Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Reeves: Non ha tante pretese, ma qualche risata comunque la garantisce nonostante l'assenza di Battista e l'ambientazione trentina per motivi soprattutto di Film Commission e di relativi contributi. Enzo Salvi comunque è simpatico, Ivano Marescotti è un sindaco piuttosto dubbio e Margiotta un poco credibile mafioso. Ma è una favola e ci si può divertire; e poi Laura Torrisi sa come attirare l'attenzione...
Markus: Leggerissima commedia cucita su misura dell'allora quarantenne Adriano Celentano, che almeno dal punto di vista cinematografico era nel suo periodo più florido. Se la storia è banale, creata da Castellano & Pipolo per assecondare l'egocentrismo del "Molleggiato", il punto forte del film è la presenza dell'allora Miss Italia '82 in carica Federica Moro: ragazza "tutto-pepe" che per qualche anno scaldò i cuori. Qualche buona trovata, ma nel complesso è tutto molto sterile e fin troppo commerciale negli intenti. Film "lombardo" (girato a Lecco) e con musiche di Gino Santercole.
Strano mix tra sentimentale e animali assassini, si propone come thriller senza un perché. Lei sta a Beverly Hills, lui in Alaska ma è venuto a trovare un amico che deve dichiararsi a una ragazza comprandole un anello. Dal momento che lei è la figlia dei proprietari di una gioielleria e lì lavora, ecco creata l'occasione: formale, dapprima, ma lui con la sua disarmante semplicità, dopo aver aiutato l'amico nella scelta dell'anello, torna in negozio da solo chiedendole di uscire insieme. Lei si stupisce, sorride ma subito accetta. Giornata al parco,...Leggi tutto scatta qualcosa e quando Reid (Clyde) deve tornarsene in Alaska, Mia (Pratt) fa passare qualche tempo e si lascia guidare dall'amore: molla tutto e lo raggiunge facendogli una gran sorpresa. L'idillio continua tra una natura di sconfinata bellezza e il pericolo di un grizzly che (l'avevamo visto nell'incipit del film) si aggira per i boschi sbranando gli incauti. In tutto questo cosa c'entra il thriller? Il fatto è che qualcuno, lì intorno, sta combinando qualcosa di losco, anche se inizialmentre non si capisce bene cosa. E poi c'è la guardia forestale del posto (Pluym), che tempo addietro stava con Reid e l'aveva lasciato salvo ora pentirsene, che di fronte a una rivale di città dalla pelle candida e la manicure appena fatta rosica non poco. Mia si aggira per le poco abitate lande mentre è evidente che la missione principale del regista sia far risaltare quanto più possibile le attrattive turistiche dell'Alaska. Mia vive in un cottage magnifico, con vista sulle montagne, esce per fare jogging nei boschi e tac... becca subito il grizzly da cinque quintali. Per fortuna che Reid le aveva spiegato di star ferma e non fuggire d'improvviso, altrimenti rischiava di essere la seconda vittima dell'orso. Intanto lei e Reid amoreggiano, si scambiano occhiate dolci mentre lui le spiega come prepara le sue esche speciali per la pesca con la mosca... Attenzione però ai cattivoni che girano intorno, brutti ceffi legati a quel qualcosa di losco di cui sopra e che minacciano la povera Mia con frasi da signori del tipo: "Sono stato gentile con te per via del tuo fondoschiena, ma provocami ancora e credo che non lo sarò più tanto". Tuttavia è un clima da criminali all'acqua di rose, destinato a condurci per mano verso un finale tra i più sgangherati mai visti in cui confluiscono orsi, trappole, pistole, spray urticanti e un certo imbarazzo registico che qui trova il suo apice. Non che prima fosse stato più interessante il film, con la Pratt quasi sempre col sorriso forzato, Clyde colla faccia della giovane marmotta e la Pluym guardia forestale che viaggia tra l'irritato e lo sbarellato. Detto della svolta noir clamorosamente pretestuosa per dare un minimo di sale al film, di un paio di attacchi del grizzly che si limitano a pacifici avvicinamenti alle vittime seguiti da un urlo e lo stacco, di un titolo da perfetto thriller tv (anche in originale) del tutto campato in aria, non si può proprio dire che il film sia tra i più validi del campo. Ma questo a dire il vero lo si capiva fin dal primo romantico approccio in gioielleria tra i due protagonisti...Chiudi
Graf: La terza puntata della fortunata serie iniziata da Comencini viene girata da un giovane Dino Risi e la vicenda spostata dal paese di montagna di Sagliena alla rivierasca Sorrento. L’orizzonte umano e psicologico non muta di molto ma l’atmosfera del racconto si fa più effervescente. La fiammeggiante e quasi selvaggia bellezza della pescivendola Loren, a ragione chiamata “la smargiassa”, ma anche il fascino un po' scontroso della ancora piacente zitella Donna Violante (Lea Padovani) danno al film un’aria più allusiva e un pizzico di pepe in più.
MEMORABILE: Antonio Cifariello "povero ma bello" (un ottimo attore che il destino ci ha presto sottratto); Vittorio De Sica e Sophia Loren nella scena del Mambo.
Redeyes: Doverosamente incentrato sulla presentazione dei due protagonisti. L'impostazione "on the road" riesce a conferire più dinamicità agli eventi soprattutto grazie all'imbranato e poco empatico Danno Wolfe che non potrebbe avere nome migliore, per noi italiani. La morale è chiaramente dietro l'angolo e si viene catapultati in un circo di avventure. Finale tenero con Kayla ricongiunta al Mago e Ted sugli allori.
