Una subacquea professionista convince la riluttante sorella a seguirla nell'immersione all'interno di una grotta ma un masso staccatosi dalla parete del fiordo blocca una delle due sul fondo... Survival-movie nordico con due soli personaggi impegnati in una corsa contro il tempo per la scarsità di ossigeno nelle bombole, il rischio di embolia e quello di ipotermia per l'acqua gelata. Una formula basica che però, scontate le perplessità iniziali (c'era stato un segnale di pericolo, perché ignorarlo?),funziona grazie alla bella ambientazione, la tenuta ansiogena, le prove del cast.
Survival-movie co-prodotto tra Norvegia, Svezia e Belgio e ambientato tra i laghi scandinavi che non brilla per originalitá ma si distingue per l'esecuzione; per metà girato sott'acqua, gode di riprese eccellenti e di una fotografia superlativa che rendono le sequenze credibili e ansiogene, con situazioni e comportamenti delle protagoniste a tratti discutibili ma studiati per coinvolgere lo spettatore nella miglior tradizione del thriller "da sopravvivenza". Nel complesso un buon film che beneficia della confezione pulita e delle ottime location; un po' scontati i Röyksopp nella ost.
Due sorelle certamente legate, ma anche un po' diffidenti l'una dell'altra, intraprendono un'immersione nelle profonde e gelide acque di un fiordo quando un imprevisto renderà l'avventura molto pericolosa. Situazione certamente non nuova che ripercorre i prevedibili stop & go di corsa contro il tempo, mancanza di ossigeno ed espedienti di varia credibilità per uscire dall'esito più tragico. Nonostante questi limiti, si fa apprezzare per il buon ritmo e "il senso di apnea" e freddo che riesce a trasmettere e per la cura delle riprese sia sott'acqua che tra le scogliere innevate.
MEMORABILE: Il tentativo di recupero del cric dall'auto; La perdita di tempo nella baita (povero cane); Nella bolla d'aria della grotta; La bomboletta-"cric"(!?).
Due sorellastre accomunate dalla passione per le immersioni hanno un incidente subacqueo e le loro vite sono in pericolo. Pellicola di breve durata che offre paesaggi innevati (siamo in Norvegia) e una discreta dose ansiogena. Alcune situazioni appaiono non del tutto chiare, come il danneggiare la propria autovettura sapendo che il cric non c'era oppure l'ingresso nell'abitazione isolata, tuttavia complessivamente il risultato è discreto.
Produzione scandinava ambientata tra i laghi glaciali norvegesi, è una storia abbastanza semplice ma realizzata con grande cura e perizia tecnica. Eccellente la fotografia, così come la resa delle riprese subacquee che letteralmente portano lo spettatore nelle profondità trasmettendogli l’ansia e le difficoltà dei due personaggi. Favorisce il tutto la durata stringata che evita troppi preamboli. Davvero credibili le due protagoniste. Forse la storia presenta qualche incongruenza, ma il risultato finale è buono.
Due sorelle si ritrovano per un'immersione in un fiordo ma una rimane intrappolata sul fondo. Lavoro norvegese dalla pregevole fotografia e con stupenda ambientazione del fiordo tra le nevi e ovviamente sott'acqua; siamo tra il survival e il dramma che in un paio di frangenti sfiora l'ostinazione patetica del lacrima movie (quindi come al solito all'insegna del tipico "buon umore" scandinavo), tuttavia vengono concessi spiragli di luce che sembrano perfino troppo, come concessione, mentre la sceneggiatura tende a movimentarsi di più verso l'ultima mezz'ora. Regia un po' anonima.
In pellicole come questa l'ambientazione e i protagonisti sono tutto: la prima per sottolineare le scarse possibilità di cavarsela in caso ci fosse un incidente, i secondi (qui due sorellastre dai caratteri opposti ma legate) per coinvolgere il più possibile lo spettatore nelle loro vicissitudini, creando la giusta empatia. Cosa che accade, facendo passare in secondo piano la sceneggiatura, non certo elaborata ma basata semplicemente sul cosa bisognerebbe fare in certe situazioni estreme, improvvisando quando è necessario, senza darsi per vinti. Nel suo genere riuscito.
MEMORABILE: Lo "scherzetto" del propulsore "spento"; Faccia a faccia con le orche; Nella campana d'aria; Sconsolata, si lascia andare davanti al cane.
Di situazioni critiche in cui la vita di uno o più individui dipende da limitate scorte di ossigeno, il cinema survivalista non è avaro, che si tratti di astronauti sperduti o, come in questo caso, di subacquei bloccati sul fondo. Pur senza raccontare nulla di nuovo (compresi i soliti attriti familiari da superare), Hedén gestisce con sapienza la tensione e non inciampa negli abituali cliché irrealistici del cinema americano. La bravura delle attrici (in particolare Gammel) e le location mozzafiato, ottimamente fotografate, fanno il resto. Peccato per un lieto fine un po' stridente.
MEMORABILE: L'incidente dell'elica; La madre acida con la figlia grande; Intrusione domestica con antifurto canino; Leva improvvisata; Problemi con la pressione.
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