova in Elio Germano un interpretete assolutamente adeguato, estroso e vario, capace di dare all'opera la spinta giusta; anche per superare indenni gli inevitabili - al giorno d'oggi - sbalzi temporali che confondono le epoche e possono rischiare (anche attraverso ellissi ragionate) di confondere le...Leggi tutto idee.

Pietro (Germano) è un professore stimato, amato dai suoi alunni, una sorta di Robin Williams meno rivoluzionario ma comunque spiazzante, in molti momenti delle sue lezioni. Tra chi lo segue con maggiore ardore c'è Teresa (Rosellini), futura matematica d'eccellenza ammirata in tutto il mondo. Mostra già le sue capacità ma, una volta terminato il liceo, è tra tutti quella che inaspettatamente si ferma, trovando lavoro come cameriera in un bar e provocando un nuovo avvicinamento di Pietro, che cerca di convincerla a riprendere la strada degli studi e che a fatica nasconde un'attrazione per lei. Attrazione che  si concretizzerà in un sentimento forte che negli anni della scuola era solo latente. Un amore intenso che tuttavia crea in Pietro qualche imbarazzo con gli amici per l'età della ragazza. Il rapporto cresce e aumentano i conflitti, fino a quando Teresa pretende che, per dimostrare il forte legame, i due si confessino reciprocamente il loro più grande segreto. Lui accetta ed è la svolta del film: non sentiamo cosa sussurri a lei, ma di certo capiamo che è qualcosa di realmente scioccante, che perseguiterà l'uomo per l’intera vita e che di fatto provocherà la fuga di lei.

Anni dopo Pietro è sposato con Nadia (Puccini), una collega di matematica, e ha una figlia (Fogliati) che si prodiga perché alla cerimonia con cui il padre verrà premiato dal Presidente della Repubblica per i suoi importanti studi sulla didattica presenzi anche Teresa, da lei contattata in America. Tre fasi principali nella vita di Pietro (periodo con Teresa, vita matrimoniale con Nadia, anzianità) per costruire la figura di un intellettuale combattuto, perseguitato fino alla paranoia dall'idea che l'ex compagna possa un giorno svelare ciò che incautamente le ha svelato quella sera.

Brava Vittoria Puccini a spalleggiare Germano nel ruolo di moglie comprensiva, azzeccata la Rosellini come personaggio imprevedibile, con barlumi quasi luciferini in uno sguardo ambiguo, talora indecifrabile. Un cast ottimamente diretto che dona tridimensionalità ad ogni personaggio, il sorriso a volte forzato, altre sincero di un Germano che percorre ogni epoca "lasciando il segno", caricando di un significato importante ogni incontro; anche quelli con Isabella Ferrari, che nel ruolo della direttrice di una casa editrice lo coccola quando c'è da fargli far carriera e sottilmente lo seduce.

Ma su tutto incombe l'ombra dell'inconfessabile segreto, di una “persecuzione” che non lascia scampo, che spinge il protagonista addirittura verso il suicidio, generando continuamente fantasmi nella sua fantasia distorta. A volte il film frena, si perde in un clima rarefatto in cui sembra mancare una direzione verso cui puntare, ma il buon lavoro di Luchetti in regia ci permette di seguirlo con discreto piacere nonostante le oltre due ore di durata mentre ci lasciamo cullare dalle liquide musiche di Thom York dei Radiohead.

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Mentre lo vediamo bardato da apicultore che prepara i barattoli di miele, intuiamo che deve nascondere un secondo significato, quel "beekeper". E' infatti il nome di un programma segreto che addestra - manco a dirlo - gli individui più letali del pianeta, i quali vedono il mondo come un grande alveare da salvaguardare e che intervengono se qualcosa non procede come deve. Adam Clay (Statham) è uscito da tempo, da quel programma, e vorrebbe davvero dedicarsi ad allevare davvero le api. Ma quando l'unica donna (Rashad) che si è mai presa cura di lui si suicida...Leggi tutto in seguito a una subdola truffa telematica, capisce che è il momento di tornare in servizio attivo.

La figlia (Raver-Lampman) della vittima, agente speciale dell'FBI, fa (quasi) subito amicizia, con Adam, ma condurrà indagini separate arrivando inevitabilmente a sbatterci contro, considerata l'altissima quantità di cadaveri che quello si lascia alle spalle ad ogni passo. Dopo aver raso al suolo la sede di uno degli infami call center in cui hacker e criminali di ogni razza si collegano ai PC della povera gente per rubare le loro password e prosciugarne i conti, Adam è solo all'inizio. Vuole salire di grado, capire chi siede in cima alla montagna e sradicare il male all'origine. Per farlo, come prevedibile, stenderà enormi quantità di uomini armati sguinzagliati sulle sue tracce dall'oscuro direttore di un'agenzia di sicurezza (Irons) che guarda le spalle al rampollo terribile (Hutcherson) della Presidente degli Stati Uniti (Redgrave), nientemeno!

