Brucia ragazzo, brucia - Film (1969)

Brucia ragazzo, brucia

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

In un set limitato a una spiaggia semideserta e a un appartamento nei pressi, Fernando Di Leo gira il suo primo grande successo raccontando di una donna di mezza età (Françoise Prévost) che raggiunge per la prima volta la consapevolezza erotica approfittando dell'assenza del marito (Michel Bardinet) per lasciarsi sedurre da un giovane bagnino (Gianni Macchia). Con un soggetto minimale che punta ad affrontare senza falsi pudori e attraverso un approccio maturo un tema considerato fin lì piuttosto tabù (l’orgasmo femminile), Di Leo concentra tutta l'attenzione sulla sceneggiatura (sua naturalmente, scritta in collaborazione con Antonio Racioppi) per arrivare...Leggi tutto a cogliere quanto più possibile il clima del tempo. Non a caso il bagnino e i suoi amici sono hippie che amano ballare la sera in spiaggia, trattare le donne disinibitamente (significativo il rapporto tra lui e la sua “ragazza”, una Monica Strebel che si presenta in scena nuda con un costume composto solo da margherite accostate l'una all'altra). Il contrasto con la mentalità borghese della Prévost stride immediatamente, con lei affascinata e soggiogata dal libertinismo di lui. Ad adulterio consumato però toccherà informare della cosa il marito, perché lei dice di amarlo ancora e di voler provare con lui quanto provato col bagnino. Atmosfere rarefatte, dialoghi ficcanti e una consapevolezza non comune dei mezzi tecnici (l'operatore è Aristide Massaccesi) fanno del film un oggetto a suo modo unico, nel panorama cinematografico italiano, più vicino semmai a quello francese. Finale durissimo ed efficace.

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Lercio 16/08/07 23:33 - 232 commenti

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Film figlio del suo tempo, attualmente fuori contesto, ma godibile nella contrapposizione tra borghesia e fricchettoni col punto di contatto tra i due personaggi protagonisti: il giovane bagnino e la donna sposata. Incomprensioni e disillusioni all'ombra di una spiaggia deserta in cui una donna si illude di fondere due punti di vista contrastanti sulla vita. Film piuttosto statico ma coinvolgente nella suo pochezza di mezzi.

Homesick 6/11/07 18:14 - 5737 commenti

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Marino e contestatario. Di Leo manifesta la sua abilità nell'indagare la psicologia femminile tra frustrazioni sessuali, amore per la famiglia e ricerca di nuove esperienze. La trama è semplice ma pregna, il trio di protagonisti Macchia-Prevost-Bardinet convincente e professionale, specie nei dialoghi. Azzeccati poi alcuni personaggi minori, come il bambino rivoluzionario fan di Charlie Brown e la bagnante svizzera (Miriam Alex) impegnata in uno spogliarello seguito da bagno-doccia in mare.
MEMORABILE: Il contrasto tra i clacson festosi delle automobili dei ragazzi e la drammatica sirena dell'ambulanza nel finale.

Cotola 25/02/09 20:58 - 9043 commenti

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Dramma pseudo erotico invecchiato piuttosto male che ciononostante mostra le doti registiche di Di Leo che non è certo uno qualsiasi. Il merito principale è di sicuro quello di mantenere una certa sobrietà e, visto il tema, di evitare scene inutilmente pruriginose. Le chiacchiere di contorno (che vorrebbero illustrare la mentalità dell'epoca) sono abbastanza superate. In ogni caso non malvagio e sicuramente vedibile.

Pinhead80 4/03/17 11:20 - 4759 commenti

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Una donna borgese sposata e frustrata dal rapporto di coppia si concede un'avventura con un bagnino hippie dedito all'amore libero. Di Leo mette mano a un'opera dal classico contenuto che vede contrapposta la borghesia annoiata e l'hippie dall'ideologia rivoluzionaria, riuscendo a conferirgli una certa qualità. I lunghi dialoghi fiaccano il ritmo e il film si preferisce quando vediamo le emozioni prendere il sopravvento. Un certo fascino ce l'ha.

Undying 2/06/09 15:33 - 3807 commenti

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Clara (Françoise Prévost), donna attraente e inappagata dal marito, si concede una via di fuga estemporanea grazie alla disponibilità d'un bagnino. La donna ha però la cattiva idea, nonché il pessimo gusto, di raccontare al marito tutti i particolari del tradimento. Finale cinicamente a favore del divorzio: quello definitivo. Storia banale e di ordinaria amministrazione, ma condotta da Di Leo con molta accuratezza e con grande professionalità. Ne fuoriesce un ottimo dramma, a suo tempo bersagliato dalla censura. Da segnalare la presenza di Franco Lo Cascio, addetto come seconda unità di regia.

