Ecco un classico esempio di telefilm invecchiato male. Al momento della sua uscita fu mania pervasiva e assoluta. Per i personaggi, per il look sfoggiato dai giovani benestanti di cui raccontava la vita quotidiana, per l'atmosfera tutto sommato leggera e mai veramente drammatica che si respirava in ogni puntata. Rivisto oggi, in anticipo rispetto al revival degli anni '90 che sicuramente prima o poi toccherà sorbirsi, mostra tutta la sua insufficienza, la sua vanità e la sua inconsistenza, anche per il target cui si rivolgeva.
Trattasi forse del telefilm più amato dai teen-ager, che li ha accompagnati per ben un decennio. Il telefilm è stato anche una palestra per tanti attori in erba, una su tutte l'Oscar Hilary Swank. La serie tratta dei vari problemi adolescenziali, dai più leggeri fino a quelli sociali più duri come l'aborto e l'aids. Presenti tutti gli stereotipi americani, i ragazzi belloni, il McDonald's, il surf e via dicendo.
MEMORABILE: Il pessimo accostamento dei nomi Brendon e Brenda (che fantasia!)
Urca! I bei tempi andati di Beverly Hills 90210 (sarà il cap della zona? Me lo chiedo da allora)... Oggi per me è obiettivamente inguardabile, ma non negherò di aver visto per intero almeno le prime due serie. Ragazzine/i in età da college, solite tresche sentimentali ed una famiglia iper-protettiva e presente in ogni situazione.. Irreale, certo. Ma a quell'età va anche bene.
Sarial ad uso e consumo adolescenziale che propone triti e inflazionati drammi da teenager in crescita, non senza stereotipi e discriminazioni (uno dei giovani personaggi, timido e un po' fuori dal gruppo finisce con il suicidarsi mentre il suo compare si adatta e finisce per diventare uno dei più "in"). Aaron Spelling, con il glorioso passato di produttore tv (Starsky & Hutch) riesce nell'arduo compito di far recitare la figlia, ottiene un buon successo di pubblico ma decisamente scade nel commerciale.
Molto di moda all'epoca della sua realizzazione, è una serie televisiva che appare oggi irrimediabilmente datata. Tutti i luoghi comuni del mondo post-adolescenziale in un ambiente ultra patinato sono presenti in questa serie che risultò piuttosto avvincente per le prime stagioni grazie ad una discreta qualità complessiva delle sceneggiature salvo poi diventare stucchevole, ripetitiva e sopratutto priva di idee.
Serial pensato ad hoc per il mercato adolescenziale degli anni Novanta, tutto frivolezze, gossip, auto di lusso, abiti alla moda, pigiama-party, problemi sociali trattati superficialmente (alcolismo, razzismo, AIDS, conflitti familiari), musiche commerciali a volontà. I connotati da telefilm sono stati presto surclassati da quelli tipici della soap-opera, con continuo andirivieni di personaggi e infinite complicazioni di storie e intrighi vari. Dialoghi penosi. Ridicolo Perry, con quell’aria da James Dean dei poveri.
Vero e proprio fenomeno, che all'epoca invase persino bancarelle e cartolerie, made in rich side of usa, intriso di opulenza, collegiali psicodrammi, droghe leggere e non, ed amori. Coacervo di luoghi comuni all'ennesima potenza che, tuttavia, per le prime 3 stagioni ha, tutto sommato, entusiasmato, per, poi, finire in una mera vetrina di lancio. Nonostante una morale ben salda si apprezzava più per le pomiciatine ed i bikini (o torsi nudi per le Lei) che per l'intreccio. Brenda & Dylan ci han tenuto per anni sulle spine!
Serie cult per i teen-ager degli anni '90 (con tanto di relativo album delle figurine) oltre che capostipite di molti altri telefilm giovanilistici che mai ne eguagliarono il successo. La famiglia Walsh, un po' a mo' dei Cunningham in Happy Days, è l'epicentro delle vicende di questo gruppo di simpatici ragazzi americani tra tira e molla amorosi e vicende personali il più delle volte lacrimevoli. Il cast è valido e affiatato anche se quasi tutti gli attori faranno flop, una volta sdoganati da Beverly Hills.
Coacervo di banalità, pressapochismo, superficialità, vanità, consumismo, finto moralismo, conformismo e qualunque altro aggettivo negativo si possa aggiungere a riguardo delle avventure di alcuni adolescenti americani di buona famiglia. Nonostante le prime stagioni della serie appaiano ormai datate, il modello (negativo) di questa gioventù di fighetti è stato ripreso in parecchie altre serie moderne (vedi i vari O.C. & co.), con eguali risultati di squallore e di irritante falsità. Lo odiavo già quando avevo 10 anni, figuriamoci adesso...
Pessima serie tv confezionata appositamente per avere successo (che fu straripante) fra ragazzine (ma anche maschietti) urlanti per i loro idoli di ambo i sessi. Di contenuto non ce n'è, anzi quando la serie cerca di farsi seria non ci riesce per nulla con l'aggravante di riuscire invece ad essere perfettamente ridicola. Come sempre accade poi, peggiora col passare degli anni e delle puntate.
Mamma mia, sarà anche un classico, ma questa è una serie che non ho mai potuto sopportare. A cominciare dagli attori davvero penosetti al livello delle trame, adatte sicuramente a molti adolescenti... Confezione anonima: il peggio della televisione americana.