Insomma, l'idea del beekeper altro non è che il solito fumo negli occhi che tenta di celare faticosamente la vera natura del film, ovvero un'orgia action in puro stile Statham, senza alcuna reale pretesa se non quella di assecondare i fan del genere. A Jeremy Irons l'ingrato compito di dare un minimo di consistenza alle trame governative, alla Raver-Lampman quello di provare a innestare una parvenza di personalità combattuta, che non sa se seguire la legge o... la giustizia. Ma su tutti, naturalmente, svetta l'unico protagonista, la monolitica macchina da guerra che azzarda solo di rado qualche simpatica battuta ("Entro e rado tutto al suolo", dice ai due sorveglianti che gli chiedono cosa ci faccia davanti alla sede del call center con due taniche di benzina in mano) per pensare soprattutto a menare le mani come d'abitudine.

Più violenza che sangue, più pallottole sparate che fughe. La formula classica viene ripresa spudoratamente e senza vergogna per mettere in scena un action quintessenziale, discretamente confezionato, che oltrepassa di un bel po' la soglia dell'assurdo: Statham non lo fermano neanche in cinquecento e prima di farsi ferire il minimo sindacale esce senza un graffio da esplosioni, lotte e mitragliate di ogni genere. Insomma, ormai il gioco è alzare l'asticella sempre un po' più in alto, contando sul fatto che a film simili non è richiesto di apparire credibili quanto semmai l'esatto contrario. Sulla famiglia presidenziale e i loro loschi intrallazzi è meglio sorvolare...

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Più che in altre occasioni la forza del film è il Calvagna attore, che riesce anche in questo caso a infondere nel proprio personaggio quella sorta di allure neorealista tipico e a suo modo unico, una singolare autenticità data dalla spontaneità da romano un po' indolente, difficile da imitare, che mantiene anche nelle situazioni più improbabili. Qui è Mauro, agente immobiliare vittima di frequenti attacchi di panico che lo portano ad avere rapporti complicati con chiunque.

Sposato a una donna dalla quale si è separato dopo il trauma conseguente...Leggi tutto all'aver lasciato cadere, per una tragica disattenzione, il proprio figlio Davide (Niccolò Calvagna, vero figlio di Stefano) dal balcone una sera che insieme erano usciti a guardare le stelle, Mauro ha una relazione superficiale con una donna tutta lavoro, vestiti e uscite con i colleghi. Costretto a fuggire dalle cene con questi ultimi perché spesso preda delle sue crisi, non può che avere con la sua partner un rapporto conflittuale. Prova a ritrovare scampoli di normalità frequentando - grazie al suo amico più fidato - un gruppo di auto-aiuto del quale fanno parte persone col suo stesso problema, ma la vera soddisfazione sembra trovarla nel leggere i libri di una scrittrice di successo, Isabella (De Nardo), afflitta da un’incapacità di relazionarsi col prossimo e con cui Mauro sente di avere molto in comune. Entrando nel sito di questa accede a una chat in cui scambia parole e pensieri con qualcuno che solo noi sappiamo fin da subito essere Isabella stessa, celatasi sotto il falso nome di Lidia.

Mauro da tempo aveva confessato alla sua analista (Omaggio) di voler conoscere ad ogni costo la scrittrice, e la conferma di una forte complicità tra i due arriva proprio dal rapporto intenso con Lidia. Un incontro a distanza tra due anime sole, nel quale però a contare di più è il contorno: l'amicizia di lei con un suo collaboratore che le sta vicino sapendo come "curarla", quella di lui col coinquilino ma anche con una ragazza (Piaggi) del gruppo di auto-aiuto. A funzionare poco è qui la regia, che non imprime alla storia il ritmo necessario a sostenere scene in cui molto dovrebbero dire gli sguardi; anche i dialoghi - che pure qualche passaggio piacevole lo riservano - sono per la maggior parte piuttosto banali, con l'aggravante - in alcuni casi - di finire in bocca a un cast meno in palla di Calvagna e la De Nardo.

Se gli sviluppi delle chat tra Mauro e Isabella non offrono alcuna sorpresa, anche le crisi di panico del primo si ripetono inesorabili con troppa frequenza. Il dramma del figlio perso emerge in sogni e flashback di scarsa presa, la fotografia cupa non aiuta a dare vitalità a un film cui manca la grinta che avrebbe potuto avere sfruttando l'estro del Calvagna attore. E anche il finale arriva senza sorprese, fiacco, spegnendosi in un anonimato che è proprio del Calvagna regista meno ispirato, convinto che sia sufficiente ricamare su un semplice stato d'animo per confezionare un buon film. Piccola parte per Eva Henger, nel gruppo di auto-aiuto, purtroppo persa tra le fasi meno convincenti del film.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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