Curiosa e bizzarra commistione tra giovanilistico esistenzialista, sitcom, fiction tv, grottesco, dramma, thriller e stalking movie, che sfocia nello splatter più truce (ma suggerendo più che mostrando, con piani sequenza e canzoni al contrario), in un susseguirsi di generi che si mescolano senza soluzione di continuità, tra Torino e le montagne cuneesi.
Opera imperfetta, sgangherata, sbilenca, ma piena di entusiasmo e voglia di fare qualcosa di diverso, dove la personalità del suo regista (27 anni all'epoca del film) salta fuori in ogni fotogramma, con la passione per gli anime (
Hurricane Polimar che passa spesso in tv, le domande su Ataru e la ragazza di Lupin che Valentina pone a Stefano) e la cinefilia (Stefano si guarda
La Signora di Shangai in tv), inframmezzati da televendite, cartomanzie, balletti da Raiuno e numeri hard dell'144
Un serial killer "moralizzatore" con le fattezze di Patrick Bateman, che fa a pezzi giovani ragazze a colpi di motosega nella vasca da bagno, tra il grottesco e il macabro alla
Quando Alice ruppe lo specchio (Petrucci glissa con abili piani sequenza e musica a palla, nonchè con elissi in nero), o colpite dalla mannaia del maniaco (con schizzi splatterosi) mentre devono interpretare il dipinto di un quadro, oppure legate mentre il novello
American Psycho suona il pianoforte e trascinate via in sacchi di plastica.
Sullo sfondo delle gesta criminose del benestante e edonistico Stefano, la storia di due fratelli incestuosi (che rifugge da ogni morbosità), Valentina e Matteo, che bisticciano e si amano in continuazione, tra scenate di gelosia e pantomime per acquistare i profilattici, che incroceranno l'esistenza di Stefano.
Dall'inizio nella palestra di kickboxing femminile, per finire tra le montagne, in un albergo, tra sparatorie e sanguinose rese dei conti (che Petrucci avesse in mente l'Argento alpino di
Opera?)
A metà strada tra la commedia giovanilistica e
American Psycho, dove Petrucci entra nella quotidianità dei due fratelli/amanti, con delicatezza e leggiadria, mai forzando la mano (i due non fanno mai sesso, e le pruderie sono lasciate fuori dalla porta), sterzando in una narrazione che sbanda in continuazione (che spesso sembra indeciso se farne un thriller tout court o una commedia dai risvolti drammatici, si vedano, ad esempio, i momenti con uno stralunato e schizzato rapinatore), per poi affondare nei frangenti del (de)genere-colpi in arrivo, teste perforate da una pallottola, ragazze fatte a pezzi, vasche da bagno ridotte a mattatoi maniacalmente ripulite con il detersivo, lavando via con lo sbroffino i pezzi di carne impiastricciati sulle pareti ), ma regala momenti inusuali proprio per il suo continuo andare fuori contesto
Squisito l'omaggio ferreriano/kitanoiano sulla spiaggia deserta e certi stilemmi da cinema orientale (di cui Petrucci è vero appassionato)
Coraggioso per quello che narra, Petrucci viene colto dal demone dell'ambizione, e il suo "freak" si spacca in due, tra balordaggini e veri colpi di genio (mi domando quale sia il tipo di pubblico a qui vuole rivolgersi), con Valentina che rompe il naso al fratello, cerca in tv un film porno per eccitarsi, mette il broncio, ruba un paio di occhiali da sole in un negozio e diventa, alla fine, una sottospecie di angelo della vendetta (notevoli i flashback sordi e crudi del suo tentato suicidio nella vasca da bagno, tentando di aprirsi le vene)
Forse 119' minuti sono troppi ( andava, magari, sfrangiato un pò), il finale stile
Cesaroni sarebbe stato meglio evitarlo (così come l'inutile scenetta post titoli di coda) e qualche forzatura di troppo (il serial killer che "risparmia" una potenziale vittima)
Però i tre giovani attori sono bravi, i dialoghi mai banali e la regia di Petrucci ispirata e incisiva
Realizzato con i contributi dello stato (budget che ammonta a due miliardi delle vecchie lire), l'opera prima (e per ora unica) di Petrucci è un ufo sbalestrato, a suo modo audace e sfacciato, strambo e singolare, a metà tra Federico Moccia e Peter Del Monte con affondi nel nero più nero.
Da riscoprire, ma con riserve.