Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Samuel1979: Il tema della satira politica viene sfruttato non adeguatamente da Grimaldi, il quale realizza un film che non decolla e che solo nelle primissime scene risulta piacevole grazie ai soliti virtuosismi di Franchi (celebre la scena in cui dimezza i cappuccini); imbarazzante e inspiegabile le sequenza dei lunghi starnuti durante il discorso di Ciccio, mentre degna di lode la prova della simpaticissima Didi Perego.
Myvincent: La guerra fra Roma e Alba che segnerà l'inizio della sconfinata potenza di un popolo viene decisa sotto forma di duello fra due piccole fazioni nemiche. Interessante da un punto di visto agiografico (pur se molto romanzato), il film difetta nella scelta del protagonista Orazio che è un Alan Ladd tanto imbolsito quanto fuori luogo (vista anche la sua imbarazzante bassezza). Bisogna accontentarsi...
MEMORABILE: Il parruccone tipo torta nuziale della ninfa Egeria.
Pessoa: Fiacca commedia di Pompucci che riprende un canovaccio trito e ritrito senza l'aggiunta di particolari novità. La vicenda si svolge lenta lungo una sorta di giro d'Italia in cui si toccano diverse location potenzialmente interessanti che non vengono quasi mai valorizzate (eccetto la Puglia nella parte iniziale). Cast non particolarmente in forma in cui brillano solo il solito Buccirosso e Solfrizzi con qualche scambio di battute degno di nota e la Schiavarelli, protagonista di uno spassoso cameo. Ma è troppo poco per arrivare alla sufficienza. Evitabile senza rimpianti.
Giacomovie: Parte lento e in modo convenzionale, come un comune tv-movie poliziesco. Poi si inizia a creare una certa atmosfera di introspezione che, nonostante la trama si mantenga lineare ed il film non decolli del tutto, è costruita in modo efficace fino al termine. Al Pacino si trova a suo agio in film di questo genere e qui dà una buona prova in un ruolo più impegnato del solito, nella parte di un poliziotto - che da indagatore diventa colpevole - che deve vedersela con le proprie lacerazioni interiori. **!
Daniela: Il giorno stesso delle nozze, un marchese siciliano scopre di non poter avere rapporti carnali con la novella sposa a causa di un legame di sangue. La vergine forzata si strugge ma il nuovo autista provvede... Nelle ambizioni, una parodia dei romanzi pruriginosi alla Pitigrilli insaporita dai cascami di un dannunzianesimo da strapazzo, alla visione una farsa grottesca che riserva ben pochi momenti divertenti. Discreta la confezione ma deludente la regia di Comencini e in buona misura sprecato il cast, anche se Antonelli ha modo di esibire le sue notevoli grazie.
MEMORABILE: Il tentativo di "svestizione" tanto faticoso da indurre alla rinuncia per sfinimento.
Giùan: Commessa stagionale presso i Grandi Magazzini Goode's, la studentessa Lisley avrà molto da imparare da colleghe e lavoro. Ambientato nella Sidney fine anni '50, un film che il veterano Beresford conduce col consueto stile pulito e un ritmo gradevole per quanto non certo trascendentale, che gli consente di affrontare, senza assilli impetuosi, temi comunque centrali quali l'immigrazione (quella europea verso l'Australia) e l'emancipazione femminile. Bene le protagoniste, dalla empatica giovane Rice alla McGirr dal viso puntuto, dalla "gracekellyana" Taylor alla matronale Ormond. Tenue.
MEMORABILE: La McGirr in vestaglia; La Ormond alle prese col nome Lisley.
Pigro: Killer si serve di un taxista per compiere 5 delitti in una notte. Colpiscono anzitutto la splendida qualità visiva delle immagini, la notevole orchestrazione delle scene d'azione (bellissima quella in discoteca) e il sapiente avvicendamento del ritmo che ci porta dalle frenetiche sequenze dei delitti allo "scontro" fra i primi piani dei due protagonisti ben interpretati (anche se qui i dialoghi non brillano). Il tutto calato in una metropoli notturna quasi straniata, luogo di alienazione, di collegamenti insidiosi e di incontri stupefacenti.
