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Graf: Un film che senza la presenza di Totò sarebbe insignificante e privo d’interesse. La pellicola di Ottavio Alessi rimane uno spettacolo dozzinale e piatto, caotico e confuso, abborracciato nella storia e privo di qualsiasi dignità artistica ma la semplice presenza di Totò riesce a innalzarne la capacità di divertimento. Mai come in questo film il grande comico napoletano riesce a tirare fuori la sua vis comica nera, sovversiva, anarchica e devastatrice, sempre presente in altri film ma qui elevata a ghigno folle e maligno. Mediocri gli altri attori.
Ammiraglio: Onore e famiglia. Concetti semplici eppure in grado di generare una serie di eventi e situazioni al limite dell'inconcepibile agli occhi di un "moderno" osservatore. Eppure su tali concetti si fondava l'intera società descritta nel film. Una società che viveva solo ed unicamente abbagliata dall'importanza di mantenersi rispettabili e onorevoli. Per lo meno all'apparenza. Come il film dimostra, l'unica cosa importante è quello che dice e/o pensa la gente.
MEMORABILE: Il maresciallo che, ripetutamente, osserva la carta geografica dell'Italia e con la mano destra copre la Sicilia.
Motorship: Mi aspettavo di peggio, anche perché il primo quarto d'ora quasi mi aveva spinto ad andarmene dalla sala; invece devo dire che poi il film si riprende divenendo guardabile, anche se nient'affatto esaltante. Certo ci sono alcune situazioni davvero imbarazzanti, molte delle quali assai volgari, ma qua e là qualche battuta va a segno, anche se sono poche. Sceneggiatura scarsa, così come la regia di Ruffini. Nel cast sicuramente spicca Frank Matano (molto spassoso), senza infamia e senza lode Ruffini e Pisani, male Scilla.
Ciavazzaro: Fantascientifico che riserva poche sorprese. Costner è sì un bravo protagonista e l'incipit del pianeta sommerso con poche lande di terra a disposizione (anche se gli abitanti abitano in isole galleggianti) è simpatica, ma la realizzazione è in sé pedestre e neanche troppo spettacolare, a mio avviso. Si può lasciare sullo scaffale, a meno che non si sia appassionati del genere.
Puppigallo: Un grande Totò nei panni del duca squattrinato della Forcoletta, esperto di cavalli, riesce, in compagnia del povero maggiordomo, a dare un senso a una pellicola dalla sceneggiatura che è davvero poca cosa. La prima metà è più divertente, ma anche nella seconda parte (più zoppicante) ci sono comunque momenti esilaranti grazie anche al maggiordomo-zerbino che fa da ottima spalla a Totò (che lo tratta proprio come una pezza da piedi, lasciandolo persino in pasto ai creditori). Meritevole di visione.
MEMORABILE: Il sogno; Muscolone; "Sono ferrato al pari dei cavalli"; Al polo; Bibite da grattacheccaro; Le prove; La risposta al telefono.
Galbo: Costretta alla coabitazione da motivazioni contingenti, una coppia mette a dura prova la reciproca sopportazione. Non tutte le commedie francesi riescono col buco. Questa in particolare, sebbene possa contare sulla simpatia degli interpreti, è scontata, con una sceneggiatura che annovera molti dei possibili luoghi comuni legati ai non impeccabili ménage matrimoniali. La prima parte è più riuscita della seconda sul versante umoristico.
Puppigallo: Western atipico dove non ci sono punti fermi (i cattivi sono anche buoni e i cosiddetti buoni un tempo erano cattivi, ma non tutti). Spiazzante perchè tende a smontare la classica figura del bandito e del pistolero. Qui si insiste sull’aspetto umano con notevoli risultati, visto che di ogni personaggio (anche di quelli secondari) viene descritta la personalità, facendone emergere le debolezze. La prima sparatoria è molto cruda. Bella la figura del nipote schizzato del vecchio che fa cantare gli ostaggi. Dialoghi piacevoli e non sempre secondari. Nota di merito per la mitragliatrice.
