Buiomega71 presenta: La lunga estate del brivido dell'imprevisto- 23 Inediti non davinottabili-
Da Jerry London (regista prettamente televisivo, da ricordare almeno il kolossal SHOGUN) non mi sarei mai aspettato un thriller così nero e feroce, condotto con maestria sopraffina e con momenti visivi davvero degni di nota, dove a farla da padrone sono avidità "baviane", amanti diabolici di lenziana memoria, visioni che sconfinano nell'horror, attimi di pura angoscia, un atmosfera tetra e spettrale e una chiusa finale beffarda e inaspettata (che mi ha ricordato quella di
Quella Notte in Casa Coogan-vedere come si chiude il film e confrontare-) che sovverte i banali clichè di questo genere di pellicole.
Sarah Hardy (una bravissima Sela Ward) ha avuto un infanzia piuttosto tormentata. Nell'incipit, al funerale del padre, la vediamo dodicenne, con una madre completamente pazza, che dopo un discorso delirante e privo di senso fatto alla figlia, si annega nell'oceano a due passi dalla magione di famiglia. Il corpo della donna non verrà mai più ritrovato. Passano quindici anni, e Sarah si sposa con Austin (Michael Woods, lo psicopatico stalker di ALL'IMPROVVISO UNO SCONOSCIUTO)e vanno a vivere nella dimora d'infanzia di Sarah. Ma una volta giunti nella casa, Sarah comincia a essere tormentata da una sinistra figura che dice di essere sua madre, tornata per vendicarsi. Minacciose telefonate, figure incappucciate che si stagliano dalla finestra, il pianoforte che suona nel bel mezzo della notte, fino all'incontro con la figura incappucciata nella serra, che tenta di pugnalare Sarah. Sarah stà davvero impazzendo (come sua madre) o e un piano diabolico ordito alle sue spalle per farla impazzire e prendersi la sua eredità?
Detta così, la trama, farebbe pensare al solito thrillerone con amanti diabolici che fanno impazzire giovane ereditiera per soffiarle il patrimonio di famiglia, e in parte lo è, ma London sfrutta gli enormi interni della villa, l'immenso giardino battuto dalla nebbia, le visite notturne del "fantasma" della madre, l'oceano all'orizzonte per far montare il mistero e la suspence sparsa a piene mani
Brividi lungo la schiena allo strimpellare notturno del pianoforte (che suonava sempre la madre di Sarah), o alle voci d'oltretomba che chiamano "Sarah", fino all'incontro nella serra in chiave orrorifica (la figura incappucciata che brandisce il coltello non poteva non far venire alla mente l'INFERNO argentiano)
Amanti luciferini, governanti che si scoprono iene ricattatrici, procurati aborti, spizzichi di "ghost story" e una chiusa finale degna del miglior Curtis Harrington
Tra PIANO PIANO DOLCE CARLOTTA e COSA SUCCEDE AL POVERO ALLAN?, echi dai gialli hammeriani, in un nero che se sarebbe stato girato negli anni '70 si sarebbe preso la sua fama di cult
Le sibilline musiche di Michel Rubini e la fotografia del ferrariano Bojan Bazzelli fanno la differenza e elevano il film dalla media (il suicidio, in mare, della madre di Sarah a inizio film, e di una bellezza visiva mozzafiato, che ricorda estetismi alla LEZIONI DI PIANO)
Davvero sorprendente nella sua "semplicità", e una piccola sorpresa che non t'aspetti da un regista come London
Per me odora già di piccolo cult
Momento cult: Le prove teatrali del MACBETH, dove ci recita l'amica di Sarah, Morgan Fairchild, con le streghe dal naso bitorzoluto e cromatismi "suspiriani".