Dopo gli ottimi risultati ottenuti con SONG E' NAPULE i Manetti tornano nel capoluogo partenopeo per omaggiare la sceneggiata (presenzia pure un campione del campo come Pino Mauro) e imbarcarsi nella difficile avventura del musical all'italiana; mescolato all'action malavitoso, naturalmente, da sempre specialità della casa. Tempo un paio di minuti e già Buccirosso canta dall'interno d'una bara svelando l'anima grottesca del film, che si conferma con la visita turistica in apertura a Scampia, nuova location regina in città dopo i successi di GOMORRA...Leggi tutto e relative serie. Alle famigerate Vele ci abita Fatima (Serena Rossi), infermiera testimone in ospedale della non-morte di Don Vincenzo (Buccirosso), boss camorrista intenzionato a cambiar vita fuggendo di nascosto all'estero su suggerimento della moglie, Donna Maria (Gerini). Quest'ultima, dicendo d'ispirarsi al James Bond di SI VIVE SOLO DUE VOLTE, inscena la dipartita del marito rinchiudendolo in una sorta di panic room all'interno della sua villa (citato il film di Fincher, a conferma dello spirito cinefilo dei Manetti) in attesa dei passaporti falsi da usare per l'espatrio. Ma Fatima conosce la verità e bisogna farla fuori. Chi la trova per primo è però Ciro (Morelli, l'ex ispettore Coliandro passato quindi dall'altra parte della barricata), che la riconosce come suo grande amore di gioventù e decide di proteggerla mettendosi contro gli uomini di Don Vincenzo. Un facile pretesto per portare in scena la solita guerra tra bande malavitose a cui, come suggerisce il titolo, fa da contorno “l'ammore”. Scordiamoci però l'efficacia e l'ironia di SONG' E NAPULE, manifesto del miglior cinema manettiano. Qui l'ispirazione è sostituita dal semplice aggiornamento di una formula stravista, penalizzata ahinoi da canzoni sommariamente non all'altezza (con qualche eccezione naturalmente, a partire dalla notevole rilettura partenopea della "What A Feeling" di Irene Cara per arrivare più in generale ai brani con voci femminili) e da relative coreografie di rara pochezza, che fan ripensare con nostalgia ai coloratissimi show siciliani di TANO DA MORIRE. Se consideriamo che anche a livello di tecnicismi e barocchismi pulp non siamo proprio all'altezza dei Manetti migliori, riesce difficile individuare qualità superiori in un lavoro che anche come durata (2h13') dimostra di aver perso il senso delle proporzioni. Folklore scontato, ripetute zoommate sul Vesuvio, interessanti scorci della città ma colpevoli carenze dal punto di vista umoristico, nonostante la presenza di una Gerini brava e in palla. Buccirosso fatica a rendere incisivo il suo personaggio (cosa che in SONG' E NAPULE gli riusciva già dalla prima, memorabile scena), Morelli ci fa la figura d'un camorrista anonimo quanto gli altri. Come omaggio a Napoli il film precedente, pur diverso e forse meno peculiare nella sua quintessenza, surclassa AMMORE E MALAVITA, frenato invece da un intreccio pretestuoso privo di consistenza, recitato correttamente ma senza trasporto. Sottotitoli per le canzoni non per i dialoghi in napoletano, che qualcuno potrà trovare talora ostici da comprendere.
Musical-noir in salsa partenopea che ha il suo difetto principale nel deludente comparto musicale. Storia a parte, che presenta alcuni elementi della sceneggiata e che è banale e prevedibile nei suoi sviluppi narrativi, quel che non funziona sono proprio le canzoni, che si rivelano per lo più brutte: si salvano due tre pezzi tra cui il secondo (il tour a Scampia), che è pure abbastanza arguto. Per il resto gli attori fanno la loro parte e qualche battuta divertente non manca, ma anche sotto quel punto di vista non si può essere soddisfatti. Finale con dichiarazione d'amore a Napoli. Non male.
MEMORABILE: "Questi considerano la vita delle persone comm' a' pummarola int 'e spaghetti a vongole: nun vale nu cazz"; La parlata di Torre di Patrizio Rispo
Dopo il sorprendente esito di Song 'e Napule i Manetti bros. replicano la formula del noir/poliziesco partenopeo, stavolta calcando la mano sul musical. Purtroppo tocca constatare che "o' miracolo" non è capitato e che la pellicola non solo non allieta ma è anche scritta male, in quanto persino un campione come Buccirosso non risulta ficcante. La snervante durata e l'aggiunta di qualche canzonetta non aiuta e a conti fatti l'unico motivo che funziona è una mera furberia (la versione in napoletano di "What a Feeling" da Flashdance).
Boss della camorra si finge ucciso per poter scappare da Napoli. Sceneggiatura che non trova mai il ritmo e che viene appesantita da troppe canzoncine poco allegre (utilizzando le cover qualcosa si ravviva). Sceneggiata napoletana che diviene pesante anche per via di una durata eccessiva e con poca forza attoriale: Buccirosso è anonimo e la Gerini gli toglie la scena. Qualche sottotitolo in più anche nei dialoghi avrebbe agevolato la visione.
All'inizio non sembra male. Ma poi gradualmente si affloscia come un soufflé sbagliato, malgrado i notevoli mezzi produttivi a disposizione (per niente paragonabili a quelli del precedente Song 'e Napule) e finisce in modo puerile dopo aver tirato in lungo al di là del sopportabile. Inaspettata la performance di Claudia Gerini: di solito bella e basta, questa volta si presenta tamarra e inquartata, nella parte della trucida moglie del boss, ovviamente rivestita allo stile cafone di Versace e recita discretamente.