Nando: Garbata ma allo stesso tempo fiacca commedia per il comico romano al suo esordio in regia. Un giovane e i suoi amori tra la fidanzata, quella successiva ed una fiamma sudamericana. La narrazione non mostra picchi e talvolta Brignano cerca di strappare il sorriso. Da segnalare la presenza di dialoghi senza scurrilità alcune, ma il risultato appare troppo pulito e di conseguenza modesto. Interpreti femminili abbastanza anonime.
Reeves: Che sia un western al risparmio lo dimostrano già i titoli di testa, in cui John Bartha viene annunciato con Jhon Bartha senza che nessuno si sia dato la cura di correggere. Il film si regge tutto su una stupenda interpretazione di Gordon Mitchell, sogghignante per tutta la durata e sulla cattiveria di Nello Pazzafini, in uno dei suoi ruoli migliori. La trama ha qualche spunto, ma la povertà di mezzi inibisce ogni sviluppo.
Anthonyvm: Se si volesse sintetizzare il plot, con tutte le storie parallele e l'inspiegabile coincidenza dei vari eventi, si finirebbe per scrivere troppo: da una parte abbiamo il classico murder mystery con due sorellastre che si improvvisano detective, dall'altra un guazzabuglio criminoso col fidanzato di una delle due che deve dei soldi a gente cattiva. Il focus del racconto si perde e, giunti all'epilogo, ci si stupisce dell'inutilità di tante sottotrame. Tuttavia, proprio tale caos rende più dinamica e divertente l'impresa di individuare l'assassino. Finale inaspettatamente heartwarming.
MEMORABILE: Il miscasting della protagonista; Il prologo femminicida che c'entra poco e niente; La superficialità della polizia nell'interrogare i sospettabili.
Reeves: Un western memorabile, nel quale i grandi spazi dell'estremo nord americano fanno da cornice e quasi da coro greco per commentare le avventure e il coraggio di un pugno di valorosi guidati da un grande Spencer Tracy. Il colore ha una rilevanza particolare, gli indiani sono cattivissimi e si contrappongono con ogni mezzo all'impresa degli eroi che a loro volta sono coraggiosi e non si fermano mai. Epico.
Daniela: Messo a svolgere un noioso lavoro d'ufficio, l'agente OSS 117 deve tornare sul campo quanto il suo giovane sostituto scompare durante una missione in Africa... Sono passati dodici anni dall'ultima spassosa missione a Rio del personaggio ignorante come una capra e gaffeur seriale interpretato dall'impeccabilmente buffo Dujardin: l'attore non ha perso lo smalto di un tempo e offre un'altra prova godibile ma il film, pur più spettacolare per i magnifici paesaggi, è meno brillante dei due precedenti per colpa di una sceneggiatura piuttosto avara di gag e battute e con troppi tempi morti.
Thedude94: Viaggio tra le intemperie dell'Africa più difficile da percorrere per arrivare in Europa di due giovani ragazzi senegalesi, diretti egregiamente da Garrone e che sono capaci di emozionare e convincere fino in fondo. Sì, perché si tratta di un film dai tratti commoventi ma avvincente nelle scene più dure che ci vengono mostrate e che non si tira indietro di fronte a nulla, lanciando forte il suo messaggio. Ottima la fotografia e la colonna sonora, per un'opera notevole che lascia il segno nella filmografia di uno dei migliori autori italiani moderni.
Alex75: Pur scontando gli eccessi macchiettistici tipici della collaborazione Villaggio-Parenti, è il più amaro della saga e ha il merito di far riflettere sul senso di vuoto e di inutilità che affligge molti pensionati. Villaggio e Reder sono ancora in forma, ma i risvolti drammatici della pellicola, soprattutto nella seconda parte, mettono in rilievo i talenti di Milena Vukotic e Anna Mazzamauro. Sarebbe stato saggio terminare qui le (dis)avventure del ragioniere più famoso d’Italia.
