il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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340515 commenti | 64429 titoli | 25558 Location | 12785 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Stessi battiti (2022)
  • Luogo del film: La villa dove Federico (Fiorio) effettua una consegna per conto della madre
  • Luogo reale: Via Forno 4, Rivara, Torino
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  • Film: La polizia accusa: il servizio segreto uccide (1975)
  • Multilocation: La villa di Via Silvi Marina 61
  • Luogo reale: Via Silvi Marina 61, Fregene, Fiumicino, Roma
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Giuseppe Monteverdi

    Giuseppe Monteverdi

  • Francesco Maesti

    Francesco Maesti

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Teddy
A un passo dal capolavoro, il film di Marco Ferreri si barcamena tra barocco, surrealismo e iperrealismo, coi suoi codici esistenziali volti a scarnificare le paranoie borghesi e con la sua amara, grottesca critica sul consumismo bulimico. Fatidica, quasi catartica, la figura femminile, pronta a ricondurre nell’oblio dei sensi quei corpi oramai fagocitati dai doveri e dai grigiori quotidiani. Meraviglioso.
Commento di: Katullo
A cavallo dei '60 si susseguirono una serie di commedie agrodolci sul tema dell'occupazione nazista, quindi la guerra e la liberazione. Non sfuggirono a questo appuntamento Totò e De Sica, insieme con i Gassman, i Sordi, i Tognazzi e compagnia bellissima. Nel film un ladruncolo e un maresciallo della Benemerita si scambiano i ruoli fino al sacrificio finale, o almeno quello sembra; sì, poiché per quanto la convivenza tra il dramma e la comica sia sbilanciata a favore di quest'ultima, il neorealismo di Corbucci è premuroso, come se la risata fosse una comparsa e non la protagonista.
Commento di: Ultimo
Serie Rai più che discreta con la protagonista ben in parte nel ruolo di un sostituto procuratore nella bellissima Matera. Non tutti i casi sono di eguale livello, ma nel complesso si guarda volentieri. Ben ideato il filo conduttore che unisce le varie stagioni e vede come protagonista Cesare Bocci. Un po' superflui, a tratti, i momenti di vita personale della Tataranni. Si lascia apprezzare soprattutto dagli appassionati di serie gialle. Tra gli altri da notare la buona prova di Massimiliano Gallo. Non male, nel complesso.
Commento di: Harden1980
Una bambina viene abbandonata alla sede delle nazioni unite di New York e lo scapolone Bob Hope che ci lavora è obbligato dai suoi capi a occuparsene. L'idea di puntare sulle situazioni comiche o equivoche che potrebbero scaturire da una situazione del genere non era male, ma gli esiti sono mediocri, Bob Hope è svogliato e non fa mai ridere, nessuna gag va mai a segno e il tutto si limita a una passerella di bellezze femminili che per un motivo o per un altro mandano in bianco il protagonista. Debutto cinematografico assoluto per Barbara Bouchet in una piccola parte.
Commento di: Anthonyvm
Seguito per modo di dire, trattandosi di un'antologia contenente quattro corti di cui solo due (lo scalmanato prequel "Dr. Carnage: Origins" e il fulmineo "The Clucking") sono riconducibili alla saga castriana. In ogni caso, fra la divertita e divertente partecipazione di note scream queen ("Personal Demons"), la generosità del gore (la solita mistura di grezzo compositing digitale ed effetti splatter artigianali, nei quali il regista sfiora l'eccellenza) e la delirante creatività di alcuni segmenti (il weirdissimo "The Heads of Mr. Switch") soddisfano le aspettative dell'aficionado.
Commento di: Cotola
La storia ci fa entrare presto nell'inferno della protagonista riuscendo così a coinvolgere quasi subito lo spettatore. La sceneggiatura è solida e può contare anche su belle svolte narrative. I ritmi sono buoni e si mantengono tali, tanto che le due ore e un quarto passano in fretta. La parte finale raggiunge alte vette di intensità. La regia è solida e matura: non cerca inutili virtuosismi, ma regala comunque belle inquadrature. Alto il tasso di romanticismo che non è però mai stucchevole, ma anzi emoziona in modo profondo. Visione consigliata.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Il modello sono i thriller cupi Anni Novanta ispirati a SEVEN, indiscusso capofila del genere, ma lo svolgimento è in realtà molto più vicino agli action polizieschi cui Seagal ha abituato i suoi fan. Se infatti le prime scene, con l'introduzione del serial killer che crocifigge le sue vittime lasciando sul posto inquietanti scenografie di morte, si presenta...Leggi tutto come un clone povero del classico di Fincher, già l'apparizione in centrale di Seagal sdrammatizza immediatamente il tutto lasciando intuire che le ambizioni resteranno confinate a una pallida ispirazione che possa in qualche modo connotare il film per associarlo alla moda corrente.

