Canzoni in... bikini - Film (1963)

Antologia di canzoni da spiaggia (da Gianni Meccia a Edoardo Vianello) e di balli d’epoca (dal twist all’hully-gully) cui fungono da misero raccordo le vicende di Tino Scotti nel doppio ruolo di due fratelli gemelli pubblicitari in concorrenza fra loro. Si azzarda più di un momento erotico, con la danza in costume da odalisca e lo strip-tease di Maria Grazia Buccella e il numero canoro di una scosciatissima Miranda Martino. Sulle note di “Pinne fucile ed occhiali”, le immagini dei titoli di testa richiamano l’atmosfera piacevolmente sonnacchiosa del pomeriggio balneare. *!/**

Basterà dire che la trama di qualunque film fizzarottiano con Morandi e la Efrikian, confrontato con questo, pare avere un intreccio tracciato dal Manzoni. Qui il pretesto per far cantare gli interpreti toglie ogni incombenza di almeno un minimo raccordo: in vari casi i cantanti si esibiscono per ipotetici caroselli (la pubblicità televisiva dell'epoca). Di più pretestuoso c'è solo l'indescrivibile Il professor Matusa e i suoi hippies. Notevole la Buccella in reggipoppe, sorprendente il primo piano di una non accreditata Gabriella Ferri appena prima della conclusione.

Televedo, Telecanto e... Telesuono, si potrebbe parafrasare a chi ha avuto il coraggio di finanziare questo "film". Battute a parte in quell'epoca una qualsiasi ragione per far ascoltare successi del momento, cantati dai beniamini (molti tutt'ora operanti), ballati da ragazze e ragazzi in cui ognuno si poteva identificare e mostrare grazie femminili con pochi veli, era sufficiente per attirare pubblico, magari in un fresco cinema "all'aperto". Tino Scotti, Tiberio Murgia ormai famoso e le grazie finali di Maria Grazia valevano il biglietto.

Sotto il bikini niente. Altro non si può dire dell'ennesimo film del periodo che esibisce nel titolo il celebre costume a due pezzi, divenuto di gran moda sulle spiagge italiche dei primi anni '60, scatenando le sdegnate proteste dei benpensanti. Dispiace vedere il bravo Tino Scotti costretto a muoversi in questa accozzaglia di clip canterini malamente raccordati da una insulsa pseudo-trama, mentre non dispiace affatto assistere allo strip della Buccella, quasi un film a parte, che un malizioso espediente di sceneggiatura fa ripetere due volte.