Digital: Una cinquantenne si crea un profilo falso su Facebook per far colpo sull’amico del suo fidanzato. Film che vive essenzialmente della bravura indiscussa della Binoche, capace di interpretare nel migliore dei modi il tormentato personaggio. Ciò che lascia interdetti, semmai, è l’avvenenza della protagonista che, seppur non più giovanissima, poteva benissimo presentarsi con il suo profilo reale. Pellicola che scorre via agevolmente, ma che non si sedimenterà nella memoria, una volta portata a termine. Parte finale eccessivamente melensa.
Xamini: Un Fincher meno virtuoso del solito (nell'inquadratura dalla cima del Golden Gate Bridge si intravede una certa tentazione...) ma in ogni caso preciso, pulito e gustoso confeziona un thriller dalla durata non indifferente, riuscendo a tenere desta l'attenzione per oltre due ore e mezza. L'ancora della "storia vera" non impedisce qualche ipotesi suggestiva nello spettatore ma il film risulta più quadrato e descrittivo di quanto non sia lecito supporre, certo non meno intrigante; le prove dei protagonisti, con una particolare nota di merito a Gyllenhaal, contribuiscono a rafforzare questa sensazione.
MEMORABILE: Lo scantinato; la ripresa sul taxi; la citazione nella citazione su [f=910]Callaghan[/f]
Siska80: Ipocondriaca solitaria e guardia del corpo dal passato difficile si incontrano in maniera rocambolesca, e da cosa nasce cosa. Probabilmente il peggior episodio di un ciclo per altro non memorabile: l'intento è quello di essere originali (almeno all'inizio, visto che l'epilogo è scontato), ma al contrario si imbocca un vicolo cieco proponendo una storia senza capo né coda in cui nemmeno il cast riesce a mettersi in luce. Eppure i nomi validi non mancano, a partire dalla coppia Crescentini/Pesce; il più simpatico rimane comunque Assisi, il quale riesce a plasmarsi addosso ogni ruolo.
Siska80: Un giovane viene ucciso all'interno di un parcheggio (scena tranciata sul più bello di un girato comunque scadente) e la colpa ricade su una ragazza (ok, è vero che nasconde un segretuccio, ma il pubblico scafato non si fa ingannare dalle false piste). Si segue giusto per la curiosità di sapere chi sia il vero colpevole ma, a fronte di un ritmo discreto e un trio di attori affiatato (che presta il volto alle due sorelle e alla nuova fiamma della maggiore), si tratta comunque di un thriller poco coinvolgente anche nel finale movimentato e che si vede a stento una volta.
MEMORABILE: La mazzata in testa (alla persona sbagliata).
Reeves: Commedia piuttosto complessa diretta da Massimiliano Bruno che ritaglia per sé il ruolo di coro greco che commenta i vari passaggi. Grande dispiegamento di attori giovani e vecchi (è sempre un piacere rivedere Isa Barzizza), situazioni divertenti alternate ad altre decisamente drammatiche. E' notevole il percorso che fa Ambra, da show girl ad attrice. Placido invece gigioneggia troppo, soprattutto nel finale.
G.Godardi: Sergio Corbucci aveva una sua teoria per spiegare la crisi degli incassi dei film italliani: il telecomando. Diceva infatti che il pubblico era ormai troppo assuefatto allo zapping per poter seguire un film al cinema. Da qui l'idea di un film a episodi che rimescolasse le carte il più possibile. "Rimini Rimini" è l'esempio più alto di messa in pratica di tale teoria. Purtroppo il risultato è spesso noia, disorientamento e storielle diseguali. Tuttavia il ricco cast rende il prodotto gradevole e non privo di buoni momenti. Volgarotto ma non ignobile.
Ryo: Grafica spettacolare, trama coinvolgente con tocchi di regia geniali: il film riesce assolutamente a coinvolgere. Scarsamente apprezzabile la versione anime dell'uomo ragno con la ragazzina e il robot a fronte dell'esclusione di altre spider-versioni che potevano dare spunti molto più interessanti. La spassosa scena dopo i titoli di coda è una meraviglia.
Enzus79: Due fratelli (tutt'e due monchi!) della New Virginia organizzano una rapina da mettere a segno nel corso di una gara automobilistica. Steven Soderbergh dirige non solo un film divertente (molte le scene ilari), ma anche "adrenalinico" e con ritmi davvero alti, che coinvolge sempre più col passare dei minuti. Ottima la colonna sonora, con canzoni che si addicono alla storia.
Enzus79: Primo lungometraggio diretto da Robin Wright. Colpita profondamente da un lutto familiare, una donna si ritira in una baita nel Wyoming. Storia introspettiva e abbastanza toccante, con un finale che rasenta la sorpresa. Seppur non abbia ritmi alti, il film non annoia e risulta essere sempre interessante. Bellissime le location. Cast convincente. Discreta la colonna sonora.
Samuel1979: Sequel molto modesto che alla fine risulta inferiore rispetto al primo episodio. Anche qui Micheli è il più divertente fra gli attori e i momenti migliori del film ce li offre lui anche grazie a un episodio niente male e a un Pappalardo qui nelle vesti di un improbabile texano. Roncato, così come nel precedente capitolo, risulta non pervenuto a causa di un ruolo non perfettamente calzante. Per Montagnani invece una prova patetica e priva di mordente.
Siska80: La pellicola, ambientata negli Anni Ottanta, porta in scena (con la dovuta spettacolarizzazione) le guerre aperte tra gang rivali all'interno di una città murata. In sostanza, quindi, il plot non offre granché, ma la visione rimane interessante per la regia dinamica, gli effetti speciali riusciti, il ritmo lesto, nonché la scelta di un cast azzeccato. Un peccato, perché con un po' di fantasia in più nello snodo sarebbe potuto venir fuori qualcosa di meglio. Ok, la fotografia non è il massimo, ma i corpo a corpo, per quanto improbabili (e crudi) riescono a calamitare l'attenzione.
