La parentela col capolavoro di Kubrick, nonostante il regista sia colui che in 2001 si occupò degli effetti speciali, è stabilita solo dal titolo italiano (molto più evocativo l'originale SILENT RUNNING). Douglas Trumbull, per il suo esordio dietro la macchina da presa, si autofinanzia il progetto puntando ad una fantascienza "ecologista" molto elegante, sottolineata da musiche delicate che vedono la partecipazione - al canto - della soave voce di Joan Baez. La storia è il dramma di un astronauta atipico (Bruce Dern, perfetto nella parte), partito con tre colleghi...Leggi tutto su una nave composta da numerose serre lì inserite per preservare il verde che sulla Terra sta scomparendo. Affezionatosi morbosamente alle sue foreste artificiali, il protagonista non prenderà troppo bene l'ordine di smantellarle nello spazio prima di fare ritorno. Uno spunto semplice, inusuale ma con le carte in regola per appassionare chi ama la fantascienza più riflessiva. Gli effetti speciali sono meno visibili che in 2001 (strano a dirsi, Trumbull li riprenderà però in BRAINSTORM) e coinvolgono soprattutto le scenografie e i modellini. Qui l'attenzione è rivolta alla condizione psicologica del suo protagonista, che ben presto si ritroverà a dialogare coi tre (poi due) piccoli droni che lo aiutano e gli fanno compagnia in questa corsa/odissea silenziosa nello spazio. Le dominanti del film sono la solitudine e il rapporto umano con la natura, un bene prezioso che non è possibile eliminare senza conseguenze nefaste. E' inevitabile che vi sia un certo ristagno nelle situazioni, tuttavia una sceneggiatura ben costruita (vi partecipò tra gli altri Michael Cimino) e la bravura di Dern supportano ottimamente scenografie e colori lasciandoci del film un bel ricordo, di fantascienza tipicamente settantiana. Finale dolcissimo e in linea con la poeticità dell'opera.
Dolcissimo, commovente film, che umanizza non solo i robottini, i quali, con informatica complicità, si rivelano vicendevolmente le carte da gioco, ma pure lo spettatore più refrattario alle tematiche della natura. Un'ottima idea che ha fatto nascere un bel film. Il pessimo titolo italiano ha avuto l'ottimo risultato di far vedere il film a più persone di quelle che, con titolo diverso, l'avrebbero guardato.
Il titolo italiano cerca di collegare il film al precedente capolavoro di Stanley Kubrick, con il quale invece nulla ha a che spartire se non il fatto che il regista Douglas Trumbull aveva curato gli effetti speciali di 2001 odissea nello spazio. Qui siamo di fronte ad un filone molto sentito negli anni '70: quello della fantascienza a sfondo ecologico. Ne esce fuori un film molto lento nello svolgimento e con una trama abbastanza esile, ma non per questo da disdegnare: anzi, la pellicola è degna di nota così come l'interpretazione di Dern.
Pellicola particolare, unica nel suo genere (le oasi spaziali sottocupola sono visivamente interessanti). Gli effetti sono curati (bei modellini e buone scenografie), ma ha una certa staticità di base, che la frena un po'. La solitaria crociata del protagonista, contro l'ottuso governo, che vuole sacrificare le cupole per utilizzare in altro modo le gigantesche astronavi (commercio) infonde però al film una sufficiente vitalità. P.S. La decisione di distruggere le oasi sembra assurda e cervellotica, ma basta osservare ciò che accade ora sulla Terra. Lascia un certo, giusto amaro in bocca.
MEMORABILE: I robot, Paperone, Paperino e Paperina, ridicoli ma inevitabilmente simpatici; Il calcolatore Multivax Hal 9000 di Terra Centrale; La scelta finale.
Atipico e originale gioiellino della fanta '70, con un messaggio ecologista e speranzoso al contrario del pessimismo della fantascienza di quegli anni. La solitudine coatta degli astronauti, senza alcuna presenza femminile, mi ha fatto subito pensare alla Cosa carpenteriana. Rimane nella memoria per sempre Bruce Dern in compagnia dei due robottini, Paperino e Paperina, sia quando gioca a carte con loro, o quando lo operano alla gamba ferita. Sospetto che Lucas, in parte, per Guerre stellari, abbia attinto anche da qui. Piccolo capolavoro.
MEMORABILE: Sulle note della canzone di Joan Baez, il robot Paperina cura la vegetazione nella capsula, ormai vagante per l'universo. Strappa il cuore.
2002 la seconda odissea è un film che ho apprezzato moltissimo nonostante sia (a volte) monotono, lento e manchi di chissà quali effetti speciali. Bruce Dern è bravo. I robot (Paperino e Paperina) anche. Belle le canzoni cantate da Joan Baez. Da vedere.
Fantascienza ambientalista, fortemente imperniata sul messaggio militante (canzoni eseguite da Joan Baez!) ma purtroppo carente sul resto. Così la storia, dopo l'inizio in cui l'astronauta col pollice verde fa fuori i compagni di missione per salvare le foreste a dimora nella base spaziale, si impantana presto nel nulla di fatto. Certo, sarebbe l'occasione per descrivere la solitudine (alleviata dai simpatici droni), ma Trumbull non è regista sopraffino (né Dern attore sottile) e la cosa si risolve in modo grossolano. Bel finale emozionante.
Douglas Trumbull dà vita a un film molto toccante e in grado di affrontare una tematica decisamente interessante, la cui importanza probabilmente aumenterà con il passare degli anni: può esistere una terra senza natura? Le conseguenze possono essere diverse, alcune positive, come l'annullarsi delle malattie, ma per la maggior parte negative. Come viene fatto intendere durante la pellicola, senza natura non vi è bellezza, senza natura non vi è immaginazione. Veramente un film ben riuscito, con un bellissimo finale. Ottima la soundtrack.
Originale tentativo di messaggio ecologista ma sviluppato in modo banale, scontato. Bastano e avanzano le schitarrate militanti di Joan Baez, il protagonista, con occhi azzurri e boccoli biondi, nell’orto spaziale vestito da fraticello, mentre i suoi rozzi compagni insensibili e gareggiano motorizzati e chiassosi. Totale assenza di tensione o interesse allo svolgimento della storia, lunghi momenti di noia. Belle le ambientazioni, i robot, i modellini di astronavi con le cupole di foresta. Gli anni settanta hanno prodotto decisamente di meglio.
Fantascienza naturalista basata su una storiella esile esile, che si salva nei momenti più infantili (le movenze dei robottini) ma che fallisce su tutti gli altri fronti, con una sceneggiatura che vaga senza meta peggio che l'astronave del protagonista, canzoni di Joan Baez che c'incastrano poco o niente e un Bruce Dern in perenne stato di alterazione che annienta qualsiasi tipo di empatia. Confezione corretta nonostante i mezzi visibilmente non elevatissimi e finale riuscito, ma nel complesso non si va molto oltre la mediocrità.
In un futuro spaziale (oramai passato da molto) le piante e gli animali sono un paradiso terrestre che non sembrano avere motivi per esistere, se non per un caparbio capitano ecologista. Film fanta-verde, si avvale della presenza di un buon Bruce Dern, accompagnato da effetti spesso in "miniatura" e tempi a volte lenti per uno spettatore vivace. Le canzoni di Joan Baez non cadono proprio come il cacio sui maccheroni...
Affascinante, dolcemente lento. Scivola sulle note della Baez lanciando però messaggi analoghi al caustico 2022 I sopravvissuti. E' un esempio di grande sci-fi ecologista di inizio '70 con un efficace Bruce Dern nei panni dell'irriducibile, romantico Lowell. Da segnalare Paperone, Paperina e Paperino, i minirobottini che tanto ispireranno le controparti meccaniche di Lucas. Non è il sequel di 2001. Da noi venne guastato dal doppiaggio che riesumò HAL (Bellini) e inserì arbitrariamente il concetto di monolito per mere questioni di cassetta.
MEMORABILE: La fase finale del film è un must del cinema di fantascienza, la vera essenza del titolo originale.
Racconto fantascientifico di stampo ecologista; narra la storia di un botanico che farà di tutto per salvare dalla distruzione quel che resta della vegetazione terrestre. Buona l'interpretazione di Bruce Dern mentre il film si avvia stancamente al comunque convincente finale. Il doppiaggio originario per questione di marketing riesumò il computer HAL 9000 e il monolite di 2001: Odissea nello spazio. Nel 2002 è stato ridoppiato "correttamente". Per essere un film sci-fi bizzarra la colonna sonora!
In un mondo inerte in cui il benessere e il progresso tecnologico hanno reso obsoleta Madre Natura, l'unico astronauta ancora memore della vita e della sua bellezza preferirà ribellarsi e vagare da solo nello spazio, pur di salvare l'ultima foresta rimasta nell'universo. Memorabile fiaba ambientalista a sfondo spaziale, visivamente ed effettisticamente datata (i robottini interpretati da attori mutilati trasudano dolcezza naif da ogni giuntura), un po' zuccherosa nella sua ostentazione di propaganda "green", ma ancora oggi coinvolgente, delicata ed emozionante. Fantastico Bruce Dern.
MEMORABILE: I titoli di testa; I robo-chirurghi; Il poker coi robot; I tentativi di riparare "Paperino"; Il finale che suona quasi come un'anteprima di Wall-E.
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Scusa Black Hole, sapresti dirmi dove si può reperire l'edizione coi dialoghi più simili all'originale? In dvd? Blu ragazzi? Sarebbe interessante confrontare le 2 edizioni.
Caesars ebbe a dire: Scusa Black Hole, sapresti dirmi dove si può reperire l'edizione coi dialoghi più simili all'originale? In dvd? Blu ragazzi? Sarebbe interessante confrontare le 2 edizioni.
Li puoi trovare entrambi nel recente Blu-ray della Pulp Video..
Caesars ebbe a dire: Scusa Black Hole, sapresti dirmi dove si può reperire l'edizione coi dialoghi più simili all'originale? In dvd? Blu ragazzi? Sarebbe interessante confrontare le 2 edizioni.
Esatto, ma io l'ho visto su un DVD doppio edito da Pulp Video.
Sul doppiaggio: Cozzi non fece i danni della Maraini con Solaris però questa forzatura sulla nuova era aperta dal contatto col monolito fu davvero eccessiva. Quando lo vidi per la prima volta, tantissimi anni fa, lo considerai davvero un sequel di 2001.
L'astronave si chiama "Valley Forge", esattamente come la portaerei a bordo della quale furono girate le scene d'interni. Tale portaerei, un residuato delle guerre in Corea e Vietnam, fu demolita poco dopo il termine delle riprese.
Il film, del 1972, vide la luce nelle sale italiane solamente nel 1976 (anche se era già stato presentato al festival della fantascienza di Trieste del '72).