MEMORABILE: Le ultime parole del nipote crivellato del vecchio: "E ora vado a tirare la coda al diavolo"; Esplosione del ponte con pistoleri a cavallo sopra.
Nancy: Divertente cinepanettone con Boldi in forma mediocre al contrario di un ottimo Salemme. Nonostante tiri aria di scopiazzatura in ogni scena, alcune gag risultano decisamente riuscite (quella del letto leopardato e del porcellino d'India su tutte). Nancy Brilli non brilla granché e ricorda inevitabilmente il personaggio della Ferilli in Natale a New York. Per la sottotrama giovanile potevano quantomeno prendere attori che non fossero cani (il ragazzo biondo nella parte del figlio di Boldi ha radici Disney Channelliane!). Mediocre, ma guardabile.
MEMORABILE: Il bagnetto di Gualtiero; Ceccherini e le vecchie.
Rambo90: Con lo stesso spunto di partenza del Coraggio della verità (la situazione spiegata da diversi punti di vista) il film se ne discosta grazie ad un ritmo molto più veloce (merito della regia dell'ottimo McTiernan) e a vari colpi di scena incastrati in un finale davvero avvincente. Ottime le scene dell'addestramento che si tramuta in tragedia e ottima l'intepretazione del grande John Travolta, scatenato e ben supportato da un buon cast nel quale spicca anche il duro Jackson.
Siska80: Una donna trova lavoro su un'isola sperduta dove s'innamora del suo datore di lavoro dall'oscuro passato. Della serie "tanto rumore per nulla", il film, che dura più di due ore, si trascina abbastanza stancamente: colpa di una trama di due righe che cerca invano di creare tensione dopo l'allacciarsi della relazione tra i due protagonisti, ma risulta nel complesso appena mediocre: a poco giova mettere come interprete principale Dillon (per altro non al top), se mancano le basi per una produzione soddisfacente. Le location sono belle e sinistre, ma da sole servono relativamente.
Herrkinski: L'inizio della transizione di Van Damme verso l'action tout-court; non che manchino le arti marziali, ma sicuramente questo film dello specialista Lettich punta maggiormente al tipico film d'azione in stile Schwarzenegger/Stallone, piuttosto che ai vari Kickboxer et similia. Tuttavia il buon Jean Claude è in ottima forma e se la cava bene nel doppio ruolo. l'espediente è vecchio come il cucco, ma funziona comunque. Buono anche il cast di contorno e gradito il ritorno del cattivissimo Bolo Yeung. Un po' eccessiva la durata, comunque non male.
Galbo: Capolavoro assoluto di uno dei maggiori cineasti contemporanei, Lawrence d'Arabia ha il respiro dei grandi classici del cinema. Film dagli imponenti scenari naturali (la fotografia è semplicemente spettacolare) ma anche a suo modo intimista nel tentativo di capire il contraddittorio personaggio principale, magnificamente intepretato da Peter O'Toole. Ma tutto il cast è notevole, da Queen a Omar Sharif così come da ricordare sono anche le splendide musiche.
Pigro: Le memorie del ragazzo ebreo nell’Algeria della seconda guerra mondiale si polverizzano in un’atmosfera da rassicurante telefilm per famigliole, sostenuto da una Loren tutt’altro che carismatica e da una musichetta melensa da pubblicità. Tutto è scialbo e prevedibile, con una sceneggiatura cioccolatinosa e una regia disattenta e mediocre. Gran dispendio di energia per una narrazione autobiografica che punta sull’emozione senza riuscirci, inanellando scene da romanzetto.
Trivex: Il lato triste e malinconico prende complessivamente il sopravvento sulla comicità, escludendo parecchio il surreale ed evidenziando aspetti assolutamente seri della vita e della prospettiva di una morte certa e vicina. Evidentemente inferiore agli episodi principali (i primi), merita comunque l'onore delle armi. Alcune parti sono poi dei remake di fortunati momenti precedenti (la rapina, il viaggio in montagna), ma propri questi risultano i migliori, anche per il ricordo degli insuperati e insuperabili vecchi film di Fantozzi. **!
