Una ragazza messicana attraversa il confine per ricongiungersi con la sorella che lavora in una impresa di Los Angeles. Si troverà presto in mezzo ad un conflitto tra il sidacato (capeggiato da Brody) e i propietari accusati di sfruttamento. Con l'approdo oltreoceano, Loach torna prepotentemente a parlare di lotta di classe e lo fa raccontando una storia che racchiude i suoi temi piu classici: il lavoro, lo sfruttamento, l'immigrazione... Insomma, il Loach che conosciamo forse troppo didascalico ma appassionato.
Costante del cinema di Ken Loach è lo schierarsi dalla parte dei deboli e dei perdenti e questo Bread and roses si inserisce in tale filone occupandosi di immagrazione messicana negli stati uniti e di conflitti sindacali (altro cavallo di battaglia del regista). Il tono (nonostante la drammaticità della vicenda, è però meno amaro che in altre occasioni con una sceneggiatura che mette bene in risalto le difficoltà della vita quotidiana degli immigrati e fornisce una buona caratterizzazione psicologica dei personaggi. Bravi gli attori.
I soprusi sui "pulitori" si aggiungono alla vita di serie B del popolo latino che cerca fortuna nella ricca Los Angeles: ma per fortuna esistono i sindacati. Ken Loach, come è suo costume, si schiera dalla parte dei deboli, questa volta però con uno stile espressivo francamente piatto, fino a sembrare quasi "documentaristico". Gli attori non professionisti tolgono magia a un film che difetta in lirica profondità... come il ciuffo ribelle di Adrien Brody.
Ken Loach, regista socialmente impegnato, in questo pane e rose (pane e companatico, diremmo noi) racconta la storia di lavoratori immigrati vessati da datori di lavoro senza troppi scrupoli e difesi da sindacati non troppo chiari nel loro operato. Forse per mantenere un giusto equilibrio mostra anche come sia facile, da parte degli operai (e sceglie la giovane e intraprendente Maya a questo proposito), infrangere la legge, magari per scopi più o meno meritevoli. L'equilibrio dell'opera si completa con i rapporti tra i lavoratori stessi. Buono.
Sfruttamento nero per gli addetti alle pulizie di un grattacielo losangelino, quasi tutti provenienti dall'America latina e talvolta clandestini: paghe da fame, niente assistenza sanitaria, soprusi e licenziamenti in tronco per chi osa alzare la testa... Film tipicamente loachiano, anche se i toni drammatici, pur presenti, sono attutiti dall'epilogo della vicenda che vede i lavoratori impegnati in forme di lotta anche fantasiose per ottenere un trattamento migliore. Film talvolta didascalico, ma efficace, con interpreti tutti in parte.
Lavoratori di un'impresa di pulizie rivendicano condizioni più eque. Più che un film di denuncia è un atto d'accusa a come funziona il lavoro in America quando mancano i sindacati. Argomento vasto che Loach non mette completamente a fuoco e si perde mostrando solo piccole azioni di rappresaglia. Sul versante umano invece rappresenta bene la situazione che vivono i clandestini e come cerchino di aiutare le loro famiglie nei paesi d'origine. Brody gigioneggia un po' troppo per il suo ruolo.
MEMORABILE: La paga al responsabile; La confessione della sorella Rosa; L'interruzione all'inaugurazione dell'ufficio.
Un sindacato convince gruppo di addetti alle pulizie a scioperare contro i piani alti. Primo film americano per Ken Loach, che non tradisce comunque i suoi obiettivi: raccontare il precariato e la mancanza di diritti sul lavoro, perdipiù nel paese dove il capitalismo impera. Si cade poco nel melodrammatico. Non mancano momenti che sfiorano la commedia. Discreti la colonna sonora e il cast.
Trasferta Usa per Loach, che qui indaga lo sfruttamento dei lavoratori delle pulizie e dei migranti, raccontando un dura battaglia sindacale. L’autore sembra mettere in secondo piano l’osservazione del reale (che pure c’è, e forte) per puntare su un piano didattico (far capire il valore dei sindacati nel cuore del liberismo selvaggio), temperato da un’atmosfera vagamente hollywoodiana in alcune situazioni da commedia. Risultato discreto, con alcuni momenti intensi, che merita mezzo pallino in più soprattutto per il valore politico.
Ken Loach HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneRaremirko • 21/06/15 00:35 Call center Davinotti - 3863 interventi
Camei velocissimi, al party, di William Atherton, Oded Fehr, Stuart Gordon, Chris Penn, Ron Perlman, Tim Roth
È un film datato che non sfrutta appieno l'enorme potenziale di Brody. Eppure vale anche solo per la confessione della sorella della protagonista, che strappa applausi e lacrime, non in ordine d'importanza.