Nonostante i primi cinque minuti di pura soggettiva argentiana, gli omicidi all'arma bianca ai danni di prostitute (proprio come ne L'UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO), l'assassino vestito di nero e altri particolari secondari, non si può dire che 7 CADAVERI PER SCOTLAND YARD (coproduzione italospagnola ambientata a Londra!) sia un tipico spaghetti-thriller. Piuttosto sembra volerne imitare lo stile, ma nel non riuscirci si avvicina semmai ai gialli hitchcockiani, seguendo un po' (forse per l'ambientazione londinese) Ia strada di Riccardo Freda. Il regista José Luis Madrid cura la psicologia...Leggi tutto dei personaggi (esagerando magari con i luoghi comuni inglesi, vedi il tè o gli scacchi) e imbastisce un giallo “genuino", recitato con il dovuto impegno da un cast quasi anonimo ma ben assortito che rende credibile una storia dall'intreccio complesso e allo stesso tempo piuttosto originale (nella soluzione, se non altro). Peccato per la fotografia un po’ dozzinale, ma anche il nostro Piero Piccioni per la colonna sonora non è andato molto oltre i soliti sottofondi tipici da Anni Settanta, con organetti dissonanti e partiture "pseudo-progressive" senza capo né coda. No, il punto forte del film restano soggetto e sceneggiatura, nonché quell'insolita sensazione di realismo spesso assente nei thriller di casa nostra: qui il rumore dei pugni non è “cartonato” (alla Bud Spencer, per capirci), le pugnalate non sono insistite o gratuite ma essenziali e, pur nei limiti di effetti speciali artigianali, crude quanto basta. 7 CADAVERI PER SCOTLAND YARD è un film rozzo ma che colpisce per la sua coerenza, rimandando proprio per questo più a Hitchcock che ad Argento. Certo, la regia di Madrid non si avvicina nemmeno lontanamente ai virtuosismi del maestro, alcuni inseguimenti sono troppo lunghi, me perlomeno una storia c’è.
Orrendo. La pretesa ambientazione inglese è contraddetta dalla villosità del cast (non solo Naschy/Molina, ma soprattutto degli irsutissimi generici che sembrano usciti da Barbagia la società del malessere). Lentezze spagnolesche, effetti goffi, si salva la colonna sonora. Dopo averlo visto ho abiurato le mie contumelie ai gialli di Pradeaux.
Caotico, confusionario, girato con scenografie povere e mal sfruttate, con abbondante uso di zoom e primi piani, questo pastrocchio italo-spagnolo tenta vanamente di accodarsi (anche per via di un titolo truffaldino e smemorato: contate i cadaveri!) al giallo italiano. La presenza di Paul Naschy (sottratto ai temi prettamente horror) nulla aggiunge all'inutile sperpero di pellicola, italianizzata "de facto" dalla presenza di una mal sfruttata Orchidea De Santis. Peccato, perché la storia di Tito Carpi aveva buone ragioni per essere valorizzata.
Diverse prostitute vengono uccise secondo strane modalità. Il colpevole sembrerebbe chiaro ma in realtà... Debole thrillerino caratterizzato da una regia piuttosto approssimativa e da una sceneggiatura di routine che utilizza elementi usuali senza riuscire a creare un briciolo di tensione nonostante alcuni colpi di scena nella parte finale che peggiorano la situazione invece di migliorarla. Per giunta il plot è pieno di buchi ed è molto inverosimile. Gli attori poi sono piuttosto scadenti. Bruttino.
Naschy ha fatto decisamente di meglio. Ciononostante questo giallo non è poi così orrendo e presenta un cast molto interessante. Coraggiosi gli effetti di sangue, anche se penso di aver visto una versione tagliata (quela Mediaset). Discreto, non così orrendo come tutti affermano. Bravi Naschy e la bella De Santis.
Grezzo pasticcio italo-iberico sulle orme del poliziesco inglese (un serial-killer in stile Jack lo Squartatore, le inchieste del commmissario), del thriller hitchcockiano (il sospettato che cerca di difendere la propria innocenza) e di quello argentiano (le soggettive, i dettagli delle armi bianche). Il film è molto al di sotto degli standard accettabili per un prodotto di genere, a causa di una regia trasandata, incapace di evocare la tensione necessaria,, e di una improbabile location londinese.