Saintgifts: L'apparente tranquillità di un piccolissimo paese nel West viene spezzata dall'arrivo di quattro pistoleros comandati da un Fonda tormentato e ambizioso. Ci saranno delle morti, ma soprattutto ognuno sarà costretto a riflettere sulla propria condizione e sui propri fallimenti. In un'atmosfera dove sembra niente si muova ma accade di tutto, lentamente si arriverà a un finale teso dove i protagonisti dovranno giocare a carte scoperte e prendere definitivamente posizione. Ottimo western metaforico, crepuscolare e adatto ai due grandi interpreti. Interessanti e ben delineate le variegate figure femminili.
Galbo: Mescolando abilmente il genere sportivo (il protagonista è un ex pugile che ritorna sul ring) e il melodramma strappalacrime (si tratta di un ottimo esempio del genere "lacrima movie": nel film si piange spesso e volentieri), Zeffirelli realizza un film davanti al quale è impossibile non commuoversi (tranne che non si sia duri di cuore). Rifacimento di un vecchio film di Vidor, Il campione è interpretato da attori in grande forma, diretti in modo molto professionale. Godibile.
Faggi: Western classico, dai toni cupi, severi, stemperati da calibrate dosi di romanticismo; diretto con espressività da Wise, mirabilmente fotografato con forti contrasti dal mago del bianco e nero Musuraca; interpretato con coinvolgimento da Robert Mitchum (certe sue mimiche restano impresse) e da tutto il cast. Ottima ambientazione (reale, niente trasparenti) tra fitte vegetazioni, rocce monumentali, una cittadina polverosa e bufere di neve. Buone le scene violente; notevole la sanguinosa scazzottata nel saloon, avvolta dalla penombra.
MEMORABILE: Sguardi ed espressioni di Robert Mitchum; La scazzottata; La frustata in faccia a Robert Preston dalla sua amante circuita; I paesaggi.
Pessoa: La vicenda è quasi un classico cui una sceneggiatura spesso banale e ruffiana non riesce a donare luce propria. Tengono in piedi il film la bravura dei protagonisti (soprattutto Luca e Paolo, come al solito molto affiatati) e un ritmo piuttosto sostenuto grazie anche al rapido alternarsi di luoghi e situazioni, pur se spesso si accentuano i toni patetici alla ricerca della sensazione a tutti i costi. Regia piuttosto anonima, ma l'ambientazione portoghese funziona alla grande e molte situazioni sono divertenti. Mezzo pallino in più per le spettacolari location, soprattutto esterne.
MEMORABILE: Le location; Il bus Mortaji; La suoneria di Memphis.
Cotola: Film di fantascienza che all'epoca ebbe un dicreto seguito tra i ragazzini d'età non
troppo avanzata. Ciò perchè la storia è molto semplice ed un pò banalotta ma non manca qualche bel momento. Poi si sa, ad una certa età non si va troppo per il sottile. Certo alla luce degli anni che passano, bisogna ammettere che non riesce ad interessare ed avvincere più di tanto. Oggi forse nemmeno i più piccoli, abituati a ben altri film fantascientifici, apprezzerebbero molto.
Harrys: Uno dei migliori film targati Vanzina (anche se qui si occupano solamente del soggetto e della sceneggiatura). Un buon film corale, che "critica", seppur in maniera becera e popolare, un certo tipo di borghesia romana (viene citato palesemente anche Bunuel!): cialtrona, cafona e opportunista. La pellicola è tutt'altro che originale o graffiante, ma riesce nell'arduo compito di rivelarsi genuina, con personaggi azzeccati e mai oltremodo volgari. La pernacchia di Gullotta ricorda molto il finale di Bianco, Rosso e Verdone. ***
Zardoz35: Pellicola di fantascienza molto ben confezionata da Niccol, che si conferma regista di talento. Ottima l'ambientazione e soprattutto la cura in una location grigia e spettrale, con grandi spazi vuoti all'interno degli edifici, pochissime persone in giro nonostante la scena si svolga in una metropoli. La trama non è originalissima, e tanto meno il finale, ma Owen ci mette del suo per risultare efficace ben coadiuvato dalla Seyfried, donna dai mille misteri. D'effetto tutta la parte cyber e tecnologica, peccato per qualche tempo morto evitabile.
MEMORABILE: Il cane che non sfugge alla lettura ottica, con nome e razza: privacy inesistente, tempi duri per chi volesse avere amanti o attività poco pulite.
Brainiac: Aridatece i clava-movies, Montefiori col caschetto alla Ringo e pure gli sgangherati fantasy italici, mi è venuto di pensare mentre osservavo atterrito questa schifezza per la quale apprendo abbiano speso trilioni. Dell'attinenza storico-geografica-antropologica ne farei volentieri a meno, giuro, se avessi almeno avuto l'impressione che questo fosse un film e non il pastrocchio mezzo Signore degli anelli (epica mistica a profusione) e mezzo Era glaciale (con un paio di bestie che neanche quelle dei cartoons) che è. Brutto non rende l'idea. (*).
Ira72: Come in ogni film di Soderbegh ciò che inizialmente parrebbe fin troppo semplice è poi destinato a trasformarsi e a complicarsi, generando situazioni macchinose e imprevedibili, tra diversi colpi di scena. Nulla, mai, è come sembra per cui la trama, impegnativa per gli intrecci e i vari personaggi coinvolti, non permette distrazioni. La confezione è ottima, le ambientazioni perfettamente ricostruite, il cast stellare. Forse il mondo dei gangster è una scusa per toccare temi quali il razzismo, l’ambientalismo, la corruzione. O forse è il contrario. Poco importa, merita la visione.
Kinodrop: Mosso da spirito di giusta rivalsa, un anziano addetto alle pulizie trova in una manager ingiustamente discriminata la sponda ideale per un astronomico colpo ai danni di una multinazionale dei diamanti. Perfette l'ambientazione tutta londinese anni '60 e la sfarzosa e algida location della sede societaria dove si muovono i due personaggi che si spalleggiano riscattando il proprio vissuto, ottimamente interpretati da un grande Michael Caine in compagnia di una altrettanto lodevole Demi Moore. Qualche piccolo calo di tensione non pregiudica il valore di questo raffinato heist movie.
Siska80: La giovane e bella protagonista dalle capacità soprannaturali deve salvare la famiglia da un grave pericolo con l'aiuto di uno strambo personaggio. Ci riuscirà? Nonostante sia recente, questo film danese si avvale di effetti speciali e digitali appena sufficienti e di una trama piuttosto prevedibile (principalmente per quel che concerne il conflittuale rapporto padre-figlia ed il suo conseguente sviluppo), ma ha comunque un buon ritmo, un cast in parte (azzeccata l'accoppiata Sattrup/Cukic) e stupende e inquietanti location.
MEMORABILE: Il potere magico di Dina di costringere la gente a rivelarle i segreti più intimi.
Redeyes: Il simbionte già apparso fin troppo ag(Grace)ato e poco incisivo torna in versione Hard(y) e convince (seppur non del tutto, sia chiaro). La storia si sviluppa attorno al volto guascone del massiccio attore e gioca sull'interazione fra Venom e il giornalista spruzzando qua e là ironia, ma senza eccedere in questo senso se non nelle scene finali. Sotto l'aspetto meramente fisico si apprezza la realizzazione del personaggio. Il villain umano è poco convincente; interessante ma poco sviluppato Riot, al contrario. La sempre brava Williams svolge il compitino senza troppa enfasi.
Puppigallo: Diretta con mestiere, questa pellicola può vantare una prima metà adrenalinica e, soprattutto, ricca di trovate (la ciplente, lo schermo che simula il corridoio adattandosi al punto di vista dell'osservatore). Anche la spalla di Cruise contribuisce a dare un piacevole tocco leggero all'insieme, con le sue insicurezze e la venerazione per il protagonista. Poi però, nella seconda parte l'eccessivo minutaggio inizia a farsi sentire; e nonostante l'azione non manchi, si fatica un po' ad arrivare alla fine. Pesa la mancanza di un carismatico cattivo. Comunque, non male nel complesso.