Siska80: Una simpatica scimmietta affronta mille pericoli in memoria del vecchio proprietario. Storia non originale ma a suo modo toccante, forse tirata troppo per le lunghe; un prodotto figlio dei tempi moderni, che eccede con gli inserti musicali (buono l'adattamento italiano, come del resto il doppiaggio), ed è forse questo aspetto che a tratti annoia. La grafica è colorata, c'è molta cura nella diversificazione somatica dei personaggi (non solo quelli di contorno); tuttavia è proprio il protagonista ad avere tratti, look e personalità che non riescono a spiccare. Ci s'aspettava di meglio.
MEMORABILE: Il testo dentro al cappello; La corsa dietro l'autobus; Il concerto.
Daniela: Nostalgia della guerra fredda? Qui si sostiene che ci sono più spie russe in USA adesso di quante ce ne fossero allora... Tardo spionistico che gioca quasi subito il suo asso nella manica, ma questo non sarebbe neppure un guaio se il disvelamento dell'identità della spia Cassio fosse incastonato in una sceneggiatura meno raffazzonata e maldestra. Gere recita con la capigliatura (brizzolo o imbiancato), Grace è un pischellino qualsiasi, Sheen ci mette la faccia ma resta in disparte, mentre il film scorre via pulitino ed anonimo, a rischio sbadiglio nonostante il rimescolio finale delle carte.
Pigro: Si parte male con un’idea potenzialmente interessante (l’Amleto visto dalla parte di Ofelia) precipitata in una storia e in una sceneggiatura modesta e in un film sentimentale insipido, incapace di incuriosire, retorico o pretenzioso nelle allusioni e reinvenzioni shakespeariane e nelle riletture da emancipazione femminile e politicamente corrette. Confezione impeccabile: perlomeno gli occhi si riempiono di scene e costumi, incongrui ma riccamente colorati. Peccato per il vuoto che ci sta sotto, ma almeno si sta sotto le due ore. Calligrafico.
Il ferrini: Nel mare calmo del consueto affiorano alcune trovate coraggiose, non certo per il tema delle nozze gay ormai abusato; ma la scena surreale in cui Catania pone domande alla pecora è piuttosto sorprendente, così come il finale musical (evocato più volte come genere avversato da Abatantuono). Abbrescia diverte, merito anche di un personaggio assurdo, e in generale il cast è ben assortito. Funziona meglio la prima parte - di Enzo Miccio se ne poteva fare a meno - ma tutto sommato intrattiene.
Teddy : Uno Spielberg ispirato, asciutto, incisivo, che va a scapito della spettacolarità a favore di un realismo filologico che trova il suo maggior piglio nelle antitesi morali, dentro una narrativa a imbuto, negli sguardi vitrei e infuocati dei personaggi. Un film che restituisce profondità alla memoria manipolando un fatto realmente accaduto con distacco emotivo e appassionata devozione cinefila. Perfetta la grigiastra fotografia di Kaminski; memorabile la Streep.
Pinhead80: Claude e sua moglie si trovano a dover festeggiare il loro quarantesimo anniversario di matrimonio e le figlie vogliono onorare questa ricorrenza organizzando una festa con tutte le famiglie dei propri mariti. Ciò ovviamente scaturirà tutta una serie di situazioni che vanno dall'esilarante al grottesco. Giunti al terzo capitolo ci si aspettava un ulteriore passo indietro, invece la storia non è niente male e i momenti divertenti sono numerosi. Come al solito il migliore di tutti è sempre Clavier, che dimostra di essere una vera e propria sicurezza. Sorprendentemente divertente.
Fabbiu: Da questi prodotti gli appassionati di animazione 3d si aspettano, in genere, molto divertimento con grafica strabiliante, ma qui il risultato è piuttosto mediocre. Tutto il visual design, poco originale, trasmette sensazioni di vecchio e già visto; per i grandicelli poi c'è solo qualche simpatica citazione di sci-fi (l'elemento decisamente più riuscito). Per il resto sembra che alla pellicola manchi una vera e propria anima, la sceneggiatura è elementare e proprio non riesce mai a stupire in nessun modo. Peccato, visti i validi nomi degli autori.
Hackett: Pomposo action catastrofico che cerca di riproporre un genere molto amato dal pubblico. Questa nuova versione di catastrofe marina ha un cast all star, effetti speciali notevoli ma manca un po' d'emozione. Tutto coinvolge e trasporta per la sola durata delle scene ma alla fine resta ben poco da ricordare. Per una serata di svago senza pretese.
Homesick: Laddove la sceneggiatura assomma in crescendo luoghi comuni, melensaggini e umorismo da fiction che sfidano la sopportabilità – dal nonno ringalluzzito dal ribellismo al finale da Ufficiale e gentiluomo - la regia di Edoardo Leo è decisa e sciolta, ottenendo dagli interpeti il necessario brio: Bova possiede autoironia, lo stesso Leo è un amico tenero e Giallini tira fuori mimiche da attore americano; la giovanissima Laurenti Sellers merita il più sincero augurio a continuare così, visto che la stoffa non le manca. Ritorna il “product placement”, come nel cinema degli anni Settanta.
MEMORABILE: Giallini sonnambulo; il parere (come darle torto?) della Laurenti Sellers su Richard Gere: «Sarebbe il vecchio coi capelli bianchi e il nasone?».
Fauno: Esageratamente melodrammatico, tanto che i tre protagonisti (un tempo compagni di riformatorio e ora su tre binari diversissimi) pare che più che un film facciano delle accanite discussioni da campetto di periferia; non va però trascurato l'interesse del tentato suicidio come impedimento al sacerdozio, come un'ammissione di vigliaccheria nel voler aiutare solo i più giovani (che non sempre sono i più bisognosi) al pari dell'accusa sulle varie tipologie di peccato. Un giovanissimo Rabal nel ruolo del malvivente emerge su tutti, molto valido pure Silvani.