MEMORABILE: Al cinema; Il bus-navetta da Fiumicino a Venezia; Il concorso pubblico; La solitudine della signorina Silvani; Il finale.
Siska80: A volte persino una tragedia può rivoluzionare in positivo la vita, ed è proprio quello che accade alla protagonista quando riceve la notizia dell'improvvisa morte della cugina. Nonostante l'inizio drammatico (comunque piuttosto frettoloso), il film verte sui toni della commedia mostrando due ragazzini che, pur essendo rimasti orfani da poco, si comportano quasi come se non fosse accaduto nulla: eppure è proprio la simpatia di questi ultimi l'unica ragione per dare un'occhiata a un prodotto abbastanza anonimo incapace di coinvolgere e con un cast (bimbi a parte) appena sufficiente.
Dusso: Abbastanza deluso da questo unico western di Capitani che inizia ottimamente ed è uno dei migliori western che abbia visto ma... purtroppo solo nella sua prima metà (fino a quando i quattro personaggi non partono per la miniera); poi a mio parere il film perde molto, succede poco e alcune scelte sono deludenti; qualcosa mi sembra tirata per le lunghe. Super la fotografia di D'Offizi ed il cast è strepitoso, ma questo non fa che aumentare la mia delusione, viste le premesse.
Siska80: Per il povero Winter non c'è proprio pace: questa volta si trova nei guai a causa della perdita della madre surrogata. Buoni sentimenti profusi a piene mani, ma in fondo va bene così: è pur vero che nel complesso il film non è fondamentale e il finale scontato, ma piace pensare che al mondo esista ancora gente di ogni età che si adopera in qualsiasi modo per il bene altrui. Nella fattispecie, di un delizioso delfino che da solo vale la visione, anche se non v'è nulla da eccepire nemmeno riguardo al valido cast (all'interno del quale si eleva un Freeman particolarmente simpatico).
Paulaster: Ex pugile torna sul ring per dare un futuro migliore al figlio. Melodramma che fa leva sui sentimenti ed eccede nel risultato. Si passa dal cavallo che cade all’ippodromo alla madre snaturata che ricompare improvvisamente, fino ad arrivare all’epilogo con pianto collettivo. La regia di Zeffirelli è filante e restituisce il senso del cinema americano, sul filo del retrò. Voight è credibile come padre affettuoso, Schroder riesce a reggere il turbinio di emozioni, la Dunaway non centra il ruolo anche perché non aiutata dalla sceneggiatura.
MEMORABILE: Il cavallo che cade durante la corsa; L’armadietto nello spogliatoio; Le chiacchere in stile Alì; Le scommesse sulla vittoria.
Ronax: A metà fra il cappa e spada e il western, uno Zorro ingenuo e poveristico ma tutto sommato onestamente funzionale al tipo di pubblico a cui era programmaticamente destinato. Diretto da Pierotti e prodotto dalla Romana Film, non offre ovviamente alcuna sorpresa nello svolgimento e nella trama, che scorre liscia come l'olio disseminando allegramente assurdità e incongruenze di ogni tipo. A vestire i panni dell'eroico spadaccino mascherato è Howard Ross. Fuori parte la De Santis, mentre spicca di più l'Andreini nel ruolo di una caliente chica.
MEMORABILE: Il perfido figlio del governatore mentre, ubriaco, recita Shakespeare nel saloon.
Luchi78: Un Corbucci alla moda produce un trash da incorniciare, diventato cult grazie alle seguenti chicche: la versione di "Champagne" cantata da Micheli, la goffa rivisitazione dello spogliarello di 9 settimane e mezzo regalataci dalla Grandi - le enormi tette sempre della Grandi - la Brigliadori in splendida forma ma in versione pedofila. Per il resto dimenticabilissimo.
