Note: Aka "Bruno Reidal, Confession of a Murderer", "Bruno Reidal, Confessions of a Murder", "Bruno Reidal, Confessions of a Murderer", "Bruno Reidal, confession d'un meurtrier". Basato su una storia vera.
Francia, inizi del '900; seguiamo l'infanzia e la crescita di un giovane assassino, preda d'impulsi irrefrenabili che lo porteranno a decapitare un bambino. Un resoconto lucido e spietato che il regista porta avanti senza tirarsi indietro di fronte a momenti disturbanti, in una struttura a ritroso che indaga sulla psicologia omicida del ragazzo per culminare nella ricostruzione grafica del delitto, di un realismo agghiacciante. Il ritmo e l'impianto sono autoriali, quindi non bisogna aspettarsi un horror; il terrore è più subdolo, perchè dal taglio documentaristico, antispettacolare.
Dopo essersi costituito confessando l'omicidio di un bambino, un contadino ex seminarista di 17 anni è sottoposto a una perizia per accertarne la salute mentale... Ispirato a una vicenda avvenuta nella Francia rurale ad inizio 900, un film disturbante, alieno da ogni tentazione (spettacolare) a differenza del protagonista, che invece cede a quelle carnali e omicide per il legame stabilito nell'infanzia tra eros e thanatos. La messa in scena sobria e rigorosa che può ricordare certe opere di Bresson e l'intensa prova del protagonista e rendono la visione destinata a restare impressa.
MEMORABILE: L'uccisione del maiale; L'incontro con il vagafondo; Perché per un cattolico il suicidio è peccato peggiore dell'omicidio; La decapitazione.
Di fronte alla commissione psichiatrica che deciderà del suo futuro, il diciassettenne Bruno ricostruisce con meticolosa intelligenza le circostanze e gli impulsi che lo hanno fatto diventare un assassino. Un racconto perturbante su una realtà sociale fatta di indifferenza e violenza che getta luce sull'origine di un irrefrenabile istinto, invano ostacolato e razionalizzato, che ci interroga su libero arbitrio, colpa e pena, anche in virtù dell'impianto filmico del tutto alieno da qualsiasi compiacimento e che punta sull'espressività di Doré "amaramente consapevole" del suo destino.
MEMORABILE: L'esperienza e il riscatto al seminario; L'amico "graziato" e l'atroce fine del pastorello.
Il cadavere decapitato di un bambino mostrato con spiazzante naturalezza al primo cambio di inquadratura è solo un appetizer per il crescendo di ammorbante angoscia che accompagnerà il racconto dell'eponimo protagonista, resoconto autobiografico eccezionalmente crudo ma mai gratuitamente esplicito. Questo almeno fino al quarto d'ora finale, il cui violento iperrealismo vale un posto nell'antologia del cinema shock. Un plauso alla funerea fotografia, ma soprattutto alla prova attoriale di Dimitri Doré, davvero convincente nell'evocare la malsana tragicità del suo personaggio. Ottimo.
MEMORABILE: L'uccisione pubblica del maiale; L'inquietantissimo Bruno decenne tortura i compagni di scuola; Il pastore pedofilo; Il ritorno al luogo del delitto.
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