Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Manfrin: Discreta commedia ambientata in Romagna con Chiari cinquantenne albergatore a Cesenatico che perde la testa, con relativa fuga d'amore, per la figlia diciannovenne del suo ex commilitone (Bramieri). Chiari e Bramieri che recitano in romagnolo sono un po' caricature, la regia è statica e il film si trascina verso un finale scontato. Carina la Monreale, presenza anche per la tabaccaia di Amarcord.
Schramm: Il terremoto, sembra dirci fin dal titolo il corto (ma anche l’onnipresente capra, letterale icona della tragedia greca), è avvenuto anzitutto lassù dove qualcuno dovrebbe amarci, vedere e provvedere; e allora ecco che in tutta risposta anche alle anime più pie e devote non resta che abbracciare la gnosi negativa, tra macerie che sono anche quelle della fede. Citran, pastore senza più anime che non siano quelle spettatoriali, porta la dura crux filmica con una prestazione compunta; sulla regia di Pisano grava però l’impressione complessiva di una lotta insoluta tra pudore e disperazione.
Jdelarge: Western diretto da Ford ricco di similitudini con il suo Sentieri selvaggi. La trama, infatti, è piuttosto classica e il vero punto di forza del film sta nella prova di James Stewart, che domina in tutto e per tutto dall'inizio alla fine. Viene a mancare l'avventura e in alcuni punti la staticità d'azione è troppa, ma gli spunti comici che vedono impegnati lo sceriffo McCabe e il capitano Gary sono davvero divertenti e ben costruiti. Buono.
Galbo: De Carlo dirige un film tratto da un suo stesso romanzo. L'ambientazione (che viene spostata da Los Angeles a New York) è la cosa che funziona meglio anche perchè decisamente poco "turistica". Per il resto il film procede su "binari" narrativi scontati e prevedibili, con personaggi privi di grande spessore. Dal cast, a parte Rubini, bravo e simpatico, prove poco degne di nota. Inutile.
Nancy: Mediocre anche se nel complesso piacevole. Tutto si gioca sul personaggio di Beppe Fiorello (molto bravo, tra l'altro) e sulla sua metamorfosi da autista dell'impresario interpretato da Verdone a personaggio di punta dei suoi spettacoli. Ma le situazioni sanno sempre un po' di già visto e i personaggi sono un po' troppo stereotipati. Non si ride neanche un granché. La confezione, neanche quella è degna di nota: insomma, un film abbastanza qualunque anche se riesce a intrattenere come Verdone sa intrattenerci.
Puppigallo: Non male questo mitologico italiano, che riesce ancora oggi a far sorridere grazie sì a una certa ingenuità e a una rilettura a dir poco fantasiosa degli avvenimenti, ma che ha dalla sua anche dialoghi piuttosto apprezzabili nella loro semplicità e una buona dose di ironia. Difficile dimenticare il leone vero ma semi narcotizzato che "combatte" contro Ercole, il toro infuriato che in realtà è un bisonte e, soprattutto, una sorta di tirannosauro a guardia del vello d'oro. La parte con le amazzoni è meno interessante, ma il finale, con Ercole "catenacciaro", fa tornare il sorriso.
MEMORABILE: "Guardati dal mono sandalo"; "Provami che nel tuo cranio non c 'è un terzo bicipite"; Gli antropomorfi tarantolati.
Tomastich: Toccante e solido film sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa, sui suoi 100 giorni passati a Palermo per tentare di fermare la mafia. Si può provare soltanto rabbia a vedere queste pagine di storia italiana. Ferrara urla, pacatamente e senza retorica fictioniana, urla contro la DC e contro il silenzio siciliano. Lino Ferrara interpreta alla grande e pure la De Sio offre una prestazione degna di nota.
MEMORABILE: Bellissimo il momento al mercato della Vucciria: ispirato all'opera di Renato Guttuso degli anni 70, soprattutto nel primo piano del pesce spada.