Thrilleraccio grezzo e abbastanza convenzionale dei bei tempi che furono (cioè gli anni 70). Non è originalissimo, è girato con i soldi del monopoli (e si vede) e il colpo di scena finale è a dir poco inverosimile. Però ha quella genuinità trash tipica delle pellicole del'epoca che lo rende almeno vedibile (una sola volta però!) e Naschy è sempre Naschy, anche se non è proprio il suo ruolo più memorabile.
Deprimente e poveristico filmettino girato da un regista più portato per il western (diciamo...), con protagonista Paul Naschy che si trascina claudicante per tutta la storia, muovendosi tra miserrime scenografie ed insulsi flashback, virati in blu, del proprio sventurato passato circense. L'incipit non era malvagio, rifacendo in salsa spagnola quello del magistrale L'occhio che uccide, di Michael Powell, il proseguo però smorza ogni fievole entusiasmo, con effetti gore indegni ed una trama a metà strada tra giallo sbiadito e telenovela cilena.
Un ultratrash imperdibile per capire come si sbaglia un film. Spiegazioni strambe per non dire astruse, effetti splatter da fumetto, la De Sanctis che svanisce come un dente di leone al primo soffio... Eppure la tenerezza che fa Dockermann (Naschy), sfortunatissimo e perseguitato fino all'ultima scena lo renderebbe quasi uno stracult. Facendo la media diciamo che il film si salva con una giornata d'anticipo...
Insipida commistione di vari generi di giallo anni '70: da quello spagnolo a quello italiano, con un pizzico di thriller vecchio stampo all'inglese (anche a causa della location londinese e di vari dettagli che cercano di ricreare quelle atmosfere). Cast non certo di prim'ordine ma tutto sommato passabile, fotografia sciatta (ma almeno comprensibile nelle scene buie), un po' di sangue versato e un intreccio mal costruito, abbastanza confusionario. Ho visto di peggio, ma certamente del periodo è uno di quei film che si possono tralasciare. **
Trash o non trash? Personalmente trash, please. L'atmosfera inglese è accennata e non determinante, mentre sono presenti torbidi esempi paralleli che alla fine devieranno verso un punto comune: il colpevole! Ecco, gli omicidi non sono esemplari ed il movimento lento non aiuta a superare la fatica. Strambo, a tratti si vorrebbe spegnere la tv ed incendiare il disco, ma poi qualche colpo di mano c'è e si ritorna alla domanda posta all'inizio del discorso: è trash. Quindi vedo di non esagerare e concedo le solite attenuanti generiche a questo genere. **
Thriller frutto di una coproduzione italo-ispanica (in quegli anni andava di moda), decisamente sciatto nella confezione e piuttosto debole nella sceneggiatura. La vicenda ricalca quella di analoghi film e ciò non può che suscitare un senso di déjà vu, negli habituè di questo genere cinematografico. Ulteriore nota dolente è la semplicità - nonostante i ripetuti depistaggi - con cui si riesce a rintracciare l'identità dell'assassino. Perdibile, senza remora alcuna. **.
In realtà i cadaveri sono ben più di sette in questa co-produzione italo-spagnola che si regge sulla caccia a un emulo di Jack lo Squartatore in una Londra poco esibita. Qualche accenno di splatter, ritmo non eccelso e qualche inevitabile incongruenza (uno zoppo che scappa saltando da una finestra), ma tutto sommato il risultato è sopra la sufficienza grazie anche a una (leggera) incertezza sul colpevole.
Una mediocrità e una banalità sconcertanti. Gli attori non sono male, ma già a metà film ho capito chi era il vero assassino,; tecnicamente è il canonico giallo anni 70 e francamente non lo trovo così scarso, sotto questo aspetto. Magari con qualche assurdità in meno...
MEMORABILE: Il finale, già che eravamo in tema di circo...
Davvero brutto. Forse (ma escludiamolo anche il forse) il peggior thriller mai visto dal sottoscritto. Inoltre si vede che è stato girato con due soldi, ergo gli effetti sono ridicoli e facilmente individuabili, per non parlare poi del finale orrendo. In definitiva un filmaccio da dimenticare che inizia male e non decolla mai. Peccato perché alla fine il cast male non è: ci sono Naschy e la bellissima Orchidea, entrambi malissimo sfruttati (ma con questo film era difficile fare di meglio). Da dimenticare.
