Black devil doll from hell - Film (1984)

Inizialmente – e non considerando l'approccio praticamente amatoriale – potrebbe sembrare una versione poverissima dell'episodio col feticcio di TRILOGIA DEL TERRORE (e forse non è un caso che la protagonista si chiami nel film Helen Black, stesso cognome dell'indimenticata Karen): al centro della storia vi è infatti una donna (la nera Shirley L. Jones) devotissima al Signore che acquista in un negozio una bambola di grandi dimensioni. La commessa la avverte: “Occhio che quella è richiestissima e quattro volte che l'ho venduta quattro volte m'è tornata al negozio”. Sul come abbia fatto nessun chiarimento ma va bene. Una volta...Leggi tutto a casa Helen piazza il pupazzo (un rasta coi labbroni e la camicetta bianca) vicino alla doccia e gli confessa: “Sei l'unico che mi ha vista nuda”. Non l'avesse mai detto... Mentre lei si lava quello inizia in qualche modo a eccitarsi e col potere del pensiero scosta la tendina. Sono solo le prime avvisaglie, perché poco dopo il pupazzo si anima e assale la povera Helen sul letto insultandola con frasi eroticamente provocanti, passandogli la lunga lingua sul seno e infine trombandosela. Lei, tanto devota, si lascia andare ai sensi e l'amplesso diventa rovente, eterno (si parla di almeno un quarto d'ora col pupazzo che si dà da fare sotto le coperte mentre una colonna sonora composta con le basi preregistrate dell'organetto Bontempi commenta il tutto). Un'esperienza sconvolgente (anche per lo spettatore), in cui il regista prova ad aggiungere un tocco personale con fermi-immagine del tutto gratuiti. Riavutasi, Helen pensa di aver sognato, ma ben presto si accorge che il sexy pupazzo, nel frattempo tornatosene al negozio da solo, le manca. Proverà a consolarsi con il robivecchi e con un tizio conosciuto al dancing (dopo mezz'ora di squallide danze erotiche simil-Lambada), ma non è proprio la stessa cosa: quelli sbuffano, durante l'atto, s'impegnano, ma lei rimane insoddisfatta. Insomma, una storia d'amore e di violenza con un bambolotto più inquietante del futuro Chucky (che uscirà solo quattro anni dopo), diretta con una quantità di tempi morti esagerata a partire dagli oltre 6 minuti di titoli di testa elettronici su fondo nero e continuando con l'estenuante telefonata di Helen all'amica mentre la cinepresa se ne va in giro per la casa a inquadrare pareti e suppellettili. Esilarante osservare come il pupazzo sia in molte occasioni una semplice controfigura umana che nemmeno si degna di muoversi un po' rigidamente. Geniale invece mostrarne il volto in primo piano: quando s'imbestialisce sbuffa come una caffettiera facendo uscire fumo dalla bocca! Si noti poi l'empio sottotesto: il pupazzo – secondo le parole della commessa – esaudisce i desideri del cuore di chi lo compra. E la devota Helen tutta casa e chiesa, pronta a suggerire a tutti di seguire il suo religioso esempio, che fa? Alla prima occasione se lo tromba! Parleremmo di politicamente scorretto, se non fosse che ad essere scorretto in ogni componente è l'intero film... E' trash fino in fondo, fino all'inattesa deriva splatter che segue il riacquisto del pupazzo, il quale rifiuta le prestazioni chiudendosi nel silenzio prima di far brillare gli occhi e provocare sangue dal naso alla sua padrona: lei comincia a girare su se stessa con le mani nei capelli, il coniglietto sul comodino batte i piatti, la musica sale e qui davvero sembra di stare per un attimo in un horror casalingo efficace. Solo un'impressione, ovvio, soprattutto dopo un'ora passata a vedere la Jones che si dimena nuda su un letto o ad ascoltare dialoghi semi-improvvisati, perdipiù talvolta coperti da un sibilo fastidiosissimo parte di una colonna sonora delirante.

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