Pessimo. Una serie ad alto contenuto di banalità, senza vere storie che non fossero i vari flirt tra i protagonisti. Ogni tanto veniva inserito qualche nuovo personaggio (spesso un po' squilibrato) per agitare un po' le acque; a volte si tentava anche di affrontare temi seri come alcolismo, senza tetto, maltrattamenti sulle donne, ma sempre con intollerabile superficialità (e mai un filo di ironia...).
Tipico serial anni 90, tipica gioventù dorata tutti belli, benestanti che risolvono ogni problema e sono sempre amici. Un mondo falso, ovattato nel quale tentarono di specchiarsi diversi adolescenti di quegli anni. Lo vidi con disprezzo in quegli anni, lo giudico male ora. Anche se il peggio doveva arrivare con Melrose Place.
Bene o male creatore di una serialità giovanile moderna che non si presentava così seguita dai tempi del celeberrimo Happy days. Qui forse si esagera nel lusso osteggiato ed esibito (le ragazze, soprattutto Donna) si divertono a spendere quanto più possono per tirarsi su il morale (ad esempio per insuccessi scoplastici). A parte ciò, le avventure sono avvincenti e talvolta drammatiche (l'auto che esplode davanti al povero Dylan). L'ultima serie, più esile, mette fine a tutte le problematiche... O no?
L'idea era persino sfiziosa: una famiglia liberal del Minnesota (i Walsh) che, fra storielle giovanili su temi anche seri e delicati, va alla scoperta del fighettume californiano d'alto bordo (Kelly, Steve, Donna, David), con occasionale contorno di belli & dannati (Dylan) e semi-nerd proletarie (Andrea). In pratica, diventa culto giovanile di massa per l'accattivante leggerezza dell'insieme e le qualità estetiche dei protagonisti: non erano né i giovani intellettuali di Dawson's Creek, né i duri di O.C., ma funzionarono. Modesto, a rivederlo.
Certi episodi forse non sono esaltanti, ma ad ogni modo qui ci si trova davvero di fronte alle basi di un certo modo di fare tv e di concepire un serial orientato al 90% verso adolescenti. Attori scelti per le parti uno migliore dell'altro, anche come tipo di visi e manco a dirlo alcuni di loro oggi possono vantare una discreta carriera cinematografica, Luke Perry in primis (cinepanettoniana trasferta a parte forse), o comunque sempre televisiva (vedere Tori Spelling). Darren Star esagererà un po' e farà altre 9 stagioni ed uno spin off.
MEMORABILE: Il ciuffo di Luke Perry, la sigla iniziale in perfetto stile americano, la tipa bionda che, non vorrei sbagliare, si chiama proprio come una pornodiva...
Serie cult degli anni 90 che in teoria avrebbe dovuto contrapporre una sana famiglia middle class americana ai fatui ricconi di Beverly Hills; nella pratica abbiamo seguito con trepidazione le vicende di Brendon, Brenda, Dylan (sospiro femminile), della fatua Donna e di tutto il resto del gruppo. Ai tempi si faceva seguire né più e né meno come una soap. Chissà, forse ci permetteva di sognare. Problemi reali appena abbozzati (Aids, malattie, conflitti genitori-figli).
Serie cult degli anni '90 di gran successo non solo in patria, ma anche in Italia che, a mio avviso, è abbastanza godibile. Le prime stagioni sono divertenti, sceneggiate bene per poi diventare troppo ripetitive e mirate solo alla popolarità. Rivedendola oggi è una serie ormai datata.
In assoluto uno degli esempi maggiori di indecenza televisiva e, forzandomi, dico pure cinematografica. Ci sono degli attori che "recitano", dei registi che "dirigono", degli script che "raccontano". Non un solo aspetto riesce a salvarsi, forse quello commerciale: da quel punto di vista bisogna riconoscere che la serie ha lanciato un nuovo genere, ma la qualità è un'altra cosa e il livello dei successori non si è quasi mai discostato dal picco massimo della mediocrità.
Vero paradigma del teen drama. Le prime serie sono un boom clamoroso, ma prevale la sensazione di forte disimpegno, dato che le sporadiche tematiche "impegnate" (aids, violenza, razzismo) sono annacquate dall'ambientazione fortemente ovattata. Ben presto lo schema narrativo diventa oltremodo banale e gli attori stessi non si prestano più al ruolo. Cambiano le situazioni, ma la serie è assurdamente protratta per molte stagioni e si avvia a un mesto epilogo. Oggi mostra tutto il suo anacronismo, ma anche all'epoca era troppo patinata e artefatta.
Serie tv dei primi anni '90 adolescenziale che all'epoca ebbe un grande successo ma che rivista al giorno d'oggi appare datata e molto stereotipata. I contenuti sono decisamente frivoli e si ostenta parecchio senza mai andare in profondità, nemmeno quando gli avvenimenti lo potrebbero permettere. La prima stagione è la migliore, nelle successive si cade sempre più nella banalità.
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CuriositàCangaceiro • 9/01/09 16:18 Call center Davinotti - 739 interventi
La leggenda vuole che Luke Perry stesse riverniciando delle strisce pedonali nei pressi degli Studio's e fu notato da Tori Spelling,attrice della serie e figlia del produttore,che impose a suo padre di scritturarlo.