Il Dandi: Questo di Corbucci è senz'altro il più particolare e riuscito dei tanti rip-off de La stangata che imperversavano negli anni '70, grazie anche all'alto livello di tutti i comparti (dalle scenografie alle musiche charleston di Lelio Luttazzi). I protagonisti, curiosamente assortiti, rivelano un'insospettata somiglianza: Quinn si misura con la commedia restando serio, Celentano abdica il suo abituale carattere da superuomo e torna alle origini della sua comicità, quando imitava il picchiatello Jerry Lewis.
MEMORABILE: "Tra il rosso e il nero, vince sempre lo zero".
Alex75: La vita e le opere di Elton John si prestano sia al biopic che al musical. Regista e autori hanno preferito la seconda opzione, con soluzioni a tratti visionarie e una rigorosa ricostruzione di suoni e colori di un’epoca, che restituiscono (sia pure con qualche ridondanza) l’immagine di un artista molto dotato e molto infelice. Il non eccelso Egerton, oltre a metterci la faccia e a riprendere vezzi e tic di “Reggie”, si dimostra anche un buon cantante. Accanto a lui, ben figurano Bell e Madden.
MEMORABILE: “Devi uccidere la persona che ti volevano far essere, per diventare quel che vuoi essere davvero”; “Pinball Wizard”; La piscina; Al ristorante.
Daniela: Mitchum, rude vedovo coltivatore con figlioletto, salva la vita ad una coppia in zattera e dato che il salvato è un mascalzone e la salvata Marilyn, si può immaginare come vada a finire... Western reso atipico dalla presenza di Monroe che, pur impegnandosi, risulta incongrua: troppo bella ed elegante per il saloon di un villaggio di rozzi cercatori d'oro, troppo moderna e spigliata in blue jeans attillati nelle scene di ambientazione fluviale. La regia di Preminger e i magnifichi scenari garantiscono comunque la spettacolarità del film, riscattandone in parte gli aspetti deboli.
MEMORABILE: Il tentativo di stupro, interrotto da un puma: inspiegabile alla luce della pacatezza del personaggio interpretato da Mitchum
Fabbiu: Fosse stato un film per bambini avrebbe avuto il suo perché, ma non lo è e certe gag (la pizza condita alla marijuana durante un pranzo diplomatico, l'incontro con il presidente brasiliano) sono imbarazzanti. Tra le infinite pecche, anche l'ambiente politico istituzionale (che dovrebbe essere il punto di forza) è rappresentato in modo confuso (il protagonista è eletto Presidente della Repubblica ma sembra più che altro un presidente del Consiglio dei ministri). Bisio fa quel che può, ma il disastro è generale.
Motorship: Me lo ricordavo peggio, invece devo dire che male male non è questo film scritto, diretto e intepretato da Enrico Brignano. Il film è il ritratto di un trentenne immaturo, poco incline al lavoro che si ritrova ad avere due storie parallele (quasi tre) con tutte le conseguenze del caso. Certo bisogna chiudere un occhio su regia e sceneggiatura, entrambe latitanti; il punto di forza del film è la comicità di Brignano, in alcuni casi davvero esilarante e vera forza motrice. Bene anche la bella e brava Vittoria Belvedere. Si può vedere.
MEMORABILE: I racconti (inascoltati) di Brignano all'idraulico al quale fa da aiutante.
Markus: In seguito alla perdita del posto di lavoro, una signora e suo marito si trasferiscono in un casa fuori città. La donna, una volta conosciuto il nuovo vicino di casa, sospetta che egli tenga nascosto qualcuno nella cantina... Thriller dal taglio televisivo, composto da momenti di apprensione mai supportati da una vicenda ficcante. Anche sotto il profilo delle interpretazioni siamo su livelli non molto elevati. Resta in ogni caso un film che riesce a coinvolgere in un ambito di basse aspettative.
