Classica sicuramente, ma di qualità abbastanza infima. Diciamolo subito, la Anderson che in costume da bagnina corre per le spiagge californiane, è un'immagine scolpita nella storia della televisione. Ma le storie dei coraggiosi bagnini sono dirette senza troppo brio e gli episodi si assomigliano l'uno all'altro. Cult, ma sicuramente fiacca.
Serial estivo, un po' pacchiano, ma di culto, questo "Baywatch" ha il merito di aver dato a David Hasselhoff il suo secondo successo televisivo (dopo Supercar) degli anni 80 e di aver lanciato bellezze mozzafiato come Pamela Anderson, Jamine Bleeth, Alexandra Paul e Erika Eleniak. La formula, però, è da telefilm per famiglie, con la trama che si ripete continuamente. La storia di Mitch Buchannon, che si divide fra l'attività di guardiaspiaggia e quella di padre single, affoga nel banale.
MEMORABILE: C.J. Parker/Pamela Anderson che fa la guardia spiaggia e l'ex-Michael Knight che fa il padre single.
Gli occhi chiari di Hasselhoff, le tette della Anderson e le spiagge californiane. Questo ci si ricorda di Baywatch e per la verità è un po' poco per giustificare il successo planetario della serie diventata ormai piuttosto nauseante per colpa delle sue perpetue repliche. In televisione però il successo te lo dà o te lo nega esclusivamente il pubblico quindi missione compiuta per cast e produttori. Storie ed intrecci vari sono smielatissimi e vengono suggellati dall'immancabile happy end quotidiano.
Storie di coraggiosi e aitanti bagnini e di eroiche e prosperose bagnine. Una serie tv decisamente kitsch per la totale mancanza di pudore nel far finta di raccontare storie emozionanti e avventurose quando l'unica cosa che davvero interessa è la taglia di reggiseno delle attrici e la massa dei pettorali degli attori. Improbabile, imbarazzante, banale... ma visto in una prospettiva kitsch ha l'inspiegabile fascino delle cose stupide.
Mega-successo mondiale, nonostante storie scritte banalmente ed affidate a troppi attori incapaci. Ma in fondo chi se ne frega, dato che giudicare Baywatch dalla trama sarebbe come guardare un porno e criticare le scenografie. Belle ragazze in bikini, corse in slow-motion, qualche scene d'azione e vai col tango, insomma. Ovviamente col passare delle puntate il livello è sprofondato così in fondo che nemmeno Mitch Buchannon nei suoi giorni migliori lo avrebbe potuto salvare. Storica la sigla iniziale.
Una serie che ho molto appezzato, soprattutto per la qualità di alcuni attori (meno invece per la struttura della puntata). Ha avuto buon successo in Italia e difatti sono riprese le repliche. Dopotutto è più che discreta, anche se non tra le più memorabili.
Una serie che fa certamente parte dell'iconografia degli anni 90 e qualche merito ce l'ha: è ben realizzata, con pause musicali a effetto ben fatte, in più vanta qualche attore di buon livello. Difetti: tanti. Le trame sono abbastanza ripetitive, le ambientazioni sono sempre le stesse e alla lunga stancano, in più è decisamente datata. All'epoca era un must, oggi credo che in fondo la si guardasse solo per ammirare le splendide attrici, più che il telefilm in sè...
Nonostante il grande successo (legato per lo più alle "grazie" fisiche delle e dei protagonisti che ne hanno fatto un cult personale per molti) serie televisiva di livello assai basso. Tolte infatti le sopracitate "virtù" fisiche, le storie (?) sono risibili e il livello della recitazione è assai scarso.
I tre creatori ovviamente sfrutteranno il brand (prolungandolo per 12 anni), ma comunque venivan già da esperienze come Thunder in paradise con Hulk Hogan. Decenti premesse per uno tra i più famosi serial in assoluto, che ha come meriti l'aver consolidato Hasselhoff come attore tv di successo (seppur al cinema non abbia mai sfondato) e l'aver lanciato due bellezze come la Anderson (me la ricordo solo nell'intro di Scary movie 3) e la Paul (brava in Christine di Carpenter). Il resto è mediocre, tranne per qualche momento educativo e piacevole.
