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Piero68: Oscar, Golden Globe, Gran Prix di Cannes e innumerevoli altri premi per una pellicola decisamente ruffiana. Tornatore mette in piedi un evidente omaggio alla settima arte made in Italy e contestualmente fa una grande operazione nostalgia. E il connubio funziona alla grande visto il palmares e il giudizio di critica e giurie varie. Resta a mio avviso un film sopravvalutato (nonostante la buona cifra artistica, le ottime caratterizzazioni e la fine regia). Bellissimo lo spaccato del paesello; bravi Gullotta, Cannavale e Noiret, meno Leonardi.
MEMORABILE: Tutte le immagini proiettate dei vari film: da [f=12256]Catene[/f] con Nazzaro e la Sanson a [f=15042]La terra trema[/f] di Visconti passando per [f=120]I pompieri di Viggiù[/f] con Totò.
Samtam90: Potente affresco in tono gustosamente grottesco sulla decadenza di una borghesia priva di valori e una crudele satira della società consumistica che divora sè stessa tramite il proprio edonismo. Alternando ironia e sarcasmo a momenti drammatici e tragici (tutte i decessi, ma in particolare quello di Mastroianni), Ferreri mostra quattro uomini pronti a compiere il loro suicidio con agghiacciante lucidità e metodica calma. Molte le scene di culto e le provocazioni; il cast è eccellente e il film è permeato da un'incredibile atmosfera "decadente".
MEMORABILE: Più o meno l'intero film, ma in particolare la morte di Mastroianni.
Saintgifts: La prima parte del film dove Vito Gargano (Gemma) deve ancora intraprendere la strada che lo porterà ai vertici di Cosa Nostra e l'amico Michele Labruzzo (Placido) è su tutt'altro fronte e lotta per i contadini, è molto ben fatta aiutata dal sole e dal paesaggio della Sicilia. Meno accattivante e forse troppo convenzionale nei tanti luoghi comuni che ormai tutti conosciamo dei comportamenti mafiosi, è la seconda parte, anche se forse non troppo lontana dalla realtà. Ci sono, a mio avviso, anche troppi stilemi a caratterizzare un'epoca e un mondo.
Belfagor: Data la loro onnipresenza nelle nostre vite, era inevitabile che anche i cellulari fossero descritti come un microcosmo a parte. Fra tutti i possibili modi per farlo, però, questo è uno dei peggiori: la trama un taglia-e-cuci da altri film di livello ben superiore, i personaggi oscillano fra il blando e l'insopportabile e l'intero film sembra un'oscena operazione di pubblicità neanche tanto occulta per teenager, peraltro resi come dei totali incapaci. Più che meritati gli strali della critica e il flop al botteghino.
Cif: Due stelle di stima per Salemme e per il sempre bravissimo Rubini. Probabilmente quest'ultimo è una delle (poche) note positive del film. La storia non sarebbe malaccio, ed è sviluppata per un'ora buona in maniera anche piacevole. Si ride e, più spesso, si sorride. Poi però scade nel buonismo di maniera alla Pieraccioni. In più c'è un buco clamoroso poco prima del finale. Non rovino la storia, ad ogni modo: c'è la tipica schermata "un anno dopo", trenta secondi, quindi senza quasi spiegar nulla titoli di coda, arrivederci e grazie.
MEMORABILE: Le scene con la mamma (il ritorno al cinema della Proclemer), quelle con Rubini e con il domestico già presente in [f=8619]SMS[/f]. Sottotono, invece, Panariello.
Modo: Raramente un film può risultare tedioso come questo! E' la sagra dei luoghi comuni e indirettamente una presa in giro dei costumi locali. La parte italiana è imbarazzante e vedere Luca Argentero recitare meglio di altri colpisce! La Roberts al minimo sindacale non basta per risollevare le sorti di un film insulso. Mezzo pallino in più solo per la fotografia e la piacevole musica.