Ultimo: Serie tv mistery niente male, costruita intorno alla psicologia della protagonista, donna rimasta sola che assiste a un omicidio dalla finestra di casa. La durata contenuta degli episodi permette di non perdersi e si arriva al finale soddisfatti, anche grazie a un bel colpo di scena. Buona prova della protagonista, un po' meno quella del resto del cast. Non tutto fila liscio e alcuni momenti lasciano il tempo che trovano, ma per i fan del genere giallo resta un prodotto consigliato.
Stubby: Personalmente non mi ha entusiasmato, anzi; va bene che trattasi di un western veramente povero ma la sceneggiatura è praticamente ultrapiatta (inoltre saccheggia a piene mani Per un pugno di dollari). Buona la prova di Rassimov, che certamente non sfoggia un'interpretazione memorabile ma ha il buon pregio di avere un'espressione adatta. Poco convincente Lulli nella parte del cattivo, bella Hélène Chanel (che avrebbe meritato più spazio) e infine ricordiamo la presenza del piccolo Giusva Fioravanti (che dà un tocco da lacrima movie al tutto).
Siska80: Agente divenuto un lupo solitario dopo l'uccisione del fratello si rifugia su un'isola alla ricerca di risposte e vendetta. Mediocre action dalla trama abusata che ha anche l'aggravante di non riuscire mai davvero a coinvolgere, nonostante la tragedia che sta alla base di tutto: d'altro canto, purtroppo, è impossibile non sottolineare come il ritmo aumenti lievemente soltanto nella parte finale (il resto consiste in una prevedibile serie, neanche frequente, di pseudo scontri e minacce varie). Chiude il cerchio un cast appena sufficiente e una fotografia non ottimale. Opzionale.
Herrkinski: Commedia degli equivoci a carattere sentimental-esistenziale di un Verdone che, solo al terzo film, dimostra già una maturità invidiabile senza scadere in vezzi autoriali e nemmeno in eccessi malinconici; gli elementi sono ben dosati, non si rinuncia alla romanità (incarnata soprattutto da un Brega straordinario) ma non è nemmeno il fulcro del lavoro, intelligente nella sua morale di fondo. Notevoli come sempre le numerose location capitoline d'epoca, a creare belle atmosfere intorno ai protagonisti e peculiare la ost. Cast di contorno ben scelto, nel quale spicca l'ottimo Infanti.
MEMORABILE: Tutte le parti con Brega; Verdone e Infanti; Il finto incontro con Dalla.
Enzus79: Biopic dedicato al celebre scrittore de Il Signore degli anelli. La pellicola attraversa tutti gli anni che sono stati di ispirazione per i suoi celebri romanzi. Ritmi piuttosto bassi, con momenti che rasentano il mieloso e il già visto trasformando presto l'interesse in noia. Lo scrittore inglese meritava sicuramente miglior sorte, su grande schermo. Convincente Hoult.
Pessoa: Western molto poco spaghetti di Valerii che come in altre occasioni cerca ispirazioni nell'America a stelle e strisce, questa volta addirittura imbastendo una trama che richiama l'omicidio del presidente Garfield (ma anche quello di Kennedy). Purtroppo l'aspirazione all'internazionalità si scontra con la dura legge del budget, che rende alcune soluzioni narrative inverosimili, togliendo credibilità all'intera vicenda. Bel cast in cui i protagonisti si muovono con mestiere, discreta la confezione, regia non sempre impeccabile. Un discreto prodotto di genere, ma nulla più.
MEMORABILE: Dallas che sembra un villaggio; Il treno del Presidente senza scorta; la stampella che spara.
Nancy: Deludente esordio registico per De Luigi, qui anche impegnato nella sceneggiatura. Il film sembra mancare soprattutto da questo secondo punto di vista: la storia non troppo interessante di uno sfortunato impresario farmaceutico che fa fortuna grazie all'aiuto di una moglie che sembra tuttavia essere sempre messa in secondo piano. Inutile il personaggio del cognato, come pure molti secondari che restano alla fin fine senza scopo, per far brillare in potenza un mattatore che tuttavia fa davvero fatica a tenere i tempi. A tratti noioso.