Cangaceiro: Esordio registico per lo sceneggiatore Monahan che si sveglia dal torpore narrativo solo nella conclusiva escalation di violenza dal sapore tarantiniano. È un bignamino noir molto londinese (notevole sfilata di attori britannici, compreso Winstone, autentico feticcio dell'autore) che gioca su meccanismi consumati, in una continua tensione tra eros e thanatos. Funziona meglio la seconda pulsione, visto che la love story sembra messa lì tanto per e non appassiona minimamente. Bene Farrell, sorprendente e creativo Thewlis, robusto il colpo di coda.
Minitina80: Poco importa che sia prevedibile nel suo sviluppo e abbia un finale facilmente immaginabile, perché riesce a essere gradevole senza mai annoiare. Il parterre di personaggi è ben delineato e valorizzato da uno stile di animazione abbastanza personale e piacevole da ammirare. L’impostazione narrativa, invece, rimanda alle fiabe, di quelle in cui la componente creativa gioca un ruolo chiave (e lo dimostrano alcune delle creature dal buon impatto). La durata di poco inferiore alla media è un altro elemento a suo favore.
124c: Ci si dimentica sempre di questo sequel di Rimini Rimini perché non solo, all'epoca della sua uscita, floppò in maniera clamorosa, ma anche perché aggiunge poco al film precedente. Non ci sono più Jerry Calà e Paolo Villaggio, sostituiti da Renzo Montagnani e Gianfranco d'Angelo (due dei re della commedia sexy all'italiana anni '70), i quali ripropongono i loro soliti repertori. Da ricordare solo l'episodio con Gianfranco d'Angelo vestito da vu cumprà che s'invaghisce della bella Corinne Clery, "moglie" del tirchio padrone Gastone Moschin.
Magnetti: Film epico avventuroso che ricorda (con il dovuto rispetto) Conan il barbaro. Un film da botteghino ma godibile e, cosa rara, adatta anche ai bambini. The rock interpreta bene il suo ruolo di eroe antico. Piuttosto buone le ambientazioni e in alcuni punti ci si riesce anche a divertire.
Rocchiola: Cowboy solitario messosi nei guai nel tentativo di salvare un amico finito in prigione tenta una disperata fuga verso il Messico con il suo fido cavallo. Ritratto di uno spirito libero incapace di adattarsi alla civiltà moderna. Western d’ambientazione contemporanea che propone una bella sfida a distanza tra il fiero Douglas e lo sceriffo sornione Matthau anticipando la corrente crepuscolare dei 70. Luminosissimo il bianco-nero di Lathrop e memorabile il tema guida di Goldsmith. Commovente canto del cigno di un genere e un’epoca. Da rivalutare.
MEMORABILE: L'attraversamento stradale; "Il cowboy ha battuto l’aviazione"; La scazzottata con un braccio solo; L’impossibilità di abbandona il proprio cavallo.
Parsifal68: Secondo capitolo della trilogia di romanzi scritti da E. L. James, rappresentato piuttosto indecentemente. Un po' Pretty woman, un po' 9 settimane e 1/2 e, siccome entrambi non sono capolavori, quel che ne esce è un patinato Harmony poco incisivo e piattamente recitato. Almeno il primo episodio godeva del beneficio della novità e di una sufficiente dose di perversione; in questo, data l'umanizzazione di Christian, siamo alla soap opera. Da salvare le forme della Johnson.
Samuel1979: Interessante tv-movie palesemente ispirato alla figura di Agnese Ciulla, interpretata egregiamente dall'attrice palermitana Isabella Ragonese, autentica protagonista di un film che conta continui riferimenti alla più stretta attualità. Trattasi di una storia di riscatto per molti disagiati, in cui Palermo, città storicamente multietnica, mostra il suo lato migliore vivendo da sempre in un clima di inconsueta tolleranza sociale.
