La mamma single di una teenager trova un fidanzato aitante e perfetto; troppo bello per essere vero... Misto tra thriller col "nemico in casa" e fantahorror debitore de L'invasione degli ultracorpi ma soprattutto della letteratura di Lovecraft e H.G. Wells sulle creature metà uomo/metà pesce; se lo svolgimento è risaputo, il debuttante regista è comunque bravo nei tempi filmici e nella costruzione della tensione, la confezione è buona e il cast - in particolare la giovane Horvath e l'ambiguo Tucker - è sul pezzo, così come i riusciti SPFX. Si apprezza anche il finale pessimista.
La madre presenta alla figlia il nuovo fidanzato e lei rimane inizialmente infatuata. Quello che si prospetta come un thriller torbido con scorie alla Lolita inizia a far intravedere da prima qualche elemento in stile Il patrigno per poi rivelare un soggetto horror sci-fi sex oriented alla Specie mortale. Confezione modesta ma dignitosa, non eclatanti colpi di scena, una sceneggiatura a cui il soggetto poteva offrire di più ma soprattutto un finale telefonato e deludente. Si guarda in mancanza di meglio, altrimenti orientarsi sui più brillanti Non siamo soli o The guest.
Il titolo italiano c'entra come i cavoli a merenda (si legga quello originale decisamente più in tema), richiamando passate prurigini del tutto incongruenti. Qui trattasi di nascosta invasione aliena in cui i baccelloni sono sostituiti da muscolosi inseminatori/seduttori. L'ambientazione nella casetta sul lago funziona, i soldi sono pochi e mostri non se ne vedono (solo dei piedoni squamati tipo Visitors), eppure il poco è sfruttato bene, con alcune buone scene rabbrividenti. Buona l'atmosfera con l'utilizzo di luci al neon verdastre e rosse. La Horvath, infine, ha lo sguardo giusto.
MEMORABILE: L'acquario con le lamprede; La luce che esce dal lago; Il parto della SuvarI nel laboratorio alieno, L'agghiacciante finale nelle celle.
Ambiguo e anfibio, va applaudito in primis per averci menato per il naso con i bollori adolescenziali a fronte dell’effetto bagnato dell’atletico Patrigno e con tutti gli archetipi thriller che ne conseguono, poi per aver confuso furbescamente le acque cambiando sponda in un men che non si dica e lasciando campo aperto all’apoteosi del mistero irrisolto; che si parli di ultracorpi o ultracarpe, poi, è lana caprina che serve solo ad alimentarne lo charme. Adeguati allo spettacolo lui e la giovane lei, Mena Suvari invece annaspa in difficoltà. Per serate in relax.
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