Strano mix tra sentimentale e animali assassini, si propone come thriller senza un perché. Lei sta a Beverly Hills, lui in Alaska ma è venuto a trovare un amico che deve dichiararsi a una ragazza comprandole un anello. Dal momento che lei è la figlia dei proprietari di una gioielleria e lì lavora, ecco creata l'occasione: formale, dapprima, ma lui con la sua disarmante semplicità, dopo aver aiutato l'amico nella scelta dell'anello, torna in negozio da solo chiedendole di uscire insieme. Lei si stupisce, sorride ma subito accetta. Giornata al parco,...Leggi tutto scatta qualcosa e quando Reid (Clyde) deve tornarsene in Alaska, Mia (Pratt) fa passare qualche tempo e si lascia guidare dall'amore: molla tutto e lo raggiunge facendogli una gran sorpresa. L'idillio continua tra una natura di sconfinata bellezza e il pericolo di un grizzly che (l'avevamo visto nell'incipit del film) si aggira per i boschi sbranando gli incauti. In tutto questo cosa c'entra il thriller? Il fatto è che qualcuno, lì intorno, sta combinando qualcosa di losco, anche se inizialmentre non si capisce bene cosa. E poi c'è la guardia forestale del posto (Pluym), che tempo addietro stava con Reid e l'aveva lasciato salvo ora pentirsene, che di fronte a una rivale di città dalla pelle candida e la manicure appena fatta rosica non poco. Mia si aggira per le poco abitate lande mentre è evidente che la missione principale del regista sia far risaltare quanto più possibile le attrattive turistiche dell'Alaska. Mia vive in un cottage magnifico, con vista sulle montagne, esce per fare jogging nei boschi e tac... becca subito il grizzly da cinque quintali. Per fortuna che Reid le aveva spiegato di star ferma e non fuggire d'improvviso, altrimenti rischiava di essere la seconda vittima dell'orso. Intanto lei e Reid amoreggiano, si scambiano occhiate dolci mentre lui le spiega come prepara le sue esche speciali per la pesca con la mosca... Attenzione però ai cattivoni che girano intorno, brutti ceffi legati a quel qualcosa di losco di cui sopra e che minacciano la povera Mia con frasi da signori del tipo: "Sono stato gentile con te per via del tuo fondoschiena, ma provocami ancora e credo che non lo sarò più tanto". Tuttavia è un clima da criminali all'acqua di rose, destinato a condurci per mano verso un finale tra i più sgangherati mai visti in cui confluiscono orsi, trappole, pistole, spray urticanti e un certo imbarazzo registico che qui trova il suo apice. Non che prima fosse stato più interessante il film, con la Pratt quasi sempre col sorriso forzato, Clyde colla faccia della giovane marmotta e la Pluym guardia forestale che viaggia tra l'irritato e lo sbarellato. Detto della svolta noir clamorosamente pretestuosa per dare un minimo di sale al film, di un paio di attacchi del grizzly che si limitano a pacifici avvicinamenti alle vittime seguiti da un urlo e lo stacco, di un titolo da perfetto thriller tv (anche in originale) del tutto campato in aria, non si può proprio dire che il film sia tra i più validi del campo. Ma questo a dire il vero lo si capiva fin dal primo romantico approccio in gioielleria tra i due protagonisti...Chiudi
Magerehein: Forse si pensava che il prototipo fosse troppo noioso? Questa versione segue poco o per nulla i fatti del libro di partenza (il tanto bistrattato epilogo è tra l'altro proprio ciò che più vi si avvicina) e si risolve di fatto in un'opera sì imponente, ma piuttosto banale e in linea di massima non interessante. La sceneggiatura risulta dilatata e un po' pasticciata (complici forse le svariate riscritture a lavori in corso), i personaggi non hanno molto spessore e Wahlberg protagonista è una scelta infelice. Rimane in mente più che altro per il bel trucco scimmiesco firmato Baker.
MEMORABILE: Il trucissimo volto del generale Thade; "Puzzi di umano"; Il finale, con la scoperta della statua.
Cotola: Sì, le Montagne Rocciose sono splendide e le scene d'azione sono belle. Ma basta questo a fare una buona pellicola di genere? Decisamente no, specie se a girarla è un regista all'epoca promettente come Harlin (che poi si perderà sempre più in filmetti di scarso valore) che però non poteva trasformare in oro una sceneggiatura bolsa come quella che aveva tra le mani. Pochi brividi e scarso coinvolgimento ne fanno un film deludente anche come semplice intrattenimento.
Daniela: Si ripropone l'accoppata Genovesi-De Luigi che aveva già dato vita a due commedie piuttosto simpatiche anche se poco originali. Anche qui l'originalità latita, tanto più che si tratta di un remake, ma la simpatia è confermata. Strappano più di un sorriso le gag con il babbo, finora ad allora troppo preso dall'ufficio per occuparsi della famiglia, costretto a scoprire sulla sua pelle (letteralmente) quanto fosse pesante ed ingrato il compito della moglie casalinga, e risulta piacevole anche l'epilogo, conciliante ma non appiattito sulla riconferma dei ruoli tradizionali.
Matalo!: Un film così fa pensare ad una mancata solida via al noir italiano, già anticipata dall'ottimo "Il bivio" di Fernando Cerchio e da Germi, meno bene. Un film che rappresenta tutto l'umore dell'Italia degli Anni Settanta, da come vestono a cosa bevono a cosa guidano. Feroce e senza scampo fino alla fine, non perfetto ma un piccolo gioiello. Primo ruolo serio per Moschin, Bouchet bellissima, grande Adorf. Un po' inutili e rigide le scene del commissariato, ma Pistilli e Wolff sono bravi (Wolff è uguale al giudice Mastelloni). Grandi musiche e grandi Osanna.