Kinodrop: Edee, per ragioni che si presumono drammatiche, vuol dare una discontinuità totale alla propria vita e si isola in una baita fra le Montagne Rocciose. Ma l'adattamento sarà assai difficile e anche pericoloso (l'orso, il freddo, il vuoto) e la faciloneria degli intenti sarà ridimensionata da un cacciatore "buon samaritano". Esordio alla regia di Wright che ricalca il mito salvifico della solitudine non condizionata dal contatto umano, perciò deve ricorrere a scene ripetitive di sopravvivenza, per poi accedere nel finale a una soluzione "strappalacrime" e insieme redentrice. Banale.
Rufus68: Una delle rare polle sorgive dell'horror contemporaneo: interessante per alcuni spunti originali, ma portato avanti con una certa debolezza registica e di sceneggiatura. Rimangono nella memoria alcune sequenze: il video maledetto, la ricerca nel pozzo, la tracimazione di Sadako dal televisore. Rispetto al remake è poco sfruttata la desolazione della location insulare; apprezzabile, invece, l'asciuttezza delle interpretazioni.
Pinhead80: Stessa coppia del film precedente e nuovo caso da risolvere. Duo che "funziona" non si tocca, ma questo significa doversi sorbire esattamente lo stesso tipo di umorismo per l'ennesima volta. Il logorroico Hart comincia a dare fastidio e a essere poco divertente, così come Ice Cube comincia a essere prevedibile nell'essere salvato dal cognato pasticcione e maniaco dei videogame. Scontato e noioso.
Kinodrop: Storia di un gruppo ben organizzato di marocchine che si prostituiscono per ricchi turisti e uomini d'affari. Siamo a Marrakesh, tra i sontuosi hotel e i palazzi e la vita miserevole dei vicoli nella città vecchia, dai quali provengono le protagoniste: contrasto - tra la modernità con i suoi rischi e la tradizione vecchio stampo - che genera tensioni. Niente di nuovo, niente di scioccante nonostante il polverone in patria. Uno spaccato piuttosto standard mosso da un’ideologia oscillante. Cast azzeccato, sceneggiatura scialba nonostante il linguaggio osè.
MEMORABILE: I vicoli solitari; Le scene orgiastiche per i sauditi; La prostituta campagnola.
Schramm: Con una taglia planetaria addosso, e quasi nessuno disposto a rinunciarvi, su Wick piovono lame e spari a ogni frame che lo schermo manda in sala. Più ferito di Garibaldi e San Sebastiano ibridati, e pur brandizzato e yubitsumato non perde un micron della sua ars sterminandi. Corpi dall'invalicabile soglia di dolore, che a seconda dei capricci narrativi sono indistruttibili o sgretolabilissimi, libri contundenti più coriacei dei corpi (dopo la matita, che vuoi? carta canta e te le suona), un cliffhangerizzato farsi in quattro per omnivendicarsi. Per l'actionmane più ingordo è l'acme.
Rambo90: Buon film bellico, dall'impatto visivo molto coinvolgente, con scene di battaglia ben girate e adrenaliniche. I personaggi non sono tutti caratterizzati con la dovuta attenzione, ma è ben resa l'interessante coalizione tra gli americani e gli afgani anti-talebani, con le incomprensioni culturali e le affinità. Hemsworth in parte, Shannon più defilato ma impreziosisce comunque il cast. Epica la battaglia finale. Da vedere.
Gabrius79: Commedia balneare un po' sempliciotta ma gradevole con l'accoppiata Dorelli/Antonelli che funziona. Vi sono alcuni momenti di noia ma il bravo Dorelli riesce a salvare il tutto. Bene le presenze (seppure per pochi minuti) di De Sica e Formica. Bei paesaggi della nostra Italia completano il tutto.
