Buio nella valle - Miniserie TV (1984)

Buio nella valle (miniserie tv)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Vent'anni dopo LA DONNA DEL LAGO ecco una seconda trasposizione su schermo della vicenda relativa ai cosiddetti “misteri di Alleghe”; questa volta però, senza prendere come base il romanzo di Comisso (solo ispirato, al caso), gli autori si rifanno direttamente a quanto realmente accaduto avvicinandovisi molto di più, anche se di nuovo prendendosi molte libertà. Già spostare l'azione in avanti di sette anni (dal 1933 al 1940) falsa un po' la partenza, ma almeno qui si comincia proprio dal momento in cui tutto pare davvero aver preso il via e cioè dall'arrivo in paese (in verità...Leggi tutto mai confermato dalle indagini) del figlio (Rassimov) di Elena Cosic (Goodwin), ovvero la proprietaria della locanda "Ai cacciatori", che sostituisce l'Albergo Centrale dove si svolsero i fatti. Alleghe diventa l'immaginaria cittadina montana di Pradegà e il lago (location suggestiva da sempre associata ai misteri in questione) viene sostituito da un fiumiciattolo più simile a un rigagnolo, peralto praticamente mai inquadrato. D'altra parte gli esterni qui scarseggiano e il fascino dei luoghi viene richiamato da qualche inquadratura del paese sui titoli di testa e da pochissimo altro. Variati tutti i nomi dei protagonisti, permane invece come forte inquadramento la localizzazione veneta della vicenda, con un pesante accento cui vengono costretti (con risultati invero non sempre credibili) tutti i componenti del cast. L'arrivo alla locanda del figlio di Elena – avuto da un altro uomo prima del di lei matrimonio con Luigi Cosic (Cuny) - mette in allarme la famiglia, perché pretende parte delle proprietà della madre dopo aver vissuto per anni nell'indigenza. Lei lo capisce, Luigi proprio no e insieme al marito (Guerrini) di sua figlia Lidia (Schneider) decide di eliminarlo. La cameriera dell'albergo (De Carolis), che involontariamente assiste all'omicidio, finisce uccisa pure lei. Dopo aver occultato il cadavere della prima vittima (che nessuno reclamerà mai), si deciderà di far passare la morte della cameriera per suicidio contando anche sull'amicizia di Luigi con il segretario locale del fascio (Alighiero), che pensa a deviare le indagini del maresciallo dei carabinieri e del brigadiere Sanna (Barbareschi). Tutto sembra insabbiato a dovere, ma l'anello debole della catena familiare, ovvero il secondogenito di Luigi, Tony (Scarpa), costringerà gli spietati Cosic a un nuovo delitto. La ricostruzione ambientale è demandata soprattutto agli interni della locanda e ai costumi, con la fotografia cupa di Sergio D'Offizi che si trova a gestire in buona parte scene buie o in penombra. Ma la qualità dell'opera traspare soprattutto nella solida struttura della sceneggiatura, che imposta ottimamente la vicenda come un perfetto giallo di cui già conosciamo i colpevoli ma non come siano destinati a svilupparsi i rapporti tra loro e con chi entreranno in contatto. Sostenuto da interpretazioni eccellenti (spiccano Alighieri e il truce grugno di Cuny, ma non si può dire siano certo mal scelti Guerrini, dal consueto sguardo penetrante, Scarpa come fratello "scemo" o la Schneider gelida, impassibile) e da dialoghi adeguati, lo sceneggiato tiene inizialmente in secondo piano il personaggio di Barbareschi per concedergli una fondamentale centralità nell'ultima parte portandolo a ricalcare in qualche modo il ruolo che ebbe nella storia il carabiniere che davvero riuscì (seguendo le tracce lasciate prima di lui dallo scrittore Saviane, qui figura del tutto assente) nell'impresa di ricostruire quanto avvenuto molti anni prima. Il clima pesante, di provincia infida e subdolamente cospiratrice a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, si percepisce e se qualcosa c'è da imputare al lavoro di Giuseppe Fina risiede più che altro nella lentezza narrativa, nella scarsa capacità di ravvivare un'azione sovente quasi statica. Il risultato comunque è valido e resta l'approccio migliore (se non l'unico, al momento) per poter rivivere – considerata la buona aderenza ai fatti - ciò che accadde ad Alleghe tra il 1933 e il 1960 (anche se qui tutto comincia nel 1940 e si conclude meno di dieci anni dopo).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/11/20 DAL DAVINOTTI
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Panza 1/04/24 18:39 - 1842 commenti

I gusti di Panza

Ispirata a fatti di cronaca nera realmente accaduti negli anni '30, la miniserie si concentra su un nucleo familiare patriarcale e su ciò che è costretto a fare per mantenere inalterato il proprio status, costruito attraverso oculate amicizie politiche. Molto concentrato sui dialoghi e praticamente statico, come in uno sceneggiato dei decenni precedenti, ha dalla sua diverse scene particolarmente intense, ma non sempre i dialoghi sono al medesimo livello: tutta la prima fase inizia con ingiustificata lentezza. In parte tutto il cast, in particolare Guerrini e la Schneider.

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  • Curiosità Zender • 30/11/20 18:34
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Tutti i rapporti e le corrispondenze tra lo sceneggiato e quello che realmente accadde ad Alleghe tra il 1933 e il 1960 lo trovate nello SPECIALE DEDICATO, A QUESTA PAGINA.

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images54/alleghe.jpg[/img]