Disorder: Brillante trasposizione dell'omonimo fumetto. Praticamente una serie di gag e battute a ripetizione, intervallate da qualche siparietto musicale comunque comico. Nel complesso, davvero molto divertente. Ottimo anche il doppiaggio dei romani con autentico accento romanesco!
MEMORABILE: Obelix che tenta di bere la pozione magica fingendosi egiziano; gli scontri con i pirati.
Ciavazzaro: Lo chauffer di un agente segreto scopre uno smoking molto speciale tra gli effetti personali della defunta spia, che si rivela essere un abito pieno di diavolerie per agenti speciali. Jackie Chan è un ottimo interprete e il film ha un gran ritmo; vi sono buone scene d'azione (ne ricordo una in un grattaccielo) e mille trasformazioni dello smoking. Godibile.
Rambo90: Nella media del genere. La Cassini non è mai stata una delle migliori interpreti del genere e questo almeno lascia molto spazio ai mattatori: Banfi e Carotenuto sugli scudi, con il primo che strappa sempre qualche risata tra calembour linguistici e arrabbiature e il secondo che rispolvera un'insana passione per le corse dei cavalli. Tra loro si inserisce qualche gag di Montagnani e il solito Vitali che prende schiaffi ovunque. Noiosissime le sequenze di ballo, con una bruttissima regia con camera a mano.
Daniela: Una coppia che non può avere figli riceve magicamente in dono dal cielo (o meglio, dalla terra) un ragazzino, buono e simpatico ma con un particolare fisico decisamente fuori dall'ordinario: ha delle piccole foglie che gli crescono sulle gambe... Favola disneyana gentile ma anche molto scontata, appesantita dagli intenti didascalici e penalizzata sia dai dialoghi poco brillanti che da protagonisti scarsamente in parte. Sprecato anche il cast di contorno, pur di pregio (Morse, Wiest). Un palloncino, anche grazioso (la fotografia autunnale è bella), ma legato ad un mattone.
Caesars: Decisamente troppo lungo e troppo infarcito di canzoni. Ok, si tratta del biobic di una cantante, ovvio che ci siano brani musicali, ma qui si esagera veramente. La storia di Whitney Huston non viene analizzata granché in quanto si vedono più che altro veloci siparietti tra un'esibizione e l'altra, fatto che rende la pellicola qualcosa di simile a una collezione di videoclip di 140' (davvero eccessivi). La cura realizzativa è alta, così come sono buone le interpretazioni, ma al film manca una vera anima che dia "vita" allo spettacolo. Per fan della cantante.
Reeves: Forse l'ultimo grande film di successo per il veterano Mario Monicelli, che dichiara esplicitamente di voler mettere in scena il decadimento del sesso maschile raccontando una storia nella quale gli uomini sono tutti o perfidi o stupidi o tutte e due le cose insieme mentre le donne esprimono intelligenza e solidarietà. Un cast all star utilizzato al meglio nel quale svettano l'elegante Catherine Deneuve e la bellissima Lucrezia Lante.
Capannelle: Visto da piccolo e da grande, ma mi sono sempre divertito. Sembra quasi una sceneggiatura scritta da Vittorio De Sica e adattata allo stile americano. Tempi comici ottimamente dettati da Edwards e i dialoghi sempre efficaci assicurano una costante godibilità senza mai scadere nel ridicolo. I personaggi si completano a vicenda, spicca comunque Curtis come il più burlesco, cui fa da contraltare la compostezza di Cary Grant. Consigliato.
Markus: Una giovanissima poliziotta, in trasferta a Firenze per scovare un pericoloso serial killer, sviene in preda alla famigerata "sindrome di Stendhal" davanti a un dipinto... Thriller psicologico di un Argento decisamente in tono minore, che sceglie la figlia Asia (allora una specie di promessa del cinema) per un ruolo assai improbabile e malamente recitato, che in definitiva toglie spazio a quel poco di buono che c'è. Passaggi tediosi e con effetti speciali già allora ridicoli (terribile la computer-grafica) non fanno che peggiorare le cose.
Renato: Da un romanzo di grande successo, che proponeva un tema relativamente nuovo (Può essere lei a molestare lui, anziché il contrario?) Levinson e soci hanno tratto un film altalenante, con qualche inutile (e quasi ridicola) divagazione sulla realtà virtuale che allora era molto in voga. Dalla sua, il film ha un gruppo di ottimi attori ben diretti anche nelle parti minori, ma la ruffianeria di alcune sequenze (il pre-finale su tutte) finisce coll'appiattire il tutto.
Siska80: Minaccia di attacco terroristico aereo in corso, ma tranquilli: pensa a tutto una task force organizzatissima! Action che fa un certo effetto perché tratta argomenti purtroppo attualissimi, ma che ha una serie di limiti che lo vincolano alla mediocrità complessiva: in primo luogo, almeno la prima parte del film accusa il colpo causa eccessive lungaggini (la seconda invece si fa incalzante e offre qualche momento davvero toccante); in secondo la recitazione sotto la media di un cast che non riesce a trasmettere la tensione di chi è a un passo dalla morte. Finalone spettacolare doveroso.
MEMORABILE: L'identificazione da parte della paziente.
