Opera prima nella costellazione della Milky way del difficile regista di Dog Bite Dog. Il film è essenziale se non minimale, i personaggi appena abbozzati, come se fossero nati e cresciuti nell'arco del film. La trama è avara nei confronti dello spettatore che rimane spiazzato dal finale inaspettato. Veramente una bella sorpresa questa pellicola.
Pou-Soi Cheang interpreta da par suo lo spirito Milkyway e confeziona un thriller dalla messinscena inappuntabile (Johnnie To produce e si vede) che ha il pregio di stare sempre sul pezzo evitando sottotrame o altre distrazioni. Louis Koo interpreta un killer calcolatore, esperto nel simulare incidenti, abilità che gli si ritorceranno contro trascinandolo nella paranoia. Certo, gli "incidenti" richiedono un po' di sospensione dell'incredulità, ma è pur sempre un film... e che film!
Mente è un killer professionista che elimina le sue vittime mettendo in scena "incidenti" che non suscitano sospetti, per quanto siano assai improbabili. Quando uno dei suoi collaboratori muore "incidentalmente", si mette in testa di essere lui stesso l'obiettivo di nemici misteriosi. Raffinata messa in scena per una storia non molto originale nella prima parte ma che acquista mordente col progredire della paranoia del protagonista Louis Koo, già implicato in vicende elettorali per To, fino al finale in crescendo. Di particolare suggestione le scene ambientate nella città di notte.
MEMORABILE: l'incidente con la carrozzina, l'aquilone, il filo d'alta tensione - L'eclisse ed i suoi effetti di luce/ombra sul volto del protagonista
Merito principale del film è la risoluzione finale, per una volta davvero imprevedibile e sconcertante, oltre che concettualmente non banale. La narrazione è nervosa, non sempre lineare o chiarissima, ma si tratta di una pellicola che lievita positivamente a posteriori, quando ci si rende conto di tutti gli elementi e gli indizi che concorrono a formare un congegno filmico di discreta ed incisiva efficacia. La durata è saggiamente concisa, rispetto agli standard della cinematografia d'Oriente. Un buon lavoro.
Interessantissimo thriller che ha nell'asciutezza della sceneggiatura un punto di vitale forza, Accident mostra sin da subito le potenzialità del regista: pur non eccedendo in virtuosismi fini a sè stessi, infatti, la tecnica regala momenti di induscutibile valore. Ottimo il ritmo, che aumenta con lo scorrere dei minuti. Eccellente il cast.
Partenza originale, con un gruppo di quattro "artisti dell'incidente" che semina morti per la città. Poi una svolta improvvisa trasforma il film in un paranoia-movie che percorre i binari de La conversazione di Coppola, chiudendosi però in un finale molto più razionale (con tanto di colpo di scena) e radicale. Interessante la parte tecnica, con inquadrature dalle bizzarre angolazioni (in particolare dall'alto e dal basso) e una fotografia sempre più allucinata col passare dei minuti. Buoni il cast e, per una volta, anche il doppiaggio.
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