Buck 14/07/09 20:52 - 45 commenti

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Ogni volta che leggiamo di questo film, che ci troviamo davanti per un caso o per un altro davanti a questa pellicola del grande Di Leo non può assolutamente non venirci in mente, non può assolutamente non ricordarci l'amarissimo epilogo che conclude la storia; una storia che ha quel sapore di malinconia, di una vita vissuta alla giornata, senza stimoli veri, di noia, che aumenta col passare degli anni, di quel qualcosa che si è costruito e che non è risultato idoneo alle aspettative, di anni passati a cercare qualcosa, di frustazione...
MEMORABILE: Il finale.

Stefania 2/08/09 17:11 - 1599 commenti

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Certo è bellissimo, questo ragazzo che brucia di fame di vita, però adesso le sue sentenziose "sparate" a favore dell'amore libero ce lo fanno immaginare vecchio e imbolsito. Datato, malinconico film di fine estate, ultimi falò sulla spiaggia, prime e ultime gioie carnali per un'avventata signora. Atmosfere e tematiche da romanzo della mediocre Sagan, i più riusciti sono i personaggi di contorno, la signora e il consorte sono un po' artefatti, perciò anche il loro dramma non coinvolge più di tanto.

Vstringer 1/11/09 18:02 - 349 commenti

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Una donna sposata scopre l'universo della sessualità liberata, ed il contesto borghese in cui vive non può accettarlo: siamo in piena atmosfera sessantottesca e Di Leo cavalca subito le nuove istanze libertarie in un film ben girato ma che, per forza di cose, oggi appare terribilmente datato (a partire dal piccolo fan dei Peanuts con l'animo da contestatore). Grande la Prevost nel ruolo della signora, un po' stereotipati gli hippy da spiaggia. Spietato e cinico il finale.

Deepred89 6/11/09 13:13 - 3706 commenti

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Una pellicola in bilico tra l'erotico e il drammatico, che affronta una serie di temi tipicamente sesssantottini (il ruolo della donna nella società, il rapporto tra amore e sesso, l'orgasmo femminile, il contrasto hippies/borghesi) in maniera assai datata. Il film però non è da buttare: nonostante qualche lentezza abbiamo una confezione gustosa, in bilico tra pop e nouvelle vague, che rende il tutto assai godibile. Cast in parte, riuscito il finale amaro. Niente male, si attende la versione integrale in italiano.

Fauno 22/03/10 15:50 - 2212 commenti

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Ah Ferdinando, lo dovevano capire da questo film più che dai poliziotteschi, che eri un genio e una mente libera. Con pochissimi personaggi ed elementi di base colpisci dritto al cuore la società di allora nelle sue più meschine ipocrisie. Trovi rimedi a tutte le questioni umanistiche e antropomorfiche, fino a far sognare chi ti guarda. Ahimè... La società la puoi sensibilizzare, farle vacillare le certezze, ma rammenta che sei di fronte a un colosso pieno di fango che avanza inesorabilmente verso il baratro.
MEMORABILE: Non merita il massimo solo per la scena patetica della turista svizzera, ma è davvero l'unico neo.

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Luchi78 18/02/11 14:34 - 1521 commenti

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Film che mantiene ancora un suo perché, nonostante accusi la vetustà dei dialoghi filo-sociologici del tipo "mentalità borghese" e simili. La regia è buona, i dialoghi curati e mai banali, il finale crudele ed inatteso. Certo il film non entusiasma nella sua complessità e nella versione censurata manca la parte clou, ma merita almeno una visione.

Giùan 21/05/12 11:04 - 4559 commenti

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Film ad altissimo rischio di deteriorabilità, avversata, se non addirittura vinta, da una sincera urgenza che dà conto della personalità registica di Di Leo. A fronte d'un vocabolario (come di una dicotomia sociologica) che ha fatto il suo tempo, si staglia invece un notevole dinamismo, che capitalizza cinematograficamente il poco a disposizione. La stessa scelta del cast è pertinente al progetto: il corpo guizzante di Macchia, l'algida frenesia della Prevost, la melliflua "distinzione" di Bardinet. Preziosa anche la scrittura, mai reticente senza "sboccare".
MEMORABILE: Il bambino "cinese"; Il dialogo Prevost-Bardinet con lui che viscidamente millanta un autocontrollo che avrebbe preservato lei dal baratro; Danika.