Un emulo di Jack lo squartatore scrive lettere di sfida alla polizia e riesce a far ricadere i sospetti sul malcapitato loser di turno. Giallo spagnolo di stile filo-italiano e ambientazione inglese: il primo è garantito da soggettive argentiane e da una piacevole colonna sonora acid-jazz; la seconda è appena passabile nonostante il cast prettamente latino. Godibile (ma anche prevedibile) per gli amanti del genere; forse il fatto che non vada mai in onda prima delle 3 di notte aiuta a perdonarne i buchi. **! con un po' di generosità.
MEMORABILE: Il primo omicidio nel prologo, che sembra davvero ambientato nella Londra vittoriana di Jack anziché in quella contemporanea che segue.
Con una sceneggiatura meno sgangherata e una regia meno tirata via, la storia avrebbe anche potuto funzionare, ma così è veramente inguardabile. Già reduce dal pessimo Le Manie di Mr Winninger, il regista spagnolo José Luis Madrid riesce a fare ancora di peggio. Girato e montato in modo rozzo ed elementare, il film si snoda con una piattezza e una ripetitività veramente desolanti. Se Naschy sa conferire una carica dolente al suo personaggio, gli altri sono totalmente inespressivi o, come la bella Orchidea, del tutto fuori parte.
MEMORABILE: Naschy, invalido, che riesce a stendere tutti quelli che lo affrontano.
Josè Madrid non è certo Dario Argento, ma la pellicola è godibile e si lascia vedere sino al finale, nonostante lo spettatore più accorto capisca già a metà strada l’identità del colpevole. La storia non è delle più originali e la messa in scena è ovviamente poveristica, ma già la sola presenza del buon Naschy, qui nelle vesti del circense fallito, ne giustifica una visione. Fra le seconde linee spicca il personaggio del soprintendente Chambers, doppiato nientemeno che dal divino Cigoli.
MEMORABILE: Il flashback dell’incidente di Naschy.
Coproduzione italoiberica che cerca di attualizzare la storia di Jack lo Squartatore combinando stilemi del giallo all’inglese con la moda argentiana. Colpevole e movente sono facilmente intuibili e la sequenza donna svestita-pugnale insanguinato viene proposta a ripetizione senza particolari tocchi d’originalità; colpi di scena poco convincenti tengono però desta l’attenzione, pur enfatizzando i difetti dell’intreccio. In mezzo a una pletora di generici spagnoli, tra un Naschy dignitoso ma piuttosto monocorde e una De Santis fuori parte, Marignano ha un ruolo di quasi protagonista.
MEMORABILE: I messaggi con cui “Jack” rivendica i delitti; Il “doppio delitto” degli amici di Peter.
Squallido giallo italo-spagnolo che richiama in campo Jack the Ripper (o meglio, qualcuno che ne fa le veci), disseminando Londra di cadaveri femminili. Le limitatezze della produzione si rispecchiano tanto nel look gretto (sciatta la fotografia, con l'eccezione di una tranche finale in interni goticheggianti) quanto nella mediocrità dello script, la cui impalcatura whodunit è talmente periclitante che rischia di crollare non appena "l'insospettabile" di turno viene inquadrato per la prima volta. Piuttosto violento, ma non abbastanza sleazy da impressionare i fan dell'euro-trash.
MEMORABILE: I dettagli delle pugnalate nella carne (o cotenna di maiale) delle vittime; Le ridicole scazzottate di Naschy; Gli scarti umani nel covo del killer.
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Unico momento memorabile del film è quello iniziale, che propone la soggettiva del killer intento a seguire una peripatetica, e ciò similmente ad una analoga sequenza intravista ne L'occhio che uccide (Michael Powell, 1960), della quale - probabilmente - Josè Luis Madrid vuole qui fare citazione.
Nel disegno del manifesto spagnolo del film è riciclata una scena da Il cadavere di helen non mi dava pace (il disegno della gola tagliata alla gimpera usata per la locandina italiana del film il cadavere di helen).