07. Sogni e bisogni: L'imbiancone - Corto (1985)

07. Sogni e bisogni: L'imbiancone

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Settimo degli undici episodi che compongono la serie di Citti SOGNI E BISOGNI, L’IMBIANCONE vede protagonista un Carlo Verdone relativamente giovane (a cavallo tra CUORI NELLA TORMENTA e TROPPO FORTE). Il ruolo è quello del romanticone supertimido, che lavora in cabina ad alzare e abbassare un grosso ponte pedonale sul fiume. E’ innamorato, innamoratissimo della bella commessa d’un negozio di scarpe (Serena Grandi), ma non ha il coraggio di parlarci perché teme di andare come sempre in bianco (da cui il titolo), come gli capita regolarmente non appena...Leggi tutto fa il primo passo. Per questo è in contatto telefonico costante con l’emiliana Filomena, donna di mondo e “voce amica” per eccellenza, che gli suggerisce frasi e mosse per non sfigurare. Inutile dire che, nonostante gli aiuti, le figuracce del buon Verdone sono terribili (finisce per spendere 70000 lire per scarpe di due numeri più piccole pur di non deludere la Grandi) e il destino per lui sembra segnato. Ma quando tutto sembra perduto ecco il colpo di scena finale, con l’entrata in scena di una seconda commessa. Da un'idea povera 25 minuti prevedibili e stancamente ripetitivi, con un Verdone simpatico ma troppo fossilizzato nel personaggio di sempre. Diretto oltretutto da un regista che non pare molto incline a sfruttarne gli aspetti più comici. Un episodio sostanzialmente superfluo, nella carriera del Verdone attore.

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Skinner 27/08/08 01:31 - 592 commenti

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Verdone (che in questo episodio co-dirige) è quanto di più lontano dalla poetica di Franco Citti, ma nonostante ciò in questo episodio riesce nell'intento di rendere l'alchimia proficua, (ri)prendendo i panni di un imbranato cronico e di timido innamorato vicino ad altri personaggi di poco precedenti a questo e adeguandosi bene alla poetica cittiana delle piccole persone.

Brainiac 10/01/10 11:57 - 1083 commenti

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Verdone più Sergio Citti: si-può-fare! Anzi, s'è fatto, con risultati passati- incredibilmente-sotto silenzio. La poetica dell'autore di Ostia si adagia alla perfezione sulla nevrosi-Verdoniana, rendendo il personaggio una maschera kabuki: astratta e ciclica. Anche di fronte alla fisicità di Serena Grandi (che dimostra, se immessa in ruoli consoni, di essere tutt'altro che attrice incompiuta) Verdone mantiene il suo imbarazzo-estetizzante. Pennellate surreali (la radio in mare) per servire e proteggere la commedia all'italiana. Vecchia scuola come un commodore 16, come solo Citti poteva fare.

Raremirko 4/11/12 01:11 - 577 commenti

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La mimica di Verdone è qui sfruttata all'ennesima potenza, ma il tutto è godibile e la Grandi, sotto più aspetti, è un ottimo elemento, capace di rendere ancora più interessante un corto già di per sè simpatico. La morale "basta che funzioni" è ben inserita e il tutto è ben fatto e poco pretestuoso. Vale la visione, senza dubbio,anche se cast e crew hanno anche fatto di meglio. Un cortometraggio semplice e bonario di quelli che, oggigiorno, almeno con tali nomi non si fanno proprio più.
MEMORABILE: La voce del cellulare che parla anche se in acqua; Il colpo di scena finale; Il fisico della Grandi (Yum!); I tic di Verdone; Il ciclo chiamata/prova.

Homesick 25/02/13 17:55 - 5737 commenti

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L’amore può sfuggire e ingannare, soprattutto quando si è troppo timidi e insicuri di sé… Verdone si immerge a recitare una delle parti che gli riescono meglio (quella dell’imbranato che non ha il coraggio di dichiararsi alla donna di cui si è invaghito) in uno degli episodi più modesti della serie “Sogni e bisogni” a causa di una sceneggiatura povera e ridotta ad un insieme di sketch. La firma di Citti viene apposta verso la fine, con l’idea surreale della voce al telefono che parla anche nell’acqua.
MEMORABILE: Le conversazioni di Verdone con la “Voce amica”.

Il ferrini 21/11/15 18:01 - 2360 commenti

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Fantastico Carlo Verdone, qui nel suo periodo d'oro (l'anno dopo sarebbero usciti Troppo forte e 7 chili in 7 giorni). La storia è poca cosa; regge esclusivamente per la sua magistrale interpretazione e per quella della simpatica Isabella Amadeo (l'indimenticabile cameriera Maria di Grand Hotel Excelsior). Per il resto, Serena Grandi oltre che insentibile, qui è anche vestita (e pure malissimo). Oggi non ci si fa più caso ma all'epoca dev'essere stato davvero curioso vedere il protagonista utilizzare di continuo un telefono portatile.

Fabbiu 10/09/16 14:40 - 2146 commenti

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L'ansia e la nevrosi di Verdone, nel consueto suo personaggio timido e imbranato, per un episodio dalla sceneggiatura ai minimi termini e forse per questo poco conosciuto, ma in realtà piacevole proprio perché semplice. Davvero poche le gag comiche, ma come "scenetta" sull'amore (tema centrale della serie) ha il suo perché: lo si coglie soprattutto nel finale dalla morale anche stavolta piuttosto amara: "non ci si può mica permettere il lusso di scegliere".

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