MEMORABILE: L'evasione pretitoli di testa; Tutta la parte all'esterno del grattacielo (il problema col guanto, che viene gettato e ritrovato lampeggiante).
Almicione: Straordinario thriller caratterizzato da una sola accurata scenografia, tecnica che verrà poi ripresa pochi mesi dopo ne La finestra sul cortile. L'intera pellicola, concentrandosi unicamente sulla vicenda, non contiene neanche un accenno non appartenente al tema dell'omicidio e la sua essenzialità coinvolge totalmente lo spettatore; inoltre questo interessamento viene accresciuto da una "perfetta" macchinazione del delitto e dalle costruzioni logiche che i vari personaggi espongono. Bravi Kelly e Milland. Niente da rimproverare a un mirabile Hitchcock.
MEMORABILE: Ogni momento di tensione generato dagli ostacoli nella fittizia ricostruzione del delitto di Milland.
Galbo: Per circostanze fortuite, una giovane pianista accoglie nella sua casa su un lago canadese un cucciolo di lupo artico e un piccolo leone destinato ad un circo. Sarà l’inizio di una strana convivenza tra i due animali. Destinato a un pubblico giovanile, "Il lupo e il leone" è una favola ecologista che lancia forte un messaggio sulla necessità di rispettare la natura e sulla pacifica convivenza tra specie diverse. Benché la storia sia piuttosto inverosimile e i personaggi caratterizzati in modo basico, si possono apprezzare gli splendidi scenari naturali e le riprese con gli animali.
Ira72: Non mi sono mai spiegata il perché di tanto successo. Un'americanata farcita da una sceneggiatura prevedibilissima e da tante smancerie che trascende, per di più, nel musical. Persino il finale a tarallucci e vino collettivo è di piombo. Di "sporco" c'è ben poco e comunque ai tempi era già uscito 9 settimane e 1/2. Trasformazione di Baby da brutto anatroccolo a cigno non pervenuta. E Swayze che gli avrà mai fatto alle donne? Mistero! Salvo il film dal disastro solo perché commercialmente non posso che inchinarmi, essendo divenuto un cult.
Homesick: Apertura e chiusura in dichiarato stile “Meteore” – il finto videoclip cattura tutta l’essenza dell’easy pop albionico della seconda metà degli anni Ottanta – e, in mezzo, una garbata commedia romantica che corre a passo spedito dietro i sorrisi e le tempistiche battute degli affiatatissimi Grant e Barrymore. A segno le frecciate parodistiche contro la musica senz’anima e i corpi patinati in perizoma delle varie Spears e Aguilera.
124c: A qualcuno piace caldo versione italiota 1987, con l'insolita coppia Christian de Sica e Lino Banfi che, per la maggior parte del tempo, vanno in giro vestiti da donna. Il travestitismo non era cosa nuova per Banfi (vedi La poliziotta della squadta del buoncostume, dove lui ed Alvaro Vitali entravano in un club mafioso vestiti da donzelle), mentre per de Sica è solo un'occasione pèr cantare vecchie canzoni. Ma se loro sono parzialmente giustificati; perché invece Lionel Stander è tornato, dopo anni, in Italia per interpretare una tale bruttura?
MEMORABILE: L'inizio, con de Sica e Banfi che "assaltano" la villa di Sylvester Stallone. Rosanna Banfi che accompagna il padre anche in questo film.
Galbo: Mediocre thriller di Harold Becker, autore del ben più interessante Seduzione Pericolosa. In questo film viene rappresentata la classica storia del bambino disadattato per problemi familiari (separazione dei genitori) alle prese con un patrigno poco raccomandabile. Nonostante l'impegno del cast il film ha il grosso limite della prevedibilità: la storia si dipana seguendo un binario altamente scontato che fa perdere ben presto quota alla pellicola nonostante qualche scena di discreto interesse. Bravo Travolta.
Lele Emo: Forse il peggiore o fra i peggiori film di Brass. Fondamentalmente caratterizzato da una storia inconsistente e stupida, gestita maldestramente da attori mai all'altezza. Notevole anche la confusione con cui si svolge l'azione, che a metà film si disperde in ammenicoli di secondaria importanza, di inconsistente valore e che spesso creano una sensazione di ingenerante caos, volto a disperdere il senso di un contenuto già flebile. Il tutto disarmonizzato da una forte dose di noiosa stupidità.
Galbo: Drammone familiare diretto da Peter Kosminsky ed interpretato da un gruppo di ottime attrici. Purtroppo le buone potenzialità della storia sono sprecate da una sceneggiatura scontata con dialoghi talora francamente ridicoli. Le stesse attrici impegnate paiono non essere molto convinte e più che recitare tendono ad assumere delle pose teatrali eccessive. Discreta la "confezione" ma non basta...
Taxius: Non esaltante, ma neanche troppo brutto, film di fantascienza che vede il nostro Gerald Butler intento a evitare che la sua stazione orbitale, che controlla il clima sulla Terra, venga usata in modo improprio dai terroristi. Forse l'aspettativa era quella di vedere un vero e proprio film catastrofico con onde, vulcani e devastazioni varie, ma in realtà le scene così sono piuttosto poche. Quelle d'azione comunque non sono malaccio e in giro si vede di peggio.
MAOraNza: Che noia mortale! Rispetto al precedente episodio, qui si punta decisamente sul comico piuttosto che sul sentimentale e, a parte qualche battuta semiforzata, c'è veramente poco con cui divertirsi. Insomma, una commedia che vorrebbe essere brillante ma che in realtà è realizzata male e, se possibile, interpretata anche peggio dove l'unica a salvarsi (ma non sempre) è la versione super deformed della Zellwegger. Abbastanza patetico.
Luluke: Il progetto originario era quello di realizzare una miniserie TV. Il film perciò parte con un buon ritmo, ma poi tende a divagare, con troppa carne al fuoco e un tema di fondo sempre meno chiaro (Dillinger? La nascita del moderno Bureau?). Mann crea un dualismo tra Depp e Bale che però non funziona e non per colpa loro. C'è anche un lungo scontro a fuoco che però risulta piuttosto confuso. L'uccisione di Dillinger, nel finale, sembra quasi voler omaggiare De Palma. Un mezzo pasticcio, insomma.
Siska80: Il solito ex soldato molestato deve proteggere una donna ricercata per essere utilizzata come cavia da laboratorio. Unico elemento a favore del film (oltre alla durata media) è l'elevato ritmo: ciò in teoria dovrebbe bastare in action del genere; purtroppo, tuttavia, il resto è già stato visto e meglio altrove ed è difficile reggere a stereotipi vecchi come il mondo (il protagonista burbero e ovviamente tormentato che nel bel mezzo di una pandemia mortale esibisce muscoli vistosamente pompati), e a comportamenti bislacchi (i militari con le strisce in volto come gli indiani). Mah!
Piero68: Ancora una volta Hollywood cerca di reinterpretare la mitologia greca. E ancora una volta lo fa con l'approccio più sbagliato possibile: una sceneggiatura risibile e poco aderente ai miti classici e una eccessiva spettacolarizzazione di alcune peculiarità. Ne viene fuori una sorta di Ercole/mercenario/più uomo che semidio che fa davvero sorridere. Come fa sorridere il gruppo di personaggi che gli gravita attorno. Il Perseo di Immortals era più credibile e le scene degli scontri molto meglio giostrate. Qui persino quest'ultime sono ridicole.
Pumpkh75: Probabile, per un giudizio congruo, si debba avere in dote una buona conoscenza del fumetto e contestualmente un alto apprezzamento. Così non fosse, il rischio è quello di limitarsi alla constatazione tout-court dell’assoluta ordinarietà di un fantasy vampirico che si preoccupa solo di essere cool (e almeno ci riesce, visto lo sforzo produttivo e la professionalità generale) senza addizionare una benché minima variazione allo spartito. Discreta CGI e cast, ma a breve non ricorderemo il singolo frame. Finale apertissimo, ma non si dovesse continuare sarebbe una aggravante esiziale.
