Philo Vance - Miniserie TV (1974)

Philo Vance (miniserie tv)
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MMJ Davinotti jr
Durata: 3 episodi
Anno: 1974
Genere: fiction (colore)
Regia: Marco Leto
Note: Dai romanzi di S.S. Van Dine, in onda dal 3 al 21 settembre 1974 su RAI1. Tre episodi: "La strana morte del signor Benson", "La canarina assassinata" e "La fine dei Greene". Il primo episodio s'ispira ad un caso d'omicidio degli anni 20 mai risolto.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Tre doppie puntate (per un totale di un'ora e trequarti ad episodio) per tre casi polizieschi affidati all'intuito del brillante Philo Vance, cui Albertazzi regala una caratterizzazione che rappresenta di gran lunga il punto di forza della serie: appassionato di arte (impressionisti francesi e Cézanne in particolar modo), elegante e misurato, ama stupire gli interlocutori con conclusioni inattese che regolarmente lasciano di sasso il procuratore distrettuale Markham (Rossi), titolare delle indagini e suo grande amico. E' soprattutto nel primo episodio (LA STRANA MORTE DEL SIGNOR BENSON, che è anche il primo dei romanzi dedicati da Van Dine a Vance) che Albertazzi ha modo di...Leggi tutto brillare rubando la scena a tutti e dando un vero motivo di esistere alla serie grazie a un tocco di originalità fondamentale. La sua abilità sta nel non lasciarsi mai ingannare dalla banalità delle conclusioni a cui saltano subito la polizia e l'amico procuratore, ed è questo che ce lo fa ammirare, assieme al tono di voce unico e alla forbitezza dell'eloquio. Una performance, quella di Albertazzi, che si stacca nettamente da quella di comprimari spesso non all'altezza, concause di un forte irrigidimento nella narrazione. Ci si aggiunga che la scelta di inserire musiche dell'epoca (siamo nella New York degli Anni Venti), talvolta invadenti al punto da rendere poco intelligibili certi dialoghi, e scialbe immagini di repertorio non aiuta di certo a rendere attuale e accattivante la serie, penalizzata anche da una regia (di Marco Leto) che non molto fa per rendere coinvolgenti le storie. Se quindi il primo episodio si salva soprattutto per la sorprendente, ottima resa del protagonista da parte di Albertazzi (che lo introduce ampiamente spiegandoci chi è Vance e pure chi era Van Dine), nei successivi il personaggio - il cui carisma resta intatto - perde di smalto e di importanza lasciando che sia soprattutto l'intreccio a catalizzare l'attenzione. Nella "CANARINA ASSASSINATA" si frammenta il tutto in flashback eccessivi e qualche cantatina (di Virna Lisi) di troppo, con nomi e sospetti che si mescolano in un cocktail poco riuscito e artificioso. Si recupera un po' con il terzo (LA FINE DEI GREENE), in cui l'unità di luogo (l'azione si svolge all'interno della casa dei Greene posta al centro della vicenda) permette di raccapezzarsi meglio individuando con chiarezza le figure in gioco. Il tutto continua comunque a scontare una didascalicità che riconduce la serie in ambiti poco simolanti da "giallo da camera", in cui le dinamiche sono povere di fantasia e si procede tra un interrogatorio e una mezza confessione, un colpo di pistola e una sfilata di sospetti che tali devono poter apparire fino all'ultimo. Il finale contiene sempre una trovata ingegnosa ma non al punto da stupire a sufficienza. Da Biagio Proietti, sceneggiatore di qualità autore delle migliori serie Anni Settanta di casa Rai, ci si attendeva di più.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/05/12 DAL BENEMERITO ROSY POI DAVINOTTATO IL GIORNO 3/03/21
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Rosy 22/05/12 17:17 - 73 commenti

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Dandy aristocratico e vanitoso uscito dalla penna di Van Dine, Philo Vance è un personaggio unico per classe e stile, curioso, incollato alle abitudini quasi maniacali come il collega Nero Wolfe con il quale condivide la flemma ma non certo l'aspetto. Vance è affascinante, elegante con quella punta di antipatia che spesso si accompagna alla marcata signorilità, non a caso qui a dargli volto è un grandissimo Albertazzi. Chi potrebbe non pensare ad una sorta di transfert tra i due, come se l'attore rubasse la vita al suo personaggio ed egli a lui?
MEMORABILE: Vance fa emergere la soluzione del giallo tra le volute di fumo della sua Regie.

Nicola81 10/12/12 18:21 - 2840 commenti

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Probabilmente Raymond Chandler non aveva tutti i torti nel definire Philo Vance "il più pomposo e inverosimile degli investigatori". Tanto di cappello comunque a un bravissimo Giorgio Albertazzi (che presenta anche le puntate), capace di calarsi alla perfezione nel personaggio e persino di attenuarne l'innata antipatia. La ricostruzione di ambienti e caratteri è buona, le storie gialle, più o meno godibili, non accusano la lentezza tipica di molti prodotti Rai dell'epoca. Vivace e leggero, ma non, come molti ritengono, uno sceneggiato minore.
MEMORABILE: L'episodio migliore è "La fine dei Greene".

Fauno 25/05/13 10:58 - 2208 commenti

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Philo Vance è un personaggio colto, raffinato, esteta, di mentalità aperta, proveniente dall'alta società ma senza puzze sotto il naso, dotato di un acume che va ben oltre gli indizi banali e le deduzioni più matematiche. Albertazzi lo interpreta bene, ma paga lo scotto di essere attore teatrale, capace di sciorinare tre o quattro considerazioni di fila in pochi secondi e di far così perdere il filo anche al meno distratto degli spettatori. Fortunatamente questa tendenza si avverte molto solo nel primo sceneggiato, mentre la Canarina e i Greene van via in scioltezza...

Rambo90 11/09/17 23:33 - 7676 commenti

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Discreta trasposizione da Van Dine, piuttosto fedele (anche se comprensibilmente accorciata) e ben messa in scena senza tempi morti. Albertazzi è un buon Vance, forse troppo in là con gli anni ma aderente al personaggio e il resto del cast non è male, anche se con qualche teatralità di troppo. La trama è il punto forte: con uno dei romanzi migliori alla base ne esce uno sceneggiato godibile, datato ma ancora abbastanza coinvolgente.

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