Almayer: Un uomo vince al lotto e chiede ad una prostituta (Monica Bellucci) di vivere con lei. Ma il suo pappa (Gerard Depardieu) non è del tutto d'accordo. Bertrand Blier vuole giocare con stereotipi e cliché, ma i dialoghi banali e le situazioni paradossali non aiutano il film a decollare, anche perché continua a virare indeciso tra commedia e melò, tra noir e una sorta di musical. Ma il meccanismo perfetto di 8 Femmes di Ozon non gli riesce e non si vede l'ora che il tormento finisca. Terribile l'interpretazione di Gerard Depardieu. Meglio la Bellucci.
Pigro: Divertente con grazia e soprattutto con una straordinaria capacità di descrivere il mondo infantile. Le avventure del tenero gianburrasca (e dei suoi irrefrenabili compagni), alle prese con la paura di essere scaricato dai genitori per un nuovo fratellino, sono raccontate con un’inventiva fresca e vivace in cui l’umorismo dei racconti originari di Goscinny trova la sua miglior rappresentazione in una narrazione filmica dai tratti surreali e dal ritmo coinvolgente. Si ride di gusto, ci si commuove e si torna bambini. Fiabescamente reale.
Galbo: Biografia di James Brown con episodi riportati senza ordine cronologico. Il film non si discosta molto dalle altre biografie musicali viste negli ultimi anni, da Ray Charles a Jimi Hendrix: la ricostruzione ambientale è corretta, così come la recitazione del cast; la regia è invece meramente "illustrativa", molto concentrata sul personaggio principale, rappresentato con una certa retorica e in modo convenzionale. La differenza la fanno gli eccellenti numeri musicali, nei quali si ascolta la vera voce dell'artista.
Ira72: La domanda è: perché? C'era davvero bisogno dell'ennesimo film sul fidanzato mollato, all'apparenza esemplare, che si trasforma invece in un pericoloso molestatore? Già il titolo pare così banale che ci si avvicina alla pellicola speranzosi di essere incredibilmente e piacevolmente smentiti. Eppure. Qualunque cliché del genere è rigorosamente presente, peraltro senza alcuna tensione o brivido e con un guizzo interpretativo monotono. Il risultato è l'ennesimo film inutile che non può contare nemmeno su una valida colonna sonora. Anonimo è peggio di brutto.
Markus: Direttamente dalla Germania. Una ragazzina, dopo un anno scolastico burrascoso, viene per le vacanze estive affidata alla severa nonna di campagna che gestisce un maneggio; lì, oltre alla noia, empatizzerà con un cavallo... più matto di lei. Non è ahimé un film con Ilona Staller in arte Cicciolina bensì un classicissimo dramma adolescenziale dai contenuti a dir poco di grana grossa, in parte sostenuto da una bella cura nella fotografia e qualche propensione a entrare nella psicologia femminile.
Jdelarge: Perfetto esempio di messa in scena e di dominio pressoché totale della storia. Spielberg architetta sapienti inquadrature e, grazie all'aiuto di un montaggio di livello eccelso, dà vita a un bellissimo film amplificando il contrasto tra natura ed essere umano, soprattutto nel desiderio di quest'ultimo di possedere tutti gli spazi vitali. La seconda parte è di una bellezza estrema e mette in risalto la psicologia dei personaggi, tra i quali spicca lo spettrale Quint (un ottimo Robert Shaw). Fantastica e a tratti onirica la fotografia.
Magnetti: Film epico avventuroso che ricorda (con il dovuto rispetto) Conan il barbaro. Un film da botteghino ma godibile e, cosa rara, adatta anche ai bambini. The rock interpreta bene il suo ruolo di eroe antico. Piuttosto buone le ambientazioni e in alcuni punti ci si riesce anche a divertire.
Lou: Wenders ambienta in Quebec la storia di uno scrittore in crisi che rimane coinvolto in un tragico incidente, in cui perde la vita un bambino. Col tempo supererà il dramma e raggiungerà il successo, pur restando molte ombre. La scrittura come forma terapeutica per superare la tragedia o la tragedia come fonte prolifica di ispirazione per la scrittura? Wenders affronta il tema con delicatezza, lascia libero spazio all'interpretazione e alla sensibilità dello spettatore fino ad un finale di serena riconciliazione.
Faggi: All'inizio degli anni '80 la stagione eroica della commedia sexy all'italiana sta tirando le cuoia; vari film continuano a uscire nelle sale, purtoppo con esiti qualitativi spesso discutibili, come in questo prodotto zeppo di cliché ormai sfruttatissimi e di gag che lasciano il tempo che trovano. La Cassini è bellissima e Montagnani si da da fare, ma Bombolo e Cannavale non fanno ridere (non è colpa loro) e l'insieme si risolve in un ambaradan che ha il sapore della decadenza di un genere.
Daidae: L'ho trovato alquanto noioso e banale. Tipico film per ragazzini, ma senza elementi di interesse che invece avevano invece gli italiani La carica delle patate o La bellissima estate, facendo i dovuti distinguo. Cast passabile ma film che "elevo" a mediocre anche se sarei più tentato di considerarlo semplicemente scarso.
Ale nkf: Un omicidio studiato nei dettagli è quello che deve risolvere il brillante avvocato Perry Mason in questo episodio. La trama è ben scritta, i personaggi secondari sono molti e ben caratterizzati e alle indagini viene dedicato un tempo più che sufficiente. Infine il cast è sempre memorabile, con in testa Burr (questo è il suo ultimo episodio) e la Hale, che sono riusciti a creare fra loro un'ottima affinità.
Rufus68: Una delle rare polle sorgive dell'horror contemporaneo: interessante per alcuni spunti originali, ma portato avanti con una certa debolezza registica e di sceneggiatura. Rimangono nella memoria alcune sequenze: il video maledetto, la ricerca nel pozzo, la tracimazione di Sadako dal televisore. Rispetto al remake è poco sfruttata la desolazione della location insulare; apprezzabile, invece, l'asciuttezza delle interpretazioni.
Galbo: Biografia filmata di una delle icone della musica soul e gospel americana. Personaggio indiscutibilmente interessante che il film non fa emergere in modo del tutto soddisfacente, limitandosi a tracciare alcuni momenti topici della sua vicenda umana e professionale, seppure in una "confezione" tecnica di ottimo livello. Dove il film eccelle è nella straordinaria interpretazione della Hudson le cui indubbie qualità canore la fanno degnissima interprete della Franklin. Notevole anche la prova di Whitaker.
Myvincent: Divertissement come pochi, entro cui Hitchcock sembra celarsi mettendo in scena un gatto nero che dai tetti di Nizza fa razzia di gioielli milionari. Siamo di fronte a una commedia vera e propria, con "brillanti" (è proprio il caso di dire) dialoghi e battute fulminanti, tra mostri sacri del cinema di tutti i tempi. Ma qualche brivido si prova, tra le strette curve della Cote Azur. Uno di quei film che è possibile rivedere sempre, pure se si sa benissimo come va a finire.
Il Dandi: Jodie Foster versione Gianna Nannini nel remake femminile del Giustiziere della notte. La trama quindi si appesantisce della contraddizione tra rancore accumulato e terrore mai guarito. Ovviamente con risultati noiosetti, soprattutto nelle ammorbanti voci-off (lei è una conduttrice radiofonica che confessa i suoi drammi psicologici in diretta). E poi, in fondo, tante chiacchiere solo per giustificare la più gratuita vendetta: i vecchi rape & revenge erano più onesti nel non farsi attendere tanto concentrando tutta la violenza nel finale.
Rambo90: Film d'avventura che rubacchia qua e là da saghe ben più riuscite come quella di Indiana Jones e La mummia. Non è nemmeno girato male perché effetti e location sono ben fatti, ma ha una sceneggiatura troppo banale, che accumula situazioni e trabocchetti senza coinvolgere. I personaggi sono stereotipati e interpretati senza convinzione e nemmeno la protagonista (altrove più incisiva) sembra crederci più di tanto.
Kinodrop: In una cittadina inglese dominata da una specie di ras senza scrupoli, il rientro improvviso e misterioso di Bull deciso a vendicarsi di un tragico pregresso innesca una serie di spietatissime azioni e reazioni con l'intento primario di riprendersi il figlio. Una trama apparentemente sentimentale, ma che nasconde una crudeltà disumana che il regista ha saputo comunicare attraverso l'imperscrutabilità del protagonista e dei suoi reali moventi. Interessante l'alternarsi dei piani temporali che fanno luce sulla natura della faida in corso. Cast azzeccato, come anche l'evocativa OST.
MEMORABILE: Le mutilazioni à gogo; La roulotte in fiamme; Gli incontri al Luna Park; L'agguato all'ex suocero; Gli occhi di Bull.
Pinhead80: Stessa coppia del film precedente e nuovo caso da risolvere. Duo che "funziona" non si tocca, ma questo significa doversi sorbire esattamente lo stesso tipo di umorismo per l'ennesima volta. Il logorroico Hart comincia a dare fastidio e a essere poco divertente, così come Ice Cube comincia a essere prevedibile nell'essere salvato dal cognato pasticcione e maniaco dei videogame. Scontato e noioso.
Caesars: Oramai entrato, giustamente, nella storia del cinema parodistico, è una commedia surreale vedendo la quale non si può far a meno di ridere. Vengono smitizzati tutti i generi cinematografici (si parte da Lo squalo per arrivare, ovviamente, ai vari "Airport" passando da La febbre del sabato sera), cosa che in futuro verrà ripresa più volte senza raggiungere la qualità di questa pellicola. Ottimi tutti gli interpreti. Forse è proprio il protagonista l'elemento più debole della catena, tra i quali si segnalano Leslie Nielsen e Lloyd Bridges.
Pinhead80: Un incallito giocatore di poker cerca di cavarsi dai guai, conseguenti alle continue perdite di denaro, prostituendosi con due sorelle agiate che lo tengono in pugno. Incontrerà fortuitamente una bella tedesca che gli farà perdere la testa. Farsa che vede come protagonista lo "stallone" Giuffrè e la divina Edwige pronta a concedersi senza riserve a chi è in grado di soddisfarla, e a patto che sia presente l'acqua come elemento di contorno. Non si ride quasi mai e le poche volte che questo accade il merito va alle battute della governante interpretata dalla brava Adriana Facchetti.
Redeyes: Vorrei soffermarmi più che sul prodotto nella sua integrità tecnico-qualitativa sul suo principale performer: Ben Affleck, che riesce nel difficile compito di peggiorarsi ad ogni interpretazione e qui è assolutamente improponibile (non a caso si lasceran perdere i sequel paventati precedentemente). La trama vede il solito super eroe che, più o meno seguendo il comic originario, affronterà i cattivi (in questo caso su tutti Farrell, non brilantissimo ma guardabile). A mio giudizio un film pietoso ma che, con un attore vero, potrebbe non esser male.
Herrkinski: Tra dramma e gangster/noir, questo lavoro irlandese si segnala tra i più interessanti film europei del 2019; pur non inventando nulla nel genere, la rappresentazione della micro-criminalità di paese dell'isola è inedita e offre una visione di un'umanità marginale bruciata da droghe, alcol, depressione e condizioni sociali disagiate, dove per sfuggire a un destino ineluttabile si può solo scappare. Grigio e desolato come i cieli irlandesi, con un cast dai volti espressivi che offre prove spettacolari e momenti struggenti; duro ma anche poetico.
