Il dolce sonno della morte - Film (2016)

Il dolce sonno della morte

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Coppia in vacanza coi due figli (fratello e sorella) se li vede di punto in bianco scomparire nel nulla mentre aspettavano i genitori nella barca ormeggiata al molo. Qualcuno nel giro di pochissimo è salito sulla “Peter Pan” e ha messo in moto senza lasciare traccia. Lui (Busch) e lei (Lohse) si precipitano alla polizia dove gli dicono subito di calmarsi e di procedere con ordine. Chi pare forse saperne qualcosa è il padre (Zapatka) dell'uomo, ex collaboratore della Stasi (siamo in Germania) alcolizzato che vive del sussidio statale. Dice che un caso simile si era già verificato nel 1988 ed è la prima base per un'indagine che evolve andando a toccare un po' tutti i luoghi comuni del thriller,...Leggi tutto a partire dai delitti nel passato del medesimo serial killer (Brandt) fino alle telefonate via cellulare dello stesso, che sembrano prendere di mira soprattutto la madre dei due ragazzini rapiti. Se quindi i diversi filoni di indagine separano le strade dei protagonisti, è la donna che apre un rapporto privilegiato con il rapitore (caratterizzato peraltro in modo assolutamente standard e sulla cui identità non esiste alcun tipo di mistero). E' evidente come non ci sia nessuna ambizione nel tv-movie di Marco Kreuzpaintner se non quella di intrattenere seguendo strade già apiamente battute, senza poter sfruttare un ritmo particolarmente alto (tutt'altro) e puntando sulla presenza scenica di Marleen Lohse, l'unica che sappia in qualche modo imporre il proprio personaggio (ci regala pure un fugace nudo sotto la doccia). Fabian Busch nel ruolo di suo marito non fa che agitarsi, urlare e prendersela col padre (che invece li sta fattivamente aiutando nella difficile soluzione del caso) per via di trascorsi familiari non felici. Alla polizia criminale il commissario (Schütz) dirige con serietà le operazioni dando apprezzabile concretezza a un thriller non certo entusiasmante ma che si lascia seguire soprattutto in virtù del soggetto, articolato a dovere, e per un finale che un minimo di sorpresa la riserva, nella sua realizzazione (per quanto il finale sia assai scontato). Fattura discreta, con una fotografia sopra la media da tv-movie che aggiunge professionalità al tutto. Peccato per i ritmi bassi, che in film così pregiudicano non poco il coinvolgimento. Di tanto in tanto azzardi umoristici imbarazzanti ("Come si entra nella polizia criminale?" "Beh, dalla porta") e spunti butati lì senza un perché (il mago sempre presente sulle scene del sequestro).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/02/18 DAL DAVINOTTI
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