Nando: Action totalmente convenzionale con il marines ingiustamente accusato e un generale corrotto. Scontato intreccio americano con fracassone scene d'azione, inseguimenti e sparatorie varie. Il protagonista è anonimo e Voight è imbalsamato nel suo incedere. Prodotto mediocre realizzato con poco impegno.
Gabrius79: Seguito decisamente scadente che, per il tentativo di rendere protagonista assoluto il personaggio di Ruggero De Ceglie (Mandelli), lascia spazio a sporadiche risate in concomitanza con le sue sguaiate e volgari battute. Spiace vedere Teo Teocoli in un ruolo che lo spreca mettendo in ombra la sua indubbia bravura. Noioso.
Tomastich: Un "buono" che uccide così tanto credo sia un caso abbastanza unico (pare che non ci sia neanche un pentimento). "Pronto ad Uccidere" è un film che si muove in bilico tra convincente viaggio nella malavita e nella vendetta di una persona e tra un deludente polpettone di luoghi comuni.
MEMORABILE: Poliziotto: "Ehi, ciao Massimo". Lovelock: cazzottone in faccia.
Homesick: Abbastanza deludente. La trama banale e incompiuta, la sceneggiatura debole e approssimativa nonché la regia piatta impediscono agli attori di dare il meglio di sè: tolto l'ottimo James Stewart, ben calato nella psicologia del tormentato protagonista, gli altri appaiono svogliati e poco convinti e coinvolgenti, perfino Henry Fonda. In poche parole, una sorta di telefilm. Da segnalare nel cast la presenza di James Best, il futuro sceriffo Rosco di Hazzard.
Lupus73: Commedia gotica televisiva che usa riferimenti ai classici horror (lupi mannari, ma anche vampiri, ecc.) nella più ovvia (ma anche efficace) delle ambientazioni: la Romania. La famigliola americana eredita un castello da un parente rumeno ma sul posto qualcosa sembra molto strano. Ambientazione piacevole e buon set, con castello alla "Brivido" (il gioco) con trabocchetti, laboratorio e tanti particolari, ragazzi nerd che suggeriscono cosa fare, diverse citazioni brooksiane, modesto intrattenimento per un risultato molto family e molto da Piccoli brividi. Bello il paesino.
Rambo90: La storia fa fuori tutti i personaggi buoni del primo film e conserva il reparto cattivi, ma è solo appena meglio del prototipo. La coppia The Rock-Tatum funziona, ma il secondo scompare prestissimo di scena lasciando spazio a noiosi combattimenti di ninja ed effetti speciali invadenti ma non emozionanti. Bruce Willis salva la baracca nella seconda parte con grande carisma e battute azzeccate; tutto il combattimento finale su più fronti funziona alla grande ma rimane la sensazione che questo franchise non sia destinato a grandi cose.
Rambo90: Thriller che si vorrebbe psicologico ma che in realtà segue piste già ampiamente battute in precedenza. Si intuisce troppo presto sia l'identità dell'assassino sia cosa c'è dietro, ma se non altro la regia di Kaufman è dignitosa e cerca quanto più possibile di tenere desta l'attenzione. La Judd interpreta questi ruoli molto bene (anche se questo è il più debole tra i film simili da lei fatti in quel periodo), mentre Jackson e Garcia non sembrano impegnarsi poi tanto. Piuttosto lento, mediocre.
Saintgifts: Si chiama Progress la cittadina con Martin Balsam come sindaco, ed è proprio in nome del progresso (siamo agli inizi del 900 e ci sono già le automobili a fianco dei carri) che lo sceriffo vecchio stampo Jim Flagg (Mitchum) viene mandato in pensione. In chiave di commedia (ma ci sono anche le sparatorie vere) un episodio che ben descrive il passaggio di un'epoca (il selvaggio West) in direzione di un nuovo modo "ordinato" di gestire la società e la legge. Ma i vecchi metodi risultano ancora buoni. Qualche momento di stanca, in generale buono e divertente.
MEMORABILE: L'inseguimento al treno con ogni mezzo: cavalli, carri, auto, moto, un carrello sui binari...
