Alien trespass - Film (2009)

Parodia della fantascienza Anni Cinquanta, somiglia ad un Mars attacks! ancora più devoto al verbo Sci-fi, con frequenti divagazioni comiche. La regia è attenta a valorizzare lo striminzito budget, utilizzando l'espediente della citazione ad oltranza (gli sfondi proiettati fanno tanto James-Stewart-che-pedina-Kim Novak-in-Vertigo). Persino le musiche conservano l'alone di culto, dato che nelle partiture fa spesso capolino il theremin. Tutto già ampiamente detto da Tim Burton con il suo Ed Wood, sia chiaro, ma questo film diverte.

Mooolto carino! Certo, girato con un budget alquanto limitato, ma l'ho apprezzato lo stesso: finalmente un omaggio che tiene veramente conto del look, della musica, del tipo di inquadrature dei migliori SF - intergenere "space invasion" - pregni di 'sense of wonder', che si producevano nei favolosi Fifties. "Mars attacks!" non mi aveva convinto granché: Barton aveva quella maledetta fissazione per i "puppetoons" (che io detesto...) e realizzò gli alieni in quel modo assurdo. Preferisco decisamente questo simpaticissimo filmetto di Goodwin.

Comincia in maniera deliziosa, ricreando con gusto e passione una godibile atmosfera di fantascienza d'epoca. Peccato che poi la sceneggiatura non riveli molto da dire, e che gli effetti speciali, soprattutto le fattezze del mostro alieno, siano a dir poco imbarazzanti. Così il regista la butta sulla commedia, con qualche spunto divertente e una valanga di citazioni, compresa quella obbligatoria del celebre Blob. Così così.

Divertente omaggio ai vecchi B-Movie di fantascienza, come risulta evidente già dalla locandina. Lasciando stare la pochezza degli effetti, comunque in linea con lo spirito del film, la storia è una commedia degli equivoci con qualche venatura romantica che non stupisce in nessun passaggio, ma intrattiene piacevolmente. Sceneggiatura solida e ben studiata, buona anche la fotografia, apprezzabili le interpretazioni. Film consigliato per una serata spensierata senza dover cercare significati particolari.

Disco volante cade sulla Terra, ne scappa un mostro gelatinoso e monocolo succhia-uomini, che un guardiano galattico cercherà di recuperare prima che faccia troppi danni. L'incipit, con gli spezzoni in bn anni '50, stuzzica assai, promettendo divertimento ed ironia. Poi inizia il film vero e proprio, parodia-omaggio a classici più o meno espressamente citati (Ultimatum alla Terra, Ho sposato un mostro venuto dalla spazio, Blob), molto curato nei dettagli, a parte la concessione al colore. Il risultato è simpatico, ma di scarso peso.

Ben coadiuvato da un tonico lavoro di restauro epocale e dall'ottima ambientazione nei deserti della provincia americana, un ghiottissimo omaggio alla fantascienza classica anni '50. Remake e al tempo stesso parodia di Destinazione Terra! (l'astronomo e la compagna che osservano al telescopio la pioggia di meteore proprio durante la caduta dell'ufo; la lenta carrellata sin dentro l'oscura porta d'ingresso del disco volante; l'entità monocola; i corpi umani presi in prestito), arricchito da graziosi occhiolini a L'invasione dei mostri verdi, Ultimatum alla Terra e al putrilaginoso Fango verde.

Omaggio alla fantascienza degli anni Cinquanta, fatta di mostri monoculari e astronavi circolari che cadono sulla Terra. Non poteva che essere ambientato in quell’America zeppa di Diner e Drive-in e con uomini dai capelli rigorosamente impomatati. Il risultato complessivo è comunque simpatico e potrebbe intrattenere anche chi se lo trova sotto mano per sbaglio cosciente che si tratti di un divertissement, spensierato e senza grosse pretese. Buona la fotografia e sensata la scelta di non esagerare col minutaggio.

Commedia sci-fi che richiama apertamente i vecchi B-movie anni '50 (astronavi cadute sulla Terra, mostri con grossi occhi, teenager intraprendenti, umani posseduti da menti aliene ed eroici extraterrestri giunti in soccorso del nostro pianeta), di cui si propone più come tributo umoristico che come vera parodia. Proprio la mancanza di un nerbo comico che dia spessore e vitalità, o comunque di un'impronta modernistica che offra un senso più ampio all'operazione revivalista, è al contempo lodevole pregio (nessuna traccia di inutili volgarità o gag puerili) e smorzante neo. Palliduccio.