Campa carogna... la taglia cresce! - Film (1973)

Tardo western con consueta caccia all'oro. Dato l'anno, l'equilibrio fra "serio" e comico è quasi miracoloso e il film ha ritmo e si fa guardare, ma a dargli una patina quasi eversiva è il personaggio di Garko, che si fa chiamare Corano e declama, attribuendoli ad Allah o a Maometto, versetti tipo "Chi gira con l'ombrello può fare un bel macello" o "La buona taglia del cacciatore di taglie non si toglie e non si taglia". C'è da dubitare che oggi ciò sarebbe possibile...

Entrato nella sua fase declinante ed umoristica, il western all’italiana abbina scazzottate alla Spencer-Hill, bizzarrie alla Sartana, gringos, banditi messicani, siparietti boccacceschi, echi di mondo-western (il Corano, il boomerang, il nero Harry Baird), accenni alla “Marsigliese” e azione pirotecnica sotto la regia spigliata e divertita di Rosati, che sa comunque accontentare anche i puristi del genere con qualche sequenza violenta. Garko è un cacciatore di taglie musulmano, Mayo generale fanatico di Napoleone; la Gimpera e la Dogan sparano, la Giorgelli mostra i seni. Dilettevole.

Il western europeo nel 1973 ha ormai detto tutto o quasi, per cui Rosati pensa bene di costruire una storia piena di digressioni con una serie di personaggi che, per quanto ben caratterizzati, alla lunga finiscono per diventare troppi. La linearità della trama è comunque un peccato veniale per il genere e una regia competente garantisce i fondamentali (scazzottate, sparatorie, esplosioni). Una buona prova del cast, location efficaci e una confezione discreta completano il quadro di un film non memorabile, cui comunque gli appassionati possono dare un'occhiata senza rimanere delusi.

Maldestro tentativo di fondere i classici tópoi del genere western con dell’umorismo francamente fuori luogo. Il film non è neppure girato male (buona la fotografia di Godofredo Pacheco) e le musiche di Nico Fidenco sono orecchiabili, ma i pregi finiscono sostanzialmente qui. La storia non appassiona neppure per un secondo mentre il ritmo è tendenzialmente soporifero giacché il tedio prende sùbito il sopravvento. Da segnalare, in negativo, Alfredo Mayo, generale sopra le righe con accento tedesco. Non un completo disastro, ma poco ci manca.