Note: Aka "Amore in quattro dimensioni". Episodi: "Amore e morte" (Guerrini), "Amore e alfabeto" (Mida), "Amore e arte" (Puccini), "Amore e vita" (Romain). Si può ipotizzare per una serie di motivi che anche "Amore e vita" sia stato diretto da Guerrini e che l'uso di "Jacques Romain" (di cui non si ha alcuna notizia in rete) sia stato fatto per "francesizzare" un po' il film.
Quattro episodi di diverso amore. in AMORE E ALFABETO un siciliano (Giuffrè) arriva a Milano per ritrovare la donna amata che vive a Baggio. Parla solo in dialetto stretto (è doppiato da Lando Buzzanca) e nessuno lo capisce. In più avrà una brutta sorpresa della sua compaesana trasferitasi lì, scegliendo di buttarsi sulla figlia (Rame) del tassista che lo ospita per pietà. Un confronto di dialetti, con un Giuffrè ridotto quasi a troglodita (anche nel look) e un simpatico Carlo Bagno tassista. Modeste risate ma la situazione diverte. In AMORE E VITA una moglie (Koscina) assume una bella cameriera (Polesello) per cogliere il marito (Moschin) in flagrante...Leggi tutto e separarsi. Episodio vivace, con una Koscina stupenda e un Moschin in secondo piano. Deludente AMORE E ARTE, con uno sceneggiatore (Leroy) che ha un blocco perché troppo attratto dalla giovane moglie (Martini, bellissima!). Si farà aiutare da un giovane rampante (Capucci), che scrive tutto lui! Mal diretto da Puccini, l'episodio più insulso e privo di idee. Chiude AMORE E MORTE, con una vedova (Mercier) che seduce un vedovo (Lionello) al cimitero per spillargli denaro. Eccellente al solito Lionello, ma l'episodio è di una povertà rara e il finale è in salita, lagnoso e ripetitivo. Tutte donne ultrasexy, decisamente in déshabillé per l'epoca. La suddivisione in episodi evita in parte la noia.
Un cast stellare per un film che - quando uscì - fu considerato un basso prodotto commerciale, intriso di volgarità. Quello che per l'epoca (i primi anni sessanta) poteva essere considerato audacissimo (come i nudi di spalle di Sylva Koscina o Michele Mercier) oggi fa sorridere. È un'ottima occasione per rivedere in una commedia ironica e divertente attori che sono stati l'asse portante della commedia all'italiana in un prodotto che, invecchiando, a distanza di quasi cinquant'anni, é come il buon vino: migliora decisamente.
MEMORABILE: Carlo Giuffré, terrone convertito, che a Milano rifiuta un passaggio ad un meridionale.
Quattro discreti episodi per questo piccolo film. Bravissimo il grande Carlo Giuffré come immigrato che sbarca a Milano e viene trattato da tutti come una specie di alieno; ma forse la cosa più divertente è Alberto Lionello gabbato al cimitero da una femme fatale. Gli altri due episodi centrali non dispiacciono, ma per ridere certo non si ride, anche se la costruzione di quello diretto da Jacques Romain è senz'altro originale. Il regista Mino Guerrini appare in due veloci camei attoriali, prima come medico e poi come becchino nel suo episodio.
Film diviso in 4 episodi piuttosto simpatico e divertente. Sicuramente l'episodio più spassoso è quello con Alberto Lionello che si fa turlupinare da una splendida Mercier al cimitero, ma anche quello con Giuffrè siciliano a Milano è parimenti esilarante. Non male nemmeno gli episodi con Leroy e quello con la splendida Sylva Koscina, anche se leggermente inferiori. Nulla di che, alla fine, ma l'ideale per passare un ora e mezza di sane risate.
MEMORABILE: Giuffrè siciliano a Milano che per inserirsi rifiuta un passaggio... da un meridionale.
Antologico minore ma ben bilanciato dove il leitmotiv dei vari episodi (situazioni amorose in cui scopi e condizioni iniziali finiscono sempre ribaltati da un imprevisto: un'infatuazione inattesa, un tradimento, una delusione, una truffa) appare assai meno pretestuoso della media del genere. Le atmosfere spiccano per una licenziosità decadente che all'epoca doveva apparire audacissima (non solo per i brevi nudi femminili di spalle: si pensi alle "perversioni" meta-cinematografiche dello sceneggiatore amorale in crisi). Gran buon cast.
MEMORABILE: Le confidenze con l'amica di Sylva Koscina in palestra.
Gustosi i primi due episodi, scarso il 3°, medio il 4°. “Amore e alfabeto” di Mida (Giuffré e Rame). Con attori simpatici, un po’ scontato, ma gustoso e saggiamente breve: 2,5. “Amore e vita” di Romain (=Guerrini?) (Koscina, Moschin, Polesello). Divertente il ruolo della Polesello, con sorpresa finale che colpisce chi pensava d'aver capito tutto: 2,5. “Amore e arte” di Puccini (Leroy e von Martens). Scarso, mal recitato (con frase finale involontariamente e tristemente anticipatrice): 1,5. "Amore e morte" di Guerrini (Lionello e Mercier). Prevedibile, ma con un ottimo Lionello: 2.
MEMORABILE: I flash della scoperta dell'adulterio.
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L'episodio "Amore e vita" è firmato Jacques Romain. Non risulta su IMDb nessuna altra sua attività, né se ne trova traccia in rete. In questo episodio il ruolo del Commissario è ricoperto da Mino Guerrini, regista accreditato dell'episodio "Amore e morte", nel quale appare brevemente come impiegato cimiteriale. Guerrini ricopriva spesso piccoli ruoli nei film da lui diretti. Si può ipotizzare che anche "Amore e vita" sia stato diretto da Guerrini e che l'uso di "Jacques Romain" sia stato usato per "francesizzare" un poco il film, che ha una partecipazione minoritaria transalpina. Rafforza assai l'ipotesi la constatazione che Guerrini era di Roma e che il suo nome di battesimo era Giacomo (Jacques, in francese), per cui "Jacques Romain" equivale a "Giacomo di Roma"...