Mclyntock: Talentuoso sceneggiatore dei classici di Boetticher, Kennedy si è cimentato, con discreti risultati, anche alla regia. Qui dirige una commedia sentimentale di ambientazione western. La regia non è certo la cosa migliore del film, anzi risulta spesso priva di brio, grigia e di routine. Meglio il plot, insolito e originale, ricco di spunti umoristici ben calibrati. Confezionato con competenza. Cast decente. Una curiosità, per appassionati.
Daniela: Un tempo era un bounty killer spietato, ora ha riposto le pistole e vive tranquillo con moglie e figlioletta di dodici anni fino a quando torna a farsi vivo il suo passato sotto forma di bandito che intende rivalersi della morte del padre avvenuta vent'anni prima... Trama stravista, recitata senza troppa convinzione e contenente una forzatura melodrammatica assurda (perché bruciare tutto, vestiti compresi?), in cui l'unica parziale novità, ossia il coinvolgimento della bambina nella missione di vendetta, induce confronti penalizzanti. Film non indecoroso ma di fiacca Cage-routine.
Cotola: Seconda avventura extralarge per la curiosa scimmietta George ed il suo amico dal cappello giallo, Ted. Stavolta i due viaggeranno in diversi paesi per consentire ad un cucciolo di elefante di ricongiungersi con la sua famiglia. Rispetto alla serie c'è un andamento meno sketchistico e più narrativo e non potrebbe essere altrimenti. La storia è semplice, ma il ritmo è buono e così anche gli adulti non rischiano di annoiarsi o almeno non troppo. In originale tra le voci, piccole particine per Tim Curry e per il grande Jerry Lewis.
Noodles: Poco funziona in questo peplum in cui spicca la bellissima fotografia di Massimo Dallamano. Erode, il cattivo di turno, non convince (perfetto invece l'Antipatro di Corrado Pani). La recitazione è spesso sopra le righe ed eccessivamente teatrale, specie quella di Sylvia Lopez. I dialoghi non hanno mezze misure: o sono estremamente banali o appesantiscono non poco la pellicola. Vi sono inoltre dei difetti di montaggio. Non male il finale, ma si può perdere.
Trivex: Animazione d'avventura alla fine non superficiale, anzi. Le pecore stanno in campagna e il luogo "verde" per eccellenza si farà perdonare quella sua certa monotonia strutturale quando si scoprirà quanto sia dolorosa la frenesia del grigio contesto urbano. Un film divertente, scorre via senza noia e i bambini, oltre a sorridere, non lesinano le richieste di spiegazioni su quel che solletica la loro attenzione. Anche qui non manca l'uomo cattivo - un perfido aguzzino che cattura e detiene malamente gli animali - ma, evidentemente, avrà "pane per i suoi denti".
MEMORABILE: Il gatto momentaneamente in una "cella", stile Hannibal Lecter!
Samuel1979: Considerando l'importanza e il peso specifico del primo capitolo, diretto in maniera impeccabile da Steno, il tentativo di realizzare un sequel da parte del figlio Carlo sembrava un' impresa impossibile. Al contrario, il film regge bene per tutta la sua durata, grazie ad un Proietti sempre più mattatore e ad un cast che, seppur rinnovato, contribuisce a dare una certa originalità alla commedia.
Furetto60: Tragica storia di vendette incrociate che ricorda, per lo spirito, certi film anni 70 del genere poliziesco in cui l’uomo comune cerca rivalsa a causa di evidenti prepotenti e ingiustizie. Ma quest’aspetto resta sullo sfondo, prevalendo il rapporto tra i due protagonisti e i segreti che, nel prosieguo, li uniscono. Nel complesso convincente e ritmato, anche se qualche passo non convince appieno. Buona la prova della coppia Farrell/Rapace.
Vitgar: Era prevedibile che le produzioni western degli Stati Uniti post-sessantottini proponessero storie di frontiera non più viste dalla parte dei "visi pallidi". Questo film di ottima fattura fa parte di questo nuovo filone dove i bianchi non erano poi così buoni e i pellerossa così cattivi. Viene rivalutata la cultura dei nativi e ridiscussa la storia di un genocidio. Ottime interpretazioni, grandi ambientazioni. Da non perdere.
Siska80: Bella vicenda di rivalsa femminile filtrata dalla vicenda di una ballerina algerina traumatizzata che trova la forza di reagire grazie ad altre sopravvissute. Il film affronta il tema in maniera delicata ma incisiva e soprattutto realistica, dal momento che nessun miracolo attende la protagonista nel finale, bensì la piena accettazione di una nuova maniera di vivere. La giovane e graziosa Khoudri si rivela la scelta azzeccata per la capacità di saper trasferire sullo spettatore angosce e turbamenti di Houria, sufficiente il cast di contorno, regia lineare e scorrevole. Consigliato.
Belfagor: Un sicario della mafia cerca l'anello debole nella giuria durante il processo del proprio boss e lo trova in una madre single. Finché si rimane nell'ambito del thriller giudiziario, l'alchimia fra la Moore (discreta attrice zavorrata da pessimi film) e Baldwin (convincente nel ruolo dello psicopatico con velleità filosofiche) conferiscono al film un'atmosfera cupa e minacciosa, che purtroppo si disperde in un secondo tempo con troppa carne al fuoco, sviluppi fin troppo prevedibili e una conclusione tirata inutilmente per le lunghe.
Piero68: Sicuramente il miglior film di Reiner (che ha avuto spesso risultati altalenanti) insieme a Misery non deve morire. Merito da condividere con un ottimo cast ben fornito e una sceneggiatura che rispecchia abbastanza fedelmente quello che è il sistema giudiziario USA. Anche se nell'ambito militare. Nonostante la trama tutto sommato statica il film non annoia mai e i dialoghi sono ottimamente funzionali. Come al solito Nicholson è la ciliegina sulla torta, proponendo nel finale una delle sue solite maschere che tanto lo hanno reso famoso.
Herrkinski: Una cittadina viene sconvolta da una serie di inquietanti omicidi nei giorni che precedono un'accesa elezione del sindaco. Tra Thankgiving e la saga di Scream, uno slasher moderno che non aggiunge molto al solito canovaccio, non fosse per uno script inutilmente arzigogolato - tra red herrings e plot-twist vari - che in realtà finisce più per far perdere l'attenzione allo spettatore che altro. Qualche discreta scena splatter, protagonisti particolarmente antipatici e una durata eccessiva che non aiuta il già caracollante ritmo; formalmente decoroso ma l'entertainment scarseggia.
Katullo: Far from Maguire, Holland non sarebbe neanche malvagio se tutt'intorno non ci fossero Zie May attualizzate (la Tomei proprio no, dai) e spasimanti antipatiche da subito ancorché dimesse (Zendaya), quasi per rompere a tutti i costi... gli schemi originali. Per fortuna la tecnica rende sempre meglio e ci mette più di una pezza-cgi. Anche il mitico Mysterio fa la sua (sporca) figura e c'è da rimanere comunque soddisfatti per lo spettacolo roboante, malgrado qualche caduta adolescenziale di troppo. Cercando di dimenticare l'infausta maschera di Garfield.
Galbo: Discreto esampio di quel cinema di medio livello ma capace di fornire un buon intrattenimento per gli spettatori, nel quale gli americani sono maestri indiscussi. In questo Doc Hollywood viene preso in giro il rampantismo e il carrierismo degli yuppies americani (in questo caso medici) che trovano spunti di riabilitazione (e redenzione) in un tranquillo paese di provincia. Niente di nuovo sotto il sole, ma il film è ben girato (e vi recitano ottimi caratteristi) ed intrattiene piacevolmente.
Kinodrop: Francia 1789: Pierre Manceron, a servizio come cuoco presso il duca di Chamfort, viene pretestuosamente licenziato e dovrà reinventare la sua attività in una vecchia stazione di posta, che insieme al figlio e l'aiuto di una sedicente apprendista trasformerà pian piano da semplice bettola in ristorante in senso moderno ma non certo senza difficoltà. Una confezione che punta quasi tutto sull'estetica non solo degli esterni, ma soprattutto dell'interno della cucina in piena attività, ricorrendo alla tradizione pittorica dell'epoca, con sullo sfondo un cenno all'incipiente rivoluzione.
MEMORABILE: L'umiliazione alla tavola del duca; Il figlio lettore degli illuministi; Gli intenti di Louise; La carrozza ducale tira dritto; A tavola come tutti.
Stefania: Ma perché una poveretta, condannata da un male incurabile, invece di godersi il tempo che le resta con un ragazzo simpatico, va a scegliersi un tipo arrogante e anaffettivo? Perché questo succede nei film! Scelta drammaticamente appropriata: mentre gli ultimi giorni di Sara corrono via, Nelson rallenta il passo per guardare ciò che mai aveva visto, nella sua corsa per arrivare primo. E quando lo vediamo mettersi in disparte per osservare gli altri, tacere un attimo per ascoltarli, è una scintilla di verità in un film ruffiano e melenso.
MEMORABILE: Reeves funziona finché è antipatico, e anche dopo riesce a sembrare addolcito e intristito nella giusta misura. La Theron è tragicamente bella.
Rickblaine: All'occhio dello spettatore quest'opera può rendere il personaggio innocente o colpevole, o tutt'e due le cose. Il silenzio di quella voce pro e contro "il Divo" si sente in molte scene che denotano la direzione che vuole intraprendere il (sempre più promettente) regista Sorrentino, che però non rischia di profanare l'area di un mito che dietro tanta ambiguità si è fatto inspiegabilmente apprezzare. Buona l'iniziativa che si percorre, tanto da mostrare gli attributi di fronte ad uno stato di solito molto attento a parlar male di Giulio. Servillo ancora ottimo.
MEMORABILE: Ogni volta che si evidenzia Moro sulla coscienza di Andreotti.
Lupus73: Il predecessore era abbastanza riuscito, e la cosa migliore era la caratterizzazione sfumata e non monolitica dei personaggi, in cui era difficile individuare un vero e proprio villain. In questo nuovo capitolo (in cui il vecchio cieco simil-Rambo è affiancato da una figlia) si ha l'illusione di una caratterizzazione più piatta, ma a 45' circa arriva il colpo di scena, che poi si ritorce su se stesso dopo circa un'ora; tuttavia le forzature si fanno più evidenti e le gesta dell'ex-soldato sempre più vistose ed improbabili (precise come se ci vedesse). Il risultato è però piacevole.
Capannelle: Va riconosciuto a Genovese di aver approcciato la commedia sentimentale in modo meno banale di quanto capiti di norma e a Borghi una caratterizzazione altrettanto interessante. Tuttavia la durata del film e gli intrecci temporali che il regista dispensa come Ave Maria in un rosario non permettono un ragionamento compiuto sulle questioni messe sul tappeto, legate all'accettazione del sé e delle responsabilità di coppia. Velleitarie poi le divagazioni estere e anche le solite cover musicali, un marchio registrato di Genovese (ma hanno stancato).
Mutaforme: Due bambine assolutamente identiche tra loro decidono di sfruttare la somiglianza per combinare guai... Commediucola senza pretese e con una trama semplice e non troppo originale. Tutto sommato però risulta rilassante e adatta alla visione con bambini per via della sua estrema ingenuità. **
Rambo90: Banalotto, soprattutto per quanto riguarda le vicende sentimentali dei protagonisti, mentre la satira sul mondo del lavoro pieno di squali e cinismo sa di già visto. Se non altro il ritmo è decente e non ci si annoia, anche grazie a un buon Quaid, mentre Grace e la Johansson non colpiscono più di tanto. Qualche dialogo qui e là non è male, altri sono piuttosto fiacchi e prevedibili. Mediocre.
Daniela: Un buddy buddy movie spionistico con una strana coppia in fuga (guardia/ladro ma anche pivello/scafato) che, pur potendo contare su un cast di pregio anche nei ruoli di contorno e alcune sequenze di azione girate con professionalità, non riesce a sollevarsi della mediocrità. Il racconto dei panni sporchi dei servizi segreti è già stato fatto da altri, prima e meglio. Washington è sempre carismatico ma, alle prese con un personaggio scontato e dialoghi didascalici, non può salvare il film, anche se ne può giustificare la visione.
Paulaster: Un nobile inglese verrà catturato dai Sioux ma si guadagnerà il loro rispetto. Western centrato sulle usanze indiane, è cruento nei rituali e documentaristico nel quotidiano. Fondamentale apporto dello stregone che traduce la lingua, dato l'uso dell'idioma da parte dei nativi. Piccola parentesi sentimentale abbastanza telefonata. Harris ha fisicità e si presta a diverse vessazioni, specie all'inizio.
MEMORABILE: Appeso coi ganci visto anche ne [f=5294]L'ultimo re di Scozia[/f]; Legato al palo da soma.
Galbo: Si può realizzare un buon film anche se l'originalità latita e si "pesca" a piene mani dal lavoro altrui in modo più o meno citazionista (De Palma è l'ovvio modello di riferimento). La risposta è si' è il lavoro di Ruben Fleischer lo dimostra. Gangster squad è un film godibile grazie all'eccellente ricostruzione ambientale, ad un apparato tecnico di prim'ordine e alla capacità del regista di utilizzare al meglio gli attori a disposizione, anche se per una volta il grande Sean Penn è un po' sottotono, superato da attori come Brolin e Gosling.
Rambo90: Sequel noiosetto di un film di ben altro spessore, con un nuovo protagonista che segue un'indagine all'inizio molto simile a quella del prototipo. Ci sono un po' troppe chiacchiere, la trama si fa a un certo punto confusa, ma se non altro la messa in scena è più dignitosa rispetto ad altri DTV. Anderson se la cavicchia, Baldwin è invecchiato e recita male, Sutherland fa solo due scene ma è una gioia vederlo gigioneggiare senza freni. Effetti decenti, finale tirato un po' via.
Panza: Onorevole film-TV che ha dalla sua una trama sviluppata con discrete capacità. Le parti non affidate a Burr sono abbastanza interessanti grazie anche alla folta presenza di personaggi secondari purtroppo approfonditi in maniera leggera. Meritavano sicuramente di più, vista la potenzialità dimostrata nello sviluppo nella storia. Nonostante una regia spenta c'è spazio per qualche colpo di scena (interessante la situazione che poi il titolo italiano suggerisce) ma anche qualche sbavatura (la love story con la capitana e l'avvocato prezzolato).
Markus: Film "liceale" che immagina una classe - di serie Zeta, appunto - di alunni un po' problematici e l'incontro/scontro con il loro giovane insegnante. Attraverso l'uso di caratteri diversificati la pellicola cerca di essere quantomeno varia puntando a strappare un sorriso che, va detto, quasi mai arriva. Il tema è di certo non originale, ma alcuni passaggi talvolta con venature "poetiche" e in linea generale la discreta resa attoriale riescono a rendere la visione complessivamente piacevole. Ah, questi giovani d'oggi!
Sircharles: Ci si muove in precario equilibrio sul confine fra commedia ironica e film sociologico-introspettivo. C'è una brillante Ambra in versione "desperate mother", alle prese con le nevrosi e i molteplici impegni nella gestione di due figli durante un matrimonio in crisi. La leggerezza con cui il tema viene inizialmente trattato scolora, alla lunga, nella pesantezza del declino di un rapporto di coppia, persino con ambizioni di educazione sentimentale che rimangono però nel vago. Il ruolo di Arisa, se sviluppato meglio, avrebbe portato più brio.
Markus: In seguito alla perdita del posto di lavoro, una signora e suo marito si trasferiscono in un casa fuori città. La donna, una volta conosciuto il nuovo vicino di casa, sospetta che egli tenga nascosto qualcuno nella cantina... Thriller dal taglio televisivo, composto da momenti di apprensione mai supportati da una vicenda ficcante. Anche sotto il profilo delle interpretazioni siamo su livelli non molto elevati. Resta in ogni caso un film che riesce a coinvolgere in un ambito di basse aspettative.
Daniela: La vita di J. D. Salinger dagli anni inquieti della giovinezza fino alla decisione di isolarsi dal mondo, attraverso i tentativi letterari, l'amore infelice per Oona O'Neill, l'esperienza traumatizzante della guerra... Biografico "ripulito" dagli aspetti caratteriali meno gradevoli in cui lo scrittore è rappresentato come un bel giovane inquieto e talentuoso. Ridondante in alcuni passaggi (il rapporto con l'insegnante interpretato dal gigione Spacey), sbrigativo in altri, un film non brutto ma piuttosto banale.
Markus: Un vecchio proverbio cinese dice che ciò che sostiene il piedistallo d'argilla del mondo è il respiro puro dei tuoi figli. Sarà, ma a giudicare dal film di Monicelli (ancora lontano dal cinismo che lo contraddistinguerà) questi nostri pargoletti danno quanto meno preoccupazioni e molte magagne da sbrogliare. La pellicola si sviluppa in quattro spassosi episodi intrecciati che talvolta si intersecano, dando slancio a un’opera evidentemente pensata per un onesto disimpegno corroborato dalla grandiosità del cast (De Sica in primis).
Puppigallo: Il giovane scapestrato, il vecchio che lo deve rimettere in riga, la ragazza madre e gli amici per modo di dire. Tutta la pellicola ruota attorno a questi quattro fattori, con una sceneggiatura di una prevedibilità quasi disarmante. Si lascia anche vedere, grazie al vecchio pistolero con la testa sulle spalle, a differenza del giovane tonto. Purtroppo però non decolla mai quel tanto che basterebbe a portarlo al di sopra di una generale mediocrità, con solo qua e là qualche discreto scambio verbale, merito soprattutto del vecchio amico del padre defunto e della ragazza.
MEMORABILE: Il vecchio: "Guada il fiume più a valle". E il giovane: "Faccio quello che voglio". Dopodiché attraversa a cavallo e finisce sott'acqua in una buca.
Galbo: Commedia su un amore senile nel contesto del rapporto tra due ex partigiani, uno dei quali si innamora della figlia dell'altro. Il film in sè sarebbe anche godibile ma il divertimento è in parte limitato da una caratterizzazione dei personaggi che adotta uno stile eccessivamente caricaturale e fastidioso. Dei due protagonisti, Walter Chiari è il più convincente.
Magerehein: Bella scoperta questo agente 117, uno 007 francese maschilista, gaffeur e decisamente ignorante che però porta sempre la pagnotta a casa, più per caso o fortuna che non per abilità investigative. La mimica facciale dell'ottimo Dujardin vale da sola il prezzo del biglietto, ma risultano degne di nota anche la fotografia e le scenografie, molto curate. L'umorismo è discontinuo (talvolta semiserio e talvolta grottesco) ma in linea di massima assai più raffinato e sottile che in altre parodie di genere. Il risultato non è male; 117 non sarà Drebin, ma surclassa tanti altri colleghi.
MEMORABILE: Il canale di Suez preso per un'opera egizia; Il muezzin disturba il sonno; Lotta a colpi di polli; Gli strappi alla bandiera del Reich.
Il ferrini: Corbucci è regista capace di capolavori come Il grande silenzio e di imbarazzanti pastrocchi come Rimini Rimini. Bluff è lontano da entrambi, è una commedia divertente ed elegante, non certo priva di difetti ma decisamente godibile, grazie anche all'ottimo cast. Celentano non rinuncia neanche stavolta a indossare l'abito talare (vedi Qua la mano, L'altra metà del cielo) ma qui è solo un travestimento. Belli i costumi e ottima la ricostruzione degli anni '20. Non male davvero.