MEMORABILE: La manovra per salvare certi bagnanti, che si dice a volte abbia per davvero salvato persone proprio grazie al fatto che la procedura era stata seguita in tv.
Checchè se ne dica, ci si è passati un po' tutti dalle parti delle spiagge di Baywatch. Gli scenari rilassanti che ivi si trovano sono solo strumento per qualche diegesi narrativa leggerina, da raccontare agli spettatori curiosi. Se si domanda alla maggior parte dei cultori in materia ciò che contraddistingueva la serie, quasi tutti risponderanno Pamela Anderson. Le storielle di salvataggio, amori e suggestioni da thriller d'azione sono passate in secondo piano. Ultime stagioni alle Hawaii...
MEMORABILE: I costumi memorabili delle guardaspiagge e la loro corsa sulla sabbia...
Ricordo questa serie come una sorta di vaporosa mousse televisiva priva di consistenza: storie e trame banalissime con immancabile e mieloso lieto fine, insomma solo forma e nessuna sostanza, se non quella dei protagonisti, uomini e donne obbiettivamente bellissimi. Non a caso negli anni '90 la palestra che frequentavo aveva la TV sempre accesa su "Baywatch" ma senza audio, come una sorta di screensaver, ed in effetti la mancanza di audio faceva risaltare le indubbie qualità estetiche dei protagonisti, presi come modelli di forma fisica.
Successo mondiale per questa serie TV d'ambientazione balneare un po' spaccona anni '90 che, se da una parte non aggiunge nulla di nuovo sotto il profilo delle vicende, può contare su un cast virile sul versante maschile (una seconda vita artistica per David Hasselhoff) e pruriginoso dal punto di vista femminile (successo per la prosperosa Pamela Anderson). Rivisto oggi, Baywatch mostra tutti i limiti di un’operazione d'immagine abbastanza pacchiana ma confacente agli stili di quel tempo.
Grandissimo successo, Baywatch oggi mostra tutto il suo anacronismo, malgrado si ricordi soprattutto per le sollecitazioni ormonali che provocava. La regia non è malvagia, sebbene spesso indugi su particolari insignificanti, ma il livello di recitazione (tolti un paio di nomi) è scadente. L'ambientazione sfavillante alla lunga stufa non poco, complice anche l'eccessivo lunghezza della trama, che poteva essere senza dubbio dimezzata. Le "storie" sono sempre banali e conoscono finali ridicoli. Serie indubbiamente d'effetto, ma troppo sfruttata.
Se già sconcertava che una serie dedicata alle contravvenzioni elevate da due vigili urbani (Chips) avesse potuto durare sei anni, risulta oltremodo stupefacente che quella dedicata ai bagnini della stessa città sia durata addirittura il doppio. Hasseloff, tutto compreso nella parte del responsabile ragazzo-padre, guida il plotone di scultoree icone gay ora in divisa ora in costume da bagno. La didattica su respirazioni bocca a bocca e massaggi cardiaci non salva la serie dalla trash-zone, infantile e dal successo inspiegabile. Ci si domanda che bisogno avesse Pamela Anderson del salvagente.
Le sempre più rare repliche nostrane privilegiano le stagioni mediane, ossia quelle con Pamela Anderson nel cast, e non è impossibile capire il perché. La saga dei bagnini californiani, dopo un iniziale insuccesso, proseguì fino all'undicesima stagione (che da noi non si è mai vista). Accanto ai salvataggi propiziati da scultorei nuotatori e lucenti bellezze dalle curve pericolose s'è visto di tutto: parentesi gialle, storielle rosa e sconfinamenti nel mondo dei fantasmi, per non citare una comparsata di Hulk Hogan. Del tutto trascurabili le ultime stagioni trapiantate alle Hawaii.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
MusicheTomastich • 7/07/11 19:10 Call center Davinotti - 119 interventi
nella stagione 5, nell'episodio più toccante di tutta la serie, la canzone di Steve Zell fa sgorgare qualche lacrimuccia: