Da Piero Chiara una storia ancora una volta ambientata sulle rive del Lago Maggiore, a Luino, dove un campione di biliardo, Moriondo (Ferzetti), torna squattrinato dopo quindici anni trascorsi nel bel mondo a vincere tornei. S'informa di chi tra i conoscenti d'un tempo bazzichi ancora per il paese, ritrova gli amici per scoprire che uno di loro, il Conte Luigi, è morto da cinque anni in circostanze misteriose, avvelenato da un uovo al cianuro! Il colpevole, in carcere a scontare venticinque anni, è un traffichino locale, tale Panozzo, sulle cui vere responsabilità non sono in molti a giurare. Parlando con Luisa (Rassimov), la vedova del Conte che ne ha ereditato il patrimonio...Leggi tutto e vive nella lussosa villa del marito, Moriondo capisce che è proprio lei la prima a non essere convinta della correttezza della condanna. Rinchiusasi in casa da allora, vive con l'idea di poter dimostrare un giorno l'innocenza di Panozzo, che si scopre essere stato suo amante. Il desiderio di riaprire il caso è insomma comune e Moriondo lo fa per conto proprio, senza accanimento, in modo naturale: parla con le persone, ascolta il commissario e durante le giornate al bar o le passeggiate sul lago conosciamo chi più era stato vicino alla vittima, chi aveva motivi di odiarlo e avrebbe potuto organizzarne l'omicidio. Tra i sospetti l'amante del defunto (Germani), l'amministratore delegato (Fisichella) dell'azienda di cui il Conte era proprietario, un fotografo della stessa che aveva perso il posto (Scotti) e altri ancora. Il disegno corale della cittadina di provincia coi suoi curiosi abitanti è svolto con il gusto tipico di Chiara (che ha pure collaborato alla sceneggiatura, scritta insieme al solito Biagio Proietti) e trova alcuni momenti felici, con le location lacustri e begli scorci sulla terraferma a confermare la bontà dell'ambientazione; eppure qualcosa non funziona: a dispetto di un finale notevole, che ripaga dell'attesa e chiude in modo curioso ed eccentrico, l'indagine è scarsa, gli elementi raccolti pochi e la storia prosegue soprattutto attraverso il tratteggio psicologico di alcuni personaggi principali (la Rassimov e Scotti i più approfonditi...), appoggiandosi molto sulla consueta professionalità di un Ferzetti la cui recitazione di alto livello è da sempre una garanzia. La colpa della modesta riuscita è anche della regia di Partesano, che lungi dal saper mantenere una buona tensione si limita a riprendere senza aggiungere nulla di particolare o personale e perdendosi spesso in sequenze che dicono poco, forse anche per colpa di un soggetto che non offre granché a livello di inteccio e si limita ad agganciare due o tre idee alle quali poi ritorna per fissare i punti cardine attorno a cui far ruotare la storia.
Divertente e nostalgico più che emozionante. In un paesino tra Varesotto e Comasco si svolge questo enigma dell'uovo al cianuro. È un ambiente dove regna un'insoddisfazione di base e un eccessivo attaccamento al denaro, tanto che l'unico che non lo è più è proprio chi se ne è visto passare tanto sotto il naso al tavolo del biliardo. Finale per certi versi scontato, ma per altri sorprendente, specie quando arriva la matematica spicciola. Avesse la Rassimov una volta interpretato un personaggio positivo...
Tratto da un racconto di Piero Chiara e girato sul Lago Maggiore, "Un uomo curioso" ha i ritmi sornioni tipici degli sceneggiati Rai (quelli cinematografici avrebbero dato più slancio ed evitato divagazioni non sempre funzionali al racconto), tuttavia è un giallo che ci consente di godere pienamente della magistrale interpretazione del sommo Ferzetti, che interpreta un'affascinante e virile figura tormentata tra nostalgie d'un passato che non torna più e un enigma da affrontare. Suggestiva la colonna sonora.
Ambientato sul bellissimo Lago Maggiore, ma nella parte lombarda (Luino, in particolare; con la prospettiva della villa che potrebbe rivelare uno spostamento in Piemonte), il film trova terreno fertile per la storia amara del campione sul viale del tramonto. Il ritorno, dovuto e non voluto, è animato dalla storia gialla. Il fascino del bar anni 70 e dei suoi frequentatori, lavoranti o sfaccendati che siano, è contorno azzeccato al nero delitto, con le sue implicazioni contorte e con il suo finale più articolato del previsto. Malinconico, come la sua musica.
MEMORABILE: La partita notturna tra il campione e lo sfidante; Il panico causato dall'uovo.
Tra i tanti sceneggiati gialli del periodo questo sinceramente non è tra gli imperdibili. L'enigma che prende costanza e interesse solamente nel secondo episodio rispetto a tanti altri prodotti simili non riesce a creare una grande suspense anche per i pochi indizi ed enigmi lasciati. Chiusura che ho intuito ma il doppio finale invece lascia piuttosto delusi. Molto ben costruiti i personaggi della vicenda, con naturalmente Ferzetti e Scotti che spadroneggiano. L'atmosfera di provincia c'è, ma forse si poteva fare qualcosa di più.
L’enigma non riesce ad avvincere molto, anche perché la sceneggiatura ripiega con profitto sulle notazioni d’ambiente: le locations sul Lago Maggiore (Luino) e il loro milieu di provincia impostato sulla chiusura, la diffidenza verso il forestiero e il ciclo quotidiano che si ripete sonnacchioso tra lavoro, pettegolezzi e partite al bar. Da elogiarsi il taglio professionale della regia (la Rai è qui ancora su alti livelli) e le prestazioni di Ferzetti e Scotti, assai veraci e colloquiali come il contesto richiede.
MEMORABILE: L’uovo al cianuro; l’ultima partita a biliardo tra il grande campione e la giovane promessa.
Si respira la poetica della quotidianità, delle piccole cose, della vita che scorre attorno a un lago (nella specie il Verbano). Piero Chiara vive in questo sceneggiato, in ogni sua sfumatura, dal biliardo al battello, dal bambino che corre a perdifiato al tempo che si veste perennemente di grigio. Ferzetti è perfettamente a suo agio nei panni di un uomo che ritorna da dove è partito, "come gli elefanti". Scotti assume le sembianze di un perdente assoluto, disilluso e senza più speranze. E lo fa regalando una prestazione eccellente. Giallo di gran classe, poesia di decadimento.
MEMORABILE: L'incontro tra Ferzetti e Scotti sull'uscio dell'abitazione di quest'ultimo; L'uovo nel lago.
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