Furetto60: Titolo chiarissimo: si passa da una sparatoria all’altra con più che improbabili acrobazie, spettacolarizzazione in chiave comica della violenza (riferimenti tarantiniani, Kill Bill e a Woo), veloci cambi di point of wiew e toni chiaroscurali molto contrastati (alla 300). In un contesto del genere, oltre a evidente (e ben accetta), dosata e abbondante dose di autoironia, riesce a fare la sua figura anche quel pesce (altrimenti) lesso della Bellucci. Divertente e spensierato.
MEMORABILE: Il bambino; L’amplesso più movimentato che abbia visto!
Pigro: Si parte male con un’idea potenzialmente interessante (l’Amleto visto dalla parte di Ofelia) precipitata in una storia e in una sceneggiatura modesta e in un film sentimentale insipido, incapace di incuriosire, retorico o pretenzioso nelle allusioni e reinvenzioni shakespeariane e nelle riletture da emancipazione femminile e politicamente corrette. Confezione impeccabile: perlomeno gli occhi si riempiono di scene e costumi, incongrui ma riccamente colorati. Peccato per il vuoto che ci sta sotto, ma almeno si sta sotto le due ore. Calligrafico.
Rebis: Il ritorno di Wong in cabina di regia determina una maggior cura nel tratteggio dei personaggi, ma anche l'abbandono di quel carattere puramente grafico e ipercinetico che Ellis aveva imposto al secondo capitolo (e che, per la verità, non spiaceva affatto): il ritmo complessivo ne risente ma l'intrattenimento non subisce grossi contraccolpi. Le ingegnose sequenze di morte vengono rilanciate come principale motivo di attrazione e, in questo senso, malgrado il giochino cominci ad avere il fiato corto, soddisfano. Deboluccio il finale.
Ruber: Di produzione finnica, la storia di un amore lesbo. Ancora ci vogliono raccontare della biondina del paesello che arriva nella capitale e viene ammaliata dai tanti festini? La società non è più quella dei '50, in primis quella giovanile. Il film è tenuto su da un filo talmente sottile che dev'essere infarcito di scene eros/sado/fetish per far sì che non sopraggiunga la noia. Il romanzo da cui prende spunto da solo non basta, e infatti la diversità caratteriale delle protagoniste non viene messa in risalto: le si vuole solo mettere a letto. Regia e sceneggiatura senza iniziativa.
MEMORABILE: Le grottesche e divertenti scene sado fetisch della bella Jonna.
Lou: Due attori affascinanti come Catherine Zeta-Jones e Aaron Eckhart bastano da soli a rendere gradevole la visione e ad assicurare il successo di pubblico. In più questo remake del tedesco Ricette d'amore ha il merito di essere girato con buon ritmo e di offrire una luce personale e aggiornata sul mondo dei masterchef sempre più di moda. Nel complesso si può dire che si tratta di un'abile ricetta cinematografica, con un buon menù per tutti i palati e qualche chicca gustosa e afrodisiaca sapientemente distribuita.
Sebazara: L'ultimo episodio della trilogia di Diabolik è un'occasione sprecata. L'attenzione con la quale i Manetti curano l'aspetto visivo è encomiabile, un vero spasso per gli occhi. Purtroppo il resto è un piacevole disastro: Eva Kant è una comparsa, la noia regna sovrana e la storia presenta punti interrogativi a profusione. Diabolik potrebbe essere un qualsiasi criminale e i cattivoni di turno non rimangono impressi. Ciò che dispiace è che la trilogia poteva avere un enorme potenziale, purtroppo poco compreso dal pubblico ma anche mal sfruttato (escluso il bellissimo primo film).
Pigro: Il pezzo forte è la storia in sé, quella (vera) dell’ostinazione di una madre siciliana che negli ancora arretrati anni 70 si batte per la dignità del figlio tetraplegico, diventato poi fisico di fama. Nonostante la sceneggiatura proceda in modo piatto e ripetitivo nell’opposizione tra coraggio e diffidenza o scherno, e nonostante l’estetica televisiva, non si può non rimanere calamitati allo schermo, anche grazie all’interpretazione travolgente di Savino, che regala al film una marcia in più. Comunque da vedere, anche come esempio di civiltà.