Addison 19/06/12 21:34 - 90 commenti

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Datatissimo, ma interessante come ritratto sociologico-sessuale di quel periodo. Non male l'idea di studiare i rapporti tra i vari personaggi all'interno di uno spazio aperto ma al tempo stesso isolato come quello di una spiaggia semideserta. I tocchi autorali ci sono e si fanno sentire; ma troppi dialoghi e l'inevitabile finale tragico paiono forzati. Il film offre un bel personaggio alla non pessima Prevost; la m.d.p. sembra però più interessata al corpo di Macchia, sempre in costume da bagno, che diventerà il sex-symbol del (breve) momento.

Herrkinski 12/09/12 01:26 - 8111 commenti

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Di Leo affronta un dramma familiare che fa da perno al tema principale del film, ovvero lo sdoganamento della sessualità femminile e la critica alla vetusta mentalità sciovinista dell'uomo borghese dell'epoca, in un periodo storico di grandi cambiamenti. Quello che poteva destare scalpore all'epoca però è oggi assai datato; il ritmo è soporifero e il finale lascia un po' così, nonostante nel complesso il film trasmetta un senso di malinconia ed amarezza probabilmente voluti dal regista. Su tematiche simili, farà meglio con Avere vent'anni.

Saintgifts 13/01/13 08:19 - 4098 commenti

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Brucia donna, brucia. Se il ragazzo brucia per motivi ben conosciuti, la donna (di altra generazione) brucia, veramente in un attimo, le sue sensazioni fisiche e addirittura se stessa. Forse (forse) le cose oggi sono cambiate, ma allora il tema, sommerso da sempre, galleggiava alla luce del sole. Il film è sbilanciato pesantemente verso una gioventù con i suoi meriti, ma che poi ha dimostrato malamente i suoi eccessi, ma non importa: rimane un'ottima dimostrazione di come una sceneggiatura e una regia degne non abbiano bisogno di inutili orpelli.
MEMORABILE: Il bambino "rivoluzionario" che impicca la bambola e imita e legge i convenzionalissimi Peanuts.

Giacomovie 24/08/13 11:24 - 1398 commenti

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Film col quale Di Leo si schiera totalmente dalla parte della donna. Per l’erotismo al cinema il 69 era ancora un anno di rodaggio, ma Di Leo non ha peli concettuali sulla lingua e indirizza la sua analisi sulle cause dell’insoddisfazione di coppia. Una donna che col tradimento scopre sensazioni mai provate col marito si rimette in discussione, ma lo fa con la grande onestà di abbandonare l’amante e tornare dal coniuge con la speranza di ravvivare il rapporto. Film scarno ma articolato, discreto ma con un buon rapporto mezzi-fini-risultati. ***!

Lucius 31/01/14 11:04 - 3015 commenti

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Realistica senz'altro e figlia di quegli anni, anche se comunque sempre attuale, soprattutto se si frequentano certe spiagge. Due "mondi" a confronto: da un lato il matrimonio, la tomba dell'amore e delle passioni, dall'altro la freschezza e la libertà dei sensi di una coppia di giovani che ama giocare senza inibizioni. Al centro la protagonista, che si riscopre ingabbiata in una gabbia dorata. Le pulsioni sopite vengono a galla in un turbinio di emozioni. Un film verace in cui la consapevolezza del piacere emerge voluttuosa. Intrigante.

Rufus68 1/09/16 00:29 - 3842 commenti

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Datato. Il dibattito sulla liberazione sessuale della donna, in tempi di youporn, fa sorridere; la rappresentazione della comunità hippie, al solito in Di Leo, è macchiettistica; il finale tragico tirato via; e certi svolazzi derivativi dalla nouvelle vague più deteriore lasciano il tempo che trovano... Di rilievo, invece, lo spessore di certe soluzioni registiche e il fascino dell'ambientazione balneare in un'estate declinante, quasi un correlativo oggettivo delle fattezze mature e tormentate della Prévost.

Nando 7/09/16 17:19 - 3814 commenti

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All'epoca il maestro Di Leo realizzò una pellicola rivoluzionaria in cui il mondo borghese affrontava la voglia dei giovani di cambiare il mondo. Dialoghi di discreto livello e interpreti appropriati. Certo rivisto oggi appare lievemente datato, ma l'impegno del periodo merita considerazione, la breve durata e il cinico finale concludono il cerchio.