Disorder: Il grande merito di Vanzina è stato, a mio parere, quello di aver saputo portare su pellicola come nessun altro i colori, le musiche e l'atmosfera degli anni 80 italiani. E vale anche per questo film, per il resto oltremodo ingenuo, soprattutto per quel che riguarda soggetto e sceneggiatura (il solito amore contrastato dalla diversa classe sociale). Indovinati tutti gli interpreti (soprattutto Amendola e i due futuri Ragazzi della 3^ C Elmi e Bracconeri), un film ancora oggi tutto sommato più che guardabile.
Reeves: La storica regina raccontata al modo dell'epoca tra intrighi di palazzo, duelli e soprattutto tanto erotismo più o meno nascosto, come quando lei si bagna nelle acque ormai abituali di Monte Gelato e lui la guarda sfidando ogni divieto. Un mitologico elegante, con un ritmo non certo travolgente ma una complessità di trama che lo rende simpatico e piacevole da vedersi.
Alex75: Discontinuo, alterna trovate infantili o grevi a sprazzi di critica sociale dal retrogusto amaro. Villaggio appare in forma e ancora convincente quando non cade nella coazione a ripetere. Ancor meglio la Vukotic, che qui ha più spazio del solito e ripaga con una certa intensità interpretativa, mentre la Mazzamauro e Reder sono purtroppo sprecati in un segmento piuttosto grossolano. I fasti di Salce erano ormai lontani, eppure Fantozzi riusciva ancora a far ridere, indignare e commuovere.
MEMORABILE: "Lei non ha nessun complesso d’inferiorità... lei È inferiore!"; L’ascesa di "Fantocci" nelle gerarchie aziendali; L’inconsueto e quasi tenero finale.
Pessoa: Grande western di Mann cui gli imponenti paesaggi naturali dell'Oregon danno fin da subito un taglio epico. Stewart ha definitivamente abbandonato la parte del rubacuori gentile e gestisce alla grande un ruolo molto complesso, ricco di sfumature, ma la prova del cast in generale è di ottimo livello. Forse alcuni passaggi chiave sono un po' troppo sbrigativi, ma siamo comunque di fronte a uno dei capolavori del genere. Molto buona la confezione, con impeccabili ricostruzioni d'epoca e location diversificate, tutte di grande effetto. Visione doverosa, soprattutto se si ama il genere.
Ronax: Feroce bandito alla ricerca di un tesoro nascosto dai suoi complici inizia a redimersi grazie all'amicizia con un ragazzino. Grondante di buoni sentimenti, anche se non manca la violenza, questa cooproduzione italo-jugoslava diretta dal regista serbo Zoran Calic e palesemente destinata a un pubblico pre-adolescenziale, ha i suoi punti di forza nella presenza di un mostro sacro come Kirk Douglas, decisamente a suo agio nel ruolo del fuorilegge con al fondo il cuore buono e negli ariosi esterni jugoslavi spacciati per il Texas e il Messico.
MEMORABILE: La fuga dal canyon con un artigianale pallone aerostatico.
Siska80: Giovane e bella scrittrice aiuta il suo migliore amico a conquistare l'amata senza rivelargli cosa prova davvero per lui. Purtroppo l'epilogo è facilmente intuibile, dato che un finale diverso avrebbe certo reso la pellicola migliore (e poi, a dirla tutta, il protagonista interpreta un personaggio antipatico perché privo di nerbo, il cugino è decisamente più appetibile!). Invece rimane solo nei ranghi della mediocrità, nonostante una narrazione scorrevole e un cast che una volta tanto recita senza sbavature. In sostanza si può dare un' occhiata, ma è un po' troppo vecchio stile.
Daniela: Ambientato durante la guerra nel Pacifico, un film girato su commissione da Ray, qui poco ispirato. Quasi tutte le sequenze d'azione sono costituite da filmati di repertorio mal amalgamati con le riprese in studio e questo mette in risalto l'artificiosità di quest'ultime ed anche gli inserti familiari risultano assai convenzionali. Il motivo di interesse consiste nella contrapposizione di caratteri tra l'ufficiale ligio alla disciplina del monolitico Wayne e quello più umano ma meno decisionista di Ryan che conferma il suo talento nel rendere la complessità di personaggi in chiaroscuro.
