Buio - Film (2013)

Quattro episodi "thiller" (con donne protagoniste) che si possono apprezzare per una regia con ottime inquadrature, bella fotografia e una ricerca di scenari e soluzioni apprezzabili. Il primo con la Osvart in poco tempo riesce a creare la gisuta tensione; da dimenticare il secondo per la sceneggiatura; il terzo con la Smutniak è il peggiore e non convince in nulla se non per l'ambientazione. Per finire nell'ultimo è da dimenticare la recitazione della Cervi, ma almeno, affrontando il "torture", si osa un po' più che negli altri (come nudi e violenza).

Antologico di certo interesse, citazionista ne "L'intruso" (omaggio all'episodio baviano "Il telefono" de I tre volti della paura), straniante in "5 ore di Luna piena" e decisamente intrigante nel sintetico thriller "L'urlo". Non si distingue certamente per l'originalità quanto per la coralità dell'insieme, garantita da attori discretamente coinvolti in trame più o meno evocative. Giova al risultato finale la sintesi espressa in ogni episodio, che si conclude - spesso in maniera inattesa - attorno ai venti minuti...

Quattro mini-thriller che hanno come tema la paura e le urla di altrettante donne, in contatto con la parte più oscura di sé e fuori di sé. Di tutti il terzo brilla per ricostruzione scenografica, mentre complessivamente ricordano l'ultimo Dario Argento, specie per l'approssimazione recitativa e le sceneggiature così così. Buoni più o meno come un passatempo televisivo.

Ce ne fossero più spesso di miniserie televisive come queste che ammiccano allo stile argentiano (anche se degli ultimi lavori del Maestro). Il riferimento è in particolare alla prima e all’ultima puntata, che vanno giù lisce come un bicchier d’acqua. Durata breve, tensione palpabile, buoni gli ambienti e la scenografia. Decisamente peggio le altre due puntate (inguardabile, quasi, quella con la Smutniak che esula dal filone più classico incespicando nella noia avveniristica). Anche il livello recitativo è a singhiozzo. Ma non male, nel complesso.