Il detective Jack Cole, dall'inconfondibile codino e la notevole stazza, viene subito scambiato dal collega Jim Campbell (Wayans) per un santone abusivamente piazzatosi nell'ufficio sbagliato. D'altronde il medaglione al collo e l'abito effettivamente poco consono non fanno pensare esattamente a un poliziotto. Cole accetta con un ghigno la provocazione, ma naturalmente presto tutti si accorgeranno - e Campbell in primis, suo futuro braccio destro - che l'uomo ha capacità intellettive e fisiche tali da non poter essere sottovalutate. Bastano un paio di veloci azioni per far capire ciò a cui va incontro chi si permette di minacciarlo, peggio che mai con una pistola. E anche nel caso del serial killer "cattolico" il nostro ha qualche suggerimento tutt'altro che campato in aria, da dare.

Presto tuttavia ci si sposterà in una direzione più confusa che andrà ad abbracciare la CIA, personaggi pubblici corrotti e ambiti ben poco affini a quelli classici in cui sguazzano i "figli" di SEVEN. Ciò che tuttavia colpisce positivamente è l'ironia accentuata alla quale un Seagal non più fisicamente in forma come ai bei tempi ricorre per rendere simpatico il proprio personaggio. Grazie a una sceneggiatura in questo senso piuttosto centrata, i sorrisi non mancano e anche la presenza di un attore con alle spalle buffe parodie e prossimo a dirigere la saga di SCARY MOVIE come Keenen Ivory Wayans la dice lunga sull’obiettivo perseguito dalla produzione.

Un Seagal quindi più simpatico del consueto si diverte a prendere in giro se stesso pur non rinunciando - ovvio - alle immancabili scazzottate violente e rumorose, supportate da effetti catastrofici di discreta resa (si veda come un ristorante possa andare in frantumi se in cinque o sei all'interno cominciano a menarsele di santa ragione). Quello che dispiace è che poi la storia proceda a fatica andando a scomodare personaggi fin troppo stereotipati (il mister Smith di Brian Cox) finendo per soffocare tra minacce incrociate, sparatorie e azione concitata di rozza fattura; ricondotta insomma, dopo una prima parte più insolita, sui binari del "Seagal movie" più tradizionale. La tirata di Cambell contro Cole su cui astutamente il film si chiude ci lascia se non altro col sorriso, lo stesso che deve aver avuto stampato in faccia Trevor Rabin (cantante e chitarrista degli Yes di "Owner Of A Lonely Heart") dopo aver composto qui la sua prima colonna sonora, obiettivo a cui puntava da tempo. Musiche ottime che gli frutteranno la stima di Bruckheimer, pronto a commissionargliene subito un'altra dozzina!

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Elspeth McGillicuddy (Ferris), un'anziana signora, è seduta nello scompartimento del suo treno a osservare divertita quello che accade fuori dal finestrino quando, incrociando un altro convoglio, si accorge con orrore che lì qualcuno sta strangolando una povera donna: la visione di un attimo, ma nitida. Tanto che, appena scesa, Elspeth decide di denunciare l'accaduto. La polizia naturalmente indaga, ma quando la signora torna in centrale con l'amica che stava andando a trovare, ovvero Miss Marple (McEwan), viene trattata come una visionaria, presa in giro dall'agente...Leggi tutto che le spiega come nessun cadavere sia stato trovato nei vagoni e del supposto delitto non esista traccia alcuna.

L'unica a credere a Elspeth è Miss Marple, che le fa capire come, perché anche la polizia si convinca del delitto, è esiziale che il corpo salti fuori. Studiando il tragitto del treno, le due capiscono come l'unico punto in cui l'assassino può essersi sbarazzato del cadavere sia la tenuta dei Crackenthorpe, a fianco dei binari. Per questo Marple chiede alla sua bella nipote, Lucy Eyelesbarrow (Holden), di farsi assumere come cuoca e governante dai Crackenthorpe e, nel frattempo, di cercare di capire dove potrebbe trovarsi, all’interno della tenuta, il corpo scomparso. Lucy accetta e con lei conosciamo la numerosa famiglia proprietaria della splendida villa, composta perlopiù dai figli di un uomo che ha da poco (nel prologo) perso la moglie e che si rivela felice di assumere Lucy alle sue dipendenze.