Paulaster: Come fare un film riciclando pezzi di cabaret dal sicuro impatto comico (Dracula, il film neorealista, la discesa dalla roccia) e cucirci una sceneggiatura per legare i momenti. Divertente anche se verso la fine si sfilaccia e perde il mordente dell’arrivare al fatidico matrimonio. Resiste al tempo per un intrattenimento dettato dalle diverse comicità dei tre. Massironi coi tempi giusti e Croccolo buon mestierante.
Ianrufus: "Vorrei essere Troisi e invece non reggo manco il confronto con Gerry Scotty!" Irrita quasi pensare che siano stati spesi dei soldi per un film così privo di qualsiasi ragione d'essere. Oltre qualsiasi cinepanettone, peggio di qualsiasi brutta sitcom. Può un giovane attore (?) realizzare un prodotto così lontano da qualsiasi realtà, anche commerciale? Metà dei dialoghi sono barzellette patetiche riciclate e recitate in maniera imbarazzante (non si salva neanche Messeri). Perchè si fanno fare i film a mediocri animatori turistici?
MEMORABILE: Quando finisce il film e potete mettervi su un qualsiasi altro dvd!
Ciavazzaro: Paola Cortellesi come attrice seria non convince molto, almeno in questa occasione. La fiction poi risulta poco riuscita, soprattutto a livello di sceneggiatura. Nulla di che, insomma.
Siska80: Una regista ha la brillante idea di girare un documentario sui matrimoni combinati in Pakistan, ma sceglie la coppia sbagliata. Spunto niente affatto malvagio, ma l'happy end non è molto convincente: ok, l'intento è quello di affrontare un argomento serio in maniera leggera, ma forse qualche tocco di verosimiglianza in più non avrebbe guastato. Il risultato complessivo è quindi mediocre, nonostante il ritmo sia scorrevole e la coppia protagonista abbia un buon feeling: belle location, dialoghi semplici e un'ambientazione esotica consentono di arrivare alla fine senza annoiarsi.
Jena: Buon film che riesce a rendere non noioso Goethe, anzi lo rende simpatico e divertente. C'è infatti un ritmo veloce e leggero, con anche qualche spunto culturale sulla nascita del Werther. Ottima l'ambientazione nella campagna del fine settecento tedesco, rappresentata con un gusto tipicamente romantico (e non poteva essere altrimenti...). Ottima anche l'interpretazione di Fehling (Goethe) di Miriam Stein (Lotte) e di Bleibtreu. In definitiva ben fatto.
Siska80: Incredibile come basti una regia diversa per trasformare un film: se il secondo capitolo verterà sul fiabesco utilizzando uno stile spento e prevedibile, questo mescola horror e fantasy servendosi di un montaggio visionario e di movimenti della macchina da presa destabilizzanti. Buoni cast e trama (sebbene quest'ultima non riservi particolari colpi di scena), curati costumi e location, fotografia fredda e tagliente come la lama di una spada (per rimanere in tema), effetti speciali discreti. Piccolo gioiello danese.
MEMORABILE: Il sangue copioso proveniente da sotto la porta; La lettura della mente umana.
Galbo: Donna non più giovanissima cerca un figlio con la fecondazione artificiale; subito dopo si innamora. Il ritorno al cinema della Lopez avviene con una commedia sulla maternità che non centra il bersaglio. La sceneggiatura è veramente mediocre e i personaggi non hanno il minimo spessore. Il regista infine è incapace di tenere il ritmo adeguato per una commedia del genere. Rimangono le grazie un po' appesantite della Lopez e un protagonista maschile abbastanza simpatico.
Tarabas: Un ragazzino orfano stringe amicizia con l'inquilino del piano di sopra. Che non è solo un colto affabulatore, ma nasconde un segreto. Gli farà da guida nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza. Da due racconti di Stephen King, Hicks trae un film ad alto rischio di ruffianeria, che però funziona grazie all'ottimo cast e al magnetismo di Hopkins. Non c'è molto equilibrio, il dramma irrompe senza sufficiente coerenza con le altre parti della storia, ma ci si lascia volentieri prendere da una storia fatta apposta per l'immedesimazione.
MEMORABILE: Il racconto della partita è splendido, così come la scena di Carol che convince un bambino a non comprare la bici desiderata dal suo amico Bobby.
Ryo: Vagamente basato sul romanzo di Jack London, appare più come un film Disney degli anni '70. Male il cane in CGI che ci ricorda quanto sia finto in ogni momento, specialmente perché si è scelto di farlo agire e muovere da cartone animato. Inoltre le reazioni di un cane dovrebbero essere quelle di un cane, non di un essere umano! Creato per i bambini, elimina tutta la crudezza del libro edulcorandolo all'ennesima potenza. Alcune scene visivamente affascinanti, ma niente di più.
Pinhead80: Vista oggi la storia è tutt'altro che scandalosa, ma considerando i tempi d'uscita deve aver suscitato clamore. Il ridondante e piacevole tema sonoro accompagna le storie di due famiglie e dei loro amori/conflitti generazionali. C'è chi si rifugia nell'alcool, chi in una vita fatta di rimpianti e chi crede in un amore che sembra impossibile. L'opera è un susseguirsi di idee che vanno dalla rappresentazione dell'odierna famiglia allargata alla speranza che le nuove generazioni possano ritrovare l'amore puro ed eterno.
Rigoletto: Nel complesso un buon film che, finale a parte, offre una bella scarica di adrenalina fatta di sparatorie, inseguimenti e scazzottate che fanno da cornice a una situazione misteriosa. Il finale, come detto, avrebbe meritato una più accurata costruzione e finisce per gettare un po' alle ortiche quello di buono fatto in precedenza. Eckhart ha lavorato come un mulo per reggere la baracca e un applauso se lo merita tutto. **!
Galbo: Via dall'incubo fa parte di quel gruppo di film che lanciarono la carriera cinematografica di Jennifer Lopez ed è decisamente uno dei meno riusciti. La storia è quella della riscossa di una donna maltrattata dal marito, ma se non è originale lo spunto lo è ancora meno lo svolgimento che avviene all'insegna della totale prevedibilità (come del resto il finale). La Lopez è decisamente affascinante ma da qui a considerarla un'attrice ce ne corre !!
Jandileida: Uscito qualche anno fa dalla penna di Dany Boon, il soggetto di questo remake è quello ormai solito: nord contro sud. La secolare contrapposizione sembra ormai aver detto non solo tutto, ma anche di più: come reagire infatti all'ennesima riproposizione di milanesi cinici stressati e pugliesi con gamella piena di cime di rapa? Tolto qualche discreto momento da commedia ci si ritrova infatti davanti alla solita solfa che condurrà all'inevitabile volemose bene finale. Per fortuna gli attori, soprattutto Scamarcio e Puccini, offrono buone prove riuscendo a salvare la baracca. Superfluo.
Anthonyvm: Sol e Jennifer sono giovani, felici e innamorati l'uno dell'altra... Ma proprio alla soglia delle nozze un'orribile notizia muta in tragedia la loro bella "love story" (tanto per richiamare il cult di Arthur Hiller). Nulla di contenutisticamente nuovo sul fronte dei drammi sentimentali, tuttavia l'alchimia fra i due protagonisti pare sincera e la conduzione di Meyers si dimostra piuttosto equilibrata, senza eccedere in romanticherie al saccarosio né in gratuite stoccate strappalacrime, piegandosi solo talvolta alle ovvie meccaniche della commozione da manuale. Delicatamente riuscito.
MEMORABILE: La proposta di matrimonio in stile musical; La corsa in ospedale e il responso del medico; La sorpresa del cagnolino; Il monologo finale (e iniziale).
Didda23: L'opera vorrebbe essere una variante brillante e sentimentale dell'imparagonabile Ricomincio da capo: putroppo le sceneggiature sono agli antipodi per qualità artistica e il solo paragone fra Sandler e Murray mi fa venire i brividi lungo la schiena. Il mestierante Segal dirige con sapienza, conferendo alla pellicola una confezione di tutto rispetto. Il film è leggero e si fa seguire senza troppo impegno, ideale per una serata da cervello in stand by. Mediocre e facilmente dimenticabile.
Modo: Bella rivisitazione del capolavoro di Hitchcock. L'inizio lascia presagire poco di buono, ma la scelta di seguire scena dopo scena l'originale si rivela azzeccata. "Nonostante" sia a colori il film ha il merito di mantenersi suggestivo grazie alla riuscita fotografia. Naturalmente il tutto è girato quarant'anni dopo. Non disturbano le piccole aggiunte, ma risultano essere poco significanti. Gli attori non possono reggere il confronto ma non sfigurano. Godibile.
Ruber: Misera commedia italo/francese assolutamente fuori tempo massimo che vorrebbe rinverdire i fasti delle commedie in costume anni '70. La regia di questa sconosciuta Brasi è mediocre anche solo per come inquadra castelli e campagne romane, in modo quasi dilettantesco, per non parlare della fotografia orrenda e della scialba sceneggiatura. Il cast dimostra una totale inadeguatezza ai ruoli, pessimi anche i dialoghi e il doppiaggio. Quattro anni di ritardo per l'uscita!
Galbo: Il "Big miracle" del titolo si riferisce al periglioso salvataggio di alcune balene bloccate sotto il ghiaccio realmente avvenuta in Alaska alla fine degli anni '80. Il film ripercorre fedelmente la cronaca degli avvenimenti ma ha il grosso limite di presentare tutto sotto una cornice buonista e zuccherosa che lo rende fastidioso anche se confacente al verosimile target di pellicola per famiglie. In questo contesto alcuni personaggi appaiono francamente forzati e anche la recitazione degli attori sembra assai poco spontanea.
Rigoletto: Nella vasta filmografia di Sean Connery questo film non arriva sul podio e non è nemmeno tra i più appetibili, pur potendo contare su alcuni elementi indiscutibilmente di valore (in primis la location). McTiernan è un regista scafato ma il film pecca nella lunghezza, spesso non supportata da immagini interessanti riguardo una storia tagliata con l'accetta. Un po' di delusione, oggettivamente, la lascia.
Galbo: Film molto ben fatto da un regista che si era un po' perso per strada, prende spunto dalla storia dei due fratelli Accio e Manrico, per parlare di due percorsi esistenziali diversi che si nutrono dello stesso terreno originario, quello del proletariato di provincia. La sceneggiatura è ben scritta e curata, specie nella prima parte del film, così come la ricostruzione della piccola Italia degli anni Sessanta-Settanta. Germano è un ottimo attore e lo dimostra in questo film. Bravi anche Scamarcio, Zingaretti e la Finocchiaro.
Saintgifts: Che nel genere action ci siano cose fuori dalla realtà (nel senso che si enfatizzano a favore dello spettacolo le scene d'azione) è cosa ormai accettata e prevedibile; qui però si esagera un tantino, smorzando ogni tensione, facendo troppo prevedere che tutto andrà per il meglio all'eroe di turno. Oltre questo aspetto c'è anche quello che non si può far diventare uomini scaltri e duri all'inverosimile, improvvisamente sciocchi, evidentemente perché quella tal cosa deve riuscire. Certo la confezione c'è, gli attori pure, ma non sono sufficienti.
MEMORABILE: Lo show fasullo che Jack Ryan improvvisa a cena e a cui Branagh crede.