Leandrino: Il documentario racconta una fase decisiva nella vita di Amber, adolescente con disforia di genere in procinto di richiedere un intervento di mastectomia. Racconto (volutamente) disomogeneo, creato da frammenti di video rubati dalle autrici o registrati dalla stessa protagonista. Intasato da filtri social e scritte in caratteri cubitali al neon, descritto da pomeriggi al gusto di sigaretta e junk food: linguaggio aperto, laconico e malinconico. La colonna sonora degli Shitkid fa aderire il tutto nella sua disordinata coerenza, resa tale da alcuni perfetti stacchi di montaggio.
Nicola81: Nel raccontare con cronachistica precisione le indagini su un serial killer mai catturato, Fincher costruisce un thriller decisamente fuori dagli schemi, sacrificando la suspense in favore di uno stile quasi documentaristico. Richiede molta attenzione, ma nonostante la durata si arriva al traguardo senza sbadigliare troppo, grazie a una regia tecnicamente eccezionale, una ricostruzione ambientale eccellente e alle ottime prove degli attori. Amaro e irrisolto, come la vita reale.
MEMORABILE: Gli omicidi; Il rapimento della madre con la bambina; La visita nello scantinato.
Zutnas: Riallacciandosi al bel Radiofreccia Liga riporta sullo schermo personaggi a lui vicini come età (i 30 anni suonati) e come origine (la sua Correggio), facendo loro rivivere il fine settimana riminese che tanto li aveva segnati in gioventù. Ma la trama qui è davvero scarna oltre che poco originale, manca quel coinvolgimento emotivo che era in grado di dare il primo film e a ciò si aggiungono un finale inguardabile, attori non all'altezza e una colonna sonora così così. Da 0 a 10? 4!
Giacomovie: Basta leggere sui titoli di testa che le musiche sono curate da Morricone per avere il sospetto di stare per assistere a un “decamerotico” fuori dall’ordinario. La visione conferma tale sospetto, con la notazione che una valutazione sufficiente, per tale genere di film, è già un successo. L’ispirazione del soggetto è teatrale (dal Primo Dialogo de Ruzante del 1529) e ne viene mantenuta una buona ambientazione rurale, cornice delle divertenti peripezie comico-erotiche di un affiatato cast, nel quale spicca la bellezza della svedese Janet Agren.
Daniela: Fregandosene dei consigli ricevuti, un gruppo di ragazzi in gita nei boschi degli Appalachi, abbandona il sentiero per andare a cercar guai... Notevole raccapriccio, ma non per lo splatter che risulta anzi molto soft. A suscitare ira sono piuttosto il ragioneristico assemblaggio in chiave woke delle potenziali vittime poi contraddetto dalle eliminazioni a carattere selettivo, la caratterizzazione mediocre dei personaggi, la terrificante banalità dei dialoghi, il tutto propinato per la durata di quasi due ore. Perdibilissimo.
Galbo: Sorta di remake di uno dei loro primi lungometraggi ("I due legionari"), questo è un fortunatissimo film della celeberrima e geniale coppia di comici, anche se probabilmente non il più riuscito. Motore del film sono le avventure dei due nella Legione Straniera, con una serie di irresistibili gag per un film che ha nella efficace regia di Sutherland uno degli elementi migliori. Assolutamente clamoroso ed indimenticabile il finale.
Zio bacco: Sciagurato tentativo di rinverdire il decamerotico, con un tocco di comicità che tristemente non perviene. È un film recitato male e dai dialoghi assurdi. La scelta del cast, poi, ricade su attori totalmente inadatti al ruolo, oltre che su bellone da ornamento. Dall'inizio alla fine è un susseguirsi di gag puerili e non si ride neanche sotto tortura. Lascia perplessi la scadente qualità della fotografia e del montaggio: sembra infatti un film molto più vecchio dei suoi anni. Improponibile.
Homesick: Il proseguo di Amore mio non farmi male, commedia leggera e gradevole sulla sessualità degli adolescenti, è una spossante fiera del pecoreccio su flussi e riflussi ormonali delle coppie over-40, in cui i quattro signori attori coinvolti – gli sbercianti Chiari e Cortese e i più controllati Salce e Méril – fanno vivere momenti di tremendo imbarazzo. Davvero triste. Non salgono sul patibolo i commenti sornioni di Robutti e i titoli di testa con l’intera troupe nei panni degli invitati al matrimonio Chevalier-Fani, ma la sentenza capitale è ormai inappellabile.
MEMORABILE: Chiari e Salce che, impasticcati di Viagra ante-litteram, vanno maldestramente a caccia di giovani straniere e puttane da strada: inguardabili.
Zampanò: Il titolo fiume, evocativo, resta la cosa migliore insieme all'ineffabile barocco della Certosa di Padula e all'incipit caotico in cui pure Cristo in croce non sta tranquillo. Soggetto in ritardo persino per i tempi (nello stesso anno Ferreri firma Ciao maschio, avanti anni luce) a cui certo non dà brio il coro di spiritelli voyeur. Lo stesso Giannini perde fascino quando recita personaggi sicuri di sé; solo la Bergen, forte della superiorità morale della sua Lizzy, sa guardare un po' oltre la pioggia.
MEMORABILE: Il tremendo parapiglia durante la processione.
Jena: Trashata tutto sommato simpatica la cui unica ragion d'essere è Arnold Schwarzenegger. Al centro della scena dall'inizio alla fine c'è infatti solo lui, che recita in ogni situazione a petto nudo e perizoma sfoderando un fisico impressionante da vero mister Olympia. Per il resto botte e mazzate con una trama senza particolari sforzi elaborativi ed effetti speciali eighties, in alcuni casi divertenti (il mago nell'isola fatata) in altri disastrosi (il pietoso mostrone finale che sembra un carro di carnevale fatto male.) Potabile.
MEMORABILE: La mazzata di pugno in testa al cammello alla Bud Spencer; L'incantesimo degli specchi.