Serie antologica in cui gli episodi sono ambientati nella stanza degli interrogatori della polizia.Pochi personaggi in scena e un’unica location.I singoli episodi sono realizzati con grande senso del ritmo, con dialoghi che risultano ovviamente preponderanti e una cura notevole per la caratterizzazione dei personaggi e delle dinamiche interpersonali, non solo quelle dei sospettati ma anche del personale di polizia. Dei tre episodi, il migliore è Edgar, con un grande David Tennant nella parte del genitore accusato di avere ucciso la figliastra.
Stavolta ci troviamo nell'uggiosa Gran Bretagna e si parte subito con il botto: il primo episodio rappresenta infatti subito la perla del trittico, con un Tennant sugli scudi e un'indagine che si dipana in maniera molto interessante e decisamente avvincente. Gli altri due episodi, per quanto conservino quella tensione psicologica che è la cifra essenziale di tutta la serie, sono meno coinvolgenti. Di nuovo ottima la prova degli attori, sia gli investigatori sia i presunti colpevoli. Gustoso.
Tre episodi per nazione, un'identica ambientazione e struttura: un interrogatorio all'interno di una stazione di polizia con due ambienti contigui, separati da un vetro/specchio. La variabile è costituita dai crimini imputati al sospettato del reato di turno: l'assassinio di una ragazzina da parte del patrigno, l'omicidio di un uomo amante di due sorelle, un presunto caso di immigrazione clandestina. La fattura è buona, gli interpreti offrono discrete prove, ma la formula appare molto statica e, nonostante la brevità di ciascun episodio, a tratti la noia fa in tempo ad affacciarsi.
Impresa nuovamente riuscita, con merito peraltro, perché la serie deve avvalersi di sostanza e non di fuffa, potendo contare solo sugli attori, la sala interrogatori e una sceneggiatura. A differenza degli altri Criminal, qui spiccano più gli investigatori degli indagati. Forse perché, pur contando su buone interpretazioni, gli episodi non sono molto coinvolgenti. Anzi, a tratti sono quasi soporiferi. Diventano, quindi, più interessanti le storie personali (sempre solo sottese, come da copione) degli agenti e i rispettivi profili psicologici.
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