Daniela 3/11/17 10:24 - 12662 commenti

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Titolo fuorviante: nessun ragazzo che brucia, né di fatto né di metafora, a meno di non voler considerare tale un bagnino marpione (personaggio sentenzioso e detestabile) che "sfrigidizza" una bella signora borghese, innamorata del marito ma freddina a letto. A parte l'ambientazione marina fuori stagione, abbastanza ben resa, ed il finale sospeso ma molto pessimistico, niente da salvare: interpreti fra il modesto ed il mediocre, sceneggiatura di scarso interesse, dialoghi poco convincenti. Di Leo ha fatto decisamente di meglio in altri generi con film più sanguigni e appassionanti.

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Alexpi94 16/05/18 21:38 - 186 commenti

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Cult della beat generation, un gradevole dramma (anche se solo verso la fine si sviluppa appieno come tale) a sfondo contestatario che racconta il complicato rapporto (ovviamente sessuale) tra una donna (matura e sposata) e un giovane ragazzo (bagnino hippie). Il tutto è caratterizzato da buone interpretazioni, regia distinta e piacevoli musiche. Unica nota dolente il ritmo un po' fiacco, ma in definitiva un prodotto (davvero) niente male e abbastanza avanti per l'epoca.
MEMORABILE: "Quanti anni ha?" - "Pochi... pochi per essere un uomo, troppi per essere solo un ragazzo"; I vari argomenti (all'epoca) considerati tabù.

Faggi 21/08/18 11:42 - 1549 commenti

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Niente di cui andare fieri, per il nostro Di Leo; l'odore di muffa aleggia e si sente. L'infilata di frasi a effetto snocciolate dal ragazzo che brucia lascia molte perplessità: per il significato (che oggi suona come suona: stonato) e per il significante, ovvero il valore formale nell'economia del film. Si rischia il bozzettismo e si inciampa in scelte espressive artificiose, stentate. Si troverà comunque del buono (l'uso della macchina da presa, l'atmosfera, certe soluzioni di montaggio, il colore locale di un paio di personaggi secondari).

Myvincent 1/02/19 08:02 - 3741 commenti

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Un bagnino, non un ragazzo ma nemmeno ancora uomo fatto, figlio dei fiori, libero interprete della voglia di rivoluzione; una donna, vittima del modello borghese da cui vorrebbe fuggire. Di Leo racconta quest'ennesimo contrasto generazionale racchiudendolo dentro lo spazio assolato e indiscreto di una spiaggia romana desolata. L'abitacolo del bel playboy sembra un piccolo museo di arte contemporanea, con tutti gli slogan e i simboli del tempo.

Il Dandi 11/07/19 10:43 - 1917 commenti

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Ultimo falò (e primo tango) a Fregene. Tra le tante sentenze lapidarie pronunciate dal bagnino che porterà una moglie insoddisfatta a conoscere l'orgasmo ce n'è una che sembra adattarsi perfettamente al regista: "A me piace fare l'intellettuale coi preti e il cretino con gli intellettuali". Quando Di Leo lascia gli archetipi del mito per il romanzo naturalista ingenera una contraddizione, restando talvolta intrappolato nello stesso immaginario maschile e borghese che pretende di sovvertire. Un Bertolucci formato Harmony, comunque ineludibile.
MEMORABILE: "Bere quando non si ha sete e fare l'amore quando non si ha voglia, è questo che ci distingue dalle bestie", frase che Di Leo riciclerà in molti film.

Paulaster 12/10/21 10:00 - 4419 commenti

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Moglie esaurita troverà consolazione in un bagnino. Viene evitato il lato strettamente pruriginoso e la caduta nella commedia scollacciata, per sottolineare le diversità generazionali e la critica al bersaglio facile della borghesia. I discorsi son più interessanti nella prima parte, poi divengono didascalici; il finale dai toni pessimisti non dispiace. Di Leo si fa notare in inquadrature simili alla sexploitation (senza esagerare nei contenuti); qualche discorso di orgasmi ed erotismo poteva essere evitato, sotto gli occhi dei bambini.
MEMORABILE: Il costume fatto con le margherite; L’impiccagione della bambola; La festa con il falò in spiaggia.
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  • Curiosità Undying • 21/07/08 16:13
    Risorse umane - 7574 interventi
    Stralcio di una intervista a Fernando Di Leo, a cura di Davide Pulici, realizzata per Nocturno Libri.

