Anche i ladri hanno un santo - Film (1981)

Ghigo Masino di nuovo alle prese con San Frediano: è lui il santo protettore dei ladri che in Paradiso mostra un'indole truffaldina poco consona al luogo: in parte per questo e in parte perché gli è scaduto il "periodo di soggiorno", Dio (Parigi) decide di rispedirlo sulla Terra, a Firenze. Qui Frediano fa subito amicizia con due ladruncoli da strapazzo finiti all'ospedale dopo il solito colpo finito male e lì ne conosce un terzo, chiamato Cinquanta, vessato dalle minacce dello strozzino Don Vito. Per questo il gruppo, assieme alle immancabili bellone recuperate per l'occasione, decide di organizzare un furto nella villa di Don Vito in puro stile SOLITI IGNOTI...Leggi tutto. Convocati tutti davanti alla lavagna, Frediano illustrerà le fasi dell'operazione per dare poi ufficialmente il via al colpo. E' una formula che hanno sperimentato in tanti, che mescola alla commedia classica un po' di gusto nella preparazione di un "preciso" piano criminale da seguire. Qui però i veri ignoti, a differenza che nel classico di Monicelli, stanno nel cast: a parte Masino, caratterista toscano bizzarro ma che a livello attoriale più di tanto non può offrire, gli altri non possono certo pensare di improvvisare per salvare una sceneggiatura imbarazzante, priva di gusto e di inventiva, in cui le battute di fatto non esistono e ci si affida quasi esclusivamente alla sguaiataggine toscana del protagonista. I personaggi migliori stanno in Paradiso: Dio e San Pietro (con cuffie e chewingum sempre in bocca) hanno almeno un po' di personalità, per quanto ovviamente restino relegati al contorno. Firenze, va detto, fornisce una cornice piacevole ed è ben ripresa, ma è forse l'unica vera qualità del film, per il resto un'accozzaglia di scenette appiccicate alla bell'e meglio con un paio di intervalli musicali patetici e una povertà d'insieme evidentissima (si vedano le scenografie d'interni). Giusto una cosa tra amici, ai confini dell'amatoriale, alla quale l'utilizzo del dialetto toscano se non altro regala una simpatia genuina e una verve senza la quale si scadrebbe quasi subito nell'inguardabile. Anche così, ad ogni modo, si avverte quanto la totale assenza di dialoghi degni o di gag minimamente costruite costringa il regista a mettere in scena la storia seguendo il soggetto e lasciando la "star" Ghigo Masino a recitare ad alta voce e fare smorfie.

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