Caveman: Il materiale di partenza era una solida base, gli interpreti principali sono azzeccatissimi; la Zellweger nel ruolo della vita va alla grande, anche se di certo non è per nulla la "cicciottella" che ci raccontano per tutto il film (ha palesemente una corporatura normale). Lo humor inglese dà all'opera quel quid in più: ci si emoziona e si sorride. Difficile chiedere di più a un film fatto per piacere a chiunque (e in fin dei conti piace e soprattutto sa di piacere). Palesi gli ammiccamenti per acchiappare più spettatori possibile.
Jandileida: La Marsiglia della criminalità italo-corsa-francese è il milieu in cui sguazzava il boss Reno prima di venir illuminato sulla via di Damasco e di ravvedersi: non tutti sono però propensi a concedergli il meritato riposo sui declivi provenzali. Storia abbastanza scontata e prevedibile nel suo svolgimento ma che per fortuna è confezionata con cura ed attenzione per il dettaglio, con buoni dialoghi, discrete caratterizzazioni dei personaggi e con alcune scene d'azione non male. Il buon Jean, in un ruolo che più suo non si può, è il valore aggiunto.
Didda23: Dopo il buon Un anno da leoni (snobbato ingiustamente dal pubblico) Frankel dirige un'altra gradevole commedia dai risultati quasi analoghi. La sceneggiatura, pur non inventandosi nulla, sa essere leggera e al contempo riflessiva su una problematica (la routine di coppia) che colpisce molte più persone di quanto non si creda. La Streep e Tommy Lee Jones rendono ancor di più l'operazione credibile, grazie a una prestazione (attoriale) molto sentita. Più pacato del solito Carell e piccola particina per Elisabeth Shue. Consigliato soprattutto a un pubblico over 55.
Anthonyvm: Giovane infermiera a domicilio viene costretta dal rapitore di sua figlia a sequestrare un paziente che sta curando; salteranno fuori impreviste rivelazioni. Film TV canadese diretto con criterio ma poggiato su uno script instabile: una volta messi insieme i pezzi del puzzle, ci si rende conto che non tutte le forme combaciano e numerosi passaggi, oltre che implausibili di per sé, non trovano una giustificazione opportuna. Si salvano un paio di inattese sgommate adrenaliniche (la nonna che d'impulso minaccia di soffocare l'uomo che ha in custodia) e la tragica figura della Frankle.
MEMORABILE: La Frankle piange sul coniglietto di pezza della figlia morta; La verità sul paziente; L'infermiera nella casa del rapitore; Il finale nel fiume.
Multimic80: L'assenza di Lino Banfi pesa non poco per far decollare il film. Boldi riesce a strappare qualche risata in più e le scene più divertenti si contano sulle dita. Neanche le grazie di Florence Guerin entusiasmano più di tanto, mentre Salerno è più defilato rispetto al primo film.
MEMORABILE: In aeroporto Egisto inciampa tra i carrelli e sbatte contro una lastra di vetro; Il recupero della chiave, finita nella zuppa di spinaci.
Luluke: Classico film risarcitorio della Hollywood che guarda a certe nefandezze del passato avendo cura di colpire personaggi già squalificati dalla cronaca per ergerli a paradigma di ciò-che-non-si-deve-fare, anche se poi così fan tutti. E intanto colpisce l'odiata Fox News, anche se poi la reputazione dei Maxwell viene lasciata intatta. Parata di belle donne, che anche per questo vengono scelte per stare in TV (guai a dirlo, però) e Lithgow, già a un passo dall'essere Joker e Hannibal Lecter, prescelto nella parte del polpo che le molesta. Regia di Roach, come sempre, quasi da TV movie.
Saintgifts: L'apparente tranquillità di un piccolissimo paese nel West viene spezzata dall'arrivo di quattro pistoleros comandati da un Fonda tormentato e ambizioso. Ci saranno delle morti, ma soprattutto ognuno sarà costretto a riflettere sulla propria condizione e sui propri fallimenti. In un'atmosfera dove sembra niente si muova ma accade di tutto, lentamente si arriverà a un finale teso dove i protagonisti dovranno giocare a carte scoperte e prendere definitivamente posizione. Ottimo western metaforico, crepuscolare e adatto ai due grandi interpreti. Interessanti e ben delineate le variegate figure femminili.
Ciavazzaro: Diventato molto famoso (soprattutto in modo negativo), non è il capolavoro di cui molti parlano, ma si inserisce perfattamente in una linea di medietà. Coraggioso in numerose scene (e ancor più coraggiosi i quattro mostri sacri interpreti della pellicola), meravigliosa la Ferreol.
B. Legnani: Divertente (Morandini lo aggettiva bene con “avvincente, piacevole, convenzionale”). All'inizio il doppiaggio di Moschin (Carlo Romano) lascia un po' perplessi, ma poi si rivela azzeccato, fino all'esilarante dialogo finale. Il film è degno rappresentante del cinema italiano non d'autore dell'epoca, per via di una regìa spigliata, di un grande operatore, della capacità di mescolare i generi, di un gran nome buono per tutto il mondo, di recitazioni più che accettabili, di belle figliole (la Galli e Orchidea) e di grandi doppiatori.
MEMORABILE: Moschin che ha timore di Londra e dei "casi difficili"...
Ronax: Feroce bandito alla ricerca di un tesoro nascosto dai suoi complici inizia a redimersi grazie all'amicizia con un ragazzino. Grondante di buoni sentimenti, anche se non manca la violenza, questa cooproduzione italo-jugoslava diretta dal regista serbo Zoran Calic e palesemente destinata a un pubblico pre-adolescenziale, ha i suoi punti di forza nella presenza di un mostro sacro come Kirk Douglas, decisamente a suo agio nel ruolo del fuorilegge con al fondo il cuore buono e negli ariosi esterni jugoslavi spacciati per il Texas e il Messico.
MEMORABILE: La fuga dal canyon con un artigianale pallone aerostatico.
Sircharles: Da salvare solo il coraggio nel proporre un genere filmico storicamente poco praticato in Italia, un musical nel vero senso della parola, dove si canta e si balla a più non posso dall'inizio alla fine. Originalità che è però soprattutto debolezza per la pellicola: con i due protagonisti costantemente a... gole spiegate per intonare le canzoni di Mogol e Battisti, spesso vicende anche serie della loro vita scadono nel caricaturale, spingendo al riso più che alla commozione. Surreale la coreografica danza in tribunale il giorno della separazione.
Stefania: Ci dà i suoi occhi Virginia: tutta la storia la seguiamo, e vogliamo seguirla, proprio col suo sguardo, sempre più smarrito via via che la realtà combacia sempre più con le sue visioni. Fulci cita in alcuni momenti Argento, e si auto-cita (la fuga di Virginia nella chiesa ricorda, in certi dettagli, la fuga di Carol all'Alexandra Palace in Una lucertola con la pelle di donna), e costruisce una storia sorprendente, il cui finale è un meccanismo... a orologeria!
Daniela: Mentre sta per concludere un accordo per impiantare fabbriche di Cola Cola in URSS, un dirigente americano a Berlino si trova a dover far da balia alla figlia del suo principale... La presenza dei tre funzionari russi attratti dalle lusinghe del capitalismo ricorda Ninotchka ma qui Wilder non procede con il passo elegante di Lubitsch bensì con i cingoli della satira che non risparmia nessuno, anche se il trattamento più graffiante è riservato ai comunisti o presunti tali. Formidabile Cagney che si muove come una trottola mentre spara battute con la velocità di una mitragliatrice.
MEMORABILE: La Kremlin-cola usata dagli albanesi per lavare le pecore.
Reeves: Film ammantato di tristezza e di rimpianto per un cinema ormai lontano e per una società che non esiste più. Qui ci sono i figli gay, la memoria che va via, le scritte murali che parlano di eroina e soprattutto i prati che sono spariti e con essi le lucciole. Non poteva andare bene commercialmente e infatti fu così; però è un film a tratti commovente, e recitato benissimo.