Boiling point - Il disastro è servito - Film (2021)

Lo chef Andy deve affrontare una serata difficile nel suo ristorante, tra problemi familiari e ospiti inattesi. La scelta del piano-sequenza è la carta vincente del film di Barantini, strumento realmente funzionale per trasportare lo spettatore nella vivacità del dietro le quinte di una cucina stellata. Tutto è calibrato alla perfezione e non c'è davvero un singolo minuto di stanca. Ottima anche la prova del cast (su tutti il protagonista Graham completamente in balìa degli eventi). Un film dal ritmo frenetico da godersi tutto d'un fiato.

Girato in un'unica take dal regista, descrive una serata particolarmente difficile in un ristorante di lusso; se la sensazione è a tratti quella dei moderni reality con sfide in cucina dall'altro la finzione supera la realtà non essendoci mai stacchi o montaggi; si seguono i personaggi mentre fanno le loro cose, si ascoltano discussioni fuori e dentro la cucina, si captano stralci di vita dalle chiamate che ricevono ai loro cellulari. La tensione è crescente, così come la componente drammatica, che porta a un finale cinico che può far riflettere. Esperimento davvero riuscito.

Dietro le quinte di un ristorante londinese di lusso durante una serata importante in cui tutto quello che può andare storto va storto. Veicolata da un piano sequenza ininterrotto e da dialoghi survoltati tra personaggi perennemente sull'orlo di una crisi di nervi, una sorta di thriller culinario dai toni più cupi rispetto ad altri di simile ambientazione. Forzato ma non tanto da minarne la credibilità, non solo non invoglia a recarsi al ristorante ma rende anche incomprensibile perché sia tanto ambito diventare uno chef, considerate le pressioni a cui è sottoposto il bravo Graham.

Andy, lo chef di un ristorante di lusso, assillato da problemi personali, familiari ed economici, dovrà affrontare lo stress di una serata difficile, sia in cucina che in sala per la presenza di un amico/nemico e di una temuta food-influencer. La novità non sta tanto nella trama quanto nella tecnica di ripresa, un continuo e virtuosistico piano sequenza che percorre il locale in lungo e in largo, captando emozioni, umori e contrasti tra il personale, normalmente nascosti dietro la patina soffusa della professionalità. Un'escalation di tensione per un finale per nulla accomodante.

La non nuova tecnica del piano sequenza unico viene qui messa al servizio di un dramma gastronomico ad altissima tensione, che fa leva sul realismo dell'ambiente culinario e delle prove attoriali per confezionare in forma praticamente antologica un intenso intreccio di subplot e scorci socio-satirici in forma proto-documentaristica, quasi ci trovassimo di fronte alla "miglior" puntata immaginabile di qualche reality show a tema ristorazione. Le sventure si susseguono puntualmente e quasi si prova più angoscia nei momenti di attesa che non al culmine delle escalation tragiche. Buono.