Per il suo terzo film, Piscicelli elegge a modello la coralità dell’Altman di Nashville, adattandola alla realtà sociale della grande metropoli del Mezzogiorno: tanti frammenti di storie di miseria, droga, sesso e frustrazioni che, con il coagulante del neorock partenopeo, delineano l’immagine di una Napoli anni Ottanta frenetica, vulcanica e nottambula. Non è all’altezza di Immacolata e Concetta e di Rosa, ma sa avvincere con il suo taglio naturalistico e naif e, appunto, con la musica, profusa da artisti del calibro di Pino Daniele, Tony Esposito, Tullio De Piscopo ed altri meno noti.
Napoli come Los Angeles? Certamente no, ma la vivacità partenopea degli anni '80 può considerarsi come un unicum sul territorio italico. Se Milano, nel medesimo periodo, rappresentava il lusso, le luci con le insegne al neon dei principali alcolici italiani e tanta alta moda, Napoli era la città dove c'era spazio per tutti. Piscicelli cerca di affrescare questa realtà attraverso una coralità-serialità di personaggi non sempre azzeccatissimi ma sicuramente vivaci e adatti a rappresentare il mondo variopinto di 30 anni fa, ormai svanito.
MEMORABILE: Una bella carrellata di funky-rock partenopeo in immagini rarissime!
Indeciso tra commedia e dramma, tra ambizioni da docu-film e bozzettismo da sceneggiata napoletana, il film di Piscicelli fa l'effetto di uno spottone in chiave regional-popolare della scena musicale locale (a partire dal titolo con il quale si autoidentificava la cricca di Daniele, De Piscopo & co.). Il clima da sottobosco incuriosisce, ma la curiosità è destinata a rimanere tale di fronte a ritratti che restano solo abbozzati, con troppe sottotrame (pur aggiornate e scorrette quanto si vuole) degne di un musicarello anni '60.
Piscicelli tenta di portare al cinema il fenomeno della "neapolitan wave" che tanto successo stava ottenendo in ambito musicale, ma le idee scarseggiano e la storia frammentaria e poco ordinata viene ulteriormente spezzettata da innumerevoli parentesi musicali non tutte di primo livello. I senatori del nuovo sound benedicono, alcuni anche con la loro presenza fisica (Esposito), ma il film non decolla e il cast modesto certo non aiuta. Il sottobosco della droga è poco credibile e in alcune pur belle inquadrature napoletane mancano ritmo e anima. Abbondantemente evitabile.
MEMORABILE: Sampson che suona il sax sulla spiaggia; Pino Daniele sui titoli di testa e di coda.
E' evidente che il film è diviso in due: al regista Salvatore Piscicelli interessa l'aspetto melodrammatico (la droga, i rapporto tra le persone), al produttore Claudio Bonivento mettere in scena la scena musicale napoletana, presente davvero in forze con brani rarissimi e con i suoi nomi più importanti. Il connubio a volte riesce, a volte meno, ma il film si fa comunque vedere
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