Dusso: Non riuscitissimo perché ci mette molto ad ingranare; prima ci si aspetta qualcosa di più poi perlomeno diverte, con buone scene di lotta. La coppia Kutcher-Heigl non è molto convincente, a dire il vero. Molto simpatiche le apparizioni di Tom Selleck. Si poteva fare un po' meglio nel complesso...
Mco: Lo stimato barone Patané è terrorizzato all'idea di avere un figlio omosessuale. Si affida a una procace donna che lo sposi e lo renda padre, così facendo anche aumentare il patrimonio familiare. Banfi si muove in questa debole commedia streotipata tra le solite problematiche sessuali, gli altrettanto usuali nudi offerti abbondantemente alla mdp (la Prati è una statua da ammirare dal busto ai piedi) e un finale sarcastico (forse l'idea migliore di tutto l'impianto). Gli appassionati non se lo perderanno, ma non si soffocheranno dalle risate.
Hart crane: In un parco divertimenti dell'anteguerra il movimento macchina del regista, elegante ma sul filo del calligrafismo e del tedio, scolpisce un ambiente scenograficamente opulento, sviscerando l’epica del luna park e i risvolti altrettanto epici dei suoi inganni. "Due anni dopo" il film cresce e di molto. Ambientazione e trucchi si affinano e si materializza la Blanchett, superba femme fatale nel numero dell’incantatrice di serpenti. Del Toro raffronta il rude ma genuino mondo delle fiere con il mostruoso milieu alto-borghese. Stan, cinico camaleonte, galleggia in entrambi i contesti.
MEMORABILE: L'ammansimento del rude poliziotto; "Se voglio il fango sulla gonna so trovarlo"; La Blanchett; "La bestia? Sono nato per farla".
Lucius: Il film ha dal suo una colonna sonora di successo e una Joan Collins alquanto credibile nella parte di una ricca annoiata e desiderosa di uomini che non disdegna di prestare lo stallone personale alle sue amiche. Alcune sequenze erotiche risultano altamente bollenti, scenograficamente supportate da suggestive ambientazioni (vedi la scena dell'orgia nella villa dalle mille ed una notte). Un cult erotico per eccellenza, carico di pathos, che omaggia i piaceri della carne.
Alex75: Trasponendo il romanzo di Morselli, Vancini rifugge da facili e morbosi sensazionalismi per concentrarsi sugli aspetti psicologici (sia pure non del tutto approfonditi) di un rapporto padre-figlia che l’ambientazione ristretta rende opprimente e in cui la malattia fisica è riflesso di un male più profondo. L’approccio austero ed ellittico esalta, per contrasto, il sensuale dualismo Wendel/Di Lazzaro. Buoni anche Nero e Bagno. Unico limite del film è che il finale è facilmente intuibile.
MEMORABILE: Mimmina al padre: "Ti amo". Guido a Mimmina: "A un padre si dice: «ti voglio bene»". Thérèse a Guido: "Mi piace la tua dolce ipocrisia".
Pigro: Le memorie del ragazzo ebreo nell’Algeria della seconda guerra mondiale si polverizzano in un’atmosfera da rassicurante telefilm per famigliole, sostenuto da una Loren tutt’altro che carismatica e da una musichetta melensa da pubblicità. Tutto è scialbo e prevedibile, con una sceneggiatura cioccolatinosa e una regia disattenta e mediocre. Gran dispendio di energia per una narrazione autobiografica che punta sull’emozione senza riuscirci, inanellando scene da romanzetto.
Matalo!: Nonostante il buon cast, che si concede abbastanza generosamente, il film non è né carne né pesce; cioè non è una commedia all'italiana classica (perché troppo greve), né una commediaccia (per esiguità di tette). Frettoloso nella ricostruzione storica anche per alcuni anacronismi (gli elicotteri e l'acqua Pejo look Anni Sessanta etc.), diverte in parte per le intrepretazioni di Chiari, Gardenia, Gian e Bonacelli, quest'ultimo mefistofelico. Impagabili davvero i due gemelli fabbri, nel miglior solco milanese, che avrebbero meritato più spazio. Chiara è più caustico.
MEMORABILE: I due gemelli con padre e zio gemelli, che figliano quattro gemelli.
