Forse il film di Altman che amo di più in assoluto. Una feroce parabola fantasy/grottesca sul mito di Icaro, mischiata con elementi "thriller", nonsense, citazioni cinefile e personaggi totalmente deliranti e fuori dal comune. Bud Cort uomo "uccello" vendicatore, Sally Kellerman bellissima con un paio di ali tatuate sulla schiena... Non c'è una vera e propria trama e il finale resta tra le cose più belle mai girate da Altman. Indimenticabile l'ornitologo sciroccato di René Auberjonois. Imperdibile, soprattutto per chi ama l'anarchia fatta film.
MEMORABILE: Il tormentone del poliziotto di Murphy: "Sincrotroni!"; il finale "circense" Altmaniano.
Se c'è un film che permetta di capire appieno lo sprito anarchico di Altman, questo è l'ideale: bizzarro e stralunato ma allo stesso tempo interessante e divertente. Amaro apologo (ma privo di demagogia e pedagogia) sulla civiltà americana ma anche più in generale su quella umana, si presenta un po' diseguale nello svolgimento ma buono nel ritmo e con diverse trovate e battute divertenti. Al solito, il cast è ricco e diretto ottimamente (come sempre nei film del regista). Non per tutti, ma di sicuro consigliatissimo agli altmaniani doc.
Beffarda e amara commedia di Altman che racchiude in sé già tutte le peculiarità del suo cinema migliore. Il sogno del protagonista di volare è come la purezza che ogni bambino vede sporcata man mano che la società degli adulti (coi suoi veleni) contamina la sua vita, facendone precipitare i sogni. Corollario di personaggi eccentrici e memorabili e finale amarissimo, con un'ancora più stridente carosello dal sapore felliniano. Divertimento amaro e intelligente.
Cosa mai avrà voluto raccontare Robert Altman fra le righe non lo sapremmo mai davvero: forse voleva farsi beffe proprio dei critici e di coloro che credono di conoscere il cinema. Restano il solito piacere di incontrare attori di una certa stazza (in primis Shelley Duvall) e il godere di qualche scena suggestivamente surreale. Per il resto tanta noia e il non vedere l'ora che arrivi in fretta la fine del film...
Parodia e insieme smitizzazione del genere thriller in cui Altman si diverte a presentare un colpevole fin troppo facilmente individuabile, ricercato da una polizia che assume toni a dir poco grotteschi e un detective che sembra inizialmente essere il vero destinato a trovare il bandolo della matassa per poi invece giungere a una fine genialmente surreale. Enigmatico il personaggio della Kellerman, sorta di figura angelica privata delle ali (da qui le due cicatrici) che sta lì a rammentare quanto sia arduo raggiungere il sogno della libertà.
Favola moderna in cui l'antico mito di Icaro rivive per sbeffeggiare una società reazionaria e xenofoba che schiaccia le forze giovani e il loro anelito alla libertà. Altman investe le risorse filmiche nella satira goliardica - le vittime sono uccise dagli escrementi di uccello - e in episodi paradossali e bizzarri, servendosi di una galleria di figure caricaturali e variopinte e di un finale metacinematografico. Più estroso che coinvolgente e riuscito.
MEMORABILE: Lo strambo professore di ornitologia; il vecchiaccio avido e iracondo (un quasi irriconoscibile Stacy Keach).
Oggi vistosamente superato in tutto e per tutto si presenta come un'innocua, stucchevole favoletta, ma all'epoca deve aver meritato il successo grazie all'inventiva di un regista che in quegli anni era ancora grande. Lo sperimentalismo va a braccetto con la visionarietà e il risultato è cinema puro, allo stato brado. Icariano.
I titolisti italiani, non sapendo forse a quale pubblico fosse rivolto il film (anche se poteva bastare il nome del regista), ne hanno inventato uno, orrendo, che potesse incuriosire più spettatori possibile. Il grande circo americano riunito da Altman sotto deiezioni che provengono dall'alto e non risparmiano nessuno. Il professore ornitologo, che si occupa di spiegarci tutto sugli uccelli, ha qualche dubbio che la specie provenga, come ogni genere di vita, dall'acqua e forse anche l'uomo (donna) ha una provenienza celeste, perduta per sempre.
Il volo degli uccelli come utopia, liberazione dai vincoli terreni; e Altman come ornitologo che fa birdwatching sul paesaggio umano mentre il sogno si traduce in illusione e lo schianto con il reale incombe. A metà strada tra le macchine volanti di Leonardo da Vinci e il mito di Icaro, un’allegoria corale che trascende l’habitat americano per farsi condizione esistenziale dentro una simbolizzazione degli spazi (l’astrodromo: caverna platonica o luogo di gestazione) e un amalgama di generi che sbalza la narrazione verso il metacinema: la rappresentazione come teorema della realtà. Mitologico.
Non inganni il titolo italiano: Hitchcock non c'entra niente, quello di Altman è un apologo nero e grottesco su un'umanità orribile, dove cattiveria, avidità e idiozia regnano sovrane e l'unica via di fuga è quella di un impossibile volo verso un "altrove" che non si raggiungerà mai. Narrato, però, senza moralismi e piagnistei ma con un umorismo cinico e irresistibile. Sorprendente Stacy Keach (riconoscibile solo dal caratteristico labbro leporino) ed esilarante René Auberjonois.
MEMORABILE: La presenza stralunata di Bud Cort; Il progressivo degenerare di Auberjonois.
Tra l'ideologico e il simbolico (e con un pizzico di mitologia), questa commedia prende di mira la società borghese in modo surreale, attraverso personaggi e situazioni volutamente al limite, a volte ironiche (ma dal respiro corto) altre decisamente di basso conio. L'idea del giovane "Icaro" come simbolo di libertà e di autenticità, in sé piuttosto debole, cozza con l'espediente escrementizio da parte di un corvo "giustiziere" e rende greve la narrazione. Nell'insieme si ha l'impressione di un che di inconcluso e di tiepidamente sperimentale.
MEMORABILE: La scena cult del volo nell'astrodromo.
Robert Altman è un regista capace di esaltare come di deludere un po'. Questo film ne è la prova. L'atmosfera è piacevolmente surreale e alcune scene, per gli amanti del genere, sono molto spassose. Ma lo scheletro della vicenda funziona poco; è molto confuso e anche se si avverte una certa critica sociale non si sa bene dove esattamente voglia andare a parare il regista. Il montaggio frenetico si rende complice del caos che regna. Poteva essere migliore e invece lascia l'amaro in bocca, anche perché vi sono troppi rallentamenti. Ottima la colonna sonora.
Rintanato all'interno di uno stadio, un ragazzo costruisce una macchina per volare leonardesca, mentre in città si aggira un assassino le cui vittime vengono rinvenute coperte di cacche d'uccello... Tra i film del regista, forse il più originale, certo il più eccentrico: un apologo satirico con troppi bersagli che si accanisce contro l'ordine costituito ed i suoi rappresentanti ma non risparmia neppure i contestatori idealisti incapaci di volare. Pur non essendo tra i suoi capolavori, contiene alcuni personaggi indimenticabili come la donna-uccello ed il professore mutante.
MEMORABILE: Nel finale, il volo, la parata circense, i titoli di coda.
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