Capannelle: Un film con un suo preciso carattere, un derby amoroso di una giovane coppia giocato in tempo reale e con semplice efficacia, rinunciando a spettacolarizzazioni o inutili sovrastrutture. Buona la direzione degli interpreti, la costruzione dei dialoghi e il procedere lentamente verso un esito non proprio scontato. A volte la Tadjedin esita troppo e alla fine hai l'impressione che il film potesse dare di più ma è comunque buono (nonostante l'espressione da idiota dell'attore francese).
Digital: In concomitanza con una vacanza nel Grand Canyon, una famiglia americana, tornata a casa, inizia a essere perseguitata da presenze sovrannaturali. Pur riciclando situazioni e dialoghi di dozzine di horror, il film risulta piuttosto godibile per il buon cast implicato nell'operazione: Kevin Bacon è una garanzia, la Mitchell è sempre piacente mentre il giovane Mazouz è davvero bravo come bambino inquietante. La regia non presenta sbavature centellinando sapientemente la tensione; il finale è un po' troppo baracconesco, ma nel suo insieme non dispiace.
Matalo!: Il collante che unisce le pellicole del genere, fatte salve alcune eccezioni, è la noia. Gli attori fan le stesse cose: gli oddiiio di Montagnani, la risata cavallina di Vitali, i dialettismi di Banfi. Le attrici fanno la doccia. Meritiamo la palma della nazione con il cast femminile più pulito del mondo. Però la Fenech... che argomenti!!! In questo film è anche abbastanza spudorata. Carlo Sposito è la faccia peggiore tra i ragazzi in cerca di nave scuola del genere. Son tutti odiosi, ma lui li supera...
Daniela: A Parigi, durante l'occupazione nazista, per evitare il sequestro del negozio, un gioielliere ebreo lo vende fittiziamente a un suo lavorante con il patto che questi lo restituirà alla fine della guerra... Spunto non nuovo ma sviluppo originale per questo dramma che si svolge quasi interamente in interni contrapponendo l'umanità umiliata ma sempre salda del primo con l'incarognimento progressivo del secondo causato dall'avidità e dalla voglia di rivalsa sociale. In un film che conserva l'impostazione teatrale di origine, gli attori sono fondamentali e qui offrono prove eccellenti.
Puppigallo: Avventuroso ormai parecchio datato che può però contare sull'ambientazione (spazi selvaggi e insidiosi) e sull'interpretazione di un Tracy decisamente calato nella parte. Il ritmo è buono, non manca un pizzico d'ironia, i problemi si susseguono e il resto del parco attorico se la cava più che dignitosamente. Il discorso finale di Tracy, nonostante celi pericoli di ogni sorta, fa venire voglia di seguirlo all'avventura. Peccato solo che nella chiusa ce ne sia un altro più stucchevole di colui che resta. Se la pellicola fosse finita prima sarebbe stato meglio, ma non si può avere tutto
MEMORABILE: Dà la birra all'amico e commenta: "È come voler riempire un setaccio"; La catena umana fluviale; Il "souvenir" nel sacco seguito dal volo d'angelo.
Puppigallo: Commedia sparatutto, con contorno di inseguimenti rocamboleschi e botta e risposta tra i protagonisti. Qua e là fa poi la sua comparsa la donna del "protetto", che in quanto a favella e faccia come il c. non è seconda a nessuno. Nel complesso non è male, a patto che ci si renda conto che si tratta di un'allegra variante del classico action con Ramboprotagonisti. In fin dei conti, l'azione non manca e i due sono piuttosto ben assortiti. Nota di merito per la corpulenta compagna di cella della Hayek, in castigo nell'angolo, che soffre di flatulenza da stress.