Camibella: Strano e atipico road movie con il fascinoso Clive Owen nella parte di un inguaribile alcolista e la talentuosa Jasmine Trinca in quella di una fobica blogger. Il viaggio che intraprendono è anche quello interiore, un tentativo di riformulare la propria vita grazie ad un reciproco aiuto che non è detto che lo porti a compimento. Troppo poca e mal sfruttata la presenza della brava Irene Jacob.
B. Legnani: Per palati facili. Basti citare le dinamiche narrative delle due donne (compresi i rispettivi finali), ambedue innamorate del protagonista, per capire che la trama del filmetto è stranota, con qualche variante dal canone, come il nobile redivivo che arriva persino dall’Africa. Crisa con i baffetti assomiglia (volutamente?) a Vincent Price. Scene di lotta un po’ goffe, recitazione mediocre, tentativi umoristici (solitamente affidati al baffuto Fizz, doppiato da Bellini) che non vanno a segno. Cognomi veneziani, ma ambientazione appenninica! Si salvicchia per un certo decoro generale.
MEMORABILE: Nel finale, il duello con le lame fra Franco e Andrea Fantasia, unico momento decente di lotta.
Anthonyvm: Dopo che il successo di Rocky aveva destato l'interesse delle major verso il cinema pugilesco, Zeffirelli dirige per la MGM uno strappalacrime alquanto sappy spacciato per dramma sportivo. La camera non perde mai l'occasione di carpire lunghi e dettagliati primi piani sugli occhi umidi degli attori, coinvolti per buona parte del tempo in un tira-e-molla filo-divorzista che ricorda il coevo Kramer contro Kramer. Le interpretazioni sarebbero anche valide, così come la regia, ma l'ostentazione sentimentalista inzuppa di saccarosio un plot di per sé toccante e ricco di momenti delicati.
MEMORABILE: Voight ubriaco col figlio che gli piange accanto; Voight che distribuisce regali agli amici e al figlio; L'allenamento con montaggio; L'ultimo match.
Anthonyvm: Più che una parodia del capolavoro aldrichiano (in quel senso ci si limita solo ad alcune sequenze iconiche, ricostruite con encomiabile precisione), si tratta di una deliziosa black comedy che, fra cadaveri da occultare, equivoci disparati e delitti su commissione, prende in giro una buona fetta del thriller e del noir, culminando in un atto finale così cupo da rasentare l'horror grottesco (fra decorazioni necrofile alla Ed Gein e suggestioni cannibaliche pre-Hooper, c'è poco spazio per le risate). Totò e De Vico, spesso improvvisando, conducono diverse gag ben riuscite. Notevole.
MEMORABILE: Il cadavere nella valigia; La gamba spezzata à la Misery; L'omicidio con l'acido ante-Jolly killer; I cadaveri reggi-lampada; Finale in manicomio.
Homesick: Commedia provinciale modellata su I soliti ignoti e rinnovata dall'appeal della Villani, che come di consueto prodiga ruspante simpatia e le sue grazie al naturale. La trama riserva poche sorprese e la sceneggiatura si inzacchera nei grossolani stereotipi dell'inflessione bolognese; interessante invece il nutrito cast, proveniente dalla vecchia commedia all'italiana (Chiari e delle Piane in testa) e dalle pellicole avatianeo dal teatro locale (Cavina, Orlandi, Bona, Bianchi, Lucchini). Angrisano - tipico maresciallo meridionale trapiantato al nord - è mal doppiato da Lino Banfi.
MEMORABILE: La ricorrente imprecazione di Chiari: «Porco d'un Giuda porco!»
Deepred89: Un classico della Hollywood classica, in grado di coinvolgere facendo leva su personaggi fortamente caratterizzati (il Brando da omertoso a ribelle, la Saint candida fanciulla in cerca di giustizia, il Cobb bastardissimo ecc. ecc.) e forse per questo piuttosto schematici, ai quali si aggiungono le buone ambientazioni e una trama semplice ma piuttosto appassionante. Qualche forzatura quà e là (la parte finale), ma il film si guarda con piacere.