Il racconto del turbolento rapporto tra Elisa (Maneri), giovane disagiata mentalmente instabile e il suo psichiatra (Ballerio), che dopo averla incontrata nell'ospedale dove era stata ricoverata in seguito a uno svenimento nella stazione d'una metropolitana, cerca di tranquillizzarla consigliandole di rimanere lì qualche giorno. Ma lei ha bisogno di sentirsi libera e la seguiamo nel suo vagabondare per Roma fino al ritorno in famiglia, dove la situazione è il chiaro specchio di un'esistenza infelice. Per fuggirne, una notte Elisa raggiunge sotto casa lo psichiatra chiedendo di essere ospitata. Lui comprende la gravità delle condizioni mentali di lei e accetta; da qui il film si muoverà sempre più...Leggi tutto a fatica, confinato tra le quattro mura di un appartamento dove Elisa ha contatti solo con il suo medico e con un bimbo che le parla attraverso la cappa della cucina, suonando di tanto in tanto l'armonica del titolo. Piero Natoli, al suo esordio (si occupa di regia e sceneggiatura, facendosi aiutare in quest'ultima da Marco Bellocchio), s'imbarca subito in una storia cupa, difficile da affrontare e da rendere interessante. Per quanto possa apparire accurato il ritratto psicologico di Elisa, la recitazione non pare all'altezza e le cose non vanno molto meglio nel caso dello psichiatra. Per sorreggere invece un'opera tanto statica e meditativa sarebbero state necessarie due performance memorabili; così il risultato assomiglia piuttosto a un cinema semiamatoriale girato tra amici, con lei che d'improvviso scoppia in irrefrenabili scatti d'ira e lui che la asseconda con pesantissime considerazioni a scopo terapeutico invitandola a riflettere sulla sua condizione. Il rapporto va naturalmente oltre quello normale tra medico e paziente, ma per una volta non coinvolge se non marginalmente il sesso: lo psichiatra cerca solo di curare Elisa (o almeno così è inizialmente), la quale reagisce spesso fuori dalle righe, ingiustificatamente, sviluppando nei confronti di lui un rapporto di amore e odio. Natoli (che per il suo esordio al cinema decide di non apparire come attore) ricerca uno stile proprio proponendo qualche inquadratura insolita (i due che mangiano fuori campo mentre si vede la tavola coi piatti), ma i dialoghi non si rivelano all'altezza delle ambizioni. Il risultato si trasforma in un lungo botta e risposta tra personaggi poco significanti, interrotto da silenzi che comunicano ancor meno, da scorci romani anonimi per un cinema indipendente che si vorrebbe d'autore le cui velleità si scontrano con una messa in scena troppo povera e una regia che non sa mai incidere come vorrebbe. Né aiutano gli scambi col bimbo dell'armonica, solo una voce distante che attraverso una candida ingenuità diventa l'unica presenza amica di Elisa.
Al suo esordio, Natoli sceglie di affrontare un argomento non certo nuovo, eppure difficile. E infatti dopo un inizio interessante e pur lodando una certa sobrietà e delicatezza nel trattare il tema del disagio mentale, va detto che col passare dei minuti le cose peggiorano. Oltre all'emergere sempre più prepotente di una certa noia, la storia si fa risaputa ed il finale, in parte pure ovvio o almeno prevedibile, è di una banalità non da poco. Inoltre gli attori non sono all'altezza della situazione. Molti difetti, ma il film ha un perché.
Cilecca totale... ci sono troppi "vuoti": lei è solo una schizofrenica capricciosa scappata di casa o ha anche problemi di tossicodipendenza? La reazione finale dello psichiatra è forse una banale assonanza col detto "Chi va con lo zoppo impara a zoppicare"? Un'armonica e una voce da una cappa possono sul serio rappresentare la medicina miracolosa? In pratica si ha la presunzione di affrontare la psicopatologia in telecronaca, salvo poi caderci dentro peggio dei due sciagurati protagonisti, e si ha perfino l'illusione di salvarsi con un finale tanto surreale quanto ridicolo.
MEMORABILE: Le valvole che saltano; La partita a Scarabeo; L'ematoma sulla faccia (almeno quello non lo si è dimenticato).
La droga è una presenza evanescente, dato che l'attenzione del regista si focalizza sul trauma psicologico della ragazza, abbandonata dalla famiglia, senza nessuno che le tenda una mano. In realtà non ne esce fuori niente di particolarmente rimarchevole: crisi isteriche e paternali del dottore si intersecano a incontri con un bambino che suona l'armonica (da cui il titolo) e giri per Roma. Un connubio non particolarmente felice, troppo frammentario, a tratti noioso; vista la mole di pellicole sul tema, ci voleva maggiore profondità per colpire. Musiche minimali.
Piero Natoli HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneFauno • 21/03/22 01:45 Contratto a progetto - 2743 interventi
Per Panza: una bambina???? Ne sei sicuro???? A me pareva una voce assolutamente maschile...
DiscussionePanza • 21/03/22 22:28 Contratto a progetto - 5199 interventi
Fauno ebbe a dire:
Per Panza: una bambina???? Ne sei sicuro???? A me pareva una voce assolutamente maschile...
Hai perfettamente ragione. E' stato un mio lapsus.
DiscussioneZender • 22/03/22 07:54 Capo scrivano - 47787 interventi