MEMORABILE: La donna in carcere, al telefono col suo uomo "E' una prigione Olandese, che fanno, mi picchiano con uno zoccolo?"; Botte in cucina e in officina.
Rambo90: Un cast di lusso sprecato in una commediola sulla scia dei Soliti ignoti, diretta da Rigo (regista molto mediocre) con scarso senso del ritmo, nessuna trovata originale e battute poco incisive. Si salvano ovviamente gli interpreti; non tutti, ma almeno Chiari e Cavina sanno dare colore ai loro personaggi, mentre tutti gli altri rimangono imprigionati in piccole macchiette o in doppiaggi eseguiti con i piedi.
Daniela: A causa di un gestaccio in risposta a una battuta maleducata, un automobilista con famiglia al seguito viene tampinato da tre giovani motociclisti... Per buona parte della durata, il film ricorda i poliziotteschi nostrani con un cittadino costretto a farsi giustizia da sé a fronte dell'incapacità della polizia nell'incastrare i colpevoli con l'aggravante di fornire pochi appigli all'empatia dello spettatore, considerati i comportamenti dei personaggi verso cui in teoria dovrebbe indirizzarsi. Il twist nel finale giustifica la visione ma non basta per andare oltre la mediocrità.
Galbo: Mescolando abilmente il genere sportivo (il protagonista è un ex pugile che ritorna sul ring) e il melodramma strappalacrime (si tratta di un ottimo esempio del genere "lacrima movie": nel film si piange spesso e volentieri), Zeffirelli realizza un film davanti al quale è impossibile non commuoversi (tranne che non si sia duri di cuore). Rifacimento di un vecchio film di Vidor, Il campione è interpretato da attori in grande forma, diretti in modo molto professionale. Godibile.
Capannelle: Tre storie raccontate da Hamaguchi concentrandosi su dialoghi fitti e situazioni dove presente e passato rivelano sorprese e cambi di prospettiva. La più godibile quella centrale, pur partendo da premesse traballanti, con l'incontro tra il professore e una studentessa piuttosto ambigua. Banalotta la prima parabola, più profonda ma bisognosa di attenzione la terza. Gli attori sono generalmente ben diretti, le location e gli aspetti tecnici rivestono meno importanza. Voto largo.
Tojo72: Questo film dimostra ancora una volta come il pregio più grande dello spaghetti western sia quello di essere un "contenitore", dando la possibilità di raccontare tutto ciò che si vuole col solo pretesto della location della frontiera americana. Ed eccoci qui con questo film che rivede e corregge Romeo e Giulietta. Per carità, il film non è perfetto (ma quale film lo è?), ma resta comunque un grande esempio di come nel periodo d'oro del cinema italiano si poteva osare e sperimentare.
MEMORABILE: Il finale alternativo al classico shakespeariano.
Samuel1979: Il tema della satira politica viene sfruttato non adeguatamente da Grimaldi, il quale realizza un film che non decolla e che solo nelle primissime scene risulta piacevole grazie ai soliti virtuosismi di Franchi (celebre la scena in cui dimezza i cappuccini); imbarazzante e inspiegabile le sequenza dei lunghi starnuti durante il discorso di Ciccio, mentre degna di lode la prova della simpaticissima Didi Perego.
Giùan: Commessa stagionale presso i Grandi Magazzini Goode's, la studentessa Lisley avrà molto da imparare da colleghe e lavoro. Ambientato nella Sidney fine anni '50, un film che il veterano Beresford conduce col consueto stile pulito e un ritmo gradevole per quanto non certo trascendentale, che gli consente di affrontare, senza assilli impetuosi, temi comunque centrali quali l'immigrazione (quella europea verso l'Australia) e l'emancipazione femminile. Bene le protagoniste, dalla empatica giovane Rice alla McGirr dal viso puntuto, dalla "gracekellyana" Taylor alla matronale Ormond. Tenue.
MEMORABILE: La McGirr in vestaglia; La Ormond alle prese col nome Lisley.