Il cadavere spunterà in breve tempo, ma ci sarà da capire - cosa più importante - l'identità del killer; e a questo penserà soprattutto Miss Marple, prevedibilmente, che tra uno sherry e l'altro si intrufolerà negli intrighi della ricca famiglia scoprendo molti altarini.

Un intreccio classico, per la Christie, che l'episodio ambienta perlopiù all'interno della meravigliosa villa con parco annesso che funge da set. I personaggi che vi gravitano intorno sono molti - come sempre - e piuttosto ben caratterizzati, mentre si scorge nella sceneggiatura qualche tocco ironico in più rispetto alla norma, con una Marple particolarmente acuta e sorniona. Variante interessante un avvelenamento di gruppo (rispetto al quale si avrà una soluzione geniale), ma a lasciare soddisfatti è anche la conclusione di questo "finestrino sul cortile" (l'inizio ricorda proprio una versione "da treno" del classico hitchcockiano) ben congegnato che segue piuttosto fedelmente la traccia del romanzo. Non che le dinamiche interne alla famiglia si rivelino troppo interessanti (né si rilevano interpretazioni particolarmente convincenti), a dire il vero, e l'inevitabile staticità data dalla location unica non aiuta a dare varietà, però il meccanismo soddisfa a sufficienza e l'appassionato gradirà.

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Quasi nulli i collegamenti col primo capitolo, dal quale il “sequel” eredita esclusivamente la presenza di Kevin Hart nella parte di se stesso e la sua ossessione per l’interpretare film action in un’epoca in cui lo costringono quasi sempre a recitare davanti al green screen.

Dopo aver tentato invano di convincere una produttrice a leggere...Leggi tutto il suo copione - distruggendo un locale per una messinscena distruttiva in cui una banda di falsi criminali irrompe per poi farsi menare da lui per dimostrare quanto potrebbe essere efficace un film così - Hart accetta di presentarsi da un misterioso produttore svedese (Kriek) che ha detto di voler investire su di lui. In realtà questi lo narcotizza e lo lega confinandolo insieme alla sua collega Jordan (Emmanuel) in un buio scantinato dove s’aggira minaccioso un gigantesco uomo in maschera con un’ascia. E’ solo un film, una scena inventata per metterlo alla prova? No, ma ben presto il protagonista capirà che il vero pericolo è uno stuntman da lui licenziato tempo prima (sempre interpretato da Hart naturalmente, con dentatura finta) che si vuole sostituire a lui per viverne in prima persona il successo. Insieme al proprio fedelissimo assistente, Andre (Schwartz), e a Jordan, Hart cercherà di risolvere il problema andando a parlare con un altro stuntman (Cena) amico di Doug…

Un intreccio piuttosto caotico e slegato che nella seconda parte trova il suo assestamento grazie anche a qualche gag che va a segno. La brillante, petulante invadenza di Andre dà a Ben Schwartz la possibilità di azzeccare un personaggio abbastanza centrato, mentre l’impronta caricaturale di molte scene indirizza il tutto verso la commedia a tratti demenziale. Un po’ troppo esagitata, comunque, perché Hart strilla e protesta per buona parte del tempo, tanto che la calma olimpica di John Cena (notevole la prima scena in casa col te bollente) offre una ventata di piacevole tranquillità. Sufficientemente indovinata anche Paula Pell nel ruolo di madre di Andre, che ospita Hart ferito in casa mentre suo figlio e Jordan vanno in città scoprendo come Doug abbia sostituito Hart senza che nessuno si sia accorto di nulla.

Più commedia che action, come in fondo era il numero uno, con un gruppo di scatenati che fa il diavolo a quattro provocando tuttavia più rumore che divertimento. Comicità fracassona insomma, tipica di una certa Hollywood, con Kevin Hart aspirante action hero e un po’ di buffe figure a fargli da spalla alternativamente. Un film inconsistente e nel complesso anonimo, che fa trascorrere un’ora e mezza strappando di tanto in tanto qualche sorriso mentre la regia cerca soprattutto di tenere alto il ritmo con dialoghi veloci, stacchi e battute; ma la noia impiega poco a fare capolino…

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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