Ambiziosa (e infatti pluripremiata) opera dei Manetti: buttarla sul musical corregge le mancanze di Song 'e Napule (il sodalizio con Pivio e De Scalzi viene valorizzato come non mai) e ci regala qualche momento folle come non se ne vedevano dai tempi di Tano da morire; senza però lo spontaneo candore di quest'ultimo, di cui lo stile post-tarantiniano (diacronie narrative) e videoclipparo (esagitata correzione del colore) rappresenta una concezione di cinema assolutamente opposta. La Gerini dimostra di saper funzionare, nei contesti giusti.
MEMORABILE: "Guaglione 'e malavita / s'ì stat' condannat / non ce sta via d'uscita..."
A non convincer appieno è la durata o meglio il ritmo legato alla durata con soprattutto la parte centrale (Morelli intento a eliminar "target") piuttosto lasca e infeconda ai fini della trama. Per il resto il sincero tributo al genere "sceneggiata", ibridato con l'affettuosa ironia transgender dei Manetti, dona divertimento quasi ininterrotto. Se la soundtrack si sperava fosse più incisiva, il comparto attori è di formidabile empatia: Buccirosso perfetto, Gerini che cresce alla distanza e un Raiz di grande personalità. Rossi versione Grier/Coffy, mmmmmh...
MEMORABILE: La citazione di Viale del tramonto con Buccirosso che canta dalla bara; Le macchinine della Gerini/Donna Maria; Ma nun è Napoli.
Volendo replicare la formula del melodramma musicale noir del film precedente, i Manetti bros. non ne ripetono il risultato. Ammore e malavita è un film riuscito nell’intreccio della storia, nelle location realistiche ed iper popolari e nella bravura degli interpreti. I limiti sono quelli di una colonna sonora anonima con qualche eccezione (il numero tra le bene di Scampia) e di una lunghezza eccessiva.
Una sorta di musical all’italiana in salsa partenopea che nonostante un buon cast piuttosto in forma non riesce a coinvolgere lo spettatore finendo per annoiare (complice anche la durata di oltre due ore). Le musiche non sono del tutto azzecate (a parte un paio di canzoni), mentre vanno sottolineate la cifra stilistica dei Manetti Bros, la fotografia e la location napoletana. Brava la Gerini, sottotono Buccirosso e Morelli.
Il film non è male ma risulta appesantito da una parte centrale piena di troppe vittime che ne allunga la durata. La Gerini recita qui male e trascina con sé Buccirosso. Le musiche sono eccellenti e si salvano tutti gli attori, tra cui un eccellente Raiz. Buone l'ambientazione, la fotografia e le location. I Manetti Bros dimostrano la loro bravura dimostrando che possono fare di più.
I Manetti replicano e amplificano la fusione tra sceneggiata, noir, musical e film d’azione già sperimentata in Song’e Napule. Anche il cast preso in prestito da Coliandro è pressoché invariato. Ma il risultato non è all’altezza delle premesse. I numeri musicali sono abbastanza insipidi, tolti quelli con la bella Serena Rossi. Troppo sbilanciato sul versante della commedia grottesca, avrebbe beneficiato di un tono un po' più serio. Sprecato l’ottimo uso delle location napoletane, che avrebbero meritato una storia più coerente e forte.
MEMORABILE: I numeri musicali eseguiti da Serena Rossi; Il sequestro a New York della figlia dello Zio Mimmo; L'eliminazione dei sicari di Don Vincenzo.
I Manetti ritornano sul luogo del crimine con un prodotto che riesce a racchiudere forse più degli altri il senso del loro cinema, che possa piacere o meno. La storia, violenta e surreale, si regge su una (auto)ironia di fondo che la distingue dal cinema simile. Ci sono dentro la Pallottola spuntata e il cinema di genere, tutto intervallato da canzoni di livello diverso, con grandi voci della canzone napoletana che si distinguono anche come attori. Un viaggio in una finzione parallela che si fa volentieri; forse un po' troppo lungo, ma non ci si annoia. Vale sicuramente la visione.
MEMORABILE: Le voci di Raiz (migliore del cast) e Ricciardi; I duetti canori Raiz/Ricciardi e Morelli/Rossi nel finale; Gerini che parla (e canta) in napoletano.
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Ammore e malavita ha vinto ieri sera il Davide di Donatello 2018 come miglior film con i registi Manetti Bros; come migliore attrice non protagonista con Claudia Gerini; come miglior musicista con Pivio e Aldo De Scalzi e
come migliore canzone originale:Bang bang (musica di Pivio e Aldo De Scalzi, testo di Nelson) interpretata da Serena Rossi.
Non avendolo visto, mi piacerebbe sentire, a questo proposito, le reazioni e le autorevoli opinioni di Cotola, Markus, Paulaster, Beffardo57, Kaciaro e di altri che l'hanno visionato.
C'erano altri film, girati durante l'anno, che avrebbero meritato il David più di questo?
A giudicare dal mio commento, direi di sì. Questo film lo trovai francamente deludente in tutte le sue sfaccettature. Sulla miglior attrice Claudia Gerini ci può anche stare, comunque. Sulle musiche direi di no (l'unico brano che mi è restato nella testa, ed è facile capirne il motivo, è la versione in napoletano di "What a Feeling" da Flashdance).
HomevideoRocchiola • 27/01/19 17:30 Call center Davinotti - 1255 interventi
Bluray 01/Rai di ottima fattura con video super panoramico 2.40 ed audio DTS 5.1. Attenzione perché il film è in gran parte recitato in dialetto napoletano, quindi si rischia di non comprendere interamente i dialoghi, mentre le canzoni sono sottotitolate in italiano.