Commedia agrodolce che snocciola temi angusti come l’omosessualità in tarda età, l’attesa della morte e il tentativo di crescere. Una sorta di romanzo di formazione in cui McGregor interpreta bene il ruolo senza cadere nel tragico; con la Laurent ha buoni momenti di empatia e Plummer è Oscar meritato. La sceneggiatura sfrutta i salti temporali per incastrare il puzzle dei sentimenti e scorre leggera al limite del poetico.
A 75 anni, rimasto vedovo, il padre fa coming out ed inizia a vivere alla luce del sole l'omosessualità repressa per tutta la vita. Il figlio, a sua volta, deve fare i conti con una sorta di impotenza sentimentale che gli impedisce relazioni di lunga durata.... Lo spunto parrebbe da commedia, ma il film mischia le carte in tavola, sia a livello narrativo che nell'approccio tematico, un patchwork simile ai collages di foto cui il protagonista ricorre per sintetizzare epoche e momenti. Grande interpretazione di Plummer, commovente senza patetismi.
MEMORABILE: Al figlio che gli chiede perchè abbia voluto riscrivere la vita di Gesù, Plummer risponde che la versione ufficiale mi sembra troppo cruenta.
L'elemento che stupisce di più è la delicatezza della sceneggiatura, che senza sentimentalismi analizza le relazioni umane di una famiglia borghese americana sui generis. Mills, che scrive e dirige, ha il pregio di non introdurre elementi comici alla Little miss Sunshine e di evitare pure quelli eccessivamente drammatici stile La famiglia Savage. Se da un lato la coppia McGregor-Laurent funziona abbastanza bene, dall'altro non si può che rimanere stupiti dalla bravura di Plummer, alle prese con un personaggio di non facile interpretazione.
MEMORABILE: Plummer che spiega la propria volontà di passare dalla teoria alla pratica (in campo sessuale).
All'apparenza una commedia innocua e leggera; in sostanza un'opera che affronta temi non facili pur adoperando un approccio lieve ed uno stile narrativo in cui passato e presente si confondono. Mike Millis rende il film agrodolce, ben mescolando ironia, sentimento e dolore, aiutato da una buona sceneggiatura e da un bel gruppo di interpreti. Oscar meritato per Christopher Plummer.
La bellezza del film sta nella capacità di declinare con insolita grazia un'idea di partenza sulla carta rischiosamente eccentrica (il maturo padre che fa outing, il figlio in catalessi sentimentale). In tal senso si rilevano decisivi la ritmata conduzione registica di Mills (capace di prendersi il suo tempo senza scader in tediosità) e le disincantate interpretazioni sottotraccia di Plummer, McGregor, Melanie Laurent. Non sfugge però, purtroppo, a quella leccata patina da cinema “contemporaneo”, che pare rifuggire spaventato il dolore e ogni conflitto.
MEMORABILE: Gli abbracci tra McGregor e Visnjic, il compagno di suo padre; Il leitmotiv delle fotografie: “Così erano le cose nell’anno...”.
Principianti di fronte all’amore e, in fondo, di fronte alla vita: così sono il disegnatore che si innamora e suo padre che da vedovo fa coming out e vive da gay i suoi ultimi anni. Un film toccante, che ti conquista lentamente attirandoti nelle sue volute attentamente tracciate da una sceneggiatura accorata e delicata, che dissemina su vari livelli temporali e attraverso varie modalità narrative (belli i disegni, le foto che raccontano le epoche) una ricerca di sé che accomuna tutti, attraverso la gioia e la tristezza, saldamente abbracciate.
Una narrazione intimistica di una famiglia americana in cui emerge il rapporto del figlio con i genitori e una scoperta bizzarra negli ultimi anni di vita del padre. Un'analisi psicologica ben realizzata, con uno stile personale molto delicato. Ottimo il cast con i due interpreti maschili sugli scudi, mentre la Laurent non ingrana.
Sembrerebbe un film stipato di situazioni straviste, rimontate ad arte per suscitare nuovo interesse, con interpretazioni sentite e qualche ruffianeria qua e là. Forse in parte lo è (ma solo la parte artistica necessaria per proporlo), ma la gran parte viene proprio dalla vita del regista-grafico che la sfrutta (coraggiosamente?) per tirarne fuori un'opera che, anche senza lasciare segni indelebili, mostra con grazia le inarrivabili fantasticherie della realtà. Un piccolo Oscar lo avrei riservato per il terrier Arthur, il meno beginner di tutti.
Tris d'assi per questo eccellente drammatico: il sempre bravo McGregor, la "Shosanna" di Tarantino (anche qui francese ed ebrea) e soprattutto un elegantissimo Plummer nei panni di un ultrasettantenne che rimasto vedovo fa coming out. L'idea è talmente assurda che infatti è vera e a quanto dichiarato da Mills è ispirata proprio alla storia della sua famiglia. Suggestiva la scelta di raccontare le epoche attraverso le fotografie e divertenti i sottotitoli ai pensieri del cane. Davvero un bel film, intenso ma mai pesante.
Gradevole. Un film che tratta argomenti anche pesanti ma in maniera lieve e leggera, senza mai sconfinare in eccessi drammatici o pietosi. Questa è la maggior forza di questo racconto, che si segue con facilità, oltre alla maiuscola prova di Plummer, naturalissimo e amabile nel tratteggiare il suo omosessuale tardivo e con tanta voglia di vivere ancora. Delicata e adeguata anche la colonna sonora. Buono.
Storia semi-biografica del regista Mike Mills: un uomo in punto di morte rivela a suo figlio di essere stato sempre omosessuale. Dramma con contorni che rasentano la commedia, ed è questo il pregio del film: non cadere nella pesantezza affrontando un tema abbastanza delicato. Ma si focalizza anche (e forse soprattutto) sul rapporto padre/figlio. Plummer premiato con l'Oscar come miglior attore non protagonista.
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DiscussioneDidda23 • 27/04/12 19:16 Contatti col mondo - 5798 interventi
Finalmente un'opera che tratta il tema dell'omosessualità con garbo e delicatezza senza scadere nei soliti clichè triti e ritriti. Il film è molto di più: analizza la difficoltà a legarsi al prossimo e senza troppi sentimentalismi affronta anche il tema della solituidine.
Sottoscrivo le parole di Paulaster: "scorre via leggera sfiorando il lirismo".
Apprezzabile il fatto che nonostante si raccontino le vicende di una famiglia sui generis non vengono introdotti elementi nè comici nè eccessivamente drammatici.