    Brucia Ragazzo, Brucia ti costò un processo per oscenità...
    Certo, il film era "hard" per l'epoca; ma venni assolto e la migliore critica sociologica me la fece il Pubblico Ministero. Senti qua: "La visione saltuaria delle due principali attrici con i seni nudi, e la visione parziale, ed in gran parte suggerita, dei due rapporti sessuali tra il bagnino e la protagonista, non sono fini a se stesse né dirette ad eccitare il desiderio sessuale. Costituiscono, invece, l'espressione necessaria di un discorso volto ad illustrare con serietà di intenti critici, morali ed ideologici, la situazione drammatica di una donna, conseguenza di concezioni limitate, anguste e a volte false circa i rapporti sessuali nell'ambito della famiglia e della società".

    Hai dovuto operare dei tagli quando Brucia Ragazzo, Brucia venne dissequestrato?
    No, dopo il processo non ci furono tagli; fu, invece, prima di presentare la copia alla commissione di censura che ci consigliarono qualche intervento e qualche taglio.
    Gli interventi consistettero nel coprire le scene più osée con una specie di rezza nera - l'effetto era orribile -, qualche taglietto di alleggerimento sui nudi e uno molto più deciso: quando Macchia lecca il sesso della Prévost - Françoise, che era una brava attrice e donna intelligente, lamentò che le scene di nudo era costretta a farle a quarant'anni, quando a venti non gliene avevano richieste...
    Ti ripeto: l'argomento scandalizzò tutti, si parlava dell'orgasmo come diritto della donna. Ora il femminismo ha fatto del piacere della donna una bandiera e i rotocalchi insegnano alle donne a masturbarsi; ma il film è del 1969, più di trent'anni fa, e certe cose erano tabù.

    Tatti Sanguinetti ha fatto un programma, "Italia taglia" si intitola, sulla storia degli interventi della censura. Ci sei anche tu...
    Sì, con sei minuti tagliati - dico sei minuti! - a Brucia Ragazzo, Brucia. Cioè tutta la dinamica erotica del bagnino, quando scende a baciare grandi e piccole labbra della Prévost e la fa godere. Il fulcro del film... Comunque il pubblico capì ugualmente.

    Brucia si apre con un sogno della Prévost, in cui lei immagina di baciare un'altra donna, Eleonora Ruffo...
    ...dopo, in privato, Françoise mi disse di non aver mai visto una donna bella come la Ruffo. Comunque il sogno stava a significare una estensione della sessualità della protagonista, poiché il marito non le faceva raggiungere l'orgasmo, non perché lei fosse frigida ma semplicemente perché la dinamica erotica dell'uomo era insufficiente; con allusione all'accoppiamento "borghese", nel senso che alcune cose con le mogli non si facevano...

    ...e poi nel film ci sono, qua e là, accenni omoerotici tra la protagonista e la ragazza del bagnino, Monica Strebel: il tema dell'omosessualità femminile ha fatto parte del tuo cinema fin dagli inizi e informa anche tutta la tua più recente produzione letteraria...
    Recente è solo la pubblicazione. In realtà Le donne preferiscono le donne e Quello che volevano sapere due ragazze perbene, sono romanzi scritti molti anni fa; facevano paura agli editori.

    Fonte: Nocturno Libri - Fernando Di Leo, prima parte.
  • Homevideo Undying • 21/07/08 16:33
    Risorse umane - 7574 interventi
    Disponibile in DVD, distribuito in collaborazione tra IIF e 01 Distribution in una penosa e terrificante edizione, editata nel formato 4:3 e completamente CUT (come già anticipato da Renato), tanto che, nella versione proposta, non è rimasta alcuna sequenza erotica.
    Vano extra inutile, con filmografie di Macchia e della Prévost, ricolme di refusi.

    Solo se si conosce l'inglese, l'edizione più integrale e degna di collezione (in DVD) resta quella della label nipponica (Trash Mountain Video) che presenta il film nel formato panoramico 1.85:1 ma con la sola traccia anglofona...
    Ultima modifica: 22/07/08 00:38 da Undying
  • Musiche Lucius • 17/02/14 20:49
    Scrivano - 9051 interventi
    Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, il 45 giri originale, musiche di Gino Peguri:

    Ultima modifica: 18/02/14 15:33 da Lucius
  • Curiosità Alexpi94 • 9/04/18 23:22
    Galoppino - 177 interventi
    Dalla collezione Alexpi94 il flano del film: