Ancora un giallo Rai tratto da Francis Durbridge, che in cinque puntate porta il sempre bravo Alberto Lupo nuovamente in Inghilterra a un anno di distanza da HARRY BRENT, questa volta ad Aulenbury (inesistente cittadina di provincia forse ispirata ad Aylesbury): è John Clay, ispettore di Scotland Yard chiamato a sostituire il collega locale (Guardabassi) pronto a partire (nel giro di una paio di settimane) per le vacanze. Giunto lì per indagare soprattutto su di una losca congrega di scommettitori legati alle corse di cavalli, Clay si trova invece da subito invischiato nella sparizione - poi concretizzatasi in omicidio -...Leggi tutto di un ricco affarista di lì, Geoffrey Stewart (Rossi); l'uomo era sposato con Diana (Delia Boccardo), donna bella ed enigmatica destinata ad ereditarne le cospicue sostanze e innamorata di Mark Paxton (Pani), amministratore dell'azienda del marito e che con lei ha organizzato il delitto. Di Stewart tuttavia, ucciso in una vecchia proprietà fatiscente nei pressi dell'ippodromo, scompare inopinatamente il cadavere, confuso erroneamente il giorno dopo con quello di un corpo sfigurato che indossa i suoi vestiti. Colpa di Diana, che sapendo di mentire finge di riconoscere nell'uomo suo marito. Intorno alla famiglia Stewart gravitano altri personaggi che intanto conosciamo e che a breve concorreranno a candidarsi come principali responsabili del primo e di altri omicidi legati allo stesso: ci sono l'antiquaria Glenda Cooper (Asti) e suo marito Paul (Barbetti), commediografo fallito che vive alle spalle della moglie, il venditore d'auto Bill Grant (Montagnani), una misteriosa giovane bella quanto Diana, che si chiama Diana pure lei e che ha le fattezze di Gabriella Boccardo, sorella di Delia! Il ritrovamento del vero cadavere di Stewart apre ai due ispettori (che agiscono insieme) una ridda di ipotesi nate in seguito all'analisi di numerosi indizi, tra i quali anche una strana frase trovata in casa del defunto, firmata da questi e che parla di Diana in termini entusiastici, spiegandole che è entrata nella sua vita "come un uragano". Se la storia è fitta di eventi, di svolte e di colpi di scena come di consueto, l'ambientazione sembra questa volta più statica e confinata in gran parte nelle sale della villa di Diana, frequentata assiduamente da Paxton. Uno sceneggiato quindi più chiuso in interni rispetto ai precedenti "inglesi" ricavati da Durbridge e concluso in questo caso con una riunione di sospetti che rimanda alla formula cara ad Agatha Christie. Non manca qualche figura secondaria interessante (in primis l'amibigua pasticcera Kitty Ryan, che ha il volto di Nora Ricci) e non si può non sottolineare l'accurato lavoro in sceneggiatura di Biagio Proietti e Franca Cancogni, che hanno adattato con consumato mestiere e abilità il soggetto di Durbridge. Certo, a perdere anche solo qualche secondo nei tanti momenti chiave il rischio è di non capirci più nulla, da quanto sono complessi alcuni passaggi, ma l'attenzione con cui si risponde agli interrogativi lasciati aperti è una volta di più stimabile. Ottima la prova di Montagnani in versione "seria", un po' meno quella delle sorelle Boccardo, ma nell'insieme - pur eccellendo meno che in altri sceneggiati - il cast si fa apprezzare e conferma la validità di queste trasposizioni in giallo targate Rai, affidate a squadre collaudate capaci di valorizzarle. Soluzione coerente non esplosiva che dimostra di preferire la credibilità alle inutili spettacolarizzazioni.
Passioni e molteplici ricatti sono l’approdo di questo intricatissimo sceneggiato che i pochi colpi di scena e le musiche thrilling di Nicolai – le stesse de La coda dello scorpione – cercano di rendere trascinante: tuttavia il poliziesco si stinge progressivamente nei canoni del teleromanzo. L’intero cast – tra cui un Montagnani biondo e senza barba e un De Carmine quasi robotico - raduna il meglio dei professionisti della TV di ieri e si rivede Gabriella Grimaldi (sorella di Delia Boccardo), la spettrale fanciulla che turbava la mente instabile di Franco Nero in Un tranquillo posto di campagna.
Ricatti e tradimenti in serie lo rendono il più intricato tra gli adattamenti televisivi da romanzi di Durbridge, sebbene la rosa dei sospettati sia più ristretta del solito. Condotto alla soluzione con uno stratagemma discutibile, resta un lavoro di buona fattura grazie anche all'ottimo cast in cui Pani e la Boccardo rubano sovente la scena al protagonista Alberto Lupo. Sceneggiatura di Biagio Proietti come da consuetudine; Nicolai ricicla le musiche di La coda dello scorpione e scrive la canzone "Diana" cantata da David King sui titoli di coda.
MEMORABILE: La "resurrezione" di Adriana Asti; i dialoghi fra Corrado Pani e Delia Boccardo.
Da bambino lo adorai per via della Boccardo, bella come una dea... oggi posso dire che pur non sfigurando come trama è molto lontano dalla vetta. Intanto gli esterni son pochissimi, il clima degli allibratori non coinvolge molto... sì, c'è qualche colpo di scena con Kitty Ryan e questa misteriosa Diana, ma anche troppa tristezza di fondo. Infatti come umore si parte già malissimo e il peggio deve ancora arrivare. Un film dove perdono tutti e alla fine si rimpiange solo che un grande come Alberto Lupo non abbia avuto degni successori...
MEMORABILE: La telefonata sarcastica della Ryan e gli stratagemmi ridicoli di Cooper e Paxton per fregar soldi.
Più che un uragano, una tempesta in un bicchier d'acqua, o al limite in una tazza di tè! Intricato ma fondamentalmente statico: diversamente da Melissa o da Un certo Harry Brent, manca di una figura centrale carismatica alle cui sorti appassionarsi. Alberto Lupo è bravo, ma i panni dell'ispettore gli vanno stretti, non riesce a caratterizzarsi in maniera convincente; anche la regia non ha estro, e il sempiterno Paesotto-a-40-miglia-da-Londra non ha niente di piacevolmente bizzarro. Il meno interessante tra gli adattamenti di Durbridge.
MEMORABILE: L'altra Diana; Il curioso personaggio di Renzo Montagnani; L'acerrima Adriana Asti.
A parte che dopo poco lo spettatore abbastanza esperto riconoscerà molte musiche di La coda dello scorpione, questo sceneggiato è di buon livello (come al solito il cast è ottimo) ma appesantito da una vicenda eccessivamente intricata, tanto che si arriva al finale quasi stanchi ed esausti, più che ansiosi di conoscere il colpevole (in effetti le ultime due puntate sono piuttosto pesanti, forse andavano alleggerite in qualche modo dal regista).
Giallo televisivo abbastanza buono tratto da un romanzo di Durbridge, anche se onestamente ha un intreccio piuttosto complicato che condiziona non proprio positivamente l'iter della vicenda, specie nell'ultima puntata. Tolto questo, lo sceneggiato è ben fatto, ben diretto e la storia è davvero interessante (ma ripeto ci voleva uno sviluppo diverso). Inoltre può contare su un cast davvero eccellente; in particolare ottime le performance di Alberto Lupo e di Delia Boccardo, anche se il protagonista Corrado Pani se la cava anch'egli egregiamente.
Intricato e tristissimo, si raccomanda per l'ottimo cast: i bravi Lupo e Pani, l'ambigua Asti, Barbetti (anche ottimo doppiatore), la grande Nora Ricci in un personaggio che, all'epoca, divenne il simbolo della pettegola di paese. Un altro pezzo della Rai che fu, in un mondo in cui si potevano programmare gialli in cinque o sei puntate...
MEMORABILE: Kitty Ryan; Il personaggio di Montagnani.
Sceneggiato basato su un intricato giallo di Dunbridge, protagonista una Delia Boccardo di rara bellezza e bravura nel ruolo di Diana Stewart. Nel cast ci sono attori dal calibro di Lupo, Pani e Montagnani ma la regia pecca di personalità e non sfrutta al meglio tutte le potenzialità della storia. Merita comunque una visione per chi ama la tv in b/n. Musiche di Nicolai.
Ottimo lavoro tv, come al solito, per gli attori che affollano questo sceneggiato Rai d’altri tempi (irraggiungibili oggi), tra cui Corrado Pani, Alberto Lupo, Montagnani, la Boccardo e altri ancora. La trama è quella tipica di Durbridge, ricca di intrighi misteriosi, false piste, sviluppi, in mezzo ai quali a un certo momento l’esperto giallista saprà trovare il giusto bandolo. Un racconto come un orologio dal meccanismo perfetto come solo la mente del romanziere sa congetturare, per divertire il suo pubblico pagante. Di sottofondo le più svariate debolezze e corruzioni umane.
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MusicheFauno • 10/01/12 11:59 Contratto a progetto - 2743 interventi
Solo per precisione, ricordo che la stessa musica di questo film, proveniente da La coda dello scorpione, è stata utilizzata anche in Casa d'appuntamento di Merighi.
MusicheDusso • 12/06/13 13:28 Archivista in seconda - 1831 interventi
Fauno ebbe a dire: Solo per precisione, ricordo che la stessa musica di questo film, proveniente da La coda dello scorpione, è stata utilizzata anche in Casa d'appuntamento di Merighi.
Confermo, anche se per il film di Merighi dovrei ricontrollare ma mi fido :)
CuriositàZender • 8/07/14 17:41 Capo scrivano - 47782 interventi
Gli sceneggiati televisivi italiani tratti da Francis Durbridge sono come riporta Wikipedia: