Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Ultimo: Tra i migliori esempi di thriller processuale in assoluto. La trama scorre che è un piacere, grazie a un cast eccezionale e a una regia sapiente e attenta a ogni dettaglio. Il migliore è senza dubbio Charles Laughton, avvocato anziano e acciaccato che si incarica di difendere Tyrone Power (anche lui molto bravo). Buona la ricostruzione della vicenda e finale memorabile, con tanto di colpo di scena. Capolavoro.
Noodles: Giorgio Capitani gira una commedia travestita da peplum. E in parte ci azzecca, perché diverse trovate sono degne delle migliori parodie di Mel Brooks. Purtroppo la vis comica si esaurisce presto per dare spazio a una serie di scazzottate che neanche Bud e Terence. Idea simpatica, ma montata su una trama dimenticabile e priva di brio. L'operazione poteva essere fatta senz'altro meglio. Siamo al tramonto del genere e si vede.
Faggi: Melodramma a tinte scurissime dove la regia, non solo meramente corretta, riesce a trovare belle immagini - aiutata dalla buona fotografia - con inquadrature ambigue e scientifiche, forse solo leggermente di maniera. La vicenda di vendetta è ben costruita, svolta col giusto climax ascendente; i dialoghi sono secchi e precisi, i caratteri definiti con nettezza. Nazzari e Mangano (come attori e come personaggi) sono il piatto forte e restituiscono interpretazioni di valore (Mangano è doppiata, con rigore superprofessionale, da Lydia Simoneschi).
MEMORABILE: La casa abbandonata; La festa popolare; Mangano quando si pulisce le labbra dopo un bacio; L'epilogo.
Deepred89: Abbastanza inaccessibile nei primi minuti, il film cresce passo dopo passo col progressivo disvelamento della sua natura complessa e stratificata, tutto risvolti inattesi, salti temporali e paranoia. Più un film sull'ineluttabilità del destino che sui paradossi temporali e forse per questo piuttosto prevedibile nell'ultimo anello della sua catena, ma l'enorme potenziale del film non ne esce intaccato. Buona la coppia Willis-Stowe, sopra le righe come il copione richiede Brad Pitt. Qualche grandangolo non propriamente necessario, ma è Gilliam.
Nando: Uno dei caposaldi del western americano, un'ottima introspezione dei personaggi e poi l'arrivo alla sfida finale. Lancaster e Douglas sono due interpreti monumentali che rappresentano le loro ansie e le loro certezze con modo magistrale. Validissimi il commento musicale e le ambientazioni scenografiche. Nonostante l'età ancora si guarda con interesse.
Patrick78: Altro filmaccio di Friedkin che come al solito crede di essere un bravo cineasta e realizza tremende opere come questo The Hunted. Lasciamo da parte i due attori che poveracci fanno il loro mestiere, ci soffermiamo sulle assurde capacità di un regista che vive di ricordi (tra l'altro piuttosto brutti) anni settanta e gira un film che non appassiona, non ci regala neanche un sussulto e sembra una brutta e pedestre copia del Fuggitivo con Tommy Lee Jones praticamente nello stesso ruolo. Unica cosuccia da salvare il mito Johnny Cash sui titoli di coda.
Graf: Una boccata d'aria fresca, un elogio del valore della famiglia come il luogo naturale della faticosa educazione dei figli alla vita. Film in equilibro tra l'ottimismo di una comicità affettuosa e il codice ricercato di una meditazione toccante. La disciplina dell’orchestrazione del via vai degli attori e la precisione della concatenazione dei cinque episodi sono assicurate dell’infermeria interpretata da Marisa Merlini che si confronta a turno con tutti i personaggi principali del film. Spigliatezza narrativa, ritmo sostenuto, regia fervida.
MEMORABILE: Ruggero Marchi, con la sua recitazione concitata, brusca e tutta scatti, dà accenti di verità al personaggio del padre medico deluso dai suoi figli.
Pessoa: Dei tre episodi il primo (**) viene penalizzato da una vicenda poco strutturata e abbastanza scontata che non coinvolge, nonostante le buone prove di Tognazzi e Sandrelli, il secondo (**!) rivela un Villaggio fuori dai suoi soliti schemi con l'apporto fondamentale di un grande Reder e di uno script ironico che a tratti colpisce nel segno mentre il terzo (***) convince di più grazie ai due protagonisti perfettamente in parte capaci di sfornare macchiette indimenticabili (la Biennale). Nel complesso resta un discreto prodotto di intrattenimento.
MEMORABILE: Le musiche di Morricone; L'affiatamento fra Sordi e Anna Longhi nel terzo episodio.
Anthonyvm: Curioso come il remake di un drammetto adolescenziale anni '90, di per sé dimenticabile, alla luce della più recente pletora di pessimi TV-movie della medesima categoria, riesca a elevarsi rispetto alla media attuale. Si notano certi aggiornamenti di script riusciti (la centralità della tragica figura di Shannen Doherty) e tocchi da giallo cospirativo più accentuati (la soggettiva della protagonista drogata sembra ricalcata su quella di Suspiria), mentre il background antibullista scade sovente e forzatamente nel retorico. Il neo più lampante, tuttavia, è l'assenza di Hillary Swank.
MEMORABILE: Le crisi di ansia della co-protagonista; La prova della camminata sui vetri rotti; L'eroina inseguita dai ragazzi in nero; Il flashback della caduta.
Siska80: Ex pistolero con più di qualche peso sulla coscienza torna a impugnare la pistola dopo l'uccisione della moglie. Western di fattura mediocre che non può nemmeno contare su una trama originale, eccezion fatta per la trovata, a dire il vero coraggiosa, in base alla quale l'attempato protagonista si porta dietro addirittura la figlia dodicenne desiderosa di emularlo (della serie "piccole donne alla riscossa"). Per fortuna, la durata nella norma consente di non annoiarsi troppo, visti la prevedibilità dello snodo, la regia piatta e l'interpretazione poco convincente dell'intero cast.
Anthonyvm: A seguito di un parto prematuro, un'artista si convince di aver perso un gemellino inesistente; per il povero marito sarà l'inizio di un calvario tra misteri e rivelazioni. Plot di per sé intrigante, buona resa di atmosfere plumbee, crescendo da dramma-giallo inizialmente efficace; peccato che i colpi di scena siano troppi e spiattellati in maniera abbozzata, lasciando lacune logiche e soprattutto dubbi circa le reazioni emotive dei vari personaggi. Neanche il finale, nella sua rincuorante innaturalezza, riesce a mettere ordine in un groviglio di idee mal esposte. Dimenticabilissimo.
MEMORABILE: L'incidente sul balcone; Graffiando la carta da parati in cerca del figlio "scomparso"; L'orribile scoperta nel passeggino; Le foto della ragazzina.
Daniela: Emigrato in Germania, un poneraccio viene convinto a farsi passare per l'ammiraglio Canaris, al quale somiglia come una goccia d'acqua, finendo per restare invischiato insieme a un connazionale nelle diatribe tra alleati e sovietici... Nonostante alla sceneggiatura abbiano collaborato Age e Scarpelli, si tratta della commedia più debole tra quelle interpretate dalla coppia, blanda parodia dei film di spionaggio che solo in rari momenti riesce a strappare qualche sorriso. Nel cast di supporto, il più godibile è Pavese nel ruolo di un imponente colonnello russo.
Enzus79: Basato su un fatto realmente accaduto: il terribile Tsunami del 2004 in Thailandia. Film che non convince appieno dato tutto viene romanzato, con momenti che risultano difficilmente credibili (si veda ad esempio il prestito del cellulare). Convincente il cast: Naomi Watts candidata agli Awards. Apprezzabile per quanto concerne la regia di Bayona e gli effetti speciali.
Lupoprezzo: Henry Hathaway ci mette tutto il suo solido mestiere e dirige con competenza, aiutato da una bella fotografia che esalta gli splendidi paesaggi del Colorado. Il vecchio Duca, stanco e appesantito, fa quasi tenerezza, ma la sua grinta è ancora ammirabile e resta impresso nella mente quando a cavallo salta la staccionata (l'oscar però lo avrebbe meritato per altre interpretazioni). Buona anche la prova della giovane Kim Darby e di Dennis Hopper.
Graf: Un pellicola dei Vanzina insolitamente gradevole e per nulla volgare. La truffa alla banca viene raccontata in modo piano, chiaro ed avvincente. La suspense per il colpo non viene mai meno per tutto l'arco del film e i personaggi, tutti simpatici e "ordinari", sono ben profilati nelle loro motivazioni psicologiche e non scadono mai nel macchiettistico e nel guittume. Un buon esempio di cinema artigianale italiano in fecondo e stabile equiibrio tra commedia dei caratteri e genere noir. Convincente il concerto recitativo di tutti i caratteristi. Buono.
MEMORABILE: Valeria Marini, non dovendosi spogliare, è costretta a recitare: tutto sommato se la cava bene.
Pinhead80: Due poliziotti della narcotici di Los Angeles pur essendo caratterialmente uno l'opposto all'altro, sono entrambi macchine da guerra capaci di sgominare qualsiasi gang. Nonostante siano in competizione si trovano loro malgrado a dover collaborare per salvare la pelle. Grazie alla regia di Konchalovskiy il ritmo è infernale per tutta la durata del film e le scene girate nel carcere non hanno niente da invidiare a quelle dei migliori prison movie. Grandissimo Palance nel ruolo del villain dallo sguardo cattivo e dai metodi spicci. Classico action anni '80 che funziona sempre.
Anthonyvm: Più curiosa che davvero interessante la storia (vera) narrata dall'esordiente Billy Ray, che si concentra sul ritratto psicologico del protagonista, giornalista bugiardo e manipolatore meschino, più che sulle questioni etiche e sociologiche riguardanti l'influenza dei media sul pubblico. Forse con qualche minuto di metraggio in più (anche per approfondire il background personale di Glass, di cui poco ci è dato sapere) ne sarebbe uscito un film rilevante, ma anche così com'è resta un prodotto piacevole e memorabile, sorretto da un buon cast.
MEMORABILE: Il fantomatico giovane hacker e le sue capricciose richieste; Glass piagnucola e si mortifica quando il capo lo accusa; L'aula scolastica nel finale.
Daniela: Mitchum, rude vedovo coltivatore con figlioletto, salva la vita ad una coppia in zattera e dato che il salvato è un mascalzone e la salvata Marilyn, si può immaginare come vada a finire... Western reso atipico dalla presenza di Monroe che, pur impegnandosi, risulta incongrua: troppo bella ed elegante per il saloon di un villaggio di rozzi cercatori d'oro, troppo moderna e spigliata in blue jeans attillati nelle scene di ambientazione fluviale. La regia di Preminger e i magnifichi scenari garantiscono comunque la spettacolarità del film, riscattandone in parte gli aspetti deboli.
MEMORABILE: Il tentativo di stupro, interrotto da un puma: inspiegabile alla luce della pacatezza del personaggio interpretato da Mitchum
Giùan: Affidati alla custodia di un giovane cugino spiantato di papà David (costretto in ospedale), i nostri scoiattoli, ormai assurti nell'olimpo musicale, dovranno affrontare a scuola un bullo e soprattutto la rivalità delle Chipettes. Il secondo capitolo (cinematografico) della band "creata" da Bagdasarian a fine anni '50 rischia davvero la superfetazione, cercando di giustificare la sua ragione filmica per accumulo e sovrapposizione di situazioni e personaggi. Il risultato, invece dell'evidentemente ricercato ritmo forsennato, è quello di mandar tutto in conformistica caciara. Falsetto!
B. Legnani: Tremendo western umoristico francese, che non fa mai ridere, qualcosa del quale è impossibile salvare. Film brutti ne ho visto molti, ma di così poco riusciti, se si pensa a budget e presumibili obiettivi, di rado. Davvero, non riesco neppure a capire che registro volessero dare al film, col forte timore che davvero si volesse fare ciò che poi è stato girato e montato. Battute sceme, stupidità dilagante, pacchianerie fastidiose, errori clamorosi. Disastro, nonostante la Cardinale e la Bardot (anzi...).
Belfagor: Seguito di Stuart Little che vede il topolino protagonista incontrare un uccellino di nome Margalo, minacciata da un falcone. Questo sequel ha gli stessi pregi e difetti del capostipite, sebbene la storia sia più movimentata e gli effetti speciali siano migliorati. Adorabile Geena Davis nei panni della signora Little, divertente il pavido e sardonico gatto Fiocco Di Neve che stempera gli eccessi di zucchero. Ben realizzate le sequenze aeree.
Claudius: Mi aspettavo di meglio da questa commedia così nota! Le battute divertenti ci sono (il negozio di articoli sportivi, la scena in discoteca) ma tutto sa di déja-vù, malgrado la classe dell'indimenticato Salerno e la simpatia dei tre comici (Banfi il migliore). Da segnalare i titoli di coda sulle note di "Run to me" di Tracy Spencer. Poco meno di due pallini.
MEMORABILE: L'interrogatorio di Banfi e le dita sulla tastiera.
Undying: Che brodo insipido: c'è dentro di tutto, dagli immancabili lupi mannari ai vampiri passando per un gigantesco (quanto ridicolo) Mister Hyde.
Inutile sperpero di denaro in una pellicola che glorifica gli effetti speciali sino alla nausea, con particolare predilezione per la computer grafica. Una sorta di lungo, noioso e soporifero racconto fiabesco, adatto sì ad un pubblico che ama le favole, ma non certo indicato a chi si aspetta un horror.
Bravi gli attori, ma del film non resta traccia dopo la visione: inconsistenza di un prodotto privo di contenuto.
Lou: E' sempre sconvolgente, oltre che imbarazzante, rivivere i tragici eventi legati a "Cosa Nostra". Il regista piacentino propone una buona ricostruzione, pur con qualche caduta nella fiction, avvalendosi di un cast all'altezza (da segnalare Lo Cascio e Ferracane, oltre a Favino). D'effetto le scene del maxi-processo, un misto di farsa e tragedia che pone a confronto la barbara bestialità proveniente dalle gabbie degli imputati con l'incredulità e lo sconcerto del giudice, chiaro simbolo di un paese debole e sopraffatto.
Undying: Michael Kovak (Colin O'Donoghue) fin da piccolo impara a conoscere la morte. Figlio di un impresario di "onoranze funebri" (Rutger Hauer) e senza madre, persa in giovane età, pensa bene di fare beffa a Dio, scegliendo la vocazione di "esorcista". Si dice ispirato da una storia vera e, pur sulla falsa riga dell'Esorcista (scetticismo vs fede), Il rito compie dignitosamente bene il suo compito, complici evocativi effetti "sonori" in sourround. Bravi gli interpreti, tra i quali una convincente Marta Gastini, posseduta in stile Jennifer Carpenter. Nuoce al tutto un finale retorico, ed eccessivo.
MEMORABILE: "Quando il Diavolo non ha niente di meglio da fare, stupra i suoi figli."
Didda23: Eastwood con uno stile rigoroso e disciplinato ci induce alla riflessione sull'ineluttabilità e la tragicità del destino. Il dramma e la sofferenza trasudano dai pori nei volti scavati e sofferenti dei protagonisti, interpretati magistralmente da Penn, Bacon e Robbins. L'ambientazione grigia e tetra di Boston appesantisce ulteriormente il dolore. Solida e accurata la sceneggiatura di Brian Helgeland (L.A. Confidential). Cinema di gran livello, senza dubbi imperdibile.
MEMORABILE: Le magnifiche interpretazioni degli attori, in particolar modo Robbins.
Kinodrop: Per dare seguito al ben più riuscito thriller di Alvarez, Sayagues deve ricorrere a uno spunto artificioso che metterà alla prova il veterano cieco contro nuovi invasori assai più determinati e violenti. Se si prescinde dalla miriade di inverosimiglianze e forzature a ogni piè sospinto (specie quando il protagonista agisce fuori dalla sua casa), la resa visiva, le invenzioni sceniche e il ritmo sempre battente assicurano una spettacolare riuscita dell'insieme. Anche qui tutto ruota intorno alla magnetica personalità di Lang e alle sue fin troppo mirabolanti performance.
MEMORABILE: La bambina e la "scuola di sopravvivenza"; L'invasione dei rapitori; La madre ricattatrice e il chirurgo; Disteso in acqua sente dove mirare.
Supercruel: Film francese su due coppie che si scambiano i relativi partner. Le scene erotiche sono presenti ma non volgari, anzi spesso emerge una sorta di lato giocoso e frivolo. I dialoghi, in taluni passaggi, sono piuttosto banali e scadenti, anche se gli interpreti sono tutti piuttosto credibili e salvano l'atmosfera del film nonostante queste cadute di stile. I quattro diveranno così uniti da formare una sola "supercoppia", ma tra gelosie e incomprensioni il gioco non è facile. Tutto sommato un film sufficiente, anche se un po' fighetto e scontato.
Pessoa: La saga, cominciata con uno dei capolavori dell'action, diventa al quarto capitolo una sorta di baraccone semovente a caccia di soldi facili. Torna un nemico politically correct (le Triadi) e arrivano eredi e promozioni (era ora!) ma la sceneggiatura latita sempre più a caccia della battuta risolutiva e addirittura Pesci, che rifà il suo peggior se stesso, sembra un gigante. Recitazione stanca e scene d'azione a uso e consumo dei catastrofisti che perdono molta logica e sfiorano il trash. La gloriosa Arma Letale, ahimé, desinit in piscem...
MEMORABILE: "Se mi fai male ti ficco un involtino primavera nel culo!" (Joe Pesci al dentista cinese).
Lovejoy: Prevedibile, dato il grande successo ottenuto dal primo film, il ritorno dell'agente Gracie Hart. Ma se la prima pellicola godeva di un buon ritmo, qualche gag azzeccata, qui si arranca vistosamente verso un finale piatto e largamente prevedibile. Figurine piu che personaggi a cui gli interpreti cercano, vanamente, di dare vita. Si salvano, con indubbio mestiere, solamente i veterani di lungo corso Shatner (sempre grande) e Treat Williams. Murciano è simpatico ma è meglio in Senza Traccia. Male gli altri.
Androv: Pastiche paratelevisivo di sketch, quasi tutti mal riusciti. Nel film naufragano quasi tutti, salvo la vecchia scuola (Manfredi, Fabrizi), qualcosa di Pozzetto e l'episodio di Montesano in generale. Tremendi Boldi, Banfi (con figlia insopportabile) e De Sica, agghiaccianti i siparietti in "pillole". Alcuni passaggi sono di una volgarità disarmante per un progetto tutto sommato "pulito". Meglio la versione estesa, ma di poco. Anche il setting è deprimente. Resta la nostalgia per un periodo unico.
Viccrowley: Nuovo action dai toni plumbei e malinconici per la coppia Fuqua/Washinghton, ormai garanzia di contenuto oltre che di forma. Prendendo spunto da una serie tv, Fuqua dilata i canoni dell'action rendendolo quasi totale attesa e lasciando fuori campo parecchi momenti d'azione in favore di un approfondimento di buoni e cattivi che li porta quasi a mescolarsi e a diventare facce di una stessa medaglia. Ottimo il lavoro sulle luci, che suggeriscono anzichè mostrare corpi e volti pensosi e intristiti da un passato incancellabile.
MEMORABILE: La lotta nel locale russo scandita dai 16 secondi.
Buiomega71: Bordello movie sciocchino e frivolo, che inizia come da tradizione (sembra di vedere il "Casino" di Frollo), con deliziosi nudi integrali femminili e clienti vecchi e debosciati. Poi si vira nella commediaccia rancida, tra vedove piangenti da consolare (e spogliare), futili scampagnate, chiacchiere superficiali, risatine giulive, balli e festini. Pruriginoso quanto basta (non manca l'ardita scena lesbo), che scansa l'aspetto morboso per una narrazione inconsistente, in cui si ammirano solo le grazie delle donnine e dei loro reggicalze. Confezione e ambientazione più curata del solito.
MEMORABILE: La vedova sconsolata che continua a piangere e viene spogliata mostrando le sue meraviglie; Le giarrettiere infilate con parsimonia.
Gottardi: Donna fugge di nascosto dalla lussuosa villa in cui l’amante la teneva segregata e soggiogata psicologicamente, imponendogli la sua personalità invadente e violenta. Subito dopo lui muore, ma lei non riesce a liberarsi dalla sua presenza. Reale o fittizia? Thriller fantascientifico che si svolge su un registro di fondo non del tutto nuovo e paga qualche incongruenza di sceneggiatura, ma con un paio di colpi di scena non previsti; grazie anche alle notevoli capacità di maschera angosciata della protagonista arriva al finale senza lamentare il fiato corto.
Schramm: Dà davvero ai nervi vedere tanta classe, tanta cura figurativa e tanta disinvoltura registica guastate da uno script che fa dell'instabilità la sua tenue de soirée. Vien la carogna, perché Simpson ci sa davvero fare, usa la mdp come un pennello e la sa lunga su cosa turba disturba inquieta e spaventa la platea. Ma alla scrivania c'è ahilui e ahinoi quel Jake Wade Wall reo impunito di crimini filmici quali Chiamata da uno sconosciuto e il remake di The Hitcher: chiara l'entità del danno?
Aco: Film di spionaggio classico, privo di ridicole scene alla Mission: impossible, che riesce a mantenere un buon ritmo narrativo grazie a una storia piuttosto intrecciata e ricca di continui rovesciamenti di campo. L‘idea di fondo è che il confronto tra gli Usa e l’Urss non sia mai davvero finito e alla Russia odierna spetti il compito di salvare l’Occidente dal suo declino. Film molto crudo, numerose le scene di violenza e sesso, molto interessante l’addestramento degli agenti russi. Buona l’interpretazione di Jennifer Lawrence, meno convincente quella di Joel Edgerton.
MEMORABILE: Le lezioni di seduzione nella scuola statale n. 4.
Bruce: Bel film di guerra sulla strenua opposizione della resistenza francese e dei ferrovieri al saccheggio delle migliori opere d'arte da parte dei tedeschi in fuga da Parigi. Certamente datato, perché lento e in bianco e nero, ma molto ben girato e interpretato, con una solida sceneggiatura e diverse sequenze caratterizzate da una forte suspense. Da vedere.
Samuel1979: Il tragico episodio dell'eccidio di Cefalonia banalizzato e svilito da una semplice e inaccettabile storia d'amore fra un capitano italiano e una ragazza locale. Un film piatto e per lunghi tratti piuttosto noioso in cui il nostro esercito (e l'Italia intera) viene incasellato in tutti i suoi possibili stereotipi. Discrete le prove dei protagonisti, in particolare quella di Cage, ma di certo non basta per salvare il film.
Nando: La breve ma intensa storia d'amore tra due persone di mezza età tra le brughiere dell'Iowa. Una trattazione delicata e commovente in cui il tema sentimentale prevale in maniera preponderante. Bravi i due interpreti principali che mostrano un'inarrivabile capacità di suscitare emozioni. Azzeccatissima la colonna sonora.
Ale nkf: Il solito filmaccio per bambini che riesce a stancare subito, ad apparire molto inverosimile e quasi a rendersi inguardabile dopo soli dieci minuti. Martin Lawrence cerca davvero di fare del suo meglio, ma per via di una sceneggiatura molto scarsa e una trama praticamente inesistente, anche lui alla fine alza le mani!
Il ferrini: Qualche buona idea c'è e De Luigi ha sicuramente un personaggio nelle sue corde; peccato che la bambina e la Ramazzotti siano veramente irritanti. Si salva invece Andrea Pisani, protagonista delle scene più surreali e dunque divertenti. L'avversione verso i bambini mostrata nel film è eccessivamente stereotipata e lo stratagemma della figlia spacciata per sorella è del tutto non credibile. Un'occasione sprecata, si poteva fare ridere rispettando la scelta della non genitorialità invece di farla passare, per l'ennesima volta, come qualcosa da correggere.
Daniela: Le ambizioni di Parker, attore esordiente alla regia, sono palesi: proporre un contromanifesto rispetto all'epopea di Griffith, raccontando la storia dalla parte degli oppressi. Pur rispettando nella sostanza i fatti, il suo film non riesce però ad indignare quanto avrebbe potuto/dovuto a causa di una messa in scena troppo tradizionalmente hollywoodiana che lo fa sembrare la versione cruenta di un film para-spielberghiano qualsiasi, al pari di 12 anni schiavo. Certo ben fatto, interpretato con convinzione ed interessante come spunto per approfondimenti ma meno coinvolgente del previsto.
Ultimo: Film tipicamente anni 80 del miglior periodo vanziniano, con una commistione di attori bravi e simpatici. Amendola è agli albori e mostra un certo carattere, De Sica viene reinventato prete (fa strano ma ci si abitua e qualche risata scappa), Calà è il migliore (il suo Peo Colombo è veramente divertente)! Il film però vive di alti e bassi ed è indubbiamente inferiore ai "cult" dei Vanzina. In ogni caso non male.
MEMORABILE: La partita di calcio nella valle della morte.
Giùan: Piccolo ensemble "cittadino" di musicisti classici trascorre estate in campagna per provare nella quiete (?) bucolica. Compendia la centralità della musica nel Cinema di Iosseliani col tratto documentaristico altrettanto tipico del regista georgiano (vedi La caduta delle foglie). Rispetto a C'era una volta un merlo canterino, molto più soffuso e meno caustico è il sense of humor, mentre il contrappunto musicale accompagna questi due mondi così distanti ma che pure si accolgono vicendevolmente. Praticamente privo di "accadimenti", richiede molta pazienza.
MEMORABILE: La giovane contadina (interpretata da Nana Iosseliani) che fa da trait d'union tra abitanti del villaggio e musicisti.
Rambo90: Parte bene, in modo frizzante e con un paio di bei duetti tra Auteuil e la Kiberlain, ma ben presto si intuisce che l'idea su cui è costruito il film è una sola. Andirvieni tra realtà e fantasia che presto stancano, esaurendo la verve in una sorta di romanticismo senile con moralina posticcia annessa. Certo gli interpreti sono bravi (anche se Depardieu è in un ruolo da gregario), ma serviva una sceneggiatura più movimentata per valorizzarli al meglio. Parzialmente deludente.
Xamini: Il registro è quello della spettacolarizzazione che porta alla saturazione emotiva e quindi alla lacrima. Precisata questa chiave di lettura, il film riesce anche ad essere piuttosto onesto nel lavoro impegnativo della riproduzione di un dramma di questa portata. McGregor, Watts e bimbi svolgono la propria parte egregiamente, la ricostruzione funziona e i momenti di tensione non mancano. Fosse stato più asciutto l'avrei apprezzato maggiormente.
Il Gobbo: Rondò erotico-psicologico di Campanile, sotto-genere di gran voga all'epoca (siamo in zona Metti, una sera a cena). Sì, è vero, non manca qualche tocco implausibile, qualche compiacimento, qualche scivolata nella letterarietà dei dialoghi, ma chissenefrega, verso i film di questo periodo (e soprattutto verso il loro look complessivo, dal design all'oggettistica ai vestiti: ah, il loft di Lou Castel...) nutriamo un inscalfibile pregiudizio favorevole. Buon cast (e ottimi doppiatori), tranne un Giuffrè fuori contesto, ottima e abbondante la Blanc.
Homesick: Il lavoro di taglia e cuci non è venuto male e la storia che ne risulta si segue agevolmente per la sua estrema semplicità – ci sono anche un pizzico di giallo e rapidi cenni di riflessione etica - e per l’abbondanza di agguati e sparatorie; certo gli errori di continuity non mancano, ma le vere pecche risiedono semmai nella realizzazione miserrima tra le verdi colline laziali e nelle musicacce di Vasili Kojucharov. Un “monstrum” dignitoso.
MEMORABILE: La resa dei conti di Cameron con o’Brien e Clerici; l’inaspettata battuta comica durante una sparatoria.
Alex1988: Memore dell'esperienza accumulata qualche anno prima con Romanzo criminale, Michele Placido esplora la via del "polar" francese, seppur questo non sia un vero e proprio film francese (è stato co-prodotto con Rai Cinema). La fattura non è affatto male; in un'ora e mezza scarsa di durata, non si assiste, in realtà, a un granché di originale, ma Placido ci mette del suo ritagliando anche una piccola parte per sé. Interessante.
Kinodrop: In un villaggio nella foresta senegalese si svolge la quotidianità con regole di vita e rapporti quasi invertiti rispetto all’occidente; una società gioiosamente matriarcale, in cui i figli non appartengono al padre biologico ma all’uomo prescelto. Tra scene dall’apparenza ironica (le donne predatrici e cacciatrici, gli uomini più remissivi, i riti di pioggia e prosperità) Iosseliani ci mette in guardia sulla violenza della "civilizzazione". L’incendio finale non è uno spettacolo per i turisti, ma segna l'eclissi di un popolo e di un'intera civiltà.
MEMORABILE: Le comunicazioni percussive; I camion con i grossi tronchi; Il rito della pioggia; Lo pneumatico conteso; La vendita degli idoli come souvenir.
Galbo: La storia vera del promettente giornalista Stephen Glass è raccontata in un film diretto da Billy Ray che da un lato affronta il tema dell'ascesa e caduta di un giornalista i cui presunti scoop si rivelarono totalmente inventati (il che portò al suo licenziamento) dall'altro estende la visione all'etica professionale di una delle professioni più importanti e delicate del mondo moderno. Benchè non impeccabile nella struttura il film è realizzato discretamente con una buona prova del protagonista.
Homesick: A conti fatti non è poi così male, principalmente per merito di un certo brio nella sceneggiatura e nei dialoghi, che va a spezzare la staticità e la ripetitività del monotematico soggetto e dei suoi personaggi chiusi entro gli stereotipi del maschio siculo in rappresentanza del gallismo italico (Buzzanca), della sposa dolce ed illibata (Christine) e della suocera giovanile, dinamica ed invadente (Prevost). Brusco il finale: evidente l’esaurimento di idee per proseguire il copione. **/**!
MEMORABILE: La visita di Urzì; i commenti del personale dell’albergo; l’acqua Pozzillo; i “riposini” dei coniugi Rizzo-Fürstenberg.
Panza: L'intreccio non è nemmeno così datato e statico visto che si tratta della vendetta di un fuorilegge a cui è stato ucciso il fratello. Purtroppo il film risente in alcune scene del peso degli anni (la scelta delle musiche, il finale con tragicomica Bibbia in sovrimpressione) risultando a tratti noioso, pur nella sua breve durata. Restano però una bella prova degli attori (valorizzata dal bel doppiaggio) e ambientazioni valorizzate da una fotografia abile. Il titolo affibbiato dagli italiani è abbastanza sviante rispetto a quello originale.
MEMORABILE: Il trattamento riservato alla salma del fratello: ricoperta di sputi, insozzata con torsoli di mela, il requiem viene coperto con musica da ballo.
Daniela: Dopo il rapimento della sua compagna, un medico libera un paziente ricoverato nella clinica psichiatrica presso cui lavora nella speranza che sia effettivamente un agente segreto come sostiene d'essere... Boon pare divertirsi molto in un ruolo da action man lontano da quelli abituali mentre lo spettatore si diverte di meno, in questa commedia buddy dubby in cui le gag riuscite scarseggiano, Katerine non brilla come spalla comica, il ritmo è lasco. Quanto alla rivelazione nel finale, tenta di elevare il tono della pellicola in